sabato 27 novembre 2021

Nascono le live del Bokura no Kakumei


Dopo molte pressioni, ho infine ceduto, e creato un canale Twitch che porta il mio nickname. Lo scopo della cosa, per quanto io non sia un amante del mezzo "video" - sono venuto su nell'era dei blog e dei forum -, è quello di creare (si spera) spunti di riflessione per la scrittura di nuovi articoli o dossier, interagendo sia con i miei amici che con la chat. 

martedì 23 novembre 2021

Strappare lungo i bordi: Il prezzo della moratoria


Si sta dicendo molto sulla serie animata di Zerocalcare: "le solite tematiche del fumettista", "sembra un po' La profezia dell'armadillo", "è una fucilata", "c'è il treno, quindi la tematica del viaggio", ecc. In pratica, la fiera delle banalità. D'altro canto, quando Michele Rech viene intervistato, di solito l'intervistatore gli propone domande davvero banali, avendo una conoscenza dell'autore – e soprattutto del suo contesto sociologico – soltanto superficiale, quando non del tutto assente. Non me la sento neanche di "recensire" quest'opera, per quanto le mie recensioni siano molto particolari: il cartone animato in questione è molto simile, come impostazione scenografica e registica, a un fumetto dell'autore; la differenza principale sta, come dice anche lui stesso, nel fatto che lo spettatore può diventare partecipe delle musiche ch'egli ascolta durante la stesura, e cioè la creazione, il pensiero, delle sue tavole. Dal punto di vista tecnico-graficoe animazioni fanno il loro dovere e le colorazioni non stonano mai: nulla da lamentare pertanto. Lascio quindi una piccola considerazione personale, come sempre per chi ha già visto la serie e vorrebbe su di essa un'opinione più "cosciente" del solito. 

sabato 13 novembre 2021

La nostalgia del futuro: Vaporwave e City Pop

"Tutti quei colori caldi, estivi, come quelli di Kimagure Orange Road e Sailor Moon, sono parte di me" - MikiMoz

 

Penso che la nostalgia sia una cosa tutta umana: si vive quasi sempre nella mancanza di qualcosa, perché si nasce come piccoli animali incompleti in perenne conflitto con lo scorrere del tempo. Questo, dopotutto, è uno dei principali crucci dell'umanità sin da quando si disegnavano idoli nelle caverne, o ci si inchinava con una falce in mano a mietere il raccolto seguendo le fasi lunari. Il presente è lì: è ciò che stiamo vivendo, ma immediatamente è già diventato passato. Della sua importanza, uno se ne accorge soltanto a posteriori, perché sul momento, nell'attimo fuggente, lo si dà per scontato. Il futuro invece, la cosa più vicina al presente, era tutto da scoprire, e se faceva paura, c'erano delle soluzioni per credere nella sua buona riuscita (mi vengono in mente i rituali propiziatori, certi aspetti delle religioni, l'astrologia e quant'altro).  Quando vidi per la prima volta il Ghost in the Shell di Oshii Mamoru, rimasi impressionato da una scena in particolare: una persona aveva dei ricordi che non le appartenevano. Passando poi a UruseiYatsura, che visionai successivamente, il protagonista era bloccato in un'eterna estate: l'estate della sua giovinezza, un'estate dai colori accesi: ma questa volta il futuro non esisteva proprio. La poetica del regista, così come quella di altre numerose opere simili alle sue, sia cinematografiche che letterarie, sono fotografie della fenomenologia di un'epoca, del nostro (eterno) presente. Qualcuno parlava di "Fine della Storia", qualcun altro di "fine delle grandi narrazioni", qualcun altro ancora di "morte di Dio". Ma questa volta non voglio dilungarmi in tecnicismi sociologici, ma fornire degli spunti di riflessione molto personali. 

