domenica 25 agosto 2024

Hazbin Hotel, Prima Stagione: Recensione easy



In un posto che frequent(avo) c'è molto hype su questo cartone animato creato da Vivienne Medrano, che da quel che leggo in giro è un'animatrice autodidatta venuta su grazie a YouTube. Dato il successo dell'episodio pilota della serie, Amazon Prime ne ha comprato i diritti e ne ha finanziato la realizzazione della prima stagione, otto episodi abbastanza digeribili di un musical alla newyorkese in cui i canoni infantili Disney vengono sporcati e decostruiti per lanciare alcuni messaggi sulla società americana. Sia a livello di grafica che di trama niente che non si sia già visto: Charlie Morning Star è la figlioletta di Lucifero, il Re degli inferi, e  un giorno decide di aprire un Hotel per permettere alla sua gente di redimersi in modo tale da ascendere al paradiso. Charlie è la principessa di un inferno che assomiglia più agli slums di New York City che all'inferno dantesco: night club, gioco d'azzardo, droga a go go, completa mancanza di empatia nei confronti del prossimo,  spazzatura per le strade e arrivismo spietato. Il turpiloquio degli abitanti dell'inferno d'altro canto rafforza  il tutto, manco Charlie fosse la reginetta di Quarto Oggiaro. Ciò premesso, il fardello che la protagonista ha deciso di caricarsi sulle spalle non è banale: esso infatti è un maldestro tentativo di evitare gli stermini di massa commissionati dal paradiso, l'equivalente della upper town newyorkese, che periodicamente manda lo sbirro Adamo a "ridurre la popolazione" di un inferno sempre più sovrappopolato. Tutto molto interessante per un cartone animato contemporaneo (per di più ameri-cano!), una cosa da visionare con zero aspettative. 




All'idealista Charlie – in fondo è la figlia del ribelle per eccellenza – si uniranno altri personaggi: oltre all'insopportabile fidanzata Vaggie abbiamo Alastor, il demone della radio, un personaggio estremamente potente e carismatico che chissà per quale motivo decide di supportare la protagonista; Angel Dust, un* pornoattor* con un BPD grosso come una casa, sfruttat* e abusat* dal suo pappone/spaccino (wow, un'opera americana che critica la pornografia, ci stiamo evolvendo); un demone gatto alcoolizzato, Husk, e poi altri molto meno caratterizzati dei principali (a parte Lucifero, ovviamente). Alastor regge tutto lo show: il demone cervo è l'archetipo dell'aiutante misterioso, potente e ambiguo fino alla fine; le sue battute sono brillanti, la sua tendenza a odiare la tecnologia e il presente a favore di un passato idealizzato è molto interessante (sono io!). Con Alastor al suo fianco, Charlie è paragonabile a una Elsa che può contare sulla potenza di un Ade, di un big villain Disney qualsiasi, e su questa trovata da fanzine la serie ha fatto incetta di discussioni e teorie speculative da parte dei nerd di Reddit. 



Charlie ha i daddy issues e non riesce a realizzare i suoi titanici obbiettivi, nonché a stare al passo con l'eredità luciferina (in fondo l'opera è il parto di una millennial, quindi niente da stupirsi).I negoziati con Adamo e il paradiso infatti vanno subito in fumo, e quando Charlie capisce che la cooptazione sociale del suo popolo non è possibile (un brutto colpo per il sogno americano, no?) non rimane altro da fare che la guerra. Lucifero, da Great Gatsby depresso e passivo che era, riscoprendo il rapporto con la figlia tornerà a essere cazzuto, ed ecco il conflitto di classe che scorre potente in un cartone animato finanziato da un miliardario senza capelli. Non posso fornire un giudizio sulla storia perché le varie sottotrame legate ai personaggi principali rimangono aperte in vista della seconda stagione; la cosa che posso dire è che (almeno) Hazbin Hotel mi ha tenuto compagnia per un po', il che è già tanto. Detto questo, l'altro fulcro del cartone animato della Medrano, a parte le frecciate a una società americana messa sempre peggio, a mio parere è la riabilitazione della figura genitoriale, che alla fin fine penso sia il ciclo risolutivo della rabbiosa psicologia della nostra generazione (il padre forse è più odiato dagli zoomer che dai millennial: i primi concepiscono il mondo come liquido e orizzontale; i secondi invece, essendo stati cresciuti dai nonni, lo vedono ancora bello verticale).  



