Titolo originale: Fate/Zero
Regia: Ei Aoki
Soggetto: Gen Urobuchi
Sceneggiatura: Akira Hiyama, Kazeharu Satou, Gen Urobuchi
Character Design: Takashi Takeuchi (originale)
Musiche: Yuki Kajiura
Studio: Ufotable
Formato: serie televisiva di 13 +13 episodi
Anni di trasmissione: 2011-2012
Soggetto: Gen Urobuchi
Sceneggiatura: Akira Hiyama, Kazeharu Satou, Gen Urobuchi
Character Design: Takashi Takeuchi (originale)
Musiche: Yuki Kajiura
Studio: Ufotable
Formato: serie televisiva di 13 +13 episodi
Anni di trasmissione: 2011-2012
Presso gli animefan
(prevalentemente otaku) di tutto il mondo, il franchise Type Moon
è cosa ben nota. Il tutto nasce verso la fine degli anni novanta con
la light novel Kara no Kyoukai di Kinoku Nasu, che grazie al
successo del suo successivo lavoro di inizio anni duemila, il bel
Tsukihime (altra novel prodotta in casa, inizialmente venduta
nelle bancherelle dei Comiket), riesce a trovare i soldi per fondare
la Type Moon con il compagno “illustratore” Takeshi
Takeuchi. Il successo internazionale e la ricchezza tuttavia arrivano
soltanto con Fate/stay night, che riprende l'idea di base di
una delle serie di JoJo (personaggi che combattono invocando
guerrieri che se le danno a loro volta), idea tra l'altro
squisitamente shounen e ben lontana dai toni adulti delle due
opere precedenti. Fate/stay night può essere definito come
una sorta di “Battle Royale” all'ultimo sangue tra maghi che
lottano per ottenere il Sacro Graal, oggetto magico in grado di
esaudire ogni desiderio (forse). Al di là del fanservice, dei
momenti slice-of-life noiosissimi (assenti nelle glorie passate),
dell'imbarazzo che si prova nel vedere un Re Artù in versione
ragazzina moe che si prende la prima cotta adolescenziale per un
rosso malpelo cliché (tirando le somme Shirou è il tipico
protagonista harem imbranato ma di buon cuore), il messaggio che
vuole (dichiaratamente) trasmettere Nasu con la sua novel è quello
della “conquista di sé stessi”, e questo tema viene riproposto
in modo diverso in ognuna delle tre route dell'opera (ovvero le tre
storie alternative che si sbloccano in base alle scelte del
giocatore). In merito alla prima Nasu parla di un “sé come
ideale”, in merito alla seconda “dei sacrifici che si compiono a
causa di questo sé ideale” e in merito alla terza “dell'attrito
tra ideale e reale” - tematica molto cara agli otaku di tutte le
ere, ossia quei bambini che non riescono a far coincidere la loro
dimensione idealistico-infantile con la grigia banalità della realtà
adulta.
Il qui presente Fate/Zero
è l'adattamento animato dei quattro romanzi scritti da Gen Urobuchi
(sceneggiatore di Madoka Magica e Psycho-Pass) sotto la
“supervisione” dell'autore originale, che fanno da prequel a
Fate/stay night. Lo studio scelto da Type Moon per
la realizzazione di questa serie, dopo la delusione J. C.
Staff (“There is no Tsukihime anime”, scrivevano all'epoca gli
otaku nelle board online), ricade nuovamente su Ufotable, che aveva
già realizzato – con successo - i film di Kara no Kyoukai
nel duemilatredici.