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sabato 2 aprile 2016

Aum Shinrikyo: considerazioni e spunti di riflessione


Quando la postmodernità arriva, lascia un grande vuoto nell'animo delle persone. C'è chi cerca di riempirlo sedandosi attraverso droghe, violenze gratuite e festini a luci rosse, oppure uccidendo - in modo premeditato e minuziosamente pianificato - una persona a martellate senza alcun motivo coerente, soltanto per provare l'emozione di torturare e di togliere la vita ad una persona innocente, come testimonia la nostra attuale cronaca giornaliera; c'è chi diventa un maniaco ossessivo-compulsivo dei social network, sempre in attesa di ricevere una notifica da parte di persone che manco conosce; c'è chi diventa un consumatore incallito che spende la maggiorparte del suo stipendio in oggetti inutili. Ma i casi più eclatatanti conseguenti alla morte delle ideologie - «gli ideali della piazza sono diventati gli ideali delle camere da letto, delle vogliuzze derivanti da passioni tristi», dice Galimberti -  non sono i suddetti casi da manuale, bensì gli attentati terroristici mossi nel cuore della civiltà "avanzata" da violente sette prodotte dal benessere e dalla mancanza di finalismo tipici della società postmoderna. Senza scomodare fatti di cronaca più recenti, mi preme approfondire il grande prototipo di questo tipo di organizzazioni, ovvero la setta otaku Aum Shinrikyo (alias "La suprema verità dell'Aum"), che nel 1995 terrorizzò il Giappone con l'epocale attentato alla metropolitana di Tokyo a base di gas Sarin.