domenica 21 gennaio 2018

Ultra Heaven: Recensione

  Titolo originale: Ultra Heaven
 Autore: Keiichi Koike
  Tipologia: Seinen Manga   
Edizione italiana: D/Visual (interrotta al secondo volume)
 Volumi: 3 (in corso) 
Anno di inizio pubblicazione: 2001 


In un futuro non troppo lontano, in cui le droghe pesanti sono state liberalizzate, il tossico Kabu è alla ricerca di esperienze sempre più forti. Abituale consumatore di Peter Pan, una delle poche droghe proibite dall'ufficio igiene (una sorta di psicopolizia che "cura" i drogati più gravi ripulendogli il cervello), dopo l'ennesima crisi di astinenza l'antieroe incontra un misterioso pusher, che lo introduce ad un nuovo tipo di sostanza ancora più potente del Peter Pan: l'Ultra Heaven, che permette di andare direttamente in paradiso, esaudendo tutti i propri desideri.
Manga più unico che raro, l'estremo Ultra Heaven rappresenta quantomai bene i tempi in cui viviamo. Nell'opera di Koike, ogni struttura narrativa viene meno, a favore di un bad trip allucinogeno iperrealistico in cui del becero esoterismo new age (con tematiche cyberpunk annesse) si perde in un vortice di deliri metafisici, coadiuvati da trasformazioni velocissime del corpo scandite da una furia surrealistica senza appiglio alcuno, in cui reale e finzione si fondono e il senso del tempo va perdendosi in quel "nulla" che viene richiamato più volte nel corso della lettura. Stile di disegno e tematiche fanno il verso al ben più noto Akira di Katsuhiro Otomo, sopratutto nella tecnologia esasperata e negli ambienti urbani decadenti; ma anche nella ricerca della definizione di una pseudo-identità nell'ottica delle fluttuazioni dell'io indotte dalla mancanza di radici ideologiche e sociali, in un contesto in cui ciascuno mira soltanto al desiderio fugace, al piacere istantaneo; la definizione di una figura "divina" e lo studio del rapporto che gli uomini hanno con essa nel momento in cui si rivela un mero simulacro soggetto al relativismo (i.e., "la morte di Dio"). 


Nel mondo confusionario in cui si muove Kabu il dolore non esiste, e il Peter Pan è il prodotto a cui tutti i tossici ambiscono, la droga di chi vuole restare per sempre bambino.  In questo possibile futuro non è neanche più necessario consumare comprando tonnellate di oggetti inutili o avvelenandosi nei fast food: basta una "pompata", ossia una dose di droga legale, per provare tutte le sensazioni e i piaceri che si desiderano. Tanto la percezione che abbiamo del mondo esterno è inevitabilmente legata agli impulsi elettrici prodotti all'interno del nostro cervello, quindi alterarli chimicamente permette di portare il consumismo ad un livello superiore di alienazione. Non serve neanche più avere un corpo: il corpo principale di Kabu è quello della mente, quello che fluttuando nell'aria vede dall'alto il suo corpo vero, quello in carne ed ossa, mentre vomita, si agita, eiacula, sbava e si contorce su sé stesso ad un passo dalla morte. L'annichilazione del corpo produce quindi l'illusione dell'esistenza di un'anima, di uno stato di coscienza superiore in cui si è simili al Buddha. Ma anche questo, nella postmodernità senza radici (e quindi, di nuovo, senza corporeità), si rivela un mero trip di droga sintetica - e sopratutto tecnologica. Nel drome, il paradiso virtuale della setta new age della "compagna di vena" di Kabu, Sally, si può anche diventare Dio, tanto il Nirvana è uno stato mentale programmabile.

«Con la creazione dei primi amplificatori neurali, qualcuno aveva raggiunto il livello più alto di evoluzione spirituale. Il drome ha creato dei modelli di questo stato mentale superiore e li ha convertiti in programmi. in altre parole, questa persona distinta è ciò che chiamiamo Dio.»


La droga, al di là del (probabile) social trolling dell'autore, diventa quindi un pretesto per studiare se sia possibile trascendere l'uomo, che rimane tuttavia indelebilmente legato alla materia e all'esperienza (non esiste alcun mondo definito a priori: come sosteneva Nieztsche, il corpo è la radice di ogni forma di interpretazione). Nel momento in cui Kabu raggiunge la divinità, infatti, non può trascendere le sue radici, il suo vissuto personale, e anzi di diventare Gesù Cristo o Buddha, diventa Ultraman, il suo eroe televisivo preferito. Tra l'altro, si accedeva al drome proprio attraverso la televisione presente nella sua stanza. Ciò detto,  nel manga, inoltre, non esiste alcuna esperienza extracorporea post-mortem. L'unica volta che in esso appare la morte è proprio nel passato del protagonista, e ad essa viene associato un unico momento di dolore/crescita, che verrà poi perso (e gradualmente ritrovato) nel piacere estatico e nella frammentazione psicologica indotta dall'abuso di stupefacenti e di stimolatori neurologici. In un mondo in cui non esistono più morte, dolore e fatica, e anche la spiritualità è divenuta artificiale, chi riesce per un breve momento a farsi intrappolare dal suo stesso passato (inconsciamente rimosso, in quanto socialmente inutile) diventa un "messia" per qualche secondo. Ma tanto, come dice Sally in un raro momento di lucidità, «Tutto quello che crei è un'illusione. Anche la tua sete è un'illusione. Perché in primo luogo non hai un corpo.»


Cercando di inquadrare la narrazione, nel turbinio spiraleggiante che caratterizza il fantomatico ultra-paradiso, l'autore tende molteplici tranelli al lettore, facendo leva sulla generica "illusione di oggettività" che fa da substrato concettuale a ciò che apparantemente sembra privo di significato. Pertanto certe provocazioni di Sally sulla natura del reale e della finzione (che ricordano molto Oshii: dove finisce il sogno e dove inizia la realtà?) completano, se giustamente metabolizzate, un manga incompleto per sua stessa natura: essendo l'opera stessa finzione, il terzo volume può essere considerato come quello finale, anche se formalmente Ultra Heaven risulta ancora in corso.  Per concludere, abbandonare le illusioni (nel senso filosofico del manga) significherebbe riuscire veramente a trascendere la propria soggettività, ossia il proprio corpo e il proprio vissuto; ma ciò, per il limitato, meccanico e buffo animale uomo, con o senza droga turbocapitalistica/settaristica, rimarrà sempre impossibile.



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