venerdì 15 dicembre 2023

L'arcano significato di Puella Magi Madoka Magica



Nell'anno 2011 si era molto parlato di Mahou☆Shoujo Madoka Magica, una serie animata giapponese di quell'anno, anche nota col titolo internazionale in latino (!) classico (!!) di PUELLA MAGI MADOKA MAGICA (si pronuncia "puèlla màGHI màdoka màGHIca", con la fonetica restituta). Persino sulle varie board online nostrane vi era stata una certa frizione tra sostenitori e detrattori dell'anime, dove la critica più comune che veniva mossa verso l'opera di Shinbou Akiyuki e Urobuchi Gen era quella di un eccessivo, nauseante manierismo espressivo, ovverosia il suo replicare Sailor Moon, NarutaruBokurano, persino Pretty Cure, ma senza la verve del passato, quanto piuttosto e per contro applicandovi un'estetica loli-moe esasperata, compiaciuta e allucinata (allucinante?), frammista a sprazzi di scene e scenari che si sarebbero potuti definire post-dada, ecc. C'era inoltre chi paragonava la serie alla coeva Mawaru Pingdrum di Ikuhara Kunihiko, con cui in effetti non aveva e non ha nulla a che spartire, da cui ulteriore fraintendimenti di lettura. Detto tutto questo, è platealmente ovvio che Madoka Magica sia innanzitutto un'opera creata da otaku marci e rivolta e dedicata ad altri otaku marci, e quindi pienamente postmoderna e intimamente, strutturalmente autoreferenziale, decadente e degenerativa, oltreché pornograficamente violenta e voyeuristicamente lubrica. In pratica si tratta si qualcosa di realmente, e forse volutamente, disgustoso. Più che la tipica sospensione di incredulità di una narrazione fantastica, quest'opera parrebbe quasi voler instaurare nel pubblico una sorta di "sospensione di dignità", come a stipulare tra autori e fruitori un patto-non-detto di vittimistica e indulgente autocommiserazione dell'essere dei patetici reietti sociosentimentali. Tuttavia, come spesso accade con la finzione giapponese, anche dinanzi ai peggiori deragliamenti di depravazione, la serie ha comunque  un significato preciso, forte e chiaro, che chi scrive ritiene di valore. Credo sia per questo che, in passato (anche se con un usuale ritardo, perché sono tardo) mi sforzai, quasi mi violentai a guardare gli episodi fino all'ultimo, sorbendone l'amaro veleno sino a ingollarne sinanco l'aspro calice. Il significato vale più di tutto, il contenuto prima della foma, sempre, sempre. Eppure, scoprii con mio sommo sgomento, alla gran parte degli "appassionati" italiani sembra che il senso ultimo di questa serie sia tragicamente sfuggito, dunque in questo post – privo di qualsivoglia tempismo – cercheremo di enuclearlo così da metterlo in brillante luce. Perché non è mai troppo tardi per capire qualcosa, o il bene di non si sa chi, come sempre. Dacché ognuno so salva da sé.

domenica 3 dicembre 2023

Giulia Savarelli e la narrativa provinciale contemporanea



Avendo pubblicato con una piccola casa editrice in provincia di Bari, inevitabilmente sono incappato in tutta una letteratura di nicchia che prima mi era ignota. Il mio stesso editore, Giacovelli, è anche lui uno scrittore e nel suo ultimo libro, ad esempio, descrive tutto un mondo provinciale in cui ci sono famiglie supermega coese, i preti che danno consigli di vita, la fidanzatina della giovinezza che ti rimane accanto fino all'età adulta e altre cose che per il me stesso ragazzino figlio di divorziati e delle periferie torinesi, sono robe tipo che ne so, un film di Miyazaki. C'è tuttavia l'intrusione della postmodernità nel contesto provinciale: le prime esperienze con i social, il miraggio di Milano, l'amico che si drogava ecc. Definirei quindi questo tipo di romanzi brevi scritti da ragazzi o ragazze delle province del sud come "narrativa provinciale contemporanea". Contrariamente alla letteratura mainstream, non è un genere politicizzato (e grazie al cielo, aggiungerei), spesso è intimista e personale e comunque, modulo qualche esigenza riparativa derivante dalla perdita di qualche persona cara, presenta solitamente dei finali positivi e non sfocia mai nel nichilismo (addirittura, in uno dei due romanzi che saranno l'oggetto principale di questo post, con molta gentilezza l'autrice si "scusa" nella postfazione per aver messo un finale negativo, cosa che mi ha parecchio colpito). Questa mia riflessione sa molto di Rousseau: sono gli ambienti urbani, quelli più vicini alle industrie, a fomentare il nichilismo. Nelle province di un paese mediterraneo originariamente pastorale, il nichilismo postmoderno è una cosa di cui si sentono sì degli echi, ma poi il tutto si normalizzerà nella bellezza delle proprie cittadine, delle proprie radici e nel conforto dei propri cari (i ringraziamenti nei libri di narrativa provinciale si sprecano: grazie ai miei genitori, grazie a X, grazie a Y e così via, spesso per una pagina intera).