martedì 9 aprile 2024

Fame Blu, un libro di Viola Di Grado: Riflessioni personali


Premetto che il libro in questione mi è piaciuto. Lo stile dell'autrice (che deve molto ai classici giapponesi), la copertina, l'impaginazione, la scelta della carta... Insomma, non ho alcuna voglia di donarlo alla biblioteca, come spesso faccio con i libri che non mi lasciano niente. La trama narra della relazione omosessuale tra un'insegnante di lingua italiana e una giovane femme fatale cinese, tale Xu. L'incontro avviene a Shangai, che viene abilmente fatta rivivere dalla rodata tecnica della scrittrice. Per quanto cliché, Fame Blu si presenta come una storia di alienazione ben fatta: la protagonista narrante è abulica, in lutto per la morte del fratello e la sovrainformazione della sua nuova città la sommerge, diventando man mano parte di lei. L'esperienza dei rapporti umani, in primis il sesso, si mescola in un tutt'uno a quella del cibo, venendo per di più ostacolata dai limiti linguistici (l'autrice conosce il cinese e utilizza la sua conoscenza per creare incomunicabilità tra i personaggi). L'identità delle due protagoniste, che fanno sesso al mattatoio abbandonato mordendosi a vicenda, è un po' come uno specchio caduto a terra: frammenti dispersi nei quali non si vede altro che se stessi. Il cibo, così come l'amore macabro e tossico, riempiono vuoti compulsivi, ma non curano alcunché. Il tutto, finale a parte (è questa l'unica nota dolente, ma ne parlerò  più avanti) sembra quasi un film di Shin'ya Tsukamoto girato da un punto di vista femminile. Poi c'è il locale notturno amato dalla femme fatale, lo spleen e tutto ciò che vogliamo. Questo libro in un certo senso assomiglia prima parte del mio, anche se io lì raccontavo un amore tossico tra un lui e una lei. Eh sì, la borderline straniera. La modella superfiga che ti fa soffrire. Il/la partner tossico/a che a te, te che sei così debole e insicuro/a, sembra infondere un po' di brivido, un po' di voglia di strisciare a terra, le emozioni forti. Qualcosa di nuovo e di poco noioso. Perché ormai scriviamo tutti storie così?

giovedì 4 aprile 2024

Laboratorio Palestina, un libro di Antony Loewenstein


"Questo libro è stato scritto come un avvertimento riguardo al mondo spaventoso che potrebbe spalancarsi se un etnonazionalismo di stampo israeliano dovesse continuare la sua ascesa in un secolo già segnato dalla volontà di potenza di nazioni che non si piegano a niente, dalla Russia a Israele alla Cina agli Stati Uniti".  


Il libro in questione è uscito da poco, è stato scritto da un ebreo nipote di ebrei fuggiti all'olocausto (quindi direi che non si può tacciare di antisemitismo) e a mio parere è un capolavoro di giornalismo, allo stesso modo dell'inchiesta di Yoram Binur di cui avevo parlato qui. In quest'altro post avevo espresso le mie idee personali in merito all'attuale conflitto in corso; l'inchiesta di Loewenstein, rigorosamente documentata, sembra fare un ulteriore passo in avanti rispetto a  ciò che avevo scritto e pensato, fornendo un panorama a dir poco distopico dell'attuale presente della nostra umanità. Il libro infatti non si ferma soltanto a far luce sull'efferato militarismo hi-tech israeliano, ma mette in evidenza il controllo dei mezzi di comunicazione, in particolare i social media, da parte del ben noto Stato mediorientale da sempre in simbiosi con gli USA. Altro punto cruciale è l'utilizzo della Palestina da parte dell'industria delle armi israeliana come "ambiente di test" per i propri prodotti, che in seguito verranno esportati verso altri stati o regimi con la garanzia dell'efficienza anti-terrorismo, anche quando il terrorismo sono donne, bambini, ambulanze, ospedali, operatori umanitari e così via, generando introiti multi-miliardari. Detto ciò, in un certo senso mi stupisce che un grande e potente editore italiano come Fazi abbia deciso di pubblicare un libro del genere, contando gli interessi che attualmente l'Italia ha in ballo con Israele (in primis i contratti di fornitura di gas naturale nati dopo la faccenda Nord Stream, e qui si capiscono molte cose in merito alla censura in corso sui nostri media). 

