venerdì 9 agosto 2024

Buonanotte PunPun e altre letture estive


In vacanza al mare la vita scorreva e io rimanevo in disparte, nel senso che nonostante i miei trentaquattro anni mi sentivo un po' come un vecchio Aschenbach al cospetto di innumerevoli, irraggiungibili  Tadzie. Ho nuotato fino al largo parecchie volte e ho letto numerosi libri: una lotta serrata contro la noia, che ultimamente mi accompagna ovunque. Ho quindi deciso di appuntarmi le recenti letture su Goodreads (una sorta di MyAnimeList dei libri), accompagnando il processo di archiviazione con alcune recensioni veloci e svogliate. In questo post faccio un elenco del materiale "consumato" da metà giugno a oggi: ogni opera avrà un voto da 1 a 5 e una recensione più completa e corposa rispetto a quanto avevo scritto su Goodreads. Guardando le etichette di questo post potrete farvi un'idea dell'elenco che seguirà (insomma, come sempre vado a sensazioni). 

 

 - Buonanotte PunPun (4/5)



Questa è la prima volta che mi sono approcciato ad Asano in vita mia, sebbene sia un mangaka molto noto a zoomer e millennial. Ho deciso di affrontare quest'opera per via delle tematiche in essa contenute (l'ossessione per il primo amore, il trauma della crescita) e dello stile di disegno simbolico (il protagonista e la sua famiglia sono rappresentati come uccellini stilizzati). L'arco narrativo, denso di riflessioni e ammiccamenti surreali, percorre la crescita di PunPun e dei personaggi che intersecano il suo cammino, dallo zio depresso fino all'immancabile psicopatica brainwashata dalle vendite multilivello. Non sono più abituato a leggere manga, quindi ho parecchio storto il naso di fronte ad alcune esagerazioni e colpi di scena improbabili (tutte cose tipiche del medium). Capisco che la società giapponese induca alla psicopatia, ma qui i problemi personali e i melodrammi sono in ogni dove, e ciò non è realistico. Fatto salvo ciò, Oyasumi PunPun è un manga intelligente e ha un significato ben preciso: con la dissoluzione della famiglia e l'assenza di amore materno, le vite dei figli rimangono segnate; si tende  quindi ad attaccarsi ai propri sogni infantili ma il prezzo da pagare, poi, per una banale legge di natura che è la persistenza del tempo, diventa troppo alto. C'è quindi il rischio che da uccellini si diventi innocenti diavoli. Inutile dire che mi sono ritrovato nelle tematiche del manga e che, forse per identificazione, Asano mi sia entrato in simpatia. Aggiungerei infine una lode alla presa in giro che l'autore fa di Dio, che viene rappresentato come una testa afro col sorriso spianato, e alla figura dello zio di PunPun, che forse è il personaggio più onesto della combriccola. 


- La  Bella Estate, di Cesare Pavese (5/5)



Si è parlato e scritto tanto di Cesare Pavese: viene insegnato nelle scuole, i dottorandi sottopagati ci fanno ricerca sopra e così via, pertanto c'è sempre il rischio di dire le stesse cose, o di dire banalità istituzionalizzate. Io, tuttavia, guardando il mondo letterario dall'esterno, ho sempre percepito Pavese come una sorta di incel ante litteram, ossia un uomo poco attraente obbligato a frequentare bordelli, a masturbarsi e a sfogare la propria libido repressa tramite la letteratura. Un'altra componente della sua personalità mi è sembrata il senso di colpa per gli amici uccisi, per il proprio privilegio, e questo lo fa altresì un Zerocalcare ante litteram, sebbene Pavese sia più maturo, consapevole e brillante di quest'ultimo (erano altri tempi: nel 1940 non c'era bisogno di andarsi a cercare la guerra con EasyJet). Ne La Bella Estate, tuttavia, non ho ravvisato alcuna delle suddette sfumature "adolescenziali" dell'autore: trattasi di un romanzo estremamente intellettuale anche se in esso non vi è alcuna riflessione; in pratica l'approdo finale di un incel nelle dapprima sconosciute lande della sofferenza femminile. Ne La Bella Estate la femmina simboleggia la vita: da un lato si ha la vita incorrotta che viene iniziata alla tortura delle passioni (Ginia); dall'altro la vita consumata dalla stessa vita (Amelia). L'uomo – i pittori – cerca di rappresentare la vita cercando di farla sua, di possederla sia carnalmente che intellettualmente; cerca di catturarla, ma la vita continua ad andare avanti nonostante tutto, la femmina continua a vivere nonostante tutto (notare che dieci anni dopo Pavese, maschio e quindi spettatore passivo della vita – la Wille, per come la intendeva Schopenauer –, morì suicida). 