venerdì 12 novembre 2021

La Forma della Voce (A Silent Voice): Recensione

Titolo Originale: Koe no Katachi
Autore: Ooima Yoshitoki
Tipologia: Shounen manga
Edizione Italiana: Star Comics
Volumi: 7
  Anni di uscita: 2013-2014

 
Shouko è una gentilissima ragazza sorda e ferita nell'animo, che una volta giunta nella nuova scuola, viene bullizzata da Shouya, un ragazzetto maleducato e inconsapevole che, preso dalla noia, si diletta a rendere la vita della poverina un inferno, muovendosi agilmente in un ambiente scolastico pregno di omertà e privo di autorità. Strappare l'apparecchio acustico di Shouko e romperlo in mille pezzi è lo sport preferito del ragazzo, che nonostante tutto rimane sorpreso dal fatto che lei, la vittima, non ce l'abbia mai veramente con lui. Una volta che la madre di Shouko, presa dalla disperazione, fa cambiare scuola alla figlia, i compagni prima omertosi si rivoltano contro il bullo bullizzandolo a sua volta: l'adolescenza di Shouya pertanto diventerà molto solitaria e sofferta. Al liceo, egli rincontrerà quella bambolina rotta che è Shouko, e cercherà in tutti i modi di farsi perdonare da lei imparando l'alfabeto muto, andando a lavorare per ripagarle gli apparecchi acustici eccetera. Shouko dal canto suo non è arrabbiata con Shouya, nonostante egli, da ragazzino, le abbia procurato ulteriori (e immeritate) ferite. Da qui in poi si sviluppa uno dei migliori manga degli ultimi tempi, Koe no Katachi, dal quale è stato tratto altresì un "popolare" film animato. 

lunedì 1 novembre 2021

La parabola dell'animefan italiano

 

Grazie a Shito, che ormai è coautore di questo blog da un po' di tempo, ho avuto modo di conoscere i video di Dario Moccia, dato che quest'ultimo e il mio "collaboratore" avevano fatto una live insieme. Per Moccia, parlare di anime è una cosa da fighi, così come per altri influencer molto mainstream: me ne viene in mente in particolare uno della Milano pacchiana (non faccio il nome perché non voglio fargli pubblicità), che ho avuto modo di incrociare in un locale a mio parere da "poser/fake dell'arte" et similia. In un suo video, addirittura, una specie di modella che ai tempi del liceo mi avrebbe deriso per il mio essere ancora lì a giocare con jrpg e affini, tutto rintanato con la mia cerchia di amici "sociopatici e nerd", parlava degli anime come se fossero roba "socialmente seria", tipo una borsa di Gucci, un viaggio nonsodove sul barcone o un chewing-gum masticato dalla Ferragni. Il discorso sul fatto che, come cantava Piero Pelù, grazie ai social siano ormai "tutti fenomeni", ossia tutti cantanti, poeti e pittori e opinionisti non è un argomento che intendo al momento affrontare (posso soltanto ricordare ciò che diceva Pasolini sulla televisione, ossia che forniva autorevolezza a chiunque vi appariva: lo stesso discorso vale per i social, Youtube et similia). La cosa che invece mi ha veramente colpito è il mio senso di estraneazione rispetto ad una cultura "otaku" ormai diventata mainstream. Mi è capitato anche di scambiare quattro chiacchiere con due ragazze vestite praticamente come scolarette di anime giapponesi, con tanto di capelli tinti; ma non ad una fiera: in Farmacia, ossia un luogo come tanti altri. Al supermercato una volta ho visto una con i capelli alla Sailor Moon e la maglietta rosa; vedere ragazze in minigonna, calze e capelli verdi o blu non è più tanto raro. Sempre ai famosi tempi del mio essere "otaku" (in declinazione piemontese/italiana si intende), le ragazze "normali" avrebbero senz'altro bullizzato eventuali cosplayer o fujoshi (è una mia idea che il bullismo di oggi colpisca tutti indistintamente, e non più soltanto particolari nicchie di disagiati).