Era inevitabile che, dato il mio "nuovo" status di single - che si protrarrà per anni, credo... ma va bene così -, prima o poi sarei finito su Instagram. Ma mi ha terrorizzato, ancora più di Facebook (che bene o male mi serve per stare connesso con gli eventi/amici che riguardano il mondo di Magic:The Gathering, che per me, ora come ora, oltre ad essere una passione, è anche un modo per arrotondare lo stipendio).
Ma perché un social basato sulle foto dovrebbe farmi paura? Perché vedo che in esso, ormai, la sessualizzazione tipica della società liquida del consumo ha raggiunto vette inenarrabili. C'è la ragazzina di quindici anni in pose osè che si fa seguire da milioni di cinquantenni arrapati, c'è quella oggettivamente brutta che crede di essere una diva, e che spalanca le cosce normodotate per ricevere qualche migliaio di like. E così via. Lo spettacolo è raccapricciante anche sul fronte maschile: novelli sosia di Fabrizio Corona, tatuati, mafiosi e palestrati, stabiliscono i nuovi canoni virtuali di ciò che un uomo dovrebbe essere. E le donne, imprigionate negli standard stabiliti dall'I.A., fanno foto tutte uguali (tipo quella classica dove fanno vedere gambe e piedi) con il seguitone di follower sbavanti che le seguono. La comunicazione è nulla: aggiungono o vengono aggiunte solo per avere follow o like, in modo tale da compiacere il loro ego narcisistico-ipertrofico, accresciuto dall'illusione di non essere meri oggetti (fanta)sessuali destinati a svanire in un click.
In Instagram la percezione del tempo, così come dell'identità, lascia spazio a un flusso di sesso allegorico ridodante e sfiancante, che uccide il desiderio. Se prima era la società a stabilire quale fosse il modello di uomo o donna da seguire, con Instagram questa funzione viene delegata ad un algoritmo, che mette in evidenza i profili che rispecchiano determinati requisiti/numero di follower. Tutto questo mi ricorda molto il Brave new World di Huxley, ma in un certo senso la rete rende l'allegoria molto più inquietante.
La sessualità spinta con così tanta insistenza è il sintomo di una postmodernità che oltre ad essere malata di virus, è anche in preda ad un grave disturbo ossessivo-compulsivo. L'attaccamento alle immagini erotiche, che scorrono in un incessante flusso di anonimato e incomunicabilità, è una patologia molto dannosa per la mente umana. Ma in fondo, uomini e donne non esistono neanche più. Rimangono i simulacri, i simulacri di ciò che eravamo, anestetizzati e distorti da una corsa al "sesso" che culmina nella solitudine e nella dissociazione. La donna mediamente carina diventa teoreticamente inarrivabile, con i suoi milioni di like e pretendenti, ma volendo anche quella meno carina - basta del trucco, un cosplay, o una posa erotica. Ma tanto l'uomo postmoderno si limita ad archiviare e osservare, quindi questa nuova, totalizzante inarrivabilità della donna ( o dell'immagine della donna) diventa pure comoda: la vedo molto dura stabilire relazioni sessuali/affettive durature in un climax di ipertrofia egotistica da parte di ambo i sessi. Ciò detto, non penso che le migliori influencer siano persone felici, o che i sedicenti sosia di Corona abbiano uno spirito o un vero e proprio vissuto personale che lo abbia temprato. Sono mere comparse, volendo citare Tiziano Sclavi.
Forse, in questa solitudine costituita da un overload di immagini di corpi vuoti - o meccanici, come direbbe Matsumoto -, è meglio cercare una solitudine più costruttiva, in cui, al limite, ci si rende conto di essere unici e non delle mere bambole prodotte in serie. Ma anche qui, la malattia dell'ego ipertrofico andrebbe messa da parte: e ciò è difficile, perché più il bisogno viene soddisfatto nell'immediato, più si ricade in degli automatismi che tendono all'OCD. Kojève chiamava questo fenomeno animalizzazione.
Addio mondo delle idee! Ora c'è il mondo delle foto di Instagram.
Oh, Vendemiaire. Le tue ali erano spezzate da principio. Vero, Julien? Anche il nostro vuoto è umano, troppo umano. E puzza.
RispondiEliminaPenso che tu abbia centrato veramente il punto. Chapeau!
EliminaDel resto, la idol non ha bisogno di essere reale. Basta sia percepita come tale, o come pseudo-tale. Il problema non sono Kei di metallo o Miku olografica, il problema non sono neppure i manga o gli anime, che la piccola Setsuko muore e ci fa piangere ma resta solo un disegno. Il problema sono le persone vere ridotte a loro volta a simulacri. La nascita della tragedia è essa stessa una tragedia. Vite sul palco, esposte al pubblico ludibrio, messe alla berlina. Ne valesse almeno la pena! Mi pare che Anna Magnani dicesse, in quella bellissima scena: "Mandali via, che non l'ho messa al mondo per far ridere nessuno." una cosa troppo dimenticata, come diceva un certo fennec.
