Titolo originale: Chikyuu Shoujo Arjuna
Regia: Shoji Kawamori
Soggetto: Shoji Kawamori
Sceneggiatura: Shoji Kawamori
Character Design: Kishida Takahiro
Musiche: Yoko Kanno
Studio: Satelight
Formato: serie televisiva di 13 episodi
Anno di trasmissione: 2001
Anno di trasmissione: 2001
Indubbiamente, "Chikyuu Shoujo Arjuna" è l'opera più adulta e riflessiva
di Shoji Kawamori, un autore il quale di certo non ha bisogno di
presentazioni. Si tratta di un majokko dal sapore decisamente anomalo,
esoterico, in cui la cultura religiosa indiana fa da padrona, congiunta a
determinati contenuti impegnati come l'esaurimento delle risorse del
pianeta, l'alienazione dei giovani giapponesi postmoderni, i difetti di
comunicazione tra persone, e, sopratutto, tra uomo e natura. L'opera,
come si deduce immediatamente dal titolo, è ispirata alla Bhagavad Gita,
quel libro che per gli indiani corrisponde al nostro vangelo; infatti,
Juna e Chris, i due protagonisti dell'anime, non sono nient'altro che
delle rielaborazioni fantasiose di Arjuna, il mitologico guerriero
tormentato, accecato dal dubbio e dall'incomprensione, e Krishna, la
divinità che si rivelerà al suddetto al fine di risvegliarlo dal caos
presente nel suo animo.
La storia ha inizio con il viaggio - indotto dalla necessità di evadere
dagli asfissianti ritmi della grande città - verso il Mar del Giappone
di Juna e di Tokio, il suo fidanzato; durante il tragitto, tuttavia, i
due vengono aggrediti da una strana creatura dalle sembianze di un
verme: nell'incidente stradale che ne consegue, Juna, ancora
giovanissima, troverà la morte. Nel limbo tra esistenza e non esistenza,
fluttuando per lo spazio senza alcuna forma fisica, ella vedrà la Terra
morente, e osserverà che la sofferenza del pianeta si è incarnata in
creature vermiformi simili a quella che ha causato l'incidente che l'ha
uccisa. Conosciute come Raaja, queste entità sono di dimensioni
variabili: possono essere grosse come batteri, oppure avvolgere
l'intero pianeta con la loro mole. Una volta conclusa l'esperienza
sovrannaturale di Juna, un giovane ragazzo di nome Chris la sottrarrà
alla morte, in cambio ch'ella s'impegni a salvare il pianeta con il suo
grande potere. Insicura delle sue effettive capacità, la ragazza
accetterà il suo gravoso compito, andando incontro ad un graduale
processo di crescita spirituale.
L'Arjuna di Kawamori, esattamente come l'eroe mitologico, è quindi una
ragazza ordinaria, dotata di dei poteri magici che non riesce a gestire,
ed è completamente all'oscuro di cosa debba esser fatto per adempiere
la sua missione; la maggiorparte delle volte le sue azioni saranno
sbagliate, e causeranno il disappunto di Chris, che invano cercherà di
aprirle gli occhi sulla realtà delle cose - la coscienza della
completezza dell'universo e dell'unione degli opposti, ovvero la sintesi
di tutte le apparenti contraddizioni insite nell'unità primigenia della
natura. Ergo, quello che il nostro novello Krishna cerca di comunicare a
Juna è un panteismo in cui i vari scambi energetici
tra gli esseri viventi - si pensi alla fenomenologia del cibo e della
catena alimentare, tema ricorrente nell'anime - formano una fitta rete
di complesse interazioni che culminano in un divenire totalizzante,
cosciente, presente sia nella natura intesa come totalità assoluta che
nell'uomo inteso come unità interagente.