Le canzoncine ovviamente mi hanno fatto cagare, ma ce n'è una in particolare che ha un messaggio abbastanza carino. Angel e Husk, infatti, entrambi con forti dipendenze (dipendenze che vengono neanche troppo metaforizzate dai loro "contract  from below", volendo citare una carta di MtG), dopo una serie di eventi diventano più close e cantano qualcosa del tipo "siamo dei perdenti, siamo fottuti, ma meglio mangiare merda in due che da soli". Per chi conosce bene la spietatezza della società americana, da questo e da molti altri hint si capisce dove vuole realmente andare a parare la serie. Hazbin Hotel in conclusione è sì il prodotto di una società reinfantilizzata (infatti fa il verso a Disney ma è vietato ai minori di diciotto), ma in esso ho scorto vari allarmi: siamo bambinoni, sì, ma bambinoni demoni poveri e i ricchi angeli ci stanno fregando; abbiamo questo mito del cannibalismo sociale, sì, ma questo mito ci sta uccidendo (infatti non a caso c'è una puntata in cui Charlie galvanizza il girone dei cannibali). I bambinoni sono pur sempre umani, dopotutto, e la redenzione, la crescita, dovrebbe sempre essere possibile. 



12 commenti:

  1. "il padre forse è più odiato dagli zoomer che dai millennial: i primi concepiscono il mondo come liquido e orizzontale; i secondi invece, essendo stati cresciuti dai nonni, lo vedono ancora bello verticale" cit.

    Credo si tratti di una generalizzazione errata. Non dimentichiamo inoltre che l'autrice è americana, ed ivi i rapporti con "i padri dei padri e le madri delle madri" sono molto meno forti che nel nostro di contesto.
    Inoltre, nel nostro di contesto, lo stereotipico "zoomer" avrà avuto molte più modalità di avere, crescendo, contatti con i nonni, almeno per via telematica, rispetto allo stereotipico "millenial". D'altro canto, nel nostro caso, se non altro il millenial tipico avrà una memoria positiva delle estati e le giornate passate coi nonni e quant'altro, meno, anche se non necessariamente, lo zoomer tipico.

    Non sono convinto. Non dimentichiamo che la differenziazione tra millenial di tardo corso e zoomer della prima ora non è che sia facilmente definibile. D'altra parte padri e madri assenti sono comuni a zoomer e millenial in vaste proporzioni.

    Direi, più precisamente, che il millenial avrà avuto una, quantomeno fugace, aspettativa in positivo durante la parte più critica (Dopo l'infanzia) del periodo di formazione (Adolescenza), poi puntualmente e prevedibilmente delusa in età maggiore. Lo zoomer non avrà mai avuto alcuna aspettativa in positivo già dall'adolescenza (Ergo, non conosce la giovinezza spensierata), e raggiungerà la maggiore età già consapevole di essere rovinato, similmente al mondo circostante.

    Ma ovviamente queste sono enormi generalizzazioni che valgono sopratutto per accademici necessitati al riempire i loro fogli per ottenere fondi necessari a tenere le proprie cattedre.

    Non me ne voglia F. Granziera, ma credo che la sopracitata citazione sia stata perlopiù una più o meno inconsapevole auto-proiezione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, più che auto-proiezione è frutto dell'esperienza personale: tutti i millennial che ho conosciuto, e sono veramente tanti, hanno come imprinting il modello sociale vecchio stampo, ossia quello del boom economico e della silent generation. Questo perché sono vissuti a contatto con quel tipo di nonni lì (e hanno iniziato a sperimentare la caduta di tale modello nell'esperienza dei loro genitori). Infatti, come tu scrivi,

      "Lo zoomer non avrà mai avuto alcuna aspettativa in positivo già dall'adolescenza"

      Questo perché IMO è nato troppo tardi per esser stato testimone delle frattaglie del boom economico settantino.

      Per il resto la mia osservazione è buttata lì per aprire spunti di riflessione/dialogo, volendo anche per provocare. E' tutta una questione di forma mentis, ogni generazione ha la sua perché ogni generazione è nata e si è sviluppata in un contesto diverso. I millennial sono a cavallo tra il "vecchio mondo" e il "mondo nuovo", anzi, il "baldo mondo nuovo".

      Elimina
  2. L'imprinting del passato credo sia alla base anche di molti danni che alle donne sono stati permessi attualmente, in parte supportati anche da una certa legislazione.