RispondiEliminaIl vero problema è che questi "simulacri umani" sono contenti di essere così, sono incoraggiati dai genitori, dalla società e dai loro follower. Non vedo delle vittime del sistema, ma vedo un sistema che impedisce alle persone di definirsi realmente. Finiti gli oggetti di consumo da vendere, come macchine lavatrici etc., perché non ci sono soldi, non rimane che vendere il sesso.
EliminaTutta questa situazione mi rende molto triste tra l'altro, perché la donna per me è sempre stata sinonimo di solidità e di affidabilità. Tipo mia nonna, e in parte mia madre.
Loro di certo, quando erano giovani, non avevano il tempo o la necessità di farsi Instagram.
Allo stesso tempo i "simulacri umani" non si rendono conto di essere solamente degli oggetti di consumo sessuale e non.L'oggetto ha superato l'uomo in quanto "autenticità" e "valore".
EliminaTi volevo fare anche una domanda riguardo ad "Aoi Bungaku Series" ed "Mouryou no Hako":li hai mai visti??
L'oggetto ha superato l'uomo in quanto "autenticità" e "valore" > Esatto, tant'è che ora i cani, a sentir parlare la gente, valgono di più delle persone. Oppure vengono usati come surrogati di figli, con tanto di maglioncini e altri obbrobri. Da questo pdv, meglio delle action figures.
EliminaNon ho visto i due anime da te citati, ma me li segno volentieri. Ho cmq letto "Lo Squalificato" di Dazai nella sua versione originale, ossia il romanzo.
Un altra trappola ad esempio è passare la giovinezza a studiare, peggio in giro per il mondo in erasmus e lavori vari più o meno prestigiosi...
RispondiEliminaSe non si hanno soldi di famiglia dietro a finanziare ne derivano giovani che hanno vissuto fino a 30anni o giù di lì come sottoproletari, in mini appartamenti e con pochi soldi in tasca.
I maschi saranno dei depressi porn addicted,le ragazze che hanno creduto alla favoletta so ritroveranno a dover accettare di aver passato la giovinezza dietro agli studi invece che farsi spupazzare da un uomo che amano...
Le piu belle e le più furbe talvolta si salvano e non cadano in tali trappole... ^^
Sic et simpliciter
Commento perfetto direi, molto in linea con tutto il discorso dei miei ultimi post, quello sull'accademia incluso.
EliminaIl sapere, le relazioni, la famiglia... ormai sta diventando tutto "porno".
Ma no, che perfetto. Era un commentaccio sgangherato ai limiti dello sfogo.
RispondiEliminaIl senso è che anche nell'educazione più sana oggi viene insegnata la fuga dal se. Le bugie sono a 30anni sei ancora giovane, la società è cambiata, etc.
Credo un anno fa vidi per errore qualche minuto di Masterchef, qualche settimana fa di amici... In entrambi i casi era chiaro che al di là del contenuto poco significativo del programma, l'interesse ormai era tutto vettorializzato verso quello che io chiamerei bullismo by proxy - parafrasando Lou Reed che in Berlin parlava della masturbatozione come always make love by proxy.
I professori e i capi che si lasciano in attacchi cruenti e volgari contro le giovani reclute, il pubblico da casa che evidentemente si eccita per ciò... Qualcuno deve aver notato che funziona..
E una società piena di livore. Si salveranno solo quelli che hanno risorse fisiche, genetiche e anche economico-sociali per andare contro corrente e vivere con dignità.
Per tutti gli altri livore, schiaffi, bullismo contro chi si può, o al peggio by proxy.
L'Accademia e il covo di ciò, con i suoi stipendi da fame... Ricordo una mia amica davvero bella e sveglia...
Come diceva Christiane F. nel suo diario quando di sesso ne sai più degli altri, gli altri se ne accorgono.
Mi racconto che durante l:internato per la tesi ci provava sfacciatamente il prof - d'altronde essendo anche molto brava proporle apertamente il dottorato era fattibile - così come i dottorandi. Ovviamente veniva a letto con me però che non vivo nella miseria e nella repressione ^^
Se hai trovato un lavoro fuori dall'Accademia, con una laurea in fisica, hai fatto solo bene. Avresti dovuto conseguire cose più mirate al profitto però... Vabbe sei eccellente, l'eccellenza verrà cmq notata se ti applichi anche solo la metà che ci metti quin sul blog a scrivere
"Le bugie sono a 30anni sei ancora giovane, la società è cambiata"
EliminaForse già l'ammettere che esista di per sé una società è mentire. :D
"E una società piena di livore. Si salveranno solo quelli che hanno risorse fisiche, genetiche e anche economico-sociali per andare contro corrente e vivere con dignità.