- Resistere non serve a niente, di Walter Siti (3/5)



Il romanzo narra le vicende di Tommaso Alricò, un talento della matematica nato non a Cambridge ma nelle borgate de Roma. All'ovvia situazione familiare disastrata si aggiunge lo spettro dell'obesità, che gli causa problemi di bullismo e di mancanza di affetto femminile. Grazie a una serie di colpi di fortuna tuttavia Tommaso si ritrova a fare il broker per grossi istituti di credito; creerà poi il suo fondo insieme ad altri personaggi che non sono di certo degli stinchi di santo e, forte della liposuzione e del legame tra mafia e finanza, riuscirà infine ad ascendere agli alti ranghi della società italiana. Da ex bruttino schifato da tutte arriverà ad abbordare  – anzi, meglio, comprare – una modella mozzafiato che gli farà fare tutto ciò che vorrà (incluse le orgette sul barcone con altre fighe). La transizione a ricco vero è compiuta: Tommaso è uno di quelli che muovendo i soldi tengono per i coglioni aziende, P.A., politica e così via. Onnipotente, sì, ma comunque succube di traumi adolescenziali irrisolti e di un edipico complesso d'inferiorità (il padre galeotto, la madre rincoglionita). Manco a dirlo poi, il nostro, novello Epstein, corona la sua ascesa sociale scopandosi una bambina e uscendone fuori illeso: la sua trasformazione in vecchio Saturno che divora i suoi figli è così giunta a compimento – ho come le sensazione che ce ne siano tanti di questi Saturni a capo dell'Occidente. Detto ciò, Resistere non serve a niente è un  Siti un po' diverso dal solito, sempre col suo stile a metà strada tra cronaca e narrativa, sempre con quel narcisismo autocompiaciuto che lo fa un po' un autore à la Oshii. Ovviamente non mancano all'appello i dialoghi in romanaccio in stile Pasolini e le solite scabrosità d'autore; il libro dopotutto segue le orme di Petrolio, anche se questa volta l'oro nero è quello virtuale della finanza, il potere invisibile che tutto impoverisce e destabilizza. Il problema tuttavia è che essendo molto ambizioso, Resistere non serve a niente parte bene per poi perdersi per strada, con l'autore che a un certo punto non sa più che pesci pigliare. Il finale contentino tra l'altro lascia molto a desiderare, anche se è coerente con tutta la logica di "compiacimento" che tiene su la narrazione (logica che invalida la critica sociale che si voleva imbastire, sempre se ciò era nelle intenzioni dell'autore). Miracolo comunque che un libro del genere abbia vinto lo Strega nel duemilatredici: o il conformismo non aveva ancora monopolizzato la letteratura o più semplicemente l'autore era ormai troppo "grosso" per poter essere ignorato (oppure, forse, è stata soltanto una questione di moda, siccome lo stesso anno erano usciti altri libri sullo stesso argomento, come ad esempio Democrazia vendesi. Come la crisi economica ha dirottato politica, un tomo che trattava di svendita dell'IRI, di subordinazione della politica ai grandi gruppi finanziari nordamericani e così via. Insomma, un qualcosa che cercava di "resistere", un po' come le – giuste – lagne di Dibba su YouTube, anche se ormai c'è sempre più il sentore che "resistere non serve a niente"). 


