Questo mio lettore, Seele94, è uno dei pochi che mi son rimasti, ossia uno di quelli dello zoccolo duro che mi ha letto fin dal principio, quando ancora stavo su Animeclick. Lui vive in provincia di Taranto, nella più totale miseria sia umana che economica: una sorta di Rosso Malpelo dell'oggidì, un Rosso Malpelo tuttavia privato di qualsivoglia forma di titanismo o simbolismo. Un atomo debole, solo e dimenticato da tutti perché le priorità oggi sono altre, ed è impensabile che un "intellettuale" di punta contemporaneo torni a parlare di quella vetusta cosa che è la questione meridionale, o tantomeno dell'allarmante fase di totalitaria "post umanità" in cui il capitalismo leggero iper tecnologizzato sta traghettando la nostra (purtroppo ancora bestiale) specie. Questo mio lettore ama i cartoni animati d'annata (o "paralitici", come ama definirli con amara ironia), e di recente l'aver visto Candy Candy l'ha in qualche modo colpito. Ebbene sì, Candy Candy. Proprio quello, oggi, nell'Italia del 2025, in cui se non mostri un culo o qualche vacanza prodigiosa su Instagram sei automaticamente etichettato come un fallito. Quindi gli ho detto: "E allora scrivici qualcosa su questo Candy Candy, così te lo pubblico io. Non ti leggerà quasi nessuno, ti avverto: ma almeno avrai scritto, e scrivere aiuta a rielaborare un po' le cose, e a soffrire di meno". Ed ecco quindi le onestissime considerazioni di Seele94 su Candy Candy. La parola ora la lascio a lui.
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Quella che mi presto a recensire, è probabilmente una di quelle serie anime finite maggiormente nel dimenticatoio. Non che non ve ne siano di quegli anni, tuttavia quando si parla di Candy Candy ci riferiamo ad una di quelle serie che ormai vivono unicamente nella mente dei telespettatori un po' in là con gli anni che la videro al tempo e la ricordano con affetto e nostalgia.
Personalmente credo che questa serie possa offrire diversi spunti di riflessione ad uno spettatore moderno e capace di addentrarsi tra le sue innumerevoli tematiche, motivo che mi ha spinto a volerne parlare approfonditamente.
Un altro dei motivi che mi hanno spinto a volerne parlare è perché credo che guardare determinate serie nella contemporaneità ed in determinati contesti sociali difficili, possa offrire ottimi spunti di riflessione per affrontare la vita con maggiore coraggio e decisione. Tuttavia è bene anche chiedersi quanto valgono questi spunti di riflessione all'interno di una società che ormai è profondamente diversa dal palcoscenico in cui si muove la narrazione di questa bellissima serie. Ma non perdiamoci ulteriormente in chiacchiere e iniziamo con la disamina vera e propria.
Dato che la serie è estremamente densa e ricca di tematiche che ho scelto di approfondire, per non creare troppa confusione ho deciso di suddividere la mia disamina in due punti principali: la parte che riguarda la componente amorosa della serie, e quella che riguarda i temi sociali ed esistenziali relativi alla protagonista, la sua crescita ed il suo relazionarsi con il mondo che la circonda.
La recensione pertanto conterrà spoiler e sarà indirizzata a chi ha già visto ed apprezzato la serie.
Candy viene abbandonata dai propri genitori quando è ancora in fasce, viene ritrovata di fronte ad un orfanotrofio denominato Casa di Pony insieme ad un'altra bambina chiamata Annie. Qui ci sono due signore, suor Maria e Miss Pony, che si prendono amorevolmente cura di bambini che non hanno avuto la fortuna di avere dei genitori.
Il destino di Candy ed Annie sarà intrinsecamente legato da quell'inizio. Si creerà un'amicizia estremamente salda, forse una delle poche così belle che io abbia mai visto in una serie animata giapponese. Ciò che lega le due bambine è infatti la capacità di sostenersi a vicenda, trovando nell'altra qualcosa che manca a ciascuna. Difatti Candy, che è una bambina maschiaccio e dai modi decisamente grezzi, vede in Annie quella gentilezza e quel modo distinto di essere donna che le è così tanto distante. Annie vede in Candy la parte maschile che a lei manca, ed essendo una persona tremendamente insicura e fragile, spesso si farà scudo con Candy per affrontare i vari problemi della vita.
Nonostante l'amore di Candy verso Annie sia più genuino e quello di Annie a volte diventerà un po' più egoistico, le due rimarranno sempre legate per tutta la vita. L'essere cresciute in quel contesto, avere avuto delle mancanze oggettive, renderà quel rapporto più coriaceo, più saldo di un rapporto convenzionale.