Per tutti gli altri livore, schiaffi, bullismo contro chi si può, o al peggio by proxy. "
Infatti non esistendo una vera e propria società (che come la famiglia dovrebbe tutalare di per sé l'individuo mediante qualche sorta di metanarrazione), hai un libero mercato delle persone/oggetti in cui i più forti approfittano dell'assenza di regole mettendo sotto i deboli con gli altri che godono. Poi noi in particolare almeno avevamo il senso di colpa e l'assistenzialismo cristiani, che ormai sono soltanto un ricordo o quantomeno ne ritrovi qualche frammento nella generazione dei nostri nonni.
"L'Accademia e il covo di ciò, con i suoi stipendi da fame..."
Certo, infatti ho mandato tutti affanculo e mi son trovato un buon lavoro per farmi una vita decente. La bullizzazione sui deboli era all'ordine del giorno, ed era più o meno velata.
"Avresti dovuto conseguire cose più mirate al profitto però..."
Ho trovato lavoro nel pieno di una pandemia, siamo in crisi globale. Ed è difficile farsi riconoscere il phd come esperienza lavorativa. Lo fanno solo nelle aziende grandi e con gente intelligente (difficili da trovare, ma perseverando l'ho trovata).
"il dottorato era fattibile - così come i dottorandi"
Sì, certo, poi se continuano con postdoc e varie passano direttamente dai dottorandi agli psicofarmaci antidepressivi, ritrovandosi a 40 anni sole e dislocate, a scrivere articoli sul nulla pneumatico :)
"Sì, certo, poi se continuano con postdoc e varie passano direttamente dai dottorandi agli psicofarmaci antidepressivi, ritrovandosi a 40 anni sole e dislocate, a scrivere articoli sul nulla pneumatico :)"
EliminaNon posso che concordare, mi chiedo però se a qualcuna venga dato davvero la possibilità di una vita sana cosa sceglierebbe...
Nella mia esperienza i falsi miti di progresso vengono tranquillamente posti da parte quando si ha l'opportunità di cogliere qualcosa di vero, fintanto che si è ancora in tempo a farlo.
Ora dirò qualcos'altro di molto impopolare.
C'è un bel film degli anni '30, di tale Mitchell Leisen, che si chiama Death Takes an holiday.
è una commedia, un pò di divertimento. Ho letto su wikipedia che pare sia tratto da una commedia italiana, ma non la conosco, quindi giudichero il film di per se.
Come dice il titolo la morte si prende una settimana di vacanza, è affascinante, è sicuro di se. D'altronde è la morte, come potrebbe non esserlo.
E allora miete cuori, è anche solo. è la morte...
Fa innamorare una donna di 25-30anni dal quale è anch'egli molto attratto...
per una donna dell'alta società ora come a inizi del 900 l'età della massima sensualità è probabilmente tra i 25-33/34 anni... è l'eta in cui se una ragazza ha le doti fisiche la sua bellezza risplende florida e non è appanata dalle rughe dell'età.
Questa vorrebbe ma non ce la fa.
Ci riesce invece poi una giovinetta di 18anni.
Intorno al 2000 ne è stato fatto un remake di discreto successo...con Brad pitt e anthony hopkins. Si chiama vi presento Joe Black.
In realtà se lo vedi, se lo vedete capisci tutto.
la giovinetta li è la figlia dottoressa di un miliardario, che ommioddio è pura di cuore e salva le vite.
La figura dell'altra donna che vorrebbe, è bella, ma non ce la fa manca.
Non che il primo film giocasse su tale contrapposizione, ne poteva fare anche a meno ma rende ancor più evidente quello di cui oggi si perde il senso.
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questo per spiegarti la limitazione che avevo messo alla frase di sopra. I miti di progresso vengono agevolmente messi da parte, *fintanto che si è in tempo a farlo*.
Credo ci sia tanto di vero negli ultimi commenti scambiati tra l'anonimo e il padrone di casa. Per aggiungere giusto un altro po' di ovvio all'ovvio, vorrei sottolineare che esistono brutte bugie, certo, ed esistono brutture che sono semplicemente dati reali, certo, e che in ogni caso non si può che convivere con entrambe, e con la coscienza di entrambe. Dacché la coscienza del brutto non lo monda di un solo granello di reale bruttura, e la realtà e reale a prescindere da quanto brutta la si riconosca, e la si disprezzi. Anche usando la propria forza per crearsi un "eremo felice" (ammesso che si possa, poi, con una ragazza ovvero una donna ovvero il suo tempo che la cambia e tutto cambia), il rischio di fuga e rifugio in un'isolatria solipsistica – per quanto apparentemente titanica – non è mai sano. Perché nessuno sceglie dove e quando venire a esistere. Credo sia importante farsene una ragione, pur senza sottomettersi supinamente a ciò, perché altrimenti il livore cambia sacca d'accumulo, ma resta ad accumularsi con diverso ma parimenti costante stillicidio. Altero forse, ma sempre tristemente putrido e banale.
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