- L'Identità, di Milan Kundera (5/5)



Un romanzo su una coppia in crisi che dice tutto quello che c'è da dire sull'identità, forse non proprio tutto, ma siamo lì. Beati comunque i vecchi che credono ancora nell'amore come forza totalizzante, come junghiano principio di individuazione del Sé; o almeno, beati i vecchi che quando erano in vita ci credevano,  sebbene iniziassero a intravedere le prime avvisaglie della postmodernità – "gli uomini non sono più padri, ma solamente dei papà, ossia dei padri a cui manca l'autorità di un padre"; "si ricordò di una sua vecchia teoria, secondo la quale ci sono tre specie di noia: la noia passiva: la ragazza  che balla e intanto sbadiglia; la noia attiva: gli appassionati di aquiloni; e la noia ribelle: i giovani che danno fuoco alle macchine e spaccano le vetrine dei negozi"


Oceano Mare, di Alessandro Baricco (1/5)



Sovrabbondanza di aggettivi, retorica e pomposità per un libro figlio del suo tempo e invecchiato male. La sostanza si perde nell'autocompiacimento borghese di chi scrive, uno sfarzo illusorio che vorrebbe tendere al misticismo (quello da salotto, non quello reale) ma invero, fin da subito, precipita nel nonsense più gretto diventando il figlio legittimo di Narciso, colui che si specchiava nell'oceano mare della vanità. La mia avventura con Baricco finisce qui: incredibile che uno scrittore così acclamato abbia scritto una tale inezia. L'onnipotenza del marketing, del saper vendere e del sapersi vendere. Che tristezza. 


- Follia,  di Patrick McGrath (3/5)



Libro avvincente, melodrammatico; me l'ha consigliato mia madre perché sa che mi piacciono le pazze. Follia narra la storia d'amore tossica e morbosa – nonché cliché – tra la moglie del direttore della struttura e un artista di bell'aspetto ricoverato per un efferato uxoricidio. La stupidità della protagonista (che supera di gran lunga la sua Follia) è il deus ex machina narrativo di un buon artigiano della scrittura quale è McGrath; paradossalmente il personaggio più interessante è il narratore, uno psichiatra che per compensare la sua incapacità di provare passioni gioca a fare il marionettista con chi dalle passioni non riesce in alcun modo ad emanciparsi. La storia la si divora in un colpo solo, passando sopra a sbavature e incongruenze grazie all'abilità dello scribacchino anglofono. Trattasi comunque di un libro commerciale che una volta terminato non lascia nulla; ma in fondo non è che tutti i libri debbano per forza lasciare qualcosa: l'importante è che quantomeno non siano nocivi, cosa molto comune nella letteratura dell'oggidì.


- Marabbecca, Di Viola di Grado (2/5)



La Di Grado è pure in gamba, ma ho come l'impressione che scriva sempre la stessa storia con lo stesso stile (ossia Fame Blu, che è una versione meglio riuscita del qui presente incontro omoerotico tra la maestrina frustrata e la strafiga fuori di testa). In questo caso a parer mio si fa fatica a discernere una presunta propaganda woke (le femmine che compiono la castrazione simbolica del maschio gretto e indesiderato e si danno al piacere?) al contenuto simbolico (il maschio goffo, egoistico e patriarcale rappresenta l'Ombra, da cui il titolo dell'opera?). Il tutto è poco polarizzato, talvolta kitsch ma viene comunque salvato dallo stile, figlio dei "come" e delle overdosi di aggettivi con i quali Baricco ha fatto scuola. 


- L'Iguana, di Anna Maria Ortese (3/5)



Scrittrice che viene talvolta citata più per far figo che altro, la Ortese ha una prosa difficile ed è una narratrice della solitudine, un po' come lo era Akutagawa, con il quale questo libro condivide altresì le tonalità fantastiche e nichiliste (dall'Iguana al Kappa il passo è breve). Akutagawa tuttavia è un autore (suo malgrado) universale, mentre invece la Ortese rimane fin troppo legata al suo tempo e a una critica sociale tipica dell'Italia che fu. La storiella del conte milanese vattelapesca che va sull'isola sperduta assetato d'avventura e là si innamora della povera "servetta" con la testa d'iguana, infatti, nonostante alcuni spunti e riflessioni geniali, è un'opera prolissa e a mio parere trascurabile. 


26 commenti:

  1. Hai mai letto "Tracce di Sangue" di Oshimi e "Adabana" di Non??Sarei interessato a una tua opinione su queste due opere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi sembrano due cose nelle mie corde, forse parto dal secondo dato che in passato mi avevano detto che Tracce di Sangue non era bello come Aku no Hana (che è un signor manga).

      Elimina
    2. Penso che "Tracce di Sangue" superi anche "Aku no Hana".Ah, un altro titolo che mi sono scordato di scrivere è "Yokohama Shopping Blog"(c'è anche l'anime da 2 episodi del 1998 che mertia un'occhiata).