    Mi spiego... se io vado da un medico, da un poliziotto o da un napoletano con aspetto da libro di Saviano mi aspetto da ogniuno un certo comportamento, ho delle aspettative che potranno o meno essere deluse superate etc.

    Le aspettative si basano sul passato.

    A mio avviso è come se le donne godevano di un enorme credito di "buona reputazione" che si sono consumate nell arco di 1/2 generazioni.
    Quando prima parlavi di strapotere di una darkettona di 1,9m - a parte che a me una ragazza che sta sotto alle mode sembra ritardata, quindi vabbe sarebbe un minus l abbigliamento da darkettona - lo strapotere c'e ed e.trasversale.se.è.qualcuna da cui aspettarti piu di una scopata.

    Altrimenti e limitata.

    Non so se mi sono spiegato... si veniva da una generazione in cui se ti sposavi una figa era garantito chr te.la.scopavi per tutta la vita, se era ricca potevi contare sui suoi beni.
    Oggi se sei oggettivo devi mettere un divorzio, anche sanguinoso, in conto.


    Credo parte di quel credito cmq ancora ci sia, ma credo la situazione stia implodendo....tra rappresentanzioni disneyame e gli sfoghi rapper/trapper

    Credo la situazione del rapporto tra i sessi cambiera quando gli uomini saranno abbastanza duri e maturi da trattare ogniuna per quel.che effettivamente da... vai a fa€# l'erasmus e mi lasci 6 mesi a farmi le.seghe, me ne cerco una che ci tiene di piu a me. Devi fare tardi a lavoro, rientri stanca e devo cenare da solo, idem.

    Purtroppo oggi viene prikosdo un mito di amore come supporto alla propria ragazza in tutte le cazzate che le vengono in mente, a mio avviso è deleterio e diseducativo.


    Comunque sta cambiando, le colleghe con una vita sentimentale non disastrata specie se carine e chr dunque il partner se lo sono scelto noto chr hanno l intelligenza,.anche la.furbizia devo dire , di fregarsene dj lavoro, cazzi e mazzi, e dare alle cose il loro giusto peso. Ma sono pochissime. In genere sono ancje belle.ragazze, come.direbbe.Federico le morali del risentimento, o da formazione reattiva...., non funzionano.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "era garantito chr te.la.scopavi per tutta la vita, se era ricca potevi contare sui suoi beni."

      Non è così semplice, stai idealizzando il passato. Le corna sono sempre esistite, ambo le parti. Il problema della nostra epoca è il caos, il vivere nella postmodernità, ossia in una società liquida. C'è chi riesce ad adattarsi - tipo la darkettona alta 1 e 90 che si apre l'Onlyfans e/o i fot(t)ografi che la pagano anche tot soldi all'ora per farle il bondage -, e chi non riesce, tipo ad esempio certi millennial venuti su col nonno industriale vecchio stampo. Anche il cartone animato qui recensito ha in sé tutte queste contraddizioni, anche se non riesce a risolverle, anzi, fornisce a esse una risoluzione prettamente infantile (salviamo tuttoh, la societàh, i poverettih...). Questo perché, appunto, è stato scritto nel 202X, non nel 199X.

      Elimina
  3. Capisco. Avevo in mente i bot e gli pseudo-intellettuali di reddit, i quali passano le giornate sui propri improbabili sistemi di classificazione generazionali (Per esempio, lessi un "Qualcuno nato nel 1993 è 90% millenial, 10% zoomer". Eh?). Ma qui l'interpretazione è meno cronologica, e più in senso lato.

    Detto questo, ricordiamo che anche parecchi zoomer hanno nonni della silent generation, se non altro perché le loro madri, tendenzialmente, li hanno partoriti abbastanza in là coi tempi.

    Se mi concede una correzione, "Boom economico settantino", non me ne voglia, non si può sentire.
    Direi "boom economico dei 50/60" (Stramorto con la crisi del dollaro e del petrolio nei primi 70), o "boom economico degli 80/primi90" (Stramorto entro la fine dei 90 tra crisi dot.com, prezzi del petrolio, ed attentati vari).
    Lei F. Graziera probabilmente non ha visto nemmeno il secondo perché troppo piccolo, quelli nati nella seconda metà dei 90 nemmeno con il binocolo l'avranno intravisto (In pratica cominciarono le scuole elementari/materne subito dopo l'11 Settembre, immagino i primi zoomer veri e propri).

