sabato 27 dicembre 2014

Nozomi in the Sun (Jane e Micci/Che segreto!): Recensione

Titolo originale: Sasurai no Taiyō
Regia: Chikao Katsui
Soggetto: basato sul manga di Keisuke Fujikawa e Mayumi Suzuki
Sceneggiatura: Keisuke Fujikawa, Hiroyuki Hoshiyama, Shunichi Yukimuro
Character Design: Shinya Takahashi
Musiche: Hideki Fuyuki
Studio: Mushi Production
Formato: serie televisiva di 26 episodi
 Anno di trasmissione: 1971


"Sasurai no Taiyou", conosciuto in italia per i suoi adattamenti denominati "Jane e Micci" e "Che Segreto!" è il primo anime musicale della storia. Non esistendo alcun gruppo di fansub inglese che si sia preso l'onere di fornire un'adattamento fedele all'originale, ho dovuto seguire l'anime nella sua versione "Che Segreto!", nella quale i nomi dei personaggi sono stati italianizzati. L'opera tratta la storia di Nozomi (Nicoletta), una ragazza di umili origini la quale deve farsi strada nel mondo della musica partendo da zero; molteplici saranno i colpi bassi, le torture psicologiche e le cattiverie pure delle quali ella sarà l'oggetto, sopratutto da parte della sua odiosa rivale Miki (Michela), una ragazza ricca, altolocata, che ovviamente può permettersi sconti ed agevolazioni nella sua carriera di cantante grazie al denaro e alle raccomandazioni dei genitori.


Non è una favola, "Sasurai no Taiyou". L'opera, alla pari degli altri anime/manga del periodo (in particolare quelli di Tezuka), è una critica feroce alla capziosità della società dei consumi, al fatto che con il denaro si possa comprare tutto, anche le persone, le emozioni e i sentimenti. Miki infatti rappresenta la tipica idol superficiale che bada unicamente alle apparenze, al vestire, al prestigio personale, tuttavia rivelandosi senz'anima, allo stesso modo della sua musica prettamente commerciale. Nozomi invece rappresenta l'artista di strada tout court, colui che avendo vissuto molteplici angherie e proibizioni sente il bisogno di esprimersi attraverso la musica; Miki si potrebbe paragonare a Madonna/Lady Gaga; Nozomi agli "Eagles", cantanti americani cresciuti per le strade i quali si esprimevano attraverso musica vera, vissuta.


Gli ambienti musicali rappresentati nell'anime non sono molto diversi da quelli reali: c'è il maestro di musica pieno di sé e bravo a parole, ma che alla fin fine si piega comunque di fronte al potere del denaro (Egawa); c'è il paroliere - oserei dire alla Mogol - cinico e donnaiolo in completa antitesi con i testi poetici che scrive; c'è il produttore il quale ti dice che se non fai musica commerciale secondo i dettami della moda del momento non ti sgancia un quattrino; ci sono i locali blues/jazz dei bassifondi nei quali il musicista inesperto viene deriso e umiliato con cattiveria; ci sono i proprietari dei bar che vogliono che tu suoni canzoni popolari e frivole anziché roba più impegnata e complessa, mandando a monte la tua identità di artista. Come può allora sopravvivere una povera ragazzetta ingenua a tutte queste angherie? "Sasurai no Taiyou" è a tutti gli effetti uno Spokon anni settanta, un anime in cui si devono versare lacrime e sangue al fine di emergere in una società logorata dal dopoguerra, dalla criminalità e dalle ingiustizie sociali. E' molto diverso da un anime giapponese attuale, forse troppo: in "Sasurai no Taiyou" l'occidentalizzazione e il capitalismo made in USA sono visti come un male assoluto, in quanto nel dopoguerra il risentimento dei giapponesi verso la perdita del secondo conflitto mondiale e l'occupazione americana erano molto forti. Il Giappone di adesso, avvolto dal benessere capitalistico e più che mai occidentalizzato, ha completamente rimosso quella mentalità di distinzione abissale tra ricco e povero onnipresente negli anime degli anni sessanta e settanta, nei quali c'era la fame e nei quali i protagonisti per ottenere un briciolo di successo dovevano fare enormi sacrifici, rinunciando completamente all'amore e alla giovinezza (si pensi ad esempio a "Attack n.1", "Ace wo Nerae" e "Ashita no Joe").


Contrariamente agli anime musicali recenti, come ad esempio "Beck" e "Nana", in "Sasurai no Taiyou" non esiste l'amore adolescenziale, quell'innamoramento che fa sbandare e andare fuori di testa i personaggi: queste cose vanno bene quando ci sono i soldi; quando si fa la fame le paranoie sentimentali lasciano subito spazio alla feroce lotta per la conquista di un miserabile tozzo di pane.


Com'era la norma negli anime/manga anni sessanta e settanta, "Sasurai no Taiyou" è la fiera del melodramma, delle cattiverie e delle sfighe più allucinanti: genitori agonizzanti ricoverati all'ospedale che necessitano di cure dai prezzi esorbitanti che ovviamente la protagonista non può permettersi, scene strappalacrime in pieno stile meisaku, umiliazioni di vario tipo ecc. 


A livello tecnico "Sasurai no Taiyou" è messo proprio male, malissimo, anche per gli standard low-budget della sua epoca. Non è tanto il character design a farmi rabbrividire (non è nulla di paradossale per chi come me è abituato al tratto di Tezuka), ma la qualità bassissima delle animazioni, dei fondali, la generale sciatteria nella scelta dei colori e delle proporzioni dei personaggi (in confronto, "Ace wo Nerae" del '73 è un capolavoro di tecnica). Molto probabilmente lo scoglio primario nell'approccio a questo anime per il pubblico attuale sarà la grafica, anche se ci metterei la firma sul fatto che, ormai, in una società in cui vige la mentalità del "tutto è dovuto", e ci si impressiona anche solo per un semplice insulto, vedere una ragazza che si fa il cosiddetto "mazzo a tarallo" venendo spesso e volentieri umiliata con una certa dose di cattiveria non possa destare molto interesse. Tuttavia, penso che - passando sopra al finale, che ho trovato eccessivamente telefonato e buonista, e alle ovvie ingenuità dell'epoca - questo anime abbia ancora qualcosa da dire; che sia in qualche modo educativo, in quanto permette allo spettatore di farsi un'idea del Giappone di allora, e del fatto che per raggiungere un qualsiasi traguardo di rilievo nella vita sia talvolta necessario pagare un prezzo molto pesante. Anche perché il benessere sociale che tanto ci vizia e isola nel nostro narcisistico individualismo sta man mano cedendo il passo ad una nuova stagnazione economica, ma questo è tutto un'altro discorso - si pensi all'abissale differenza tra Miki e Nozomi, la prima egocentrica, viziata e sola, la seconda povera e ingenua, ma circondata da amicizie solide e da una buona dose di calore umano . 







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