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giovedì 9 novembre 2017

Fate/Zero: Recensione

  Titolo originale: Fate/Zero
Regia: Ei Aoki
Soggetto: Gen Urobuchi
Sceneggiatura: Akira Hiyama, Kazeharu Satou, Gen Urobuchi
Character Design: Takashi Takeuchi (originale)
Musiche: Yuki Kajiura
Studio: Ufotable
Formato: serie televisiva di 13 +13 episodi
Anni di trasmissione: 2011-2012


Presso gli animefan (prevalentemente otaku) di tutto il mondo, il franchise Type Moon è cosa ben nota. Il tutto nasce verso la fine degli anni novanta con la light novel Kara no Kyoukai di Kinoku Nasu, che grazie al successo del suo successivo lavoro di inizio anni duemila, il bel Tsukihime (altra novel prodotta in casa, inizialmente venduta nelle bancherelle dei Comiket), riesce a trovare i soldi per fondare la Type Moon con il compagno “illustratore” Takeshi Takeuchi. Il successo internazionale e la ricchezza tuttavia arrivano soltanto con Fate/stay night, che riprende l'idea di base di una delle serie di JoJo (personaggi che combattono invocando guerrieri che se le danno a loro volta), idea tra l'altro squisitamente shounen e ben lontana dai toni adulti delle due opere precedenti. Fate/stay night può essere definito come una sorta di “Battle Royale” all'ultimo sangue tra maghi che lottano per ottenere il Sacro Graal, oggetto magico in grado di esaudire ogni desiderio (forse). Al di là del fanservice, dei momenti slice-of-life noiosissimi (assenti nelle glorie passate), dell'imbarazzo che si prova nel vedere un Re Artù in versione ragazzina moe che si prende la prima cotta adolescenziale per un rosso malpelo cliché (tirando le somme Shirou è il tipico protagonista harem imbranato ma di buon cuore), il messaggio che vuole (dichiaratamente) trasmettere Nasu con la sua novel è quello della “conquista di sé stessi”, e questo tema viene riproposto in modo diverso in ognuna delle tre route dell'opera (ovvero le tre storie alternative che si sbloccano in base alle scelte del giocatore). In merito alla prima Nasu parla di un “sé come ideale”, in merito alla seconda “dei sacrifici che si compiono a causa di questo sé ideale” e in merito alla terza “dell'attrito tra ideale e reale” - tematica molto cara agli otaku di tutte le ere, ossia quei bambini che non riescono a far coincidere la loro dimensione idealistico-infantile con la grigia banalità della realtà adulta.
Il qui presente Fate/Zero è l'adattamento animato dei quattro romanzi scritti da Gen Urobuchi (sceneggiatore di Madoka Magica e Psycho-Pass) sotto la “supervisione” dell'autore originale, che fanno da prequel a Fate/stay night. Lo studio scelto da Type Moon per la realizzazione di questa serie, dopo la delusione J. C. Staff (“There is no Tsukihime anime”, scrivevano all'epoca gli otaku nelle board online), ricade nuovamente su Ufotable, che aveva già realizzato – con successo - i film di Kara no Kyoukai nel duemilatredici. 

venerdì 1 gennaio 2016

Tsukihime: Recensione

 Titolo Originale: Tsukihime
Autore: Kinoko Nasu
Disegni: Takeshi Takeuchi
Tipologia: Visual Novel
Piattaforma: Windows
 Data di uscita: 2000


Ci sono varie leggende su "Tsukihime", la mitologica visual novel Type-Moon incentrata su un complesso dramma a tinte fosche e spettrali, che si snoda attraverso molteplici percorsi narrativi in grado d'incastrarsi tra loro a regola d'arte, toccando numerose tematiche care ai giapponesi e affascinando il lettore/giocatore occidentale con un mood veramente particolarissimo, a metà strada tra la malinconia e l'atavica nostalgia.

 «Questo è il mondo della Luna.
Ogni cosa è una linea in un desolato deserto.
L'urlo della morte si erge su tutto ciò che vedo.
Gli eventi del mondo scompaiono al mio tocco.
Essere in grado di vedere la morte delle cose significa essere obbligati a contemplare la fragilità e l'incertezza del mondo.
La terra è una linea che qui è assente, e il cielo sembra in procinto di cadere in qualsiasi momento.»

Rilasciata nella sua versione definitiva al Comiket Invernale del 2000, la doujin firmata Kinoko Nasu, con i disegni del suo amico ed ex compagno di scuola Takeshi Takeuchi, è in breve tempo diventata un'oggetto di culto: appena successiva alla novantina light novel "Kara no Kyoukai" e antecedente al fortunatissimo brand legato a "Fate/stay night", l'opera principe del novelist ha contribuito in larga parte al successo della Type-Moon presso i fans interni ed esterni al Giappone, sdoganando un profiquo merchandising legato ai personaggi dell'universo narrativo creato dall'autore.