domenica 26 ottobre 2014

Great Mazinger (Il Grande Mazinga): Recensione

 Titolo originale: Gureeto Majinga
Regia: Tomoharu Katsumata, Nobuo Onuki, Takeshi Tamiya, Tetsuo Imazawa, Masayuki Akehi
Soggetto: Go Nagai
Sceneggiatura: Keisuke Fujikawa, Susumu Takajira, Tohojiro Andou
Character Design: Keisuke Morishita
Mechanical Design: Go Nagai, Ken Ishikawa, Gosaku Ota
Musiche: Michiaki Watanabe
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 56 episodi
Anni di trasmissione: 1974 - 1975


Quando si parla di "Mazinger" inevitabilmente si tira in ballo un mito, un'opera iconica sia in Italia che in Giappone, la quale ancora oggi ha numerosi estimatori in tutto il mondo. Il merito di questa grande fama, tuttavia, non è solo di "Mazinger Z", ma anche del suo seguito, il sommo "Great Mazinger", il quale ha aggiornato sotto tutti gli aspetti il suo prequel, diventando una delle punte di diamante del celebre robotico nagaiano, corrente stilistica che dominerà incontrastata nelle opere affini degli anni settanta, sino all'avvento dello "sci-fi boom" inaugurato dai film di "Corazzata Spaziale Yamato" e di "Star Wars", nel quale il robotico verrà differenziato in molteplici modi, assai eterogenei e spesso più affini alla fantascienza e alla space opera di ampio respiro che al robotico nagaiano tout court (gli esempi più celebri di questo fatto sono "Gundam", "Ideon" e "Baldios").

 
"Great Mazinger" è una serie relativamente adulta per il suo target di riferimento (i bambini giapponesi dell'epoca, sia ben chiaro: per quanto possa sembrare strano, all'epoca erano pochissimi gli adolescenti che guardavano anime, e tra di essi c'era Hideaki Anno, grande fan del tokusatsu televisivo, il quale, per la sua passione, veniva considerato pressoché un ritardato da parenti e amici). L'opera ricalca il mood drammatico e pieno di violenza, lacrime e sangue della seconda parte di "Mazinger Z", approfondendo le vicende dei personaggi con determinati episodi molto significativi. In particolare, il grande capolavoro che subito stupisce è il famoso "Giovane Sangue sulla Neve", che fin da subito pone "Great Mazinger" nell'olimpo degli anime indimenticabili. Se la solitudine e la psicologia di Sayaka in "Mazinger Z" venivano solamente accennati - si pensi all'episodio in cui avveniva la distruzione di Afrodite A -, in "Great Mazinger il personaggio di Jun Hono viene consacrato all'immortalità: la sua essenza e il suo passato sono profondamente marcati dalla solitudine, dovuta alla discriminazione, alla mancanza dei genitori, alla non accettazione del proprio corpo. Solamente mediante la fede - in questo caso intelligentemente rappresentata come valido strumento di supporto psicologico, e non come verità assoluta - la ragazza riuscirà ad accettare sé stessa ed il suo triste destino di combattente solitaria. Altro episodio destinato ad entrare nel firmamento dell'animazione giapponese è il drammatico "La Morte del Generale Nero", con la sua iper violenza, la sua carica densa di esasperata tragedia, la sua estrema "giapponesità" - il senso dell'onore del guerriero, il rispetto per il nemico -. Sono altresì presenti numerose puntate incentrate sul rapporto genitore-figlio, nelle quali il carismatico dottor Kenzo Kabuto sarà alle prese con i complessi del proprio figlioletto, con il quale ha - almeno inizialmente - un rapporto conflittuale dovuto ad alcune incomprensioni reciproche. Inutile dire che i personaggi mantengono pienamente le ottime premesse della loro prima, epica, entrata in scena avvenuta nel finale di "Mazinger Z": lo stesso protagonista della serie e pilota del Great Mazinger, Tetsuya Tsurugi, è una testa calda ancora più virile ed impertinente di Koji; un superuomo giapponese con qualche sfumatura di antieroe, il quale, come era consuetudine negli anni settanta, deve fare sin da giovane enormi sacrifici e durissimi allenamenti per poter raggiungere i risultati sperati. Il tema chiave della famiglia torna anche nel caso di Tetsuya, giacché egli, allo stesso modo della sua compagna Jun, è un'orfano del dopoguerra, solo, senza famiglia e dal passato triste e doloroso. I complessi di Tetsuya saranno ben manifesti nelle ultime puntate, nelle quali essi innescheranno un tragico evento che farà maturare il personaggio, facendo convergere gli spunti inerenti la coesione sociale presenti nelle puntate precedenti in un monito ben preciso.