Non rari saranno i momenti in cui i due personaggi, anche una volta cresciuti, ricorderanno con affetto e tenerezza i momenti più cari che hanno trascorso alla Casa di Pony. Oltre a questo sia suor Maria che Miss Pony si rivelano due figure fondamentali per la crescita di Candy, andando a sostituire quasi perfettamente degli ipotetici genitori. Personalmente ho provato un po' di genuina invidia nei confronti di tutto questo, dico guardando Candy con gli occhi di oggi. Questo perché nella società attuale i rapporti sono tremendamente liquidi: spesso nascono e sopravvivono grazie ad interessi reciproci o a forti emozioni. Se l'interesse o l'emozione (che spesso è fugace) viene meno, allora verrà meno anche il rapporto creatosi, e lo farà con una facilità disarmante. Viceversa Candy fin dall'infanzia cresce in un contesto all'interno del quale vengono premiati la costanza, l'affetto vero e quell'amore che ti permette di crescere e diventare un adulto sano e risolto, che non ha mai troppa paura del mondo che la circonda.
E difatti questa sarà una peculiarità di Candy fino alla fine della serie, ovvero il coraggio di affrontare la vita a testa alta. Innumerevoli saranno le difficoltà con cui dovrà avere a che fare: dalle cattiverie di Iriza e Neal, all'invidia degli adulti che vorranno relegarla al suo ruolo di orfana senza darle una possibilità di dimostrarsi per quella che è davvero. Tuttavia la sua forza d'animo e i suoi diversi affetti, sia adulti che coetanei, le daranno sempre la forza di provarci e di costruirsi un posto nel mondo.
Personalmente ritengo che sia questa la grande divergenza tra il contesto sociale attuale e quello mostrato nella serie in questione. Nella società attuale mancano figure di riferimento, amici veri, genitori presenti e amorevoli, quindi il singolo viene messo di fronte a due strade: o trovare la propria felicità unicamente da solo, dentro di sé, oppure deprimersi per mancanza di motivazione. Entrambe le strade si rivelano non totalmente risolutive in quanto ritengo che l'essere umano abbia bisogno di due cose fondamentali: la prima è il sentirsi parte di un disegno più grande di lui, di avere un suo ruolo all'interno della collettività, di sentirsi importante, figura di riferimento indispensabile per altre persone che contano su di lui. L'altra è quella di avere un complesso di valori e virtù da seguire come modello di riferimento per diventare una persona buona, ossia che agisce secondo un’etica. Se questo complesso di valori viene meno, allora la società non diventa altro che un insieme di persone che vivono tanto per sopravvivere, come gli animali, anche a scapito del prossimo. Ognuno cerca di prendere la fetta di torta di più grossa, fregandosene dell'altra persona. La vita diventa una vera e propria giungla, in cui vige unicamente la legge del più forte.
Non è stato facile visionare la serie avendo di fronte una realtà così tanto diversa da quella che ho attorno, al punto che molte volte facevo fatica a capire se ciò che vedevo a schermo fosse il frutto di cattiva gestione nella sceneggiatura, o se semplicemente la realtà fosse cambiata così tanto nel corso di tutti questi decenni.
E poi c'è il tema della morte, un tema che in realtà non è così tanto presente all'interno della serie (come lo è invece in tantissime altre serie degli anni 70), ma che sicuramente non è del tutto assente. Più volte Candy si troverà di fronte alla morte dei suoi cari, pensiamo ad Anthony e al signore distinto di cui si prenderà cura quando diventerà un infermiera. C'è stata una frase che mi ha colpito molto, che Candy pronuncia in un momento di disperazione: “perché si deve morire?”.
Non è stato facile metabolizzare questi episodi, dato che mentre guardavo la serie stavo vivendo un lutto importante nella mia vita privata. Tuttavia anche qui la serie mostra il suo messaggio, tremendamente semplicistico ma altrettanto efficace. Sono i nostri cari che ci permettono di superare una cosa così terribile, l'affetto incrollabile dei suoi amori, l'amicizia granitica di Annie e, cosa più importante, i suoi genitori, le due donne che l'hanno cresciuta. Non è un caso se, dopo la morte del signore all'ospedale, Candy deciderà di prendersi un periodo di ferie e di tornare alla casa di Pony. Sarà proprio qui che, grazie all'aiuto dei bambini e delle sue due mamme, Candy riuscirà a gettarsi alle spalle il lutto e ad andare avanti nella vita. Andare avanti senza dimenticare tuttavia il dolore, facendo della sofferenza motivo di crescita e comprensione del proprio vissuto, tutto il contrario di ciò che sembra suggerire la società attuale, che il dolore sembra quasi spazzarlo sotto il tappeto. E infatti è proprio attraverso il ricordo che entrambi i lutti di Candy assumeranno un senso nell'insensatezza della morte.