    Parlando infine di forma mentis, mi sembra che lei attinga le sue esperienze umane sopratutto all'area del Nord. In quel contesto, almeno fino a circa la fine degli anni 2000, ancora un pò si sentiva quell'etica di fondo imprenditoriale che stimolava i "gggiovani" a darsi da fare (Ma già la situazione era malmessa, anche prima della crisi del 2008, inutile indorare il periodo). Immagino quindi, in tal ottica, che i millenial di cui parla siano anche "venuti su" durante gli anni 2000 (Che terminano funzionalmente con la crisi del 2007/2008), e che gli zoomer invece siano "venuti su" dopo, già armati dei primi smartphone con schermo tattitile (Mentre negli anni 2000 c'erano solo i "videofonini") a buttare il tempo sui vari youtube/twitch e quel che è seguito.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, hai ragione a correggermi l'imprecisione, ma comunque di certo la crisi del petrolio ecc. non avevano scalfito le ricchezze accumulate grazie al piano marshall, siccome queste ricchezze sono tutt'oggi l'unica cosa che previene la popolazione italiana dal collasso economico (le case di proprietà, le eredità dei nonni ecc.). Il lavoro, quello normale, non crea più ricchezza e l'ascensore sociale è bloccato, a meno di non fare i trapper o mettere su strane startup che attuano strategie predatorie sul mercato. I millennial sono vissuti in questa transizione tra ascensori funzionanti e ascensori bloccati, gli zoomer sono nati nell'era degli ascensori bloccati (i figli delle macerie, di cui Calcare). Se cmq questo discorso sembra troppo soggettivo, diciamo semplicemente che i millennial sono cresciuti durante la digitalizzazione e mondializzazione della società, mentre invece gli zoomer dopo di essa.

      "i millenial di cui parla siano anche "venuti su" durante gli anni 2000"

      Esattamente. Per millennial intendo i nati dall'85 al 95.

      PS: "Lei F. Graziera probabilmente"

      GraNziera. Perché tutto questo "attaccamento" al mio nome, comunque? Ci conosciamo? Io non scrivo "lei, Cipollozzo".

      Grazie per i commenti, comunque (tutti ben scritti, non c'è che dire).

      Elimina
    2. Mi scusi per la faccenda del cognome.
      La forza dell'abitudine fa sempre capolino a ricordarmi il cognome che utilizzava in precedenza, prima di cambiarlo per ragioni personali che posso presumere dai suoi post, ma che mi asterrò dal menzionare in questo contesto, ovviamente, per educazione.
      E quindi, evidentemente, quando sono stato costretto a rinfrescare la memoria relativa al nuovo cognome, devo aver sbagliato a leggere (Il font sottile del blog sul background slavato un pò confonde i tratti dei caratteri)

      Per il resto, le formalità le utilizzo sopratutto per una questione di automatismo personale, dovuta all'abitudine professionale e non.
      Riconosco sia un pò anomalo correntemente, e, in aggiunta, esordire repentinamente con un "Tu, Akira/Francesco" mi sembrava piuttosto scortese.
      E no, non ci conosciamo, pur avendo personalmente fatto capolino presso questo spazio diverse volte nel corso degli ultimi anni.
      Anche per questo ho preferito la più diplomatica formalità. I registri più bassi, troppo diretti, nel caso avessi menzionato fatti contenuti in un post di anni addietro, avrebbero possibilmente reso l'interazione un pò sbilanciata nei suoi confronti, avendo io anche seguito una sua live tempo addietro (Pur senza interagire), quindi, in sostanza, io qualcosa so di lei, ma lei non sa nulla di me, ergo cercavo anche di esser rispettoso (Ma forse ho esagerato nel compensare).

      Quindi, registro medio/alto causa automatismi personali sommati alla necessità di non essere scortese.

      PS:
      "Per millennial intendo i nati dall'85 al 95".

      Tralasciando di menzionare gli "age brackets" definiti delle miriadi di istituti che si cimentano nella definizione di questo intervallo "generazionale" (Invero, troppo breve per essere una "generazione" per definizione vocabolaristica, è più propriamente una categoria sociologicamente rilevante), personalmente, direi che un "age bracket" tra il 1979-1993 meglio definisca la categoria dei millenial, ovvero coloro nati "a cavallo" tra i "due mondi".
      Aver avuto tra i 20-30 anni negli anni 2000 meglio rende l'idea dell'essere "a cavallo", nel mezzo dei due mondi, ovvero di aver trascorso l'infanzia e l'adolescenza in altra sede, metafisicamente parlando, ma di esser "venuti su" adulti in ben altro contesto. Ovviamente anche il "nuovo mondo" cede il passo a partire dal 2007-2008, e, direi, le conseguenze le stiamo ancora vivendo. Mia personalissima opinione, ovviamente.

