sabato 21 febbraio 2015

La Maschera di Vetro (Il Grande Sogno di Maya): Recensione

 Titolo originale: Glass no Kamen

 Titolo inglese: The Glass Mask

Autore: Suzue Miuchi

 Tipologia: Shoujo Manga 

 Edizione italiana: Star Comics

Volumi: 49 (in corso)

Anni di Pubblicazione: 1976 

 


E' difficile rendere l'idea della vastità, del carisma e della profondità di un capolavoro come "Glass no Kamen". Si tratta di una di quelle opere inarrivabili che sono state in grado di elevare a livelli superiori i rispettivi media di appartenenza, passando alla storia dopo un imperituro successo di critica e di pubblico. "La Maschera di Vetro", ancora oggi capolavoro incompleto, ha completamente assorbito l'intera vita della sua autrice, snodandosi con innata grazia nel corso di numerosi anni in un crescendo continuo di bellezza e pathos, partendo da basi apparentemente ordinarie per poi elevarsi sempre di più, da una parte scandagliando l'animo umano con arguto ingegno, dall'altra rappresentando allegoricamente il bisogno di assoluto tipico dell'uomo, quel contatto con l'ignoto e con la totalità delle cose ormai perduto: la Dea Scarlatta, la rappresentazione delle rappresentazioni, il punto all'infinito verso cui tendono tutte le innumerevoli maschere indossate nel corso della propria mera esperienza di vita. Il teatro diventa quindi metafora dell'esistenza, in "Glass no Kamen", e lo spettacolo finale che lega come un filo impercettibile tutte le persone e le cose assume inevitabilmente dei connotati divini, sovrumani, impenetrabili.

martedì 17 febbraio 2015

Andromeda Galassia Perduta: Recensione

 Titolo originale: Andromeda Stories
Regia: Masamitsu Sasaki
Soggetto: basato sull'omonimo romanzo di Ryu Mitsuse
Sceneggiatura: Masaki Tsuji
Character Design: Keiko Takemiya
Musiche: Yuji Ohno
Studio: Toei Animation
Formato: film cinematografico
Anno di uscita: 1982


Nella galassia di Andromeda è presente un pianeta in cui una razza umana alternativa è nata da un processo evolutivo simile al nostro. Il principe Itaka di Cosmoralia e la principessa Lilia di Ayodoya stanno per sposarsi, in modo da inaugurare un periodo di convivenza reciproca all'insegna del pacifismo e della prosperità. Tuttavia, l'invasione di una misteriosa razza di alieni meccanici, i quali vogliono distruggere completamente la civiltà umana, non tarderà a pregiudicare la pace e l'equilibrio dei pianeti. Una notte propizia, la regina Lilia dà alla luce due gemelli, e siccome tale evento viene considerato di cattivo presagio, essi vengono divisi, e uno dei due affidato alla donna guerriero Iru, una sorta di ninja che gli farà da tutore. Entrambi i fratelli hanno dei poteri paranormali che si riveleranno fondamentali per permettere la sopravvivenza dell'umanità all'attacco della macchine... 

Barefoot Gen (Gen di Hiroshima): Recensione

  Titolo originale: Hadashi no Gen
Regia: Mori Masaki
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Keiji Nakazawa
Sceneggiatura: Keiji Nakazawa
Character Design: Kazuo Tomisawa
Musiche: Kentarou Aneda
Studio: Madhouse
Formato: film cinematografico
Anno di uscita: 1983 


Anche se spesso guardando anime recenti ho la vaga impressione che i giapponesi l'abbiano dimenticato, la tragedia di Hiroshima e Nagasaki è stata una delle più grandi ferite ricevute dal loro popolo. Tale nefasto evento è stato ricordato nella maggiorparte degli anime e manga che vanno dagli anni '60 fino agli inizi del ventunesimo secolo - tra i più recenti mi torna subito in mente l'apocalittico e validissimo "Saikano" -. Sopratutto durante il periodo della guerra fredda, in cui la minaccia atomica era temuta in tutto il mondo, nell'animazione giapponese fiorivano molte opere apocalittiche e impegnate sull'argomento. "Barefoot Gen"si colloca perfettamente in questo tipo di opere (non a caso è uscito nel 1983, lo stesso anno di "Dunbine", l'anime di Tomino in cui è presente uno dei più grandi moniti autorali nei confronti della guerra e delle armi nucleari). Siamo di fronte ad un lungometraggio tratto dall'omonimo manga autobiografico di Keiji Nakazawa. Autobiografico, è questa la parola che sconvolge: quello che vedremo in "Barefoot Gen" è la vera e propria testimonianza di un bambino riuscito a sopravvivere alla tragedia nucleare di Hiroshima.