Ho volutamente evitato di parlare della componente amorosa fino ad ora, dato che nella serie assume un'importanza rilevante da un certo punto in avanti e volevo trattarla per bene concentrandomi unicamente su di essa.
Si può dire che Candy fosse una vera e propria soap opera animata, forse una delle prime che si siano mai viste in questo media. La componente soap operistica della serie a mio parere non è mai fine a sé stessa, e ciò la contraddistingue da quelle soap becere il cui unico scopo è quello di generare interesse per le varie coppie che si andranno a creare.
Se si utilizza una chiave di lettura per cercare di comprendere la componente amorosa di Candy, possiamo osservare quanto gli eventi siano significativi e mai lasciati al caso. Ogni uomo che farà parte della vita di Candy avrà una funzione ben precisa, e andrà a simboleggiare un tipo di amore ben definito. Ovvero: l'amore infantile, un amore candido e puro come le rose di Anthony. Tale amore non conosce pena, non ha difetti, si vede l'altra persona come un “principe” che ci completa alla perfezione. Poi c'è l'amore adolescenziale, un amore intenso, passionale, sofferente, come lo stato d'animo inquieto di Terence. Questo sentimento è probabilmente il più intenso dei tre, quello più difficile da gestire, ma forse anche quello che più ci fa sentire le emozioni direttamente. Non a caso Terence è il personaggio più amato dal fandom. Trattasi comunque di un amore incompleto, vissuto tra due persone adolescenti che non sono pienamente capaci di costruire un rapporto, e con ciò si feriscono più volte a vicenda a causa della loro immaturità.
Infine c'è l'amore maturo, un sentimento profondo, qualcosa che nasce tra due persone risolte, che hanno già cristallizzato la loro personalità e sono diventate adulte, come quello con Albert. Albert e Candy hanno un rapporto di questo tipo, tuttavia il loro amore nella serie è ambiguo, un po' per una questione di doppiaggio italiano (che spesso ce li fa immaginare come se si vedessero come fratelli), un po' per la differenza di età tra i due personaggi. La serie tuttavia finisce in un nulla di fatto, e non sapremo come si andrà a sviluppare la vita sentimentale futura di Candy. Anche se la versione italiana ci fa credere che tornerà Terence.
In realtà Terence non tornerà, ha preso la sua scelta e il suo amore con Candy è finito. Lei d’altro canto questa fine l’ha accettata, è finalmente pronta per voltare pagina e godersi le cose e gli affetti più belli che la vita le riserverà d'ora in avanti. Se sboccerà l'amore romantico tra Candy e Albert, questo sarà solo nella mente degli spettatori. Personalmente ho apprezzato questa scelta, anche se lascia un po' di amaro in bocca. Si tratta di uno di quei finali potenti, che lasciano un vuoto incolmabile dovuto ad uno scorcio di vita vissuta e di eventi che ormai non torneranno più. E' stato un po' come aprire una finestra nel tempo e vedere com'è stata la vita di una bisnonna.
Guardare Candy nel 2025 è sicuramente complicato, data l'estrema divergenza tra il contesto sociale in cui stiamo vivendo e quello in cui si muovono i personaggi della serie. Tuttavia ritengo che si possano comunque trarre degli spunti interessanti, quanto meno se lo spettatore avrà la volontà e la pazienza ascoltare l'anima della serie. Costruirsi un proprio circolo di affetti che ci vogliano bene in modo genuino, soprattutto in un contesto in cui le famiglie sono sempre più disfunzionali e incapaci di amare, è sicuramente una cosa importante per andare avanti nella vita. Nessuno si salva da solo, ma bisogna anche fare degli sforzi, sforzi per diventare persone degne di essere amate. Candy infatti ne farà molteplici per diventare una donna ricca di virtù e di stima, che brilla di luce propria. Una donna che ama il suo prossimo come sé stessa e che attrae genuinamente gli altri a causa della sua bontà d'animo. Se tutto ciò sia possibile nel nichilismo passivo della contemporaneità onestamente non ne ho idea: a me pare che nella vita oggi vadano avanti soltanto i prepotenti, quelli che sono capaci di prendersi la fetta della torta più grossa a scapito degli altri.