      Elimina
  2. Spesso dalle parole traspare il pensiero profondo, io eviterei tutta la terminologia incel/redpill.

    Quando me ne parlarono, pensai che per qualche strana ragione a me ignota ad un amico si era bollito il cervello. Poi la realtà mi ha dato ragione, per carità sarò stato fortunato anche.


    Però ne sarei lontano, se non inquadrandola come pensiero nato dal disagio di una generazione incapace di elaborare la realtà.

    Gli incel, se.vogliamo dirlo, piu che i bruttini o quelli con lms basso sono i ragazzi che non riescono a reagire ad una società che li vorrebbe tutti Ugo Fantozzi, o al meglio i suli parenti messi un filo meglio.

    E un termine che usandolo accetti i modi di seduzione e di attrazione basati su LMS. Per mia esperienza e quella dei miei amici e colleghi... chi la pensa in quel modo non scopa.o.ha.le.peggio cesse,.chi la pensa diversamente si fa fighe di primo livello. A parita di lms

    Parlare.di traumi infantili, feritd difficili d condividere, vissute che pone a disagio... questo può aver senso. Ma cosa c entra.con Lms, incel e redpill. Nulla.

    Ti invito alla visione di.tutto Truffuat, in comparativa con Louis Malle. Per la produzione di opere omnie che alla fine sono state biografie intellettuali, di un ragazzo nato dav ero male e di uno nato davvero bene
    Cambia tanto, tantissimo, ma l.orizzonte incel non c e

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "incel", che vuol dire "celibe involontario", cosa che Pavese, stando alla sua bio, era eccome (tant'è che si ammazzato dopo che l'ennesima figa non gliel'aveva data).

      Elimina
    2. Credo che sia un po' riduttivo ritenere Pavese un incel. È vero che si lagnava dei suoi insuccessi amorosi, ma perlopiù si trattava di attrici e donne della borghesia che avevano solo interesse a divertirsi. Vista l'epoca in cui ha vissuto, non avrebbe avuto alcun problema a trovare moglie, l'epoca della competizione sessuale era ancora lontana. Leggendo "La casa in collina" si capisce che il suo è un malessere più profondo, dovuto ad una incapacità a vivere la vita. La ricerca di amori superficiali mi sa che era proprio una reazione quasi masochista a questo suo non riuscire a mettersi in gioco.

      Elimina
    3. Eh sì, ma l'incapacità a vivere la vita, l'inadeguatezza, secondo me non derivano tanto dal senso di colpa ma dalla mancanza di un vero amore giovanile. E' Questa la sua patologia imho. Infatti poi compensava sulle modelle, un po' come gli incel. La casa in collina tra l'altro lo sto proprio leggendo adesso. Lui a momenti è più alienato dall'essere madre della Cate che dalla guerra.

      Elimina
    4. Ti lascio terminare il libro e poi ci dirai cosa ne pensi a proposito. Comunque penso di aver capito perché lo definisci "incel", non lo è letteralmente ma rispecchia quel tipo di uomini che si sfogano su internet perché non hanno sesso facile con donne molto piacenti, senza rendersi conto della loro percezione distorta della realtà. Uomini che se fossero equilibrati potrebbero avere una relazione con una donna "media". Mi sembra più "l'inetto" di Italo Svevo nel suo Senilità.

      Riguardo il malessere di Pavese, non saprei dirti da dove viene, può essere che la sua adolescenza non vissuta derivi già da carenze sue emotive, che si è portato fino in età adulta.

      Un incel letterale e letterario lo trovi invece nel breve romanzo "Estensione del dominio della lotta" di Michel Houellebecq, più vicino alla nostra società. Lo stesso autore scrive in questo suo primo libro scrive che si resterà per sempre orfani dei primi amori non vissuti in gioventù.

      Elimina
    5. Sì, ho messo l'ante litteram davanti, per sottolineare un celibe involontario di altri tempi ( il tipico incel infatti si lamenta delle donne "medie" e punta all'attrice o alla modella). Adolescenza non vissuta poi credo voglia dire anche amore giovanile non vissuto. Ho cmq comprato il libro che hai detto: di Houellebecq in precedenza ho anche preso "Le possibilità di un'isola", ma non l'ho ancora letto. Penso cmq di capire la riflessione che mi citi: io l'amore giovanile l'ho avuto tardivamente, forse nei modi e nei tempi sbagliati, e questa discronia nonostante siano passati anni me la porto ancora un po' dietro, sì.

