Betty Boop sta piangendo: un fiore le offre un cucchiaio di minestra ma lei lo rifiuta. Suo padre, con un grammofono al posto della testa, continua a brontolare, mentre la madre la guarda malamente, senza dire nulla. Betty Boop scende le scale e ammette di sentirsi sola. Una volta uscita di casa, la aspetta un mondo di surreale in cui vivono animali parlanti e oggetti animati, oggetti molto simili a quelli che si trovavano nella sua casa.
Tralasciando il mero fattore estetico, che da Disney passerà di mano fino a Tezuka – i cosiddetti “occhioni dei manga” -, per poi approdare nel lolicon di Azuma fino al moe dei giorni nostri, gli elementi che paiono più ricorrenti sono tre: la casa, gli oggetti, la malinconia. Sicuramente dalla casa si può “uscire” (se tutto va bene) e approdare nell’ambiente al di fuori di essa, la scuola/società. Ma ci si potrebbe annoiare, ci si potrebbe comunque sentire vuoti e soli. Ed allora, stavolta al posto degli animali parlanti potrebbero esserci degli esper, degli alieni, volendo delle corazzate giganti… l’emancipazione dal proprio ego è difficile da ottenere.