      Permane un'ovvia limitazione, ovvero che, in entrambi gli "age bracket" considerati, due fratelli di stessa famiglia relativamente funzionale, uno del 1992, l'altro del 1997, risulterebbero aver avuto esperienze drammaticamente diverse (In accordo a questi sistemi di classificazione per anno di nascita), fatto ovviamente falso a meno di situazioni estreme, e che evidenzia l'ovvia limitazione di questa pretesa, più metafisica che scientifica, di incastonare le tendenze degli individui a partire dal relativo anno di nascita. Mia personalissima opinione anche quest'ultimo paragrafo.

      Elimina
    3. "Ma forse ho esagerato nel compensare"

      Nessun problema. Io comunque, nonostante qui mi atteggi a intellettualoide annoiato, in realtà sono una persona molto alla mano, avendo origini umili. Per il resto grazie per la disamina, anche se di mio noto molte radicali differenze tra una persona di vent'anni, e quindi un adulto, vissuto nei fatidici anni 00 e un ragazzino vissuto negli stessi anni. Il ragazzino ha la mente più vivace e malleabile, quindi più impressionabile. Io e molti altri, quando ad esempio vedevamo Evangelion da ragazzini, rivedevamo noi stessi. L'attaccamento che ne derivava infatti era viscerale (mi viene in mente la scrittrice Eleonora Caruso pure lei venuta su con quel totem: il suo ultimo libro tra l'altro è un libro sui millennial). Una persona di vent'anni ha altre cose per la testa rispetto a un adolescente: il mondo magari è come un tappeto che gli viene sfilato da sotto i piedi e lui cerca di non cadere e di andare avanti; il ragazzino invece si attacca alle poche cose che gli danno gioia e identità. Cose che poi diventeranno totem generazionali. E ogni generazione ha i suoi, ciò è innegabile. Un nato nel 79 non può avere lo stesso bagaglio culturale e totemico di un nato nel 90. O se ce l'ha, il rapporto identificativo e proiettivo è differente, perché tra il 79 e il 90 sono passati troppi anni e a un certo punto il mondo ha iniziato ad accelerare con i suoi cambiamenti. Per questo andrei a spanne più corte nel definire gli intervalli temporali. Per il resto, un eccesso di scientismo non lo consiglio a nessuno, alla lunga può diventare una trappola. Siamo umani in fondo, non macchine.

      Elimina
    4. Comprendo il suo punto di vista.
      Il mio è basato un pò più su ricerche "alla mano" nel definire l'intervallo di "age bracket" che ho definito, ad esempio considerando questo pezzo d'archeologia del web: https://lonez.tripod.com/

      Potremmo stare giorni ad azzuffarci sul se questo o quest'altro anno di nascita sia più da millenial o da altri, quindi non la disturberò ulteriormente sull'argomento.

      Detto questo, "il mondo ha iniziato ad accelerare con i suoi cambiamenti". Finché non si è pressoché fermato, vorrei aggiungere (Almeno dal punto di vista della cultura "pop", ma probabilmente anche oltre). Una percezione che ho notato serpeggia anche nei circoletti degli ottimisti per definizione, è che, da qualche tempo, tutto sia fermo. La maggior parte delle lamentele in questo senso è che ancora siam fermi, consumisticamente, dopo 15+ anni, ad "Android vs Apple" o a "Media tradizionali vs Internet", o che ancora siam a blaterare sulle stesse identiche piattaforme da più di un decennio oramai. La lamentela passa per il luogo comune "Una volta c'era più innovazione".

      Tralasciando l'aspetto consumistico molto limitativo, devo anche io concedere la percezione che ci si ritrovi in una sorta di stagnazione secolare, anche se personalmente l'ascrivo al mero fatto che l'assetto corrente, semplicemente, non abbia più niente da fare o da dire, a parte scivolare gradualmente verso il basso per i più.

      E' però una percezione strettamente connessa al periodo di formazione. Nel suo caso, lei probabilmente ricorda le bombastiche previsioni dei sentieri dorati fine millennio, poi puntualmente disattese, ed un pò si sono radicate in lei (E' anche vero che lei è anche stato scienziato, ergo forse un pò è attaccato romanticamente all'idea di "progresso" come metafisica), come in molti altri.
      Quelli venuti prima, già avevano ben altro per la testa. E quelli venuti dopo, o non possono ricordarsele, o non erano neppure nati.

