Mentre scrivevo il mio secondo adattamento di Shinseiki Evangelion, poiché quella seconda volta dovetti infine, e finalmente, scrivere anche l'adattamento dell'originale conclusione cinematografica della serie televisiva, recuperai anche la versione giapponese di CHAЯLY, che si
intitola まごころを君に. Dunque per qualcuno sarà ora evidente perché dovessi recuperarlo. Ma quando ancora non avevo capito che quello era il
titolo giapponese del film, non del racconto né del libro originali (entrambi intitolati Flowers for Algernon, in giapponese アルジャーノンに花束を),
ancora mi chiedevo il senso del titolo cinematografico inventato dai distributori giapponesi. Poi
vedendo il film (originale, in americano) lo capii, quel senso.
Il punto cruciale, che credo sia quello che colpì molto qualcuno, sono certe frasi di fantascienza diciamo sociologica. Avete presente la storia, il racconto, il romanzo, il film? Lui, Charly Gordon, è un adulto che con un operazione ha triplicato il suo Q.I. – passando da un ritardato 68 a un più che geniale 196. Faticava a leggere e scrivere, il suo pensiero era quello di un bambino dell'asilo, perdeva le competizioni intellettive contro il topolino Algernon. Dopo la triplicazione del suo Q.I. aveva maggiore comprensione e cognizione di sé e della scienza dello scienziato che aveva ideato e operato la sua stessa trasformazione, che poi si scoprirà – che il protagonista stesso scoprirà, e subirà – come tragicamente destinata ad andare incontro a una spontanea reversione. E a questa cruda sinossi faccio seguire la trascrizione di un ancor più crudo dialogo che va in scena quando la versione ancora "sovraumana" del protagonista viene presentata (messa in scena, sul palco di una conferenza scientifica) a un fumoso consesso di accademici in ombra.
Invitato-1: Signor Gordon... come si sente al momento attuale, in merito al suo sviluppo?
Charly Gordon: Riconoscente, signore.
Invitato-1: Ne è felice?
Charly Gordon: Sì.
Invitato-2: Perché?
Charly Gordon: Perché mi ha permesso di... vedere.
Invitato-3: Vedere cosa?
Charly Gordon: Il mondo.
Invitato-4: E che cosa vede, in questo mondo?
Charly Gordon: Beh... i miei occhi sono nuovi, dottore, io...
Invitato #4: E che cosa vedono, signor Gordon?
Charly Gordon: Le cose come sono.
Invitato-4: E...?
Charly Gordon: E cosa stanno diventando.
Invitato-5: Mi può proporre un esempio, signor Gordon?
Charly Gordon: No signore, me ne proponga uno lei.
Invitato-5: Molto bene...
Charly Gordon: Molto bene.
Invitato-5: La scienza moderna.
Charly Gordon: Tecnologia dilagante, coscienza da computer.
Invitato-1: L'arte moderna.
Charly Gordon: Disegnatori senza passione.
Invitato-4: ALapolitica estera.
Charly Gordon: Balde nuove armi [Brave new weapons].
Invitato-1: L'odierna gioventù.
Charly Gordon: Senza gioia, senza guida.
Invitato-6: L'odierna religione.
Charly Gordon: Prediche da sondaggi popolari.
Invitato-3: Lo standard di vita.
Charly Gordon: Una TV in ogni stanza.
Invitato-4: L'educazione.
Charly Gordon: Una TV in ogni stanza.
Invitato-1: Il futuro del mondo, signor Gordon.
Charly Gordon: Baldi nuovi odi, balde nuove bombe, balde nuove guerre.
Invitato-7: La generazione a venire.
Charly Gordon: Concepimento in provetta, nascita in laboratorio, educazione televisiva, baldi nuovi sogni, baldi nuovi odi, balde nuove guerre; un processo di suicidio sociale splendidamente privo di scopo.