giovedì 28 marzo 2024

Shiki Jitsu (Giorno di Cerimonia): un film di Anno Hideaki



 

Shiki Jitsu viene subito dopo Love & Pop ed è il secondo film con attori in carne e ossa di Anno Hideaki, il regista di Evangelion. L'attrice protagonista, Fujitani Ayako, è la figlia di Steven Seagal e il film, almeno sulla carta, è un adattamento di un suo racconto breve, Touhimu. Preso atto di queste formalità, Shiki Jitsu è invero una creatura tutta di Anno Hideaki, e in particolar modo sembra la conclusione di una ipotetica trilogia concettuale costituita altresì dall'End of Eva e dal succitato Love & Pop. In pratica, "Io, regista alienato che vive in un mondo di finzione per proteggermi dalla vita, incontro la vita in sé stessa, ossia una giovane ragazza col disturbo borderline. La sua sofferenza mi scuote, mi impressiona, mi fa cambiare. Ci creo un personaggio fittizio sopra: Sooryuu Asuka Langley (per intenderci la "rossa" di Evangelion). Mi innamoro del mio personaggio perché non sono in grado di gestire la persona reale. E mi odio per questo". Nell'End of Eva infatti avevamo la messa in scena dell'ossessione onanistica per l'archetipo della broken girl: Shinji che si masturbava su Asuka in coma; Gendo che infilava la mano in una Rei completamente nuda, un po' come un vecchio puttaniere ebefilo; l'altro tizio di cui non ricordo il nome che durante il trapasso veniva perseguitato da un esercito di Rei assatanate e ghignanti.  E così via. In Love & Pop, d'altro canto, si entra a tutto tondo nel fenomeno dell'enjo kosai, ma in una dimensione più sociologica e meno intimista (in fondo è un adattamento di Topaz II di Murakami Ryuu, un idealista che ha passato la vita a scrivere del vuoto interiore e della decadenza del consumismo nippo-americanizzato). 

martedì 12 marzo 2024

Stacy, una Graphic Novel di Gipi



 

Gipi, almeno per me, è uno ai livelli di Pazienza, se non il suo erede spirituale. Anche se di suo non mi è piaciuto proprio *tutto*. La Terra dei Figli, ad esempio, mi aveva fatto a dir poco addormentare. Ciò premesso, Gipi sembra una persona fragile: lo si vede a sentirlo parlare nelle interviste, lo si percepisce dalle sue movenze incerte. La sua probabilmente è una psicologia post traumatica, della serie che c'è qualcosa che deve averlo scosso per davvero quando era piccolo. E ciò che in lui è sopravvissuto a tale "breaking point" interiore ora come ora deve convivere col senso di colpa dovuto al privilegio (il senso di colpa è una cosa che Gipi ha in comune con Zerocalcare). Perché sì, accedere dal nulla agli ambienti altolocati della cultura italiana e poter quindi campare della propria arte è appannaggio di pochi, e l'autore sembra risentirne. Detto questo, a un certo punto, non ricordo in che anno di preciso, questa persona fragile posta una vignetta su Instagram (una stronzata, sì, ma chissenefrega: su Magnus & Bunker c'era di peggio; sullo stesso Pazienza c'è molto di peggio, soltanto che a quei tempi non c'era la cancel culture). Da qui inizia il putiferio: l'artista viene linciato da femministe, politicamente corretti vari, leoni da tastiera e per finire dai suoi stessi amichetti di merende della sinistra radical chic italiana. Ergo Gipi si toglie definitivamente dai social, che già in precedenza gli provocavano disagio (e ci mancherebbe, sono stati creati apposta per friggere le teste delle persone!), e scrive Barbarone sul pianeta delle scimmie erotomani, un fumetto comico denso di riflessioni sul baratro del solipsismo animalizzato contemporaneo (l'astronave/specchio con la stessa forma di uno dei personaggi; le scimmie che vogliono inculare l'alter ego Gipiano). 

