giovedì 23 dicembre 2021

Evangelion 0.X • You Can (Not) Review [ insights by Gualtiero "Shito" Cannarsi ]

In questa tiepida notte dell'antivigilia natalizia, in commemorazione dell'uscita del BD-BOX italiano del "vero" Neon Genesis Evangelion (serie animata + film animati conclusivi di quella), che riproponendo il doppiaggio italiano che realizzai negli anni 1997-2001 va a rivivificare un lavoro della mia giovinezza a cui sono molto affezionato, per restare sempre in controtendenza ho deciso di pubblicare un articolo dedicato ai "nuovi" film dello stesso franchise (che parola orribile), ovvero alla successiva "reincarnazione cinematografica" di Evangelion, Tuttavia, volendo parlare strettamente di quest'ultima, allora questo sarà per voi lo scritto di una persona che non ha effettivamente visto nessuno dei tre-più-uno film del ciclo Rebuild. Non per specifica avversione quanto per mera assenza di interesse. Com'è possibile, se non li ho visti? Oh sparuti e impavidi lettori, per scoprirlo seguitate a nella lettura, prendendo il testo che segue per quel che è, ma... provate ad arrivare fino in fondo, per poi tornare qui in cima a ripensarci: it's a loop paradox

In compenso, tanto per liberarci da una delle psicosi collettive assai in voga in quest'epoca che sembra vivere di feticci narrativi, beh, se i film non li ho davvero visti quello che segue sarà un articolo perfettamente no-spoiler, no? Per forza, no? Oppure invece no? A chi leggerà l'angusta sorpresa, e la futile sentenza. :-)

True blast from the past!

martedì 21 dicembre 2021

Perché il sesso è così importante nella nostra società?

 

E' davvero difficile ai giorni nostri non essere bombardati dalla sessualizzazione continua di qualsiasi cosa riguardi la nostra quotidianità. Mi ricordo che avevo smesso di guardare la televisione proprio perché stufo di pubblicità in cui le automobili venivano sessualizzate e così via (per non parlare poi di quelle odiose della Benetton, l'apice del kitsch consumistico di massa). D'altro canto, per la strada abbiamo ragazzine in abiti succinti e truccate che si credono grandi, un boom della prostituzione anche in tempi di pandemia, gente che impazzisce perché non riesce a fare sesso e magari ammazza qualcuno (questa cosa a quanto pare pare è molto frequente in america), hikikomori e masturbatori seriali (quelli che che su 4chan vengono definiti coomer). La discoteca, Instagram e Tinder sono i luoghi didascalici in cui si stabilisce chi tra il bestiame consumistico "fluido" - volendo utilizzare un aggettivo caro a Zigmunt Bauman - potrà beneficiare del sesso, e funzionano sull'apparenza, sulla mera immagine. In questi non-luoghi, sopratutto quelli telematici, le persone sono come prodotti di consumo sugli scaffali dei supermercati, da scegliere o buttare via in base al sex appeal, e il discorso vale per ambo i generi: nel consumismo contemporaneo, il maschio (quello ovviamente giovane e bello) a parer mio è sessualizzato e simulacrizzato quasi quanto la donna. La pornografia è la cosa più consumata in assoluto: molte femmine sembra siano obbligate ad omolagarsi ad essa (mi viene in mente la crescita vertigionosa del porno-cosplay negli ultimi anni) e molti maschi sembra che a furia di consumarla si siano castrati, rischiando perennemente di cadere nel baratro coomer (che poi alla fin fine è una forma di OCD, il disturbo ossessivo-compulsivo, cosa a parer mio più affine al sesso maschile, mentre le femmine d'altro canto dimostreranno più propensione al solipsismo, e pertanto al disturbo borderline). Inutile poi accennare altresì alle conseguenze della pornografia sui bambini, che ovviamente ne possono usufruire indisturbati e in modo illimitato dai loro cellulari (il che è molto diverso dalla campatina con la rivista porno rubacchiata in edicola come nel pre-internet, qui nel presente stiamo parlando di un flusso continuo di immagini che crea dipendenza). 

mercoledì 15 dicembre 2021

Touch: la poetica della (sana) giovinezza

Touch di Adachi Misturu è uno degli evergreen del fumetto giapponese: recensirlo, valutarlo, lodarlo, parlarne male per fare tendenza, ecc. sono semplici inezie. Pertanto la cosa che mi preme analizzare con questo scritto è ciò che l'opera rappresenta dal punto di vista oggettivo, dato che come per ogni totem adolescenziale e generazionale, ognuno ci vede un po' se stesso e quindi è difficile avere una comprensione lucida di ciò di cui si sta parlando. Neanche per Shimamoto Kazuhiko (pseudonimo di un mangaka compagno di banco all'università dei membri fondatori della GAiNAX, che poi diventerà noto agli otaku in quanto character designer originale di G Gundam) lo era: chi ha visto il bellissimo telefilm Aoi Honoo sa che egli ne era affascinato, ma rimproverava ad Adachi di non aver inserito alcuna epica né drama nella sua storia (curioso poi che Adachi a sua volta omaggerà Shimamoto in una scena di Touch ). Dico questo perché gli otaku dell'epoca (che si nutrivano di pseudonarrazioni epiche quali Uchuu Senkan Yamato ), nonostante Touch fosse un fumetto per "tutti", erano ossessionati dalle vicende di Kazuya e Tacchan, il primo fratello lodevole e asso indiscusso del baseball scolastico, ma dal destino crudele, e il secondo fratello pigro e superficiale, che in seguito alla tragedia sceglieva di migliorare umanamente portandosi dietro la pesante eredità spirituale del gemello. E poi c'era Minami, la ragazza (ovviamente) più bella della scuola che era contesa tra i due, fatto che dava origine al più classico dei triangoli amorosi, anche se macchiato dallo spettro della morte. Morte che veniva affrontata senza storture né melodrammi (come rimproveravano gli otaku contemporanei a Shimamoto, che ho usato come esempio), in modo tale che le cose arrivassero a pacifica risoluzione, cosa intuibile già fin dal principio.

