La seconda serie di Calcare è decisamente migliore della prima: costituisce un passo in avanti sia a livello di narrazione che di contenuto. Il generale qualunquismo degli italiani l'ha tuttavia inquadrata come una serie prettamente politica - "Oh, minchia, le zecche vs i fasci cattivi se li poteva risparmiare"; "roba troppo politica per me, spiace"; "troppo pesanteh", "troppo impegnata" ecc. In realtà Calcare non è mai stato un autore superficiale, fin da quando pensava in francese in mezzo alle cumpe coatte della sua periferia romana. Anzi, proprio da questa sua diversità nasce la poetica Calcariana, il dialogo con l'Armadillo/coscienza: l'ammissione e conseguente esplorazione di un profondo senso di colpa nei confronti di chi, contrariamente a lui, non ce l'ha fatta, o quantomeno non aveva la sua fortuna (i.e. l'istruzione, l'intelligenza, le origini medio-borghesi). "Questo mondo non mi renderà cattivo", come tutte le altre opere dell'autore, è infatti un distillato di senso di colpa e inadeguatezza, una cosa della serie "so di essere sempre stato un privilegiato, ora sono diventato addirittura un socialista da poltrona, ma voi, compagni miei delle strade e dei centri sociali, continuate a soffrire. E ciò secondo me è ingiusto".