Il punto chiave dell'opera - orientale in tutto e per tutto, e ben lungi
dal proporre un'ambientalismo di parte e fine a sé stesso - è che
l'uomo postmoderno è giunto ad un livello di alienazione talmente
elevato che ormai non ha più il tempo di capire, di comunicare, di
gestirsi, di amare. Il difetto di comunicazione tra Juna e Chris è in
realtà quello di tutta l'umanità col suo pianeta, un pianeta con il
quale non si riesce più a convivere in armonia ed equilibrio. Nel
lanciare i suoi vari moniti l'anime propone degli episodi molto
eterogenei e riflessivi, sviscerando con molta lucidità le tematiche
tipiche degli anime degli anni novanta; il rapporto tra Tokio ed il
padre, ad esempio, mette in luce come l'alienazione dei giapponesi -
ossessionati dalla vita lavorativa, dalla carriera, dalla buona
reputazione e dal successo - finisca per creare degli esseri senza alcun
equilibrio interiore, freddi, meccanici, che abbandonano i figli a loro
stessi, viziandoli e facendoli crescere senza affetto e comprensione;
ma non è tutto: il quadro generale che ne emerge è perfettamente
contestualizzato in una civiltà frenetica ormai diventata il pallido
riflesso di un mitologico ideale di progresso fine a sé stesso: ed ecco
che "Chikyuu Shoujo Arjuna" si fa attualissimo, e quantomeno
inquietante.
Esattamente come accadeva in "Evangelion", tra l'altro diretto da un
famoso collega otaku di prima generazione di Kawamori, Hideaki Anno (il
quale con lui lavorò al seminale "Macross"), in "Chikyuu Shoujo Arjuna"
viene analizzata la postmodernità anche dall'interno : viene
dipinta con colori vivaci la frammentazione dell'identità personale, anche mediante l'utilizzo di metafore e simbologie calzanti.
A scanso di equivoci, l'autore in un'intervista ha dichiarato: «noi
viviamo stili di vita frammentari che si nutrono del nostro futuro. Ecco
perché ho creato un personaggio che può veramente vedere il mondo così
com'è.» Se in "Macross" si avevano i primi vagiti della
postmodernità, e la coscienza di tale cambiamento era ancora offuscata
dal benessere e dall'entusiasmo del sogno otaku, negli anni novanta,
conclusasi la transizione effettiva - avvenuta seguendo un percorso
percettivo via via sempre più disincantato -, si ha una sorta
"risveglio" degli autori otaku, i quali, ormai cresciuti, incominciano a
riflettere sulla loro crisi personale; una crisi, tra le altre cose,
vissuta anche dai giovani problematici dell'epoca, sempre più
disconnessi sia nel loro domino interiore che in rapporto alla realtà
esterna. Ergo, secondo il Kawamori maturo e riflessivo di "Chikyuu
Shoujo Arjuna", l'uomo non riesce più a coniugare emozioni, azioni, pensieri e parole
perché troppo alienato dalle caratteristiche della sua società. E
quindi non comunica né con sé stesso né con gli altri, generando una
serie di fraintendimenti che culminano in quello totalizzante con la
natura.
Per quanto concerne gli aspetti tecnici dell'opera, ad una buona e
funzionale regia si aggiungono le brillanti musiche di Yoko Kanno, le
quali contribuiscono a creare un ricercato mood agrodolce e
misticheggiante; le animazioni tuttavia non brillano particolarmente, e
vengono ulteriormente penalizzate da una rozza e stridente computer
grafica, inserita più che altro per esigenze legate al risparmio. Ciò
premesso, indubbiamente "Chikyuu Shoujo Arjuna" non è un titolo che si
vuole basare sulla confezione, ma sui contenuti, pertanto i suoi limiti
tecnici per alcuni potrebbero tranquillamente passare in secondo piano.
Perché, da una narrazione talvolta farraginosa e decisamente poco
mainstream, prende forma una riflessione molto interessante e profonda,
figlia della ricerca spirituale di un otaku che ormai è diventato un
adulto bisognoso di dare una risposta alle numerose contraddizioni
insite nel suo mondo; il Deus ex Machina scelto dal suddetto in questo caso si tratta di un'affascinante commistione mistico/religiosa dal grande impatto emotivo.
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