mercoledì 8 dicembre 2021

Anna dai Capelli Rossi: Recensione 2.0

 Titolo originale: Akage no Anne
Regia: Takahata Isao
Soggetto: basato sull'omonimo romanzo di Lucy Maud Montgomery
Sceneggiatura: Takahata Isao
Character Design: Kondou Yoshifumi
Musiche: Miyoshi Akira, Kurodo Mouri
Studio: Nippon Animation
Formato: serie televisiva di 50 episodi
Anno di trasmissione: 1979
 

Se fosse ancora vivo, visionando Akage no Anne, e tenendo presente la fedeltà maniacale al romanzo originale della Montgomery che caratterizza la serie, verrebbe senz'altro da chiederglielo, dico a Takahata Isao - che all'epoca stava diventando un giovane padre -, se nella sua poetica e intellettualità sia stato influenzato da quel tipo di letteratura, o se l'abbia semplicemente utilizzata, facendola sua, per veicolare un messaggio vitalistico di grande impatto. A mio parere, in medio stat virtus, e l'opera in questione rimane forse la migliore storia di tensione e risoluzione mai vista in animazione. La "tensione" è ciò che deriva dall'animo ferito di Anne, orfana di entrambi i genitori e dal passato doloroso, che ritrova nella casa dai "Green Gables" (i timpani verdi) una nuova famiglia, formata dai fratelli Matthew e Marilla Cuthbert. A partire da questo evento vi sarà poi il suo percorso di crescita personale, narrato con la massima cura e delicatezza possibile, senza mai scadere nel melò. Il punto più tortuoso di tale cammino la spingerà poi a ricalibrare il tutto, compresa se stessa, per poi pacificarsi: God is in his Heaven, all right with the World. Questa citazione finale al Pippa Passes di Browning, nonostante il poeta fosse un del tutto sarcastico nel suo descrivere il pensiero di una giovane ragazza innocente transitata nei peggiori quartieri di Asolo (la solita critica al "migliore dei mondi possibili" di Leibniz a parer mio), per la Montgomery, così come per Takahata, ha invece valenza assoluta e simbolica: il mondo, e quindi la vita, vanno accettati per quello che realmente sono, con tutte le loro storture e durezze - "non devi fuggire!".

venerdì 3 dicembre 2021

Nasce la rubrica " Ma chi cazz' m' 'o fa fa' "

Dopo una timida live iniziale di prova (che ho rimosso perché non mi piace: il suo contenuto comunque andrà a finire in maniera più sistematica una futura recensione scritta di Akage no Anne ), ascoltando per caso una canzone proposta dai famosi suggerimenti random di Youtube, mi è venuto in mente di creare una rubrica streaming ben definita (Bokura no Kakumei Streaming Lab francamente non mi piace). Dato che non sento il mezzo video mio, e che a "convicermi" è stato il prima lettore, poi "collaboratore", Dario Boemio (il quale, da buon napoletano, parla tanto e quindi è perfetto per le live), ho deciso di chiamarla Ma chi cazz' m' 'o fa fa', come l'omonima canzone degli Squallor che mi era capitata tra le mani (che feels mediterranei!). Questa canzone tuttavia non parla di un tizio che dice "ma chi me lo fa fare" in generale - un po' come me -, ma di un problema di cuore (solite cose di corna e amori non corrisposti). Pertanto, complici anche i problemi di copyright a cui sarei andato incontro usandola, ho creato un collage video goliardico, amatoriale - e brutale - utilizzando invece un'altra musichetta di sottofondo, questa volta open source. Proprio come la sua intro infatti, la rubrica vuole essere un punto di ritrovo sì serioso, ma allo stesso tempo goliardiaco e "freeform" in cui approfondire determinati argomenti e/o opere tenendo compagnia sia a noi stessi che ai famosi quattro gatti che ci seguono, e che ringraziamo. Era già comunque una mia idea quella di sdoganare il mood di una chat Telegram che ormai seguo da circa un anno, sfruttando anche la sensibilità e le conoscenze in animazione di uno dei suoi membri, il timido Angelo "Seele94" Dragone, che anche lui partecipa alle live (almeno fino a quando se la sentirà).