      Elimina
    6. "Le possibilitá di un'isola" mi manca, aspetteró la tua recensione. :) A proposito, mi piace il modo in cui recensisci i libri, badi alla sostanza, raro poterne leggere cosí oggi.

      Di Houellebecq ti suggerisco "Le particelle elementari", in generale mi é sembrato lo scrittore contemporaneo piú lucido in assoluto circa la nostra societá. Infatti molti francesi lo detestano, immagino non amino che gli venga sbattuto in faccia il risultato della "liberté" assoluta nelle relazioni umane.

      Elimina
    7. "A proposito, mi piace il modo in cui recensisci i libri, badi alla sostanza, raro poterne leggere cosí oggi."

      Oh, grazie. Anche voi che commentate siete in pochi, ma buoni.

      Ok per Houellebecq, da esterno comunque mi pare strano che critichi l'Islam, dato che l'Islam è uno dei red button ancora disponibili per emanciparsi dall'Occidente (io non potrei mai farlo perché non credo in niente: ormai sento di aver raggiunto una sorta di punto di non ritorno della conoscenza per il quale vedo le religioni come semplici meccanismi di salvaguardia della specie, delle cose che reputo utilissime ma che non riuscirei mai a praticare).

      Elimina
  3. Non so, al di la del fatto che la modella è (era?) un mestiere... ci sono ragazze molto belle che fanno tutt'altro.

    Piuttosto le modelle e affini sono abituate a ricevere proposte indecenti o cmq sono più a loro agio con l'essere oggetto del desiderio. Pero parlo di almeno 1/2 generazioni fa, in cui cmq non instagram o non c era o sd anchd c era non era così pervasivo.


    Incel a me da un idea del tutto opposta. Ovvero ragazzi in cui la conflittualita tra amore per la donna in quanto oggettl e in quanto soggetto non è sanata
    Si potrebbe dire che e dovuto ad un educazione sessuale di pornografia davvero da due soldi, ed educazione sentimentale forse anche peggio che disneyana per quanto politicamente corretta, infantile e idealista.


    Inevitabilmente ci cascano piu i figli del proletariato e della piccola/media borghesia che arrivano fin sui 30anni ormai con un vissuto erotico-sentimentale scarso e una maturità a riguardp che e Inevitabilmente quella di un 18enne, in ciò non aiutati anzi ostacolati dalla narrativa dominante.


    Purtroppo in certi campi si cresce solo facendo espeerienza, e tanta. Paragone odioso, se uno ha imparato a guidare sulle utilitarie o sulle macchine sportive la differenza si vede. Idem con le donne, e con la accessibilità delle stesse.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Evidenzio la cosa più importante e meno contraddittoria tra le tue riflessioni (forse l'avevo pure accennata in qualche mio post). Ossia:

      "la conflittualita tra amore per la donna in quanto oggettl e in quanto soggetto non è sanata. Si potrebbe dire che e dovuto ad un educazione sessuale di pornografia davvero da due soldi, ed educazione sentimentale forse anche peggio che disneyana per quanto politicamente corretta, infantile e idealista."

      Questo è vero, verissimo, lapalissiano, ed è la società che spinge in questa direzione: da un lato viene incitata la pornografia (donne e uomini oggetto) e dall'altro le pseudonarrative infantili (Disney, Netflix ecc., ossia donna principessa e uomo principe). La cosa crea quindi maschi e femmine che affrontano l'affettività in modo dissociato (ti voglio stuprare ma sei la mia principessa; voglio essere stuprata dal mio principe). Vedasi anche le sfumature di grigio, i fabbricanti di lacrime e tutte quelle cazzate lì. Ovviamente questo è il terreno fertile per il senso di inadeguatezza e la malattia mentale, perché siamo mammiferi e abbiamo bisogno di avere sicurezza dal partner (l'amore è un transfert sulle figure genitoriali e non deve mai diventare un transfert sull'intrattenimento).