      Ovviamente anche qui potremmo passare i giorni a dire e ridire sul come non sia assolutamente così, e che le scoperte e le innovazioni avvengano anche al giorno d'oggi come da sempre. Tuttavia, se mi permetterà, le dirò che, in assenza di genuini cambi di paradigma, gli incrementi son sempre marginalmente decrescenti, e che comunque non vi è alcune garanzia che tali incrementi portino beneficio ai più.

      Elimina
    5. " Finché non si è pressoché fermato, vorrei aggiungere"

      Sì, si è fermato, chiaro. Si chiama stagnazione postmoderna, ma è una stagnazione filosofica: la tecnologia continua inesorabile il suo cammino, e ciò è innegabile. Per dirne una, dalle board online ai social fino alla pandemia i cambiamenti sono stati repentini, soprattutto nella percezione del mondo (esempio banale: conobbi la mia ex fidanzata qua dentro, in un blog, cosa che oggi sarebbe impossibile dato che le femmine sono quasi tutte su Instagram). La pandemia comunque per me è stata l'ultimo grande spartiacque, anche parlando della mia stessa vita personale, come di quella di molti altri. Il mondo post pandemia è molto più atomizzato e scricchiolante di quello pre pandemia. Le persone sono anche cambiate (in peggio, ovviamente).

      "anche stato scienziato, ergo forse un pò è attaccato romanticamente all'idea di "progresso" come metafisica"

      In realtà no, per me un eccesso di progresso tecnologico "uccide" la natura umana, come ho fatto notare in alcuni miei scritti. Il dio della postmodernità è la tecnologia e i cambiamenti del mondo, negativi o positivi che siano, dipendono da come essa evolve. Potevo credere nel mito tecnologia = spirito hegeliano quando ero ragazzino, ora che sono cresciuto mi sento più vicino a Schopenauer e Heidegger.

      Come scrivevo all'altro anonimo, comunque, il problema di un "intellettuale" nell'oggidì è quello di vivere nella postmodernità, ossia in un mondo liquido, animalizzato e senza punti di riferimento stabili. Questo tipo di mondo avvantaggia tutta una serie di individui, diciamo quello più frivoli, e ne taglia fuori un'altra fetta, diciamo pure quelli come me (a meno che non mi metta a fare la parte del pagliaccio, si intende). Certo, Moravia già lo scriveva nei suoi libri, c'è stato abberlusconi che ha riempito di cazzate le televisioni, ma da questo tipo di stagnazione alla ragazzina che scrive "h0 sk0p@t0" sulle storie Instagram mezza nuda ce ne passa. E' una questione di quantità, non di qualità (cit.) E l'accelerazione in questo senso è stata bella potente, soprattutto nel modo in cui queste piattaforme sono diventate sempre più capziose (ora ad esempio l'algoritmo non ti lascia neanche più pensare: sa lui cosa scegliere per te in base a ciò che hai digitato sulla tastiera, per fare un esempio). Non parliamo poi di quando le IA arriveranno a pieno regime. Quindi sì, mondo umanamente, culturalmente e socialmente stagnante, ma dotato di una tecnologia che continua imperterrita ad andare avanti a discapito dell'uomo (e per forza, direi, dato che i big ci investono miliardi e si sono fatti i miliardi grazie a essa).

      Elimina
  4. Una delle mie canzoni preferite era settimana bianca dei baustelle.

    Faceva tipo... se vedete tipo un austriaca in seggiovia sorridete, provateci lei è sola come voi... siate soli.


    C'e sempre speranza, e credo che per le persone particolari alla fine la tecnologia sia stato un vantaggio, pur tutto considerando. La difficoltà e prenderle prima che la vita si sia loro.troppo ingarbugliata.
    Tra una che ti piace e accetta le tue avances, ti risponde
    di no con simpatia perche e gia impegnata o ti deride come sfigato spesso c'e solo la.vita e quel.che è capitato nel mentre.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In realtà la cultura delle dating app ha reso persone e rapporti usa e getta: anche in questo caso il mondo è cambiato ed è difficile trovare persone così sole da riuscire a non farsi influenzare da queste ultime tendenze. Adeguarsi al male è la via più semplice, più umana, quella che comporta il minimo sforzo possibile.

      Elimina