sabato 25 aprile 2015

General Daimos: Recensione

 Titolo originale: Tōshō Daimos
Regia: Tadao Nagahama
Soggetto: Saburo Yatsude, Tadao Nagahama
Sceneggiatura: Masaki Tsuji, Saburo Yatte
Character Design: Yuki Hijiri
Mechanical Design: Studio Nue
Musiche: Shunsuke Kikuchi
Studio: Sunrise, Toei Animation
Formato: serie televisiva di 44 episodi
Anni di trasmissione: 1978-1979


Kazuya e Erika si amano. Non è un amore dettato dalle leggi della materia, nato per qualche tornaconto personale, o stroncato dalle difficoltà della guerra. E' un amore istantaneo, assoluto e platonico, che supera la diversità, l'odio e le incomprensioni. Non può essere condizionato dal dubbio e dalla distanza, né tantomeno dall'incombente tragedia: l'amore di Kazuya, coraggioso e leale guerriero, verso Erika, la principessa del popolo contro cui egli deve combattere, non ha barriere, è più forte di qualsiasi arma, di qualsiasi ideologia. E' così che prende vita l'intenso mood di "General Daimos", il celebre "Romeo e Giulietta" del robotico.


Tra i grandi classici del robotico di tutti i tempi colloco, a tutto diritto, l'intramontabile "General Daimos", il robotico più "romantico" della quadrilogia del maestro Nagahama Tadao ("Combattler V", "Vultus V", "General Daimos", "Daltanious"). Questo anime è la prova lampante che lo schema tokusatsu, caratterizzato dal classico mostro della settimana, può convivere tranquillamente con una trama solida e complessa, dal notevole intreccio, dai numerosi colpi di scena e dalla continuity serrata. Si parla della solita guerra tra Terrestri e invasori alieni, in questo caso dalle ali angeliche; tuttavia, questi ultimi, i Baamesi, vengono dipinti come un popolo raffinato, disperato e reduce di una catastrofe: molteplici sono le difficoltà interne del regno di Baam, derivanti sia dai conflitti interni tra le numerose fazioni che lo compongono, sia dai complessi intrighi e tradimenti di corte, a cui il carismatico fratello di Erika, Rikiter, deve far fronte per poter governare il suo decadente popolo. Spesso i Terrestri vengono dipinti come rozzi guerrafondai, in particolare i politici e l'esercito, mentre i Baamesi sono molto più umani del popolo che si apprestano a invadere. Come accennavo nell'incipit, nascerà l'amore tra l'angelica principessa dei Baamesi, Erika, e il pilota del super robot che dà il nome all'anime, Kazuya. Sarà un amore tragico, empatico e sostanziale, ben lontano dalla concezione postmoderna di tale sentimento.


Prima di affrontare nei dettagli la disamina di "General Daimos", converrebbe spendere qualche parola sul suo illustre creatore. Nagahama Tadao è uno degli storici maestri del robotico settantino, e a lui è dovuto l'aggiornamento del robotico nagaiano operato con "Combattler V", il primo robotico di transizione di fine anni settanta, un opera le cui innovazioni furono riprese in molteplici robotici successivi antecedenti alla "nuova era dell'animazione" inaugurata dalla trilogia filmica di "Gundam". Come Go Nagai, Tomino, Tezuka e tanti altri - che non cito per evitare di dilungarmi -, Nagahama Tadao appartiene alla generazione dei creativi giapponesi del dopoguerra; le opere di questi maestri spesso presentavano dei messaggi pacifisti, antimilitaristi, e rendevano molto bene l'idea su cosa significhi versare lacrime e sangue per qualche ideale giusto, che sia esso di pace, di amore o di fratellanza universale. Nella splendida sigla di chiusura di "Daimos", una delle più belle e commoventi di sempre, le lacrime di Erika, che alza le braccia al cielo con lo sguardo determinato e sofferente, rendono molto bene l'idea del periodo e del contesto in cui questo capolavoro è nato. Il protagonista Kazuya, come la sua amata, è disposto a sacrificarsi per la pace e per il bene comune, arrivando a dissanguarsi e a patire ogni genere di dolore fisico, esattamente come la maggior parte dei protagonisti degli anime dei gloriosi anni '70.
Insieme a Tomino, Nagahama Tadao ha diretto nel '75 il seminale "Raideen", inoltre il regista ha curato anche la prima parte di un altro grande classico, "Versailles no Bara", venendo poi successivamente sostituito da Osamu Dezaki, che ne curò la seconda parte.