venerdì 13 febbraio 2015

Key the Metal Idol: Recensione

 Titolo originale: Key the Metal Idol
Regia: Hiroaki Sato, Takashi Watanabe
Soggetto: Hiroaki Sato
Sceneggiatura: Hiroaki Sato
Character Design: Kunihiko Tanaka
Mechanical Design: Takashi Watabe
Musiche: Tamiya Terashima
Studio: Studio Pierrot
Formato: serie OVA di 15 episodi
Anni di uscita: 1994 - 1997


Assieme al "Giant Robo" di Imagawa, "Key the Metal Idol" è l'OAV più significativo della prima parte degli anni novanta, quella antecedente allo storico ed epocale "Evangelion". Significativo in quanto in esso sono già contenute alcune delle innovazioni tipiche della seconda metà degli anni novanta e dei primi anni del duemila, il cosiddetto "dopo Eva" (il quale, a mio avviso, è il periodo più fecondo della storia dell'animazione, assieme all'anime boom di fine anni settanta e inizio anni ottanta). "Key the Metal Idol" è quindi un OAV che mescola assieme le varie tendenze dei suoi anni plasmandole un anno prima di "Evangelion", dando origine a uno pseudo cyberpunk più cupo e violento del solito, nonché dotato di un inquietante substrato mistico intimamente connesso con la tecnologia e il folklore (ma comunque risibile rispetto a quello ben più sofisticato presente nelle opere di Oshii, ABe e Nakamura). Nella sostanza, l'opera è più vicina a Imagawa che a Hideaki Anno: la trama di "Key the Metal Idol" è infatti molto complessa, e in ogni episodio vengono proposti una certa quantità di enigmi e di misteri apparentemente sconnessi i quali, al momento delle rivelazioni finali - in questo caso si parla di due episodi conclusivi di due ore circa, pieni zeppi di spiegoni e tecnobubbole - s'incastreranno tra loro formando un mosaico senza alcuna falla. 

mercoledì 4 febbraio 2015

Toward the Terra (2007): Recensione

Titolo originale: Terra e...
Regia: Osamu Yamazaki
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Keiko Takemiya
Sceneggiatura: Satoru Nishizono, Toshizo Nemoto, Akemi Omode, Hiroshi Ohnogi
Character Design: Nobuteru Yuki
Mechanical Design: Yutaka Izubuchi (originale), Hideyuki Matsumoto, Takayuki Yanase, Yasushi Ishizu
Musiche: Yasuharu Takanashi
Studio: Minami Machi Bugyosho, Tokyo Kids
Formato: serie televisiva di 24 episodi
Anno di trasmissione: 2007


"Terra e..." è una serie animata tratta dall'omonimo manga di Keiko Takemiya, prestigiosa autrice appartenente al tanto seminale quanto celebre "Gruppo 24". La suddetta opera, allo stesso modo dell'adattamento cinematografico del 1980, è stata concepita in pieno anime boom: un lasso temporale in cui negli anime la fantascienza veniva sviscerata in tutte le sue forme e manifestazioni, in seguito all'enorme successo riscosso in patria dai film di "Corazzata Spaziale Yamato" e "Star Wars" (1977). Non a caso la Takemiya, nonostante il suo status di pioniere del genere Yaoi (suo è il capolavoro "Il Poema del Vento e degli Alberi"), nel 1980, subito dopo aver concluso "Terra e...", aveva prestato il suo tratto allo scrittore di fantascienza Ryu Mitsuse, creando "Andromeda Stories", altro manga il quale, allo stesso modo di "Terra e...", godrà di un adattamento cinematografico immediato, esattamente lo stesso anno della conclusione della controparte cartacea (in questo caso parliamo del 1982). Ergo, nonostante la serie televisiva di "Terra e..." sia targata 2007, essa presenta tutti i cliché fantascientifici che andavano di moda durante l'anime boom: non mancano all'appello dei "Cavalieri Jedi/Newtype" dotati di poteri ESP, i quali combattono contro un oscuro impero meccanizzato e distopico; una marcata dose di melodramma, congiunta a storie d'amore tragiche, con tanto di tematiche impegnate/impegnaticce che rintoccano nel sottofondo; l'arma finale dei cattivi stile "Morte Nera/Solar Ray"; supercomputer senzienti che regolano le civiltà di pianeti lontani e inimmaginabili; un finale altamente drammatico, possibilmente apocalittico, che spesso faceva da monito antimilitarista contro la continua corsa agli armamenti tipica della Guerra Fredda. "Terra e..." è quindi a tutti gli effetti una serie di fine anni settanta/inizio anni ottanta, a prescindere dalla realizzazione tecnica, ovviamente conforme a quella degli anime più recenti.