martedì 13 febbraio 2024

Sanremo, l'italietta e la sua società di bambini


Premetto che non ho mai visto un Sanremo in vita mia, se non qualche spezzone quando ancora vivevo con mia nonna. Ciò premesso, questo Sanremo del 2024 mi è tuttavia arrivato alle orecchie in modo del tutto indiretto per via di un gruppo Telegram che frequento e di un'amica che lo ha seguito e commentato in un gruppo Facebook. Di mio non riuscirei mai ad ascoltare piangine cantate in autotune: io ho bisogno di musica vera ed energica, non di simulacri musicali. Detto questo, ho un'idea ben chiara di come siano andate le cose: e soprattutto che Sanremo sia di fatto lo specchietto, la pantomima del modo di essere di un'intero popolo. Vince la figlia di quello importante con una manipolazione del televoto, cosa ovvia: in Italia ciò che veramente conta è essere figli di qualcuno. Perché sì, nel regno feudale italico vige il fatto che il ricco vale sempre più del povero e non conta come tale ricchezza viene accumulata: il ricco è ricco, il potente è potente, fine. Il vero patriarcato è quello dei figli dei politici che abusano di ragazze con problemi mentali e la cosa viene insabbiata dai giornali; quello della piccola borghesia industriale di provincia, soprattutto del nord, che vota a sinistra, si dice pro-Ucraina e pro-Israele, partecipa alle manifestazioni arcobaleno e allo stesso tempo teleguida la vita dei propri figli educandoli a essere predatori privi di apatia, piccoli fascisti in miniatura tutti dediti all'accumulo di oggetti materiali e al consumo di persone. Tornando a Sanremo, messa da parte la vincitrice, abbiamo poi quella di quarant'anni, la millennial con la frangetta e tante, troppe qualificazioni (addirittura una laurea in fisica mi hanno detto) la quale, per scalare la classifica, deve fare un botto di palestra, usare tonnellate di creme per la pelle e di trucco, mettersi le calze autoreggenti sexy, cantare una canzonetta orecchiabile e così via; tutto questo per poi perdere miseramente di fronte all'inarrivabile, giovanissima "figlia di qualcuno" (un qualcuno tra l'altro defunto, così ci scappa pure la lacrimuccia). Al di là di un possibile discorso generazionale della serie "i millennials, pur essendo iperqualificati ce l'hanno sempre nel culo, anche quando cercano di adattarsi a una contemporaneità che non gli appartiene veramente, sicché sono venuti su con i valori del mondo pre-crisi", questa è di fatto l'esaltazione della spiccata crudeltà della vita: la donna giovane trionfa su quella vecchia; il "figlio di qualcuno" trionfa sul figlio di nessuno; soltanto la fortuna e l'essere nel posto giusto al momento giusto è ciò che conta veramente in una vita dominata dal caos. E qui si arriva alla napoletaneità e ai napoletani. Ora vi spiego perché.  

martedì 6 febbraio 2024

Due aggiornamenti shitarellici



Lo scopo di questo post è informare i nostri lettori che l'amico e co-blogger Gualtiero (Shito) Cannarsi ha: 1) Aggiornato il suo scritto オカエリナサイ ~ CHAЯLY, che consiglio di andare a rileggere (ovviamente, se non l'avete ancora fatto, provate anche a guardare il film: a mio avviso è un classico). 2) Insieme a me e al musicista e poeta Antonio Belfiore ha partecipato a un video nel quale parliamo un po' del mio libro, Antropofagia, della sua genesi e di alcune tematiche a esso annesse, che vi linko qui sotto.