"General Daimos" vanta grandi personaggi, talmente ben caratterizzati che il concetto di "buono" e di "cattivo" può tranquillamente venire meno per la maggior parte di essi. A un virtuoso, romantico ed eroico protagonista viene affiancata una controparte cinica e intellettuale, il mitico Kyoshiro, un guerriero dall'improponibile acconciatura afro, munito di occhiali da sole Ray-Ban e di katana. Ogni personaggio stupirà lo spettatore, sopratutto i Baamesi, figure tragiche e disperate che devono affrontare sia le difficoltà interne del loro popolo che la grande difficoltà esterna del robottone che difende la Terra. Tra di loro ci saranno fazioni amiche dei Terrestri, che cercheranno di raggiungere un accordo di pace, ma anche fazioni guerrafondaie e totalitarie, capeggiate da ministri che ambiranno a diventare dittatori (non mancheranno purghe interne e squadre della morte in puro stile nazi-fascista). Anche i Terrestri sono nella stessa situazione: c'è il conflitto tra le forze armate, le Nazioni Unite e la base del professor Izumi, ci sono i Terrestri razzisti e intolleranti, e allo stesso tempo quelli aperti alla pace e al dialogo. A parte alcune ingenuità legate alla tradizione del super-robotico nagaiano tout court, sotto alcuni aspetti "General Daimos" anticipa "Gundam" di un anno, sia per l'umanizzazione completa degli antagonisti che per la presenza di campi profughi (c'erano anche nel tominiano "Zambot 3"), di scenari di guerra pura (in una scena vedremo addirittura l'esercito terrestre sparare sia sui feriti baamesi che terrestri), di carismatici "cattivi" biondi che in realtà sono umanamente legati al loro popolo e ai loro ideali (Rikiter è un prototipo di Char Aznable in questo senso, ovviamente assieme al capostipite di questo tipo di personaggio, il Tony Harken di "Danguard Ace"). 


Dal punto di vista tecnico, per la sua epoca, "General Daimos" eccelle in tutto. Le coreografie dei combattimenti, le animazioni, la scelta del character design, chiaramente ispirato a Go Nagai, ma allo stesso tempo più raffinato ed elegante, parlano da soli. Anche le musiche sono splendide, inserite sempre con maestria nella sceneggiatura in modo da evidenziare passaggi epici, tragici o melodrammatici. Altro pregio è il basso numero di riempitivi, che sono solamente tre: le puntate 23, 33 e 24, che possono tranquillamente essere saltate, in quanto stonano con la seriosità e la tensione delle altre. Ripeto che quest'anime ha una continuity molto serrata: il lettore che concepisce lo schema tokusatsu come qualcosa di ripetitivo, scontato e fine a sé stesso, con questa visione dovrà ricredersi.


In conclusione, questo è uno dei più bei robotici che abbia mai visto. Capace di offrire combattimenti spettacolari, epica, personaggi indimenticabili e un grande messaggio finale, "General Daimos" è pura arte, un anime dall'innegabile potenza narrativa che a parer mio merita di essere ricordato, rispettato ed omaggiato dai posteri. Per chi scrive, l'opera in questione è il miglior tokusatsu anni settanta stricto sensu assieme agli altrettanto notevoli "Great Mazinger" e "Daitarn 3".














2 commenti:

  1. Sicuramente uno dei migliori anime robotici mai prodotti. Lo vidi ai tempi su TMC. Una trama davvero seria, in pochi anime c'è un conflitto cosi pieno di sfaccettature (in molti casi i terrestri si dimostravano ancora più barbari dei Baamesi). Sicuramente il miglior esponente della trilogia. Credo che sia uno di quei pochi anime (assieme a G Gundam) in cui il pilota entra letteralmente in simbiosi con il robot attraverso cavi. Peccato che in italia non esista un'edizione fisica decente, che possa mettere una pezza a un doppiaggio veramente povero (credo che in tutto siano 5-6 doppiatori per tutto l'anime) e la presenza di traduzioni un po alla buona, per quanto fedeli.

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  2. Sottoscrivo tutto quello che hai detto. Io l'ho visto un annetto fa e mi ha subito conquistato. Daimos in un certo senso è il canto del cigno della poetica tokusatsu settantina.

    Ebbene sì, ci vorrebbe un bel ridoppiaggio all'altezza (cinque doppiatori che si spartiscono tutti i personaggi a parer mio è parecchio fastidioso), possibilmente con un'edizione home video ben fatta come quelle Dynit.

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