sabato 17 luglio 2021

Karekano (Le Situazioni di Lui&Lei): idealità o realtà?

Devo ammettere che per quanto sia un bellissimo manga, forse uno dei pochi shoujo veramente intelligenti e studiati a tavolino nei minimi dettagli, (ri)leggere Karekano per me è quantomeno pesante, e soprattutto poco interessante. Questa pertanto non sarà una vera e propria recensione, ma un post vagamente riflessivo. Non mi interessa decantare le doti dell'autrice, la dolcezza della storia e dei disegni, e quanto il manga sia davvero un piccolo capolavoro. Mi interessa invece tracciare una netta distinzione tra idealità e realtà in opere come queste, che nella loro potenza pseudonarrativa possono trarre in inganno lettori non ancora scafati nel vivere. Il post verrà bizzarramente diviso in due parti, una che parla del manga e una che parla della vita vera, ipotizzando come potrebbe essere Karekano ai giorni nostri. 


Di cosa parla l'opera: idealità?

Di base Karekano è la storia (vagamente cliché) della pseudo-Kannon (in questo caso Miyazawa Yukino) che mediante il suo amore incondizionato salva il tenebroso fidanzato dal passato contorto e sofferto (Arima Soichirou). Il padre di Yukino a sua volta era un orfano, salvato dalla madre di lei, una sorta di angelo in terra in grado di amare una persona danneggiata e problematica facendoci insieme tre figlie e mantenendo un matrimonio felice. Trattasi di un ciclo di figure femminili estremamente positive, volte al sacrificio e in grado di fare da madri sostituto ai loro uomini da una generazione all'altra, passando sopra a qualsiasi cosa. Nonostante i problemi di Arima, che va incontro alle molte storture psicologiche dovute ad un'infanzia problematica (eufemismo), nella quale il leit motiv era l'abbandono e lo status di capro espiatorio della famiglia causa genitori borderline, Yukino si sbatte tantissimo, ricreando una famiglia felice come aveva fatto in precedenza sua madre (ovviamente essendo un manga scritto da una donna il melodramma su Arima è davvero esagerato). Il discorso sulle maschere di bravi studenti/futuri ingranaggi di una società molto simile al meccanismo di un orologio svizzero è tipico della società giapponese tutta, ed è importante soltanto all'inizio, nella parte dell'opera adattata in animazione da Anno (che essendo un otaku con queste cose ci va a braccetto). Una volta che i due si mettono insieme, le maschere inevitabilmente cadono, Yukino si risolve con la velocità che la contraddistingue e Arima inizia a cadere nel baratro della paura della perdita, che è cosa tipica di persone con il suo passato (e qui l'autrice ha avuto una grande sensibilità psicologica). Questa cosa sicuramente è vera: l'amore, dico quello sostanziale, mette a nudo le persone in tutte le loro fragilità. Starà poi a loro cercare di utilizzare questo