      Elimina
    2. Li si parlava di incel, che non so come definire (niente sesso nell ultimo mese? Negli ultimi 3 mesi? )


      Io mi riferivo semplicemente al delta tra il consumo della piu sregolata pornografia e una vita sessuale sentimentale che ruota ancora in uscite stile 18enni e la speranza di una relazione stabilissima, con la compagnuccia stile liceo, che casomai spesso e pure frustrata (il desiderio di tale relazione dico).


      Sicuramente nella realta poi ci sono piuttosto moltissimi ragazzi che imbrigliati in tale logica non riescono a vivere bene la propria sessualita.
      Per le ragazze il problema credo sia piu un incapacita di darsi. Da questo il mio grande amore per l ultimo.film di takahata e per il sentirs francese.



      Nel senso casomai puoi volere bene ad una ragazza ma tr la.scopi e basta. Accetti che casomai non e piu in eta di fare la mogliettina perfetta, ti.godi il tempo con lei, la coccoli un po ma sai che non ti puo dare di piu. Questa mi sembra adultita, compromesso etc


      Che non dico e ideale, ideale e avere la 18enne da metterti in casa e farla studiare e trombartel mentre cresce. Tipo quasi fuori dal mondo. Ma tra quello e l incel ci sono vari gradi, no?

      Elimina
    3. Perdonate l'anonimissima intromissione... In effetti anch'io sono incerto se la migliore definizione di incel sia "persona che non riesce ad avere rapporti sentimentali/sessuali e fa di ciò il centro della propria personalità" oppure lo stesso ma senza la seconda condizione. La prima forse descrive meglio il fenomeno per come lo si vede, ma ho l'impressione che sia troppo restrittiva. Conterà anche il fatto che io potrei rientrare nella definizione più larga, ma forse non in quella più stretta :)

      Elimina
    4. Ciao *lui*, non ti preoccupare, intromettiti quando preferisci. Per me la definizione è semplicemente "celibe involontario affetto da vittimismo infantile". Nel caso di quelli ante litteram, tipo Pavese o Leopardi, non c'è la componente vittimistica perché la società non si era ancora "reinfantilizzata".

      Elimina
  4. Sull'amore giovanile non so. Mentre l attrazione per la ragazza giovane, al di la della lucentezza della pelle, è sempre esistito...

    Parimenti per secoli ci si divertiva e ci si innamorava di prostitute, servette e varie e poi ci si sposava.

    E non c'era tutta questa battaglia e conflittualità dei sessi di ora.

    Tutto il concetto di amore giovanile se non e post moderno, lo è sicuramente se gli si attribuisce tale centralità...

    A me vengono in mente Fitzgerald, splendor in the grass dj elia kazan... opere valide e che ho amato tantissimo, però rimane che in Europa attecchi piu tardi... non lo troviamo nella nouvelle vague e neppure in italia.
    Finanche orfeo e euridice, giovani lo erano certo entrambi ma forse neppure coetanei, non mi sembra cio centrale.


    Sicuramente serve il sesso e l erotismo fin da.giovani, ma il concetto di amore giovanile. Io parlerei piuttosto di esperienze erotiche soddisfacenti... e qui torniamo all importanza delle.parole come iceberg della propria intima visione del mondo

    RispondiElimina
  5. Una mia curiosità: per te cos'è un "libro commerciale"? Perché, se si parla di libri che non lasciano quasi nulla dopo la lettura, allora sicuramente possiamo includere nel calderone tutti i romanzi di pura trama, ma io provocatoriamente credo che anche i libri di puro stile, quelli che si leggono solo per la qualità della scrittura, non lascino quasi nulla dopo la lettura e vadano dunque bollati con questo marchio infame. Eppure chi avrebbe il coraggio di sostenere che i libri di Nabokov fossero commerciali?
    P.s. della Ortese è molto bello "Un paio di occhiali". Non so se abbia mai scritto altro di quel livello, di suo ho letto solo "Il mare non bagna Napoli", ma gli altri racconti della raccolta sono nettamente inferiori al summenzionato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, per me un libro commerciale è un libro scritto come mera opera di intrattenimento al fine esclusivo di vendere. Il primo Harry Potter ad esempio per me non è commerciale, perché è stato concepito con finalità auto riparative (i dissennatori e la depressione ecc.).