Il tema della coesione del popolo giapponese contro l'invasore esterno è la chiave di volta dell'intera opera: allo stesso modo di "Mazinger Z", "Great Mazinger" è figlio del dopoguerra, ed è caratterizzato dal timore reverenziale nei confronti della scienza occidentale misto alla fiducia nelle possibilità scientifiche derivanti dal boom economico, le quali, se congiunte a sforzi e sacrifici estremi, permetterebbero ad un popolo umiliato di sconfiggere l'oscuro invasore esterno. Il discorso fatto in "Mazinger Z" riguardante la scienza "esterna" - per non dire "occidentale" - del Dottor Hell si può anche operare contestualizzando l'impero di Mirkene: la sostanza è sempre la stessa. In particolare, "Great Mazinger" mette l'accento sul tema "coesione del popolo giapponese" in modo molto più marcato rispetto al suo predecessore, facendo intendere - anche con immolazioni molto incisive, si pensi all'episodio "Morire Giovani" - che per sconfiggere il nemico occidentale è necessario essere uniti, superare le discriminazioni, i traumi familiari, la miseria e la sofferenza derivanti dall'atroce dopoguerra - coronato, tra l'altro, dalle innumerevoli umiliazioni imposte dall'occupazione americana. Insomma, in mezzo a tutta la sua brutalità e violenza - ma anche poesia, quantomai nagaiana nella sostanza e nell'estetica -, "Great Mazinger" fornisce ai bambini della sua epoca un'educazione figlia del suo tempo e del contesto storico in cui l'opera ha avuto origine.


Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, "Great Mazinger" supera "Mazinger Z" sotto tutti gli aspetti, dal design sino alla regia. Regia che si permette anche vari sperimentalismi di sorta - la scena di trasformazione in "Morire Giovani" -, che gioca con l'espressività dei primi piani intensi dei personaggi per creare più coinvolgimento possibile - il volto piangente di Jun, disegnato dal celebre Kozuo Nakamura nel già citato "Giovane Sangue sulla Neve". Con "Great Mazinger" il "coolness factor" tipico del robotico negaiano viene aggiornato e portato a compimento, con una grande dose di spettacolarità, dei combattimenti epici e delle scene di agganciamento accompagnate da sequenze che trasudano carisma robotico da tutti i pori - la memorabile sequenza del lancio del Brian Condor, nella quale spicca il fotogramma in cui il volto possente di Tetsuya guarda avanti con sguardo deciso, diventando istantaneamente l'icona dello spirito combattivo di tutti i giapponesi del dopoguerra.


I combattimenti contro i vari "mostri della settimana" diventeranno con il proseguire delle puntate sempre più violenti e disperati: molte volte la Fortezza delle Scienze rischierà di essere distrutta. Non saranno vittorie facili: ogni singolo combattimento richiederà un elevato tributo di sangue da parte dei personaggi, l'impiego di strategie, umiliazioni di vario tipo.
E' da notare una certa umanizzazione degli antagonisti: l'esempio più lampante è il mostro meccanico dalle fattezze femminili che non vuole combattere, ma che verrà egualmente immolato con grande tragicità; è da citare anche il caso analogo del principe di Mirkene, oltre alla già discussa corsa verso la morte del Generale Nero, indotta più dall'onore del guerriero che dalla pura cattiveria fine a sé stessa.

 
In conclusione, certamente "Great Mazinger" è un pezzo di storia dell'animazione, al quale bisogna approcciarsi con una certa onestà intelettuale, ossia con un'atteggiamento scevro dal solito snobismo otaku che caratterizza la maggiorparte degli anime fans di tutto il mondo, sempre impegnati ad esaltare i valori figli della postmodernità a discapito di quelli semplici ed efficaci del passato. Certamente ogni opera è figlia di un contesto, di un periodo storico, di un differente tipo di cultura: un giorno, anche le opere odierne potrebbero venire considerate datate ed ergo "snobbate" da una nuova generazione di otaku cresciuta - o meglio, "imprintata" - con un codice differente da quello attuale. Il vero appassionato è colui il quale si documenta, si informa, assimilando più codici diversi in base ai vari contesti storici; è colui il quale si approccia ad un'opera come "Great Mazinger" conoscendo il terreno da cui è germogliata, valutandola in funzione del codice con cui il pubblico dell'epoca l'aveva a suo tempo decifrata. Se poi un'opera destinata esclusivamente ai bambini degli anni settanta sia diventata un mito anche presso molti adulti di tutto il mondo, questo certamente sta a testimoniare che l'animazione del passato sia aprezzabile anche da un pubblico generalista, contrariamente alla maggiorparte dei prodotti attuali, consumati esclusivamente da una cerchia ristretta di otaku fruitori ossessivi-compulsivi di prodotti di nicchia fini a sé stessi e senza alcuna vera dote estetica universalmente riconosciuta da una fetta più ampia di pubblico.
















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