martedì 28 febbraio 2023

Bellezza: Recensione


Bellezza è un fumetto scritto da Hubert Boulard e illustrato dai Kerascoët (pseudonimo della coppia di disegnatori Sébastien Cosset e Marie Pommepuy). E' costituito da un unico volume di pregio edito da Bao Publishing. In soldoni trattasi di una fiabesca, volendo Shakesperiana riflessione sulla condizione femminile in generale. La protagonista, Baccalà, viene sfottuta da tutti nel suo paesello, in quanto brutta e puzzolente come un pesce. Un giorno, una sua lacrima di compassione nei confronti di un rospo brutto come lei le permette di rompere l'incantesimo che imprigiona la fata Mab, che per ricambiarla le offre, tramite un sortilegio, il potere di apparire bellissima agli occhi altrui. Baccalà si ribattezza quindi Bellezza e compie l'agognata, vendicativa scalata sociale, riuscendo infine a conquistare il principe del regno. Ma non andrà tutto come previsto, sicché gli uomini, accecati dalla passione per la bellezza illusoria della protagonista, si comporteranno in modo completamente irrazionale... 



Nello stato di natura - con buona approssimazione - ciò che conferisce valore a un uomo è lo status, mentre ciò che valorizza la femmina è la bellezza. Questo lo si vede chiaramente nel nostro beneamato medioevo tecnologico contemporaneo, in cui il valore delle persone - da un lato perlopiù modelle wannabe esibizioniste che amano spendere lo stipendio in cani e abiti fast fashion tipo Zara, dall'altro perlopiù ostentatori di vacanze e auto di lusso tutti pompati e tatuati - sembra quasi essere esclusivamente determinato dai follower su Instagram (quindi paradossalmente anche i soldi passano in secondo piano di fronte all'immagine o alla parvenza/illusione di una certa immagine). Non a caso la fiaba qui recensita, per quanto disegnata con uno stile volutamente retrò e ambientata in mondi magici e incantati, è un'opera attualissima - dapprima impossibilitata ad avere un uomo, una volta che viene percepita come dea della Bellezza dalla società, Baccalà non esita, spinta dalla malevola Mab (che pare tanto parodiare la spietatezza delle leggi naturali), a lasciare un signorotto locale che tanto si sbatte per lei. Per quale motivo poi? Semplice: spianarsi la strada per poter puntare direttamente al Re. Inutile dire che la protagonista, come suggerisce il suo stesso auto-battesimo - da Baccalà a Bellezza, sic. -, finirà pure lei per essere prigioniera della sua immagine: se dapprima era infelice a causa della solitudine e dello scherno altrui, dopo l'entusiasmo per il nuovo che di solito precede la noia del benessere e della routine, la bellezza assoluta fa di lei un mero oggetto agli occhi degli uomini, e pertanto il cerchio si chiude. Baccalà arriva quindi a pensare che è meglio essere brutte che avere tutte le rotture di coglioni delle belle, i.e. uomini col cazzo perennemente dritto da smazzarsi, il dover affrontare pregiudizi di ogni tipo, l'invidia feroce delle altre donne ecc. C'è comunque da dire che a un certo punto la protagonista diventerà madre e da lì in poi inizierà la sua maturazione e la sua ricerca di senso all'interno della storia. 



C'è poi la principessa Claudine, forse l'unico personaggio positivo dell'opera, che è brutta ma allo stesso tempo intelligente, coraggiosa, forte ecc. Il dualismo che si viene a creare tra lei e la protagonista non è da sottovalutare: Claudine ha dovuto lavorare su di sé in quanto brutta e indesiderata; Baccalà, d'altro canto, una volta percepita come bellissima, trascura completamente la sua interiorità cercando di monetizzare al massimo sull'apparenza (anche se poi si ravvede, sicché la storia ha palesi finalità educative). Fatto salvo ciò, un punto su cui è importante soffermarsi a riflettere è questo: Mab non fa veramente diventare bella Baccalà: cambia semplicemente la percezione che gli altri hanno di lei. Sul finale, in un flash forward in cui gli standard sociali son cambiati, e di conseguenza anche l'estetica, la corpulenta moglie del Re tal dei tali, dopo aver osservato un antico ritratto di Bellezza, fa notare al sovrano che la fu protagonista non è bella, perché troppo magra. Viene quindi da chiedersi, con buona pace di Platone e Kant, se la bellezza in realtà esista per davvero, se l'armonia delle forme della carne altro non sia che un favore che la mente umana fa alla materia, al corpo, giusto per ottenere in cambio una qualche forma di compensazione psicologica (sono troppo realista e nichilista per non vedere la coscienza umana come un semplice bug nel sistema-natura e l'uomo come un povero virus del pianeta Terra condannato a essere cosciente della sua morte/incompletezza/condizione precaria nel cosmo). Chiusa la breve parentesi esistenzialistica, volendo concludere facendo saltare qualche pulce nel piattino, se una femmina ha un viso che ti ricorda quello di tua madre, che è il primo viso che hai mai visto in vita tua e che in qualche modo ti è rimasto scolpito nell'inconscio, allora per forza di cose tale femmina ti sembrerà bellissima. Se la tua società ti passa modelli di bellezza (e banalità) stile Chiara Ferragni, allora per forza di cose, sempre per imprinting, sarai più propenso a cercare meccanicamente di trovarti una che le somigli, forse agitandoti nevroticamente in preda al vuoto interiore (il vero carburante del desiderio e del desiderare) che provi durante la ricerca dell'illusione. Un po' come i focosi reucci tristi dei qui recensiti Hubert e Kerascoët, no?


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