Quando uno capisce la diversità delle persone, è diventato veramente adulto. [Shito]
Ho voluto riscrivere una mia versione de Le Voyage au Boit de la Nuit di Céline. Ma siamo nel post pandemia a Milano, non c'è la guerra, e io non sono francese. C'è comunque il termine della notte, quello è inevitabile. [Io]
Ulrico mi piace come protagonista per la sua non convenzionalità nelle reazioni, per il suo essere sempre un po' in balìa di tutto, perché non veste i panni falsi di un eroe, ma anzi... [F.A., scrittrice]
La storia di Ulrico Niemand, un "Nessuno" di nome e di fatto, delle sue relazioni e della sua crescita in un mondo scomodo e apparentemente fuori misura. È difficile trovare il proprio posto e spesso i rapporti si attorcigliano per poi dispiegare. Una trama fitta: misteri, colpi di scena, debolezze, vendette. Gli ingredienti ci sono tutti, dosati con sapienza. Ottimo lo stile narrativo. [Valutatore Anonimo]
Dato che un piccolo editore della provincia di Bari ha deciso di pubblicarmi il libro, un libro che uscirà a breve e che ha assorbito gli ultimi due anni della mia vita, e di pubblicarlo proprio a me, emerito Signor Nessuno della società italiana (ah, esiste veramente una "società italiana"? Forse mi sbaglio), ora mi chiedo: cosa dovrò dire della mia opera nelle presentazioni che sarò tenuto a fare? Il libro di punta della casa editrice, quello che ha venduto di più, che sta in alto nelle classifiche di Amazon eccetera eccetera, è quello di una ragazza borderline che racconta le sue sofferenze e le sofferenze che ha inflitto agli altri. Un'autobiografia molto sincera e onesta, ben scritta, tant'è che la ragazza in questione è finita pure in TV e ha avviato sui social un'attività parallela alla scrittura. Il mio libro, pur non essendo autobiografico, parla anch'esso di disturbi mentali e disagi sociali (e da qui credo sia nato l'interesse dell'editore), anche se, salendo sul predellino, non posso di certo dire "oh, raga, è la storia della mia vita di merda". E tutti: "poveraccio, ci fai quasi pena, mo' te lo compriamo". Questo perché Antropofogia, questo il titolo, è un'opera di narrativa, una cosa che vorrei avesse vita propria e, soprattutto, fosse slegata dalla figura del suo autore, cioè io. Ciò premesso, trattasi della storia di tre personaggi che hanno avuto gravi latenze genitoriali, che si ritrovano a lottare per sopravvivere in un mondo in cui le battaglie non avvengono mai ad armi pari, e in cui dietro a una facciata di buonismo, ottimismo e parvenza di benessere giace quel vecchio istinto antropofago che ha sempre caratterizzato la razza umana: una razza umana la quale, stordita dalle sue stesse nevrosi, dalla tecnologia e da falsi miti del progresso, è incapace di prendere coscienza della sua inevitabile autoconsunzione.