Titolo originale: Digimon Tamers
Regia: Yuko Kaizawa
Soggetto: WiZ, Chiaki J. Konaka
Sceneggiatura: Chiaki J. Konaka
Character Design: Nakatsuru Katsuyoshi
Musiche: Arisawa Takanori
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 51 episodi
Anni di trasmissione: 2001 - 2002
Nel 2001, nonostante il passaggio al nuovo millennio
fosse già avvenuto, le leggende sul fantomatico millennium bug
non erano ancora del tutto
svanite. In Giappone – e non solo - nei primi anni della
“nuova era” il contesto non era poi così diverso rispetto alla
seconda metà degli anni novanta; la transizione verso un orizzonte
temporale ignoto e a suo modo “astratto”, assai mitizzato e
temuto dai media, portava con sé tutte le vecchie fobie e paranoie
di una società decisamente poco disposta al cambiamento, che aveva
sperimentato il peso dell'incertezza con la crisi economica novantina
e, sin dagli anni ottanta, ricercato una comunione animistica e
sacrale con la tecnologia, la quale, venendo percepita come un
qualcosa “divino” grazie allo shintoismo, quando s'incominciò a
pensare che potesse manifestare i suoi lati negativi - sopratutto se
a livello digitale e informatico - inquietò parecchio i giapponesi,
che rimanevano spiazzati nell'ammettere che avrebbe potuto
trasformarsi da dio benevolo e utile alla vita di tutti i giorni nel
peggiore dei demoni, un “oni”
il quale, una volta andato fuori controllo, avrebbe minato la società
nelle sue fondamenta. La terza serie animata dedicata ai videoludici
“mostri digitali” creati dalla WiZ nel 1997 al fine di emulare il
successo planetario del Tamagotchi,
quasi come se in un contesto del genere l'avesse deciso il destino,
viene affidata interamente a Chiaki J. Konaka, uno dei creatori –
nonché sceneggiatore – di “serial experiments lain”, uno degli
anime più complessi, iconici e profondi mai realizzati, che nella
seconda metà degli anni novanta aveva spiazzato pubblico e critica
col suo innovativo tecno-animismo duro e privo di compromessi. Nasce
così “Digimon Tamers” - non a caso definito da alcuni come un
«“serial experiments lain” per
bambini» -, la serie più matura e introspettiva del brand.