Ciò di cui sono sicuro però è che la vera felicità si costruisce, e che un prepotente non potrà mai essere felice davvero perché baserà la sua esistenza su fondamenta di cartone. Quindi alla fine di tutto credo che il messaggio più importante che Candy lascia agli spettatori di oggi sia quello di perseverare, un po’ in tutto. E se non dovesse arrivare la felicità, continuare a perseverare comunque.
Non mi sarei decisamente aspettato un parallelo di questo tipo! Non ho mai visto "Candy Candy" e la conosco poco (mi sembrava che l'ultima replica in Italia fosse precedente alla mia nascita e di poco posteriore a quella di Seele94!), ma da questa recensione mi viene da chiedermi quali degli elementi descritti siano comuni ad altri shojo degli anni '70 e quali siano meglio sviluppati o più originali. Comunque mi sorprende che lo sviluppo di Candy sembri particolarmente profondo, quasi come se il tutto fosse una "Anna dai capelli rossi" con personaggi diversi e un po' più melodrammatica (perdonate la verosimile stupidaggine...).
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Menzione speciale per la frase "facevo fatica a capire se ciò che vedevo a schermo fosse il frutto di cattiva gestione nella sceneggiatura, o se semplicemente la realtà fosse cambiata così tanto nel corso di tutti questi decenni", che però nel mio caso virerebbe anche su "... o se semplicemente io abbia una concezione sbagliata di come funziona il comportamento umano"! In effetti io farei fatica a separare, in un'opera come questa, i comportamenti estremizzati (perché così vuole il genere, o perché ci si trova in un ambiente "esotico" e "romantico"!) da quelli che secondo le autrici (e il loro contesto sociale) sarebbero giusti in assoluto e utili come esempio per chi legge o guarda. E sarebbero questi ultimi a ispirare il paragone con l'oggi. Forse il "soap-operistico" di cui parla Seele94 è la prevalenza dell'esigenza di estremizzare su tutto il resto...
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In generale, per quanto riguarda il tema del post, istintivamente direi che uno dei lussi dell'infanzia (o dell'infanzia protratta...) è poter guardare serenamente un'opera come se fosse del tutto autoreferenziale, senza sentirsi interrogati dalle sue tematiche o dinamiche, al massimo analizzandole "freddamente" per quanto se ne è capaci. Poi si passa a un'adolescenza (o adolescenza protratta, analogamente) in cui ogni piccola cosa potrebbe pungere sul vivo se arriva nell'istante giusto (creando modelli da seguire in ogni caso o rivangando involontariamente un qualche trauma); e infine auspicabilmente a una maturità come quella dell'autore, in cui si riesce a interrogare e farsi interrogare al giusto livello di profondità. :)
Ehilà, secondo me hai un po' "missato" il punto dell'articolo: a mio parere il fatto è che in questo tipo di anime, che dato il target avevano ovvi intenti pedagogici (e una pedagogia che anzi di puntare alla rimozione del dolore insegnava ad affrontarlo), erano presenti una serie di valori che, nel mondo post social mediatico, post familistico e incattivito dell'oggidì, paiono quasi narrazioni fantasy.
EliminaSì, ho decisamente divagato un po'... Dicevo giusto che probabilmente per me non sarebbe stata ovvia la presenza di un intento pedagogico, se avessi visto l'anime da bambino o pure un po' in seguito. Non so se sia perché appunto certi valori e capacità di resistenza possono sembrare alieni al giorno d'oggi, o per il modo di interpretare le narrazioni a seconda dell'età (che provavo a "teorizzare"), o per miei problemi cognitivi (...); possibilmente per tutti e tre i motivi.
EliminaComplimenti per la recensione, mi è piaciuta. Non ho amato particolarmente Candy Candy ma ritrovo nella recensione delle verità che mi appartengono venendo anche io da famiglia disfunzionale e utilizzando i cartoni animati come famiglia surrogata:) Guardandoli ho appreso soprattutto la resilienza, ai vari personaggi succede di tutto, ma non si arrendono mai, vanno avanti imperterriti , senza ausilio di alcool o droghe. E forse è proprio vero che rivedendo queste serie oggi sembra di guardare attraverso un caleidoscopio, sentimenti e situazioni che paradossalmente non esistono più o sono ridotte ad un lumicino per pochi eletti...
RispondiEliminaTi ringrazio per il commento e apprezzo moltissimo il fatto che siamo riusciti a entrare in sintonia nonostante il poco apprezzamento della serie.
EliminaCerte condizioni esistenziali creano vicinanza a prescindere dai gusti e dalle preferenze soggettive.
Sarebbe interessante vedere più ospitate di questo tipo sul tuo blog.
RispondiEliminaLa mia amichetta del post su Taranto molto probabilmente scriverà qualcosa. Sperem.
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