sabato 27 gennaio 2024

La vera guerra in corso


Il mondo è in guerra, e pure l'Italia lo è, tutta intenta a seguire il suo padrone a stelle e strisce con le pezze al fondoschiena: l'invio di navi nel Medio Oriente mi ricorda molto l'invio di soldati in braghe di tela in Russia quando c'era il pelatone servo dei nazisti (gli italiani sono un popolo di inservienti: cambia il padrone, ma le modalità di sottomissione incondizionata sono sempre le stesse). Certo, le missioni di guerra vengono ora chiamate "missioni di pace" con un gusto Orwelliano, l'informazione è manipolata all'estremo come accade in tutti i regimi, ma di fatto sì, c'è una guerra mondiale in corso. Le guerre nella postmodernità sono guerre localizzate e nelle quali non conta veramente la vittoria di un particolare schieramento: ciò che conta è che vadano avanti a oltranza, sicché più tali guerre durano e più il profitto sul sangue degli innocenti viene massimizzato. Ma ora qualcosa è cambiato: questa non è una guerra come tutte le altre. A Gaza è in corso un genocidio, del tutto taciuto dall'occidente; c'è stata una minaccia da parte di un parlamentare israeliano in merito all'utilizzo della bomba atomica (poi ritirata, ma dai lapsus freudiani delle persone si capisce comunque ciò che loro, nonché gli annessi entourage politici, pensano veramente). La guerra in Ucraina, d'altro canto, ha fatto il suo dovere: staccare l'Europa dal gas russo per annetterla completamente agli USA sotto tutti gli aspetti, anche energetici. In questo senso, gli yankee hanno raggiunto il loro obbiettivo, nonostante i soldati Russi stiano facendo stragi di ucraini e avanzando nella mattanza (e benché i nostri giornali di regime abbiano detto l'esatto contrario fin dall'inizio del conflitto). In tutto questo, gli schieramenti globali sono i seguenti: USA+Israele+Europa+satelliti Vs Iran+Russia+satelliti (la Cina è un player ambiguo, ma sta comunque rinforzando i suoi armamenti e si muoverà in base al proprio interesse, dando come al solito un colpo al cerchio e uno alla botte). 

sabato 13 gennaio 2024

Frivolezza o vittimismo: pesca la tua carta, AkiraSakura


L'utilizzo dei social media per me sta diventando un'esperienza psicologicamente miserabile, tant'è che ho quasi sempre la tentazione di cancellarmi da ogni dove, cosa che tuttavia non posso fare per via del mio "hobby" di scrittore (bisogna tenere d'occhio cosa fa l'editore, bisogna andare dalle book influencer a elemosinare un po' di promozione; c'è gente nel mondo della piccola editoria che ho conosciuto proprio lì, su Instagram, quindi cancellarlo mi precluderebbe alcuni contatti che un giorno potrebbero tornarmi utili). TikTok in particolare è un qualcosa di feroce: ognuno/a cerca di spammare la supercazzola o il meme più grottesco possibile per tentare di diventare virale per qualche minuto; il resto sono flame fatti in modalità video, la fiera dei casi umani, il dissing e il contro-dissing, il minchione che fa le marchette con millemila like e così via. Gente con la faccia spenta scrolla questi microvideo uno dopo l'altro col ditino: sulla metro, per strada, nei bar malfamati, mentre mangia, mentre fa cagare il cane... Insomma, in ogni dove. E lì, sul social cinese, c'è la fiera del solipsismo, un generalizzato "tutti contro tutti" che tende all'infinito, una spirale di trash che di fatto è l'evoluzione maligna della televisione. Ora sono gli sketch a essere venduti, è l'umanità stessa che si vende da sé, basti pensare alla Ferragni che oltre a vendere i pandori scam vende altresì l'immagine di qualsiasi cosa riguardi la sua sfera privata, in primis i figli. Nella televisione quando ero ragazzino c'erano le pubblicità della Mulino Bianco, con la famiglia felice che si mangiava i biscotti; ma ora qualcosa è cambiato. Sembra proprio che qualsiasi cosa possa essere venduta: anche l'omicidio di una ragazzina può diventare un qualcosa su cui fare business (e non soltanto sui social). In tutto questo marasma raccapricciante, comunque, possiamo identificare due categorie di "espressione", se così le vogliamo chiamare: la prima è la frivolezza, la seconda il vittimismo. Che poi, alla fin fine, sono modalità esistenziali infantili. 

sabato 6 gennaio 2024

Annuncio su Antropofagia: la prima presentazione dal vivo


Ciao a tutti e grazie per il supporto che continuate a dare a me e a questo blog. Come da locandina, la prima presentazione dal vivo del libro si terrà al CAM Garibaldi (Corso Garibaldi 27) a Milano, il 14 Gennaio alle 18:00. A intervistarmi sarà lo scrittore e Youtuber Antonio Belfiore. Se volete una presentazione nella vostra città, non esitate a contattarmi: basta trovare una libreria indipendente nella vostra zona e chiedere loro se sono interessati a farne una, in tal caso mi organizzerò con l'editore per incontrarci dal vivo. Un saluto da Francesco "AkiraSakura" Granziera.