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venerdì 11 ottobre 2024

La musica che sto ascoltando: un post diverso dal solito



Ogni periodo della vita ha le sue BGM: sembra quasi che ci sia una correlazione tra melodia, armonia, memoria e sensazioni sicché talvolta, ascoltando ad esempio una canzone che ignoravamo da anni, le note e i suoni ci riportano immediatamente lì, in una dimensione nella quale, anche se per pochi minuti, il passato e i suoi fantasmi sembrano riprendere vita. Ho smesso di suonare sia a causa di mancanza di tempo che di voglia (molto meglio scrivere, almeno non ci si riduce a fare i manichini in interminabili sessioni di sala prove o al concertino nella birreria metallara). Tuttavia, mentre scrivo le mie cose inutili, ascoltare un po' di musica invero aiuta l'immaginazione, e le pulsazioni facilitano la ritmica delle frasi. Chiudendo la parentesi, in questo periodo della mia vita non sta accadendo nulla, non sono mai stato così annoiato, tuttavia sto ascoltando della buona musica. In questo post, giusto per staccare un attimo dall'atmosfera seriosa del blog, elencherò un po' dei brani che sto ascoltando qui dal deserto dei Tartari  di cui Buzzati, allegando una breve descrizione a ognuno di essi. In questo articolo ho linkato dei video YouTube: siccome la piattaforma è diventata molto aggressiva in termini di annunci pubblicitari, se ancora non ce l'avete vi consiglio di installare uBlock Origin sul vostro browser, in modo tale da ascoltare solamente la musica e non il trash di una piattaforma che, come tutto l'internet in generale, sta diventando sempre più una discarica spremi-soldi. 

venerdì 13 febbraio 2015

Key the Metal Idol: Recensione

 Titolo originale: Key the Metal Idol
Regia: Hiroaki Sato, Takashi Watanabe
Soggetto: Hiroaki Sato
Sceneggiatura: Hiroaki Sato
Character Design: Kunihiko Tanaka
Mechanical Design: Takashi Watabe
Musiche: Tamiya Terashima
Studio: Studio Pierrot
Formato: serie OVA di 15 episodi
Anni di uscita: 1994 - 1997


Assieme al "Giant Robo" di Imagawa, "Key the Metal Idol" è l'OAV più significativo della prima parte degli anni novanta, quella antecedente allo storico ed epocale "Evangelion". Significativo in quanto in esso sono già contenute alcune delle innovazioni tipiche della seconda metà degli anni novanta e dei primi anni del duemila, il cosiddetto "dopo Eva" (il quale, a mio avviso, è il periodo più fecondo della storia dell'animazione, assieme all'anime boom di fine anni settanta e inizio anni ottanta). "Key the Metal Idol" è quindi un OAV che mescola assieme le varie tendenze dei suoi anni plasmandole un anno prima di "Evangelion", dando origine a uno pseudo cyberpunk più cupo e violento del solito, nonché dotato di un inquietante substrato mistico intimamente connesso con la tecnologia e il folklore (ma comunque risibile rispetto a quello ben più sofisticato presente nelle opere di Oshii, ABe e Nakamura). Nella sostanza, l'opera è più vicina a Imagawa che a Hideaki Anno: la trama di "Key the Metal Idol" è infatti molto complessa, e in ogni episodio vengono proposti una certa quantità di enigmi e di misteri apparentemente sconnessi i quali, al momento delle rivelazioni finali - in questo caso si parla di due episodi conclusivi di due ore circa, pieni zeppi di spiegoni e tecnobubbole - s'incastreranno tra loro formando un mosaico senza alcuna falla. 

sabato 27 dicembre 2014

Nozomi in the Sun (Jane e Micci/Che segreto!): Recensione

Titolo originale: Sasurai no Taiyō
Regia: Chikao Katsui
Soggetto: basato sul manga di Keisuke Fujikawa e Mayumi Suzuki
Sceneggiatura: Keisuke Fujikawa, Hiroyuki Hoshiyama, Shunichi Yukimuro
Character Design: Shinya Takahashi
Musiche: Hideki Fuyuki
Studio: Mushi Production
Formato: serie televisiva di 26 episodi
 Anno di trasmissione: 1971


"Sasurai no Taiyou", conosciuto in italia per i suoi adattamenti denominati "Jane e Micci" e "Che Segreto!" è il primo anime musicale della storia. Non esistendo alcun gruppo di fansub inglese che si sia preso l'onere di fornire un'adattamento fedele all'originale, ho dovuto seguire l'anime nella sua versione "Che Segreto!", nella quale i nomi dei personaggi sono stati italianizzati. L'opera tratta la storia di Nozomi (Nicoletta), una ragazza di umili origini la quale deve farsi strada nel mondo della musica partendo da zero; molteplici saranno i colpi bassi, le torture psicologiche e le cattiverie pure delle quali ella sarà l'oggetto, sopratutto da parte della sua odiosa rivale Miki (Michela), una ragazza ricca, altolocata, che ovviamente può permettersi sconti ed agevolazioni nella sua carriera di cantante grazie al denaro e alle raccomandazioni dei genitori.

lunedì 24 novembre 2014

Simoun: Recensione

Titolo originale: Simoun
Regia: Junji Nishimura
Soggetto: Fūkyōshi Oyamada
Character Design: Asako Nishida
Musiche: Toshihiko Sahashi
Studio: Studio Deen
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anno di trasmissione: 2006


Incredibile come certe opere d'animazione possano passare del tutto inosservate al grande pubblico, senza che venga loro dato un minimo di attenzione o di interesse nonostante il pregio di cui si possono fregiare. Simoun è di certo un esempio eclatante di questo fenomeno che, ingiustamente, lo ha reso quasi sconosciuto ai più. In effetti difficile è immaginare il target di pubblico a cui sia ipoteticamente destinata una tale opera, data la pesantezza e difficoltà dei temi trattati ci si rende conto che abbiamo di fronte una serie estremamente di nicchia.

lunedì 29 settembre 2014

Sakamichi no Apollon: Recensione

Titolo originale: Sakamichi no Apollon
Regia: Shinichiro Watanabe
Soggetto originale: Yuki Kodama
Sceneggiatura: Ayako Katoh/Yuko Kakihara/Shinichiro Watanabe
Character Design: Nobuteru Yuki
Musiche: Yoko Kanno
Studio: Mappa/Tezuka Production
Formato: serie di 12 episodi
Anno di uscita: 2012


Shinichiro Watanabe, il regista di "Cowboy Bebop", torna finalmente con una nuova serie, per di più coadiuvato a livello musicale da un astro luminoso quale Yoko Kanno, apprezzatissima compositrice a cui dobbiamo un vastissimo repertorio di bellissime colonne sonore.
Un'occasione rara, uno spettacolo da non perdere, un anime da guardare assolutamente: questo, almeno, era ciò che pensavo quando mi sono approcciato per la prima volta a "Sakamichi no apollon", opera dalle credenziali stratosferiche, molto chiacchierata negli ultimi tempi.