Davvero on the spot, non trovate? Ovviamente l'insistita citazione Shakespeariana (oh Miranda, guarda la tempesta!) credo sia sornionamente intesa come per tramite di Huxley, ovvero in senso retorico e beffardo. Tanto da noi quel libro si chiama solo "Il mondo nuovo", senza "Brave". Siamo nuovissimi, noi. L'adattamento delle opere straniere deve semplificare, e la nuovaparla (newspeak) è appunto questo opportunissimo, linguisticamente economico, impoverimento. Della psiche, del logos, della lingua in cui si comunica con sé stessi prima che gli altri. Davvero on the spot, non trovate?
Beh, certo, il tutto non è così originale. Ma per esserlo ancor meno,
c'è un bel dialogo precedente. Lui che ha incominciato a diventare
intelligente si rende conto che i suoi "amici" al lavoro in realtà lo
trattavano come uno zimbello, un oggetto di dileggio da passatempo, e
poi – quando realizzano che non è più l'idiota che era, e che ora sa persino usare la macchina per fare il pane – lo fanno
licenziare. Con una bella e democraticissima petizione.
Quindi lui con la "sua lei" dice:
Alice Kinnian: Qualche domanda?
Charly Gordon: Già, mi chiedevo perché delle persone che non si sognerebbero mai di ridere di un cieco o di uno storpio, riderebbero di un idiota..
Alice Kinnian: Cos'è successo?
Charly Gordon: I miei amici alla panetteria hanno messo su una petizione e così sono stato licenziato.
Alice Kinnian: Oh...
Charly Gordon: Ma è una legge automatica, qualcosa come la gravità? Che aumento di intelligenza equivale a perdita di amici?
Molto social, nevvero? Cancel culture ante litteram. Oh, mio diletto Stendhal, carogne, carogne, carogne! Tutta una scenata che è, chiaramente, ancora una volta il Mito della Caverna.
Beh, l'avevo capito anche da piccolo che il Q.I. era una misura
direttamente proporzionale all'indice di solitudine umana, ma tutto bene. L'acqua bagna, il sole è caldo, Agamennone sacrifica la sua diletta primogenita adolescente sull'altare del potere dinanzi al popolo. Ecco cosa si paga a non vivere nascosti, ma l'importante è saperlo, fin da principio, non imbruttirsi troppo e cercare di continuare a fare del bene, invece
che sfogarsi. :-)
Ah, purtroppo nel titolo di questo articolino non ho potuto mettere il kana イ di オカエリナサイ ribaltato come la R di CHAЯLY, ma chissà, chissà poi se anche questa è solo una curiosa sincronia, o uno studiato rimando.
Non piangere, cantami una canzone!
Un sogno che chiunque ha dimenticato
Su questa collina della lontana Asia
Lacrime, diventate stelle!
---
Tu sei arrivato da chissà dove
Ad annunciare la stagione, come una rondine
Una piccola nazione isolana dell'estremo mare orientale
È solo una magia dorata, che sta risplendendo
Non piangere, cantami una canzone
Un sogno che chiunque ha dimenticato
Su questa collina della lontana Asia
Oh lacrime, diventate stelle!
Fammi una risata gentile
Anche sulle tristi bugie di questo mondo
In questa distante città dell'Asia
Desideri, diventate luci!
---
La città, ogni giorno, una triste sagra
Di notte, le persone che lavorano vanno smarrendosi
Non dimenticare il sorriso
Tu che mi piaci tanto
Fammi sentire la parlata della nazione in cui siamo nati!
Non piangere, cantami una canzone!
Un sogno che chiunque ha dimenticato
Su questa collina della lontana Asia
Lacrime, diventate stelle!
Fammi una risata gentile!
Anche sulle tristi bugie di questo mondo
In questa distante città dell'Asia
Desideri, diventate luci!
---
Fammi una risata gentile!
Anche sulle tristi bugie di questo mondo
In questa distante città dell'Asia
Desideri, diventate luci!
Nessun commento:
Posta un commento