Questo è il mio primo approccio a Dick; di fantascienza avevo letto altri libri, cose ben più "classiche" e meno genuinamente postmoderne. Lo scrittore è inutile presentarlo: trattasi di un pezzo grosso della letteratura, e su internet è pieno di saggi e materiale biografico su di lui. La cosa che più mi ha colpito del personaggio, comunque, a parte le conclamate neurodivergenze e dipendenze da sostanze, è stato il trauma, mai risolto in vita, della prematura morte della sorella gemella. La grande prolificità di Dick, quindi, mi puzza molto di "strategia di sopravvivenza" a un dolore primigenio, un po' come quella di Enrico Fermi, che decise di dare tutto sé stesso alla fisica dopo la morte del fratello, o di Michelangelo, che nelle sue madonne sembrava quasi ricercare il volto della defunta madre (addirittura, quando si trattava di vivisezionare i cadeveri per studiarne l'anatomia, l'artista si rifiutava di toccare i corpi femminili, giusto per non rievocare l'antico trauma). Ergo arte e scienza, così come la religione, sono a loro modo forme di cope, di compensazione psicologica di fronte all'insensatezza della schopenaueriana Wille che muove da dietro le quinte la Vorstellung, o velo di Maya che dir si voglia. Tutto torna quindi in questo Ubik, con le sue metafore gnostiche e filosofiche, i suoi sbalorditivi plot twist che mirano a indagare la natura del tempo, della coscienza, del Male e così via, senza mai giungere a una vera e propria risposta, perché una risposta in realtà non c'è, ma si potrebbe soltanto intuire sperando di attingere un po' di polvere dorata da qualche fugace stato di coscienza superiore.
La trama è pressapoco così: nell'America del futuro ci sono delle lotte tra esper e agenzie di "contro esper" finanziate dalle multinazionali (questo perché gli esper, in un mondo ultracapitalistico, vengono ovviamente impiegati per carpire i segreti industriali delle grandi corporate che tutto governano). Runciter è il vecchio capo di una di queste agenzie di "contro esper", e sua moglie, colpita giovanissima da un incidente mortale, è in regime di semivita (ossia ibernata in un apposito centro, il cosiddetto moratorium, ma con la possibilità di essere riportata alla coscienza per brevi periodi). Questo stato di semivita viene narrato in modo parecchio interessante: Emma Runciter, la criogenizzata, descrive al marito stati di coscienza che rimandano alla metempsicosi, alle teorie junghiane sullo spiritus mundi ecc. Tuttavia vi è sempre un agente disturbante: lo stupido e insensato Jory, un'entità banale e affamata come soltanto il male incarnato può esserlo. Un giorno Runciter e i suoi "contro esper" vanno sulla Luna e da lì in poi accade un evento che dà inizio a una serie di concatezioni di scene assurde e momenti mindfuck, in un crescendo che conduce a un finale che lascia aperte molteplici interpretazioni.
A livello letterario nulla da dire: il romanzo è avvincente, d'atmosfera, sembra quasi una mistura di critica sociale à la Pynchon condita di esoterismo, angoscia e trip allucinogeni (mi ha colpito molto il fatto che nel mondo di Ubik, per fare qualsiasi cosa, anche soltanto aprire una porta, sia necessario pagare). Ciò detto, il romanzo è un modo intelligente di affrontare le problematiche esistenziali e filosofiche di sempre attraverso una struttura narrativa da thriller, e quindi alla portata di tutti. La "recensione" ufficiale del libro finisce qui; di seguito l'analisi approfondita dei suoi simbolismi.
Ubik: la mia interpretazione (da leggere soltanto per chi ha letto il romanzo).
