martedì 17 febbraio 2015

Andromeda Galassia Perduta: Recensione

 Titolo originale: Andromeda Stories
Regia: Masamitsu Sasaki
Soggetto: basato sull'omonimo romanzo di Ryu Mitsuse
Sceneggiatura: Masaki Tsuji
Character Design: Keiko Takemiya
Musiche: Yuji Ohno
Studio: Toei Animation
Formato: film cinematografico
Anno di uscita: 1982


Nella galassia di Andromeda è presente un pianeta in cui una razza umana alternativa è nata da un processo evolutivo simile al nostro. Il principe Itaka di Cosmoralia e la principessa Lilia di Ayodoya stanno per sposarsi, in modo da inaugurare un periodo di convivenza reciproca all'insegna del pacifismo e della prosperità. Tuttavia, l'invasione di una misteriosa razza di alieni meccanici, i quali vogliono distruggere completamente la civiltà umana, non tarderà a pregiudicare la pace e l'equilibrio dei pianeti. Una notte propizia, la regina Lilia dà alla luce due gemelli, e siccome tale evento viene considerato di cattivo presagio, essi vengono divisi, e uno dei due affidato alla donna guerriero Iru, una sorta di ninja che gli farà da tutore. Entrambi i fratelli hanno dei poteri paranormali che si riveleranno fondamentali per permettere la sopravvivenza dell'umanità all'attacco della macchine... 


"Andromeda Stories", alias "Andromeda Galassia Perduta" per noi italiani, è un perfetto esempio dei picchi di creatività che gli autori giapponesi raggiungevano nel periodo dell'anime boom, che storicamente colloco dal 1977 incluso al 1983 incluso. Esso fu inaugurato dal film di montaggio di "Corazzata Spaziale Yamato" del '77, evento concomitante allo sci-fi boom americano dell'epoca, del quale la trilogia originale di "Star Wars" fu il detonatore e indubbiamente il più celebre rappresentante. Si tratta di un periodo in cui gli autori erano molto liberi di esprimersi e in cui vedevano luce tot pietre miliari dell'animazione all'anno: "Mirai Shonen Conan", "Capitan Harlock", "Gundam", "Daitarn 3", "Macross", "Armored Trooper Votoms", "Ideon", "Uchuu Senkan Yamato 2" et similia erano titoli molto creativi, innovativi, ricordati ancora oggi per la loro sempiterna carica di carisma ed elevato valore intrinseco.



Nel periodo dell'anime boom lo sci-fi, in tutte le sue forme e manifestazioni, dominava incontrastato. Spesso era contaminato dall'influenza della cultura giapponese e soggetto a commistioni di vario tipo, come sta a testimoniare il qui presente "Andromeda Stories", lungometraggio tratto dal manga illustrato da Keiko Takemiya e basato sull'omonimo romanzo di fantascienza di Ryu Mitsuse. In esso, i vari tòpoi del genere - supercomputers senzienti, potere reminescente della "forza" di "Star Wars", oscuri pianeti lontani dai mille segreti, macchine che si ribellano all'uomo e così via - vengono coadiuvati da un'ambientazione fantasy dai connotati mitologici. E' unica e particolarissima l'atmosfera che si respira in questo film, il quale riesce a fondere con disinvoltura sci-fi classico e paesaggi orientaleggianti che rimandano direttamente alle suggestioni dell'affascinante Arabia Antica.



Il character design di "Andromeda Stories" è veramente lodevole, aggraziato e carismatico. Altro punto forte, a parte la già citata atmosfera e le felici commistioni - quanto mai dense di spunti creativi oltremodo interessanti - è lo splendido finale, perfettamente in linea con il romanticismo apocalittico dello sci-fi dell'epoca. Anche la sequenza iniziale sulla nascita dell'universo è molto suggestiva.



Il grande difetto dell'opera, soprassedendo sul pessimo doppiaggio italiano, è la sceneggiatura, la quale fatica a dipanarsi nell'arco di due mere ore. Essendo l'adattamento di un romanzo - a sua volta adattato in manga - "Andromeda Stories" sarebbe stato migliore nel formato di serie televisiva, oppure come trilogia di lungometraggi di durata standard. Ciò detto, nonostante alcuni passaggi frenetici di scena in scena, e un non proprio esaltante dosaggio dei tempi, il film si lascia guardare con una certa gradevolezza, sopratutto per il suo stile unico coadiuvato da un particolare e ricercato gusto artistico. 


E' interessante notare che, a differenza di quelli attuali, gli anime del passato possiedono una forte carica di "giapponesità", anche nel caso in cui siano influenzati da alcune tendenze tipicamente occidentali. In "Andromeda Stories" non manca quel fascinoso melodramma sui generis dal sapore squisitamente nipponico - si pensi alla cruda scena di suicidio kamikaze presente nel film, la quale sicuramente rimarrà impressa nella memoria a lungo termine dello spettatore. 



Dal punto di vista tecnico le animazioni non sono un granché, neanche per l'epoca; tuttavia i primi piani drammatici misti ad una buona gestione delle inquadrature mascherano abbastanza bene il difetto. E' da sottolineare come le musiche suonate con strumenti veri, spesso a fiato, contribuiscano a creare un mood che i moderni strumenti midi si sognano: a mio avviso essi sono troppo freddi, di minor impatto rispetto ad un flauto che scandisce poetiche note reminescenti del glorioso rock progressivo anni settanta, dando origine a pacate suggestioni in grado di accompagnare chi sta al di là dello schermo nell'atavico, misterioso mondo di "Andromeda Stories". 









2 commenti:

  1. Un altra giapoensità del film è il fatto che la nascita di 2 gemelli di sesso diverso fosse segno di sventura: nel Giappone antico la pensavano davvero così , in quanto credevano che fossero amanti suicidi reincarnatisi ( e questo spiega pure il finale del film ).

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    1. Vero, e purtroppo nell'Asia antica questo tabù spesso si risolveva con l'infanticidio femminile.

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