      Elimina
  6. Ho letto anch'io PunPun. E l'ho apprezzato molto nonostante la mia età. Anche io ho però notato i "melodrammi in ogni dove" Quel che mi viene da pensare leggendo questo tipo di racconti è che, in un certo senso, sono una forma di horror. Horror esistenziale, horror sentimentale. Non dicono bugie, eh. Estremizzano, esibiscono, estetizzano, si rivestono A fare un paragone un po' sghembo, trovo che qualcosa di simile a quel che Muccino dava a noi GenX (in modo ben meno raffinato rispetto ad Asano, ritengo). C'è una parte del fruitore "ideale" di queste opere che chiede all'autore: "sì, fammi male, ti prego". (quindi più "porn" che "horror"? No, tutto sommato direi "horror"). Nel caso di Asano credo serva anche agli adolescenti ad "adornarsi del proprio disagio" (non intendo "fare le vittime", ma farne una sorta di dato di identità). E' bello avere la lucidità di apprezzare questi lavori e contemporaneamente percepire il loro esagerare ed estetizzare. A prendere certe cose troppo sul serio si rischia di indossare un bel bias sulla realtà e scotomizzare un sacco di cose importanti. (ma questo, ahimè, capita anche da adulti, nell'immergersi in certi percorsi di studio e lettura senza fare le giuste "pause di decompressione").

    RispondiElimina
  7. Leggendo l’ultimo articolo della Soncini mi sono tornati in mente i commenti su Pavese sotto questo post, quindi ho pensato di copiaincollare qui l’estratto ricollegabile al discorso: “Moltissimi anni fa conobbi un uomo bruttino ma di gran successo presso le femmine, per le ragioni per cui gli uomini adulti hanno successo presso le femmine, ragioni che possono andare dalla parlantina ai soldi, dalla posizione lavorativa al senso dell’umorismo (il cliché femminile «voglio un uomo che mi faccia ridere» non ha eguali nel desiderio maschile: una donna che ti fa ridere la vedi perlopiù come sorella, non come una che vuoi sbattere al muro).Tuttavia quell’uomo era un coacervo di complessi rispetto al genere femminile che mi pareva inspiegabile, finché capii una delle cose più importanti che abbia compreso in giovinezza: al liceo non gliel’avevano data mai. È un’eventualità che vale solo per i maschi, perché una liceale che voglia che qualcuno frequenti le sue mutande deve alzare un mignolo perché si mettano in fila in dieci (è un divario tra i sessi che durerà tutta la vita, compensato dal vantaggio maschile nel diventare più fotogenici invecchiando, una parabola per le femmine rarissima). Il tizio che avevo conosciuto da adulto rubacuori, dunque, al liceo era stato solo bruttino, non aveva ancora quei vantaggi che ti concedono la vita, il passare del tempo, e persino il tuo stesso essere bruttino: se sei bruttino ti applichi, se sei bruttino sviluppi altre qualità, se sei bruttino cerchi d’essere almeno interessante. E tuttavia, una volta diventato interessante e spiritoso e di eloquio mirabile, non c’è successo con le donne in età adulta che possa farti superare la frustrazione d’essere stato quello cui al liceo non la davano. Neanche se a quaranta ti acclamano gli stadi, questo basterà a consolarti dell’essere stato il sedicenne che vedeva gli altri limonare nei bagni della scuola e mai veniva il suo turno d’essere il limonatore”

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Forse ripensandoci, l'unico punto di verita in tutto cio e lo schiocco della dita.
      Ma gia da ragazzo capii che non puoi voler fare innamorare una ragazza o sedurla per portartela a letto.
      È piu dignitoso pagare per il piacere del sesso, che si vuole molto spesso, e cercare poi un rapporto piu profondo e intenso, che però deve capitare.
      A me questo sembrava ovvio da subito. Cosi come era ovvio che chi aveva il soldo aveva la figa che i poveracci non avevano. E piu che per dinamiche di seduzione lms, molto spesso per cose piu pratiche.

      Tuttavia il problema incel è nuovo.

      Allora ho trovato la risposta... voler dare parola ai problemi delle classi basse, che prima soffrivano in silenzio, senza manco rappresentazione narrativa.
      E il problema del ricco non era certo la mancanza di sesso in generale, tipo schiocco delle dita.