Paradossalmente, l'interpretazione di Ubik mi era già nota prima ancora che lo leggessi. In parte l'avevo scritta in questo post, di cui riporto i seguenti passaggi:
Se il male è davvero come un virus, significa che il male è disordine, dato che per sua natura il virus mina all'ordine dell'organismo ospitante (ne aumenta l'entropia, e guardacaso la morte è il massimo livello di entropia di un corpo). L'ordine ha molto a che fare con la forma, e dato che la definizione di bello è strettamente legata alla simmetria o alle curve dei corpi, il disordine è altresì il brutto, lo sgradevole e tutto ciò che non è grazioso. La vera radice del disordine è indubbiamente la Natura, che essendo cangiante e impermanente, è allo stesso tempo sia creatrice che distruttrice, un po' come la madonna nera dei contadini narrati da Carlo Levi. La Natura è profondamente ingiusta: non distribuisce né virtù né fortuna in modo equo, e non si "cura dei figli suoi" (si capisce quindi dove voleva andare a parare O Fortuna: la fortuna può essere fondamentale soltanto in un mondo in cui il caso, e di conseguenza il disordine, è prevalente). Purtuttavia, la forma suprema di ordine dato all'uomo, la forma della sua "rappresentazione", è il linguaggio, ed è anche l'unica forma di "rappresentazione condivisa" che gli sia concessa, l'unica realmente non solipsistica ("In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio"). Il "mondo delle idee" è dunque il mondo dei concetti verbalizzati in astratto: esistono infatti tanti "mondi delle idee" quanti i linguaggi endemicamente condivisi ( "Dio disse sia fatta la luce e la luce fu").
[...]
Il male ontologico è quindi il nero rispetto al bianco o il bianco rispetto al nero nel diagramma dello Yin e dello Yang: senza entropia non sarebbe necessario un lavoro esterno per limitarla, come da secondo principio della termodinamica. In estrema sintesi, se vogliamo agire su un sistema, è necessario che in esso ci sia del disordine, perché anche noi siamo parte di quello stesso sistema. La lotta contro il disordine fortifica, e fornisce uno scopo alla coscienza, che per sua stessa natura non potrebbe mai tollerare l'apatia (in assenza di conflitti, sia interiori che esteriori, l'umanità semplicemente muore). Ecco perché Dio ha creato il diavolo.
In Ubik il ruolo del male incarnato è giocato da Jory, la piena incarnazione dell'entropia e della stupidità animalesca e divorante della Wille. Il demiurgo gnostico è il padrone del moraturium, che non si interessa nello sradicare Jory in modo tale che non interferisca più/sbrani più gli altri criogenizzati. Il motivo per il quale in questo caso Dio non uccide il diavolo è di natura puramente meccanica: sopprimere Jory sarebbe una perdita per l'azienda e comunque ne verrebbe sempre fuori un'altro (in fondo, per lo gnosticismo, la Terra è il mondo più distante da Dio, quindi il più "meccanico" e basilare tra i mondi/piani di esistenza; questo perché è un luogo governato da leggi infinitamente più scarne e primitive rispetto a quelle dell'Assoluto). Non per nulla, la stessa Ella Riceter arriva ad affermare che Jory è impossibile da sconfiggere veramente, ma si può soltanto contrastare tramite Ubik, che assume i connotati di ciò che dell'Assoluto, tramite il raggio di creazione, è giunto nel mondo inferiore della Terra. Lo stato di semivita, d'altro canto, è l'effettivo stato di vita, un caos incompleto e semi solipsistico di perenne lotta della coscienza con il male/entropia, e questo spiega il finale in cui Riciter trova la moneta con la faccia del protagonista Joe incisa sopra (anche il mondo dei vivi è un mondo di semivivi, e così via all'infinito). Questo perché la vita è altrove, citando involontariamente Kundera: la vita è soltanto in Ubik, l'assoluto, che quaggiù, nel mondo della coscienza che arranca contro il trauma della morte, arriva soltanto a sprazzi, o soffiate di spray che dir si voglia.
Si ritorna quindi al trauma primigenio dello scrittore: al suo avatar, il protagonista Joe, che per via della bomba perde Wendy, colei che amava, che viene ridotta a un miscuglio di ossa e capelli di pochi grammi, un po' come una bambina morta precocemente. Da lì in poi scatta tutto il trip alla ricerca di Ubik, di Dio, dell'impermanenza delle cose ecc. Che altro dire quindi? Le solite robe, sì: qualcosa del tipo "che cosa triste la natura umana, quel suo sonno così incosciente, variegato e profondo, lo stato di semivita con la bestia divoratrice in agguato che invero altro non è che il sonno meccanico di cui Gurdjieff, o di cui Cristo che sfanculava il diavolo nel deserto e così via". Solita roba, sì, almeno per pochi semisvegli. E questo, per stasera, bombolette spray della trinità a parte, è davvero tutto.
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