      Al piu le passioni piu o meno corrisposte. Che non e la voglia di scopare.
      Mi viene in mentee Tristana di Bunuel... catherine deneuve, fa un po da motore immobile del film volendo riecheggiare la lettura erotica di Aristotele ma il rapporto che ha il garzone con lei è quello della masturbazione
      E nessuno lo vede come incel, solo come poveraccio.
      Come è ovvio e autentico.

      Il provlema è voler narrare le disgrazie delle masse, che sono povere e alla base della piramide per definizione... altro che lavatrice, tv e acqua calda.
      E per i ricchi essere inondati da questa narrativa e morale del pezzente che ahime fa danni.

      Da cui il fenomeno incel.


      Ultima nota. Tra le mie avventure a pagamento conobbi una modella, molto bella e anche intelligente e simpatica.
      Ricordo questa viveva di fronte all appartamento di un professionista di assoluto successo e ottima famiglia a milano. Non dico dettagli.
      Vabbe frequentandoci un po, a pagamento ma non troppo perche le feci subito chiaro che più di tanto non poteva chiedere mi racconta del corteggiamento di questo... con cui secondo me un po si piacevano.
      Ma lui sapeva che faceva solo la modella e non anche la puttana.
      E come lo ridusse ad una specie di orbiter finche non litigarono etc etc


      Credo che se le avesse proposto soldi o le avesse detto chiaramente quello che voleva invece di tentare di sedutla in modo politicamente corretto sarebbero stati piu felici tutti, e forse si sarebbe fatto un amante strafiga e costante a poco prezzo
      Per dire dei danni della narrativa politcamente corretta. Fini che litigarono, lui si prese qualche uno schiaffo quandk cerco di saltarle addosso, e ci soffri perché secondo lui era troppo povero per lei che andava solo con i super ricchi

      Elimina
    2. Boh, a me basta soltanto una compagna in grado di aiutarmi nelle cose della vita e di tirarmi su il morale, ovviamente carina perché ho un certo senso estetico. Poi del resto chissene.

      Elimina
  8. Non so, io gia al liceo mi rendevo conto di essere superiore agli altri.

    Mi capita tuttora al lavoro. Sotto ad un certo livello non riesco proprio a comunicare se non per le funzioni superficiali. Le persone con cui riesco a relazionarmi in genere sono di assoluto livello.

    Questo l'ho scoperto dopo, da cui tanta arroganza. Ma al liceo pensavo solo che dovevo trovare quella giusta, sapevl di essere superiore ma non pensavo così tanto.

    In relazione a me.
    Poi ero anche un amante della letteratura. E gia questionavo molto il sistema attuale, del tipo a 13anni smisi la tv. A 18 smisi i videogiochi.

    Nel senso i ragazzi che facevano i fighi per essere alternativi ed intelligenti a me sembravano ritardati.

    Sinceramente a me non interessa manco avere successo con le donne. A me interessa che me le diano e che passino del tempo con me quelle che mi piacciono. Non di avere successo.

    Per i nuovi fantozzi però forse e vero.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quindi questo blog è di "assoluto livello", buono a sapersi. Tipo gli egizi, ecco.

      Elimina
    2. La correlazione interessante con gli egizi è che si potrebbe dire che hanno fatto una religione del disturbo da accumulo, in modo esponenziale. Credo a saperlo basta aver studiato bene un libro di scuola elementare, se poi uno approfondisce anche meglio.

      Ora cose random, sono l'unico popolo che aveva la raffigurazione delle principale divinità come itifallica, per non dire delle ripetute rappresentazioni di piante a loro dire afrodisiache, l'importanza data al trucco etc.Si capisce la quantitò percentuale di questo però solo andando direttamente li. E poi l'incesto legalizzato per il faraone.

      Curioso come un altro maniaco sessuale da manuale,Howard Hughes, avesse più o meno un pò tutte le stesse cose... In uno dei miei viaggi li lessi poi Ada o Ardore di Nabokov, che con il mondo egizio e Howard Hughes presenta a sua volta varie affinità.
      è come se quello che da bambino mi affascinava solo per sense of wonder, o forse intuizione... per esempio non sono mai stato particolarmente attratto dalla cultura greco-romana, poi mi abbia anche interessato per la sostanza.

      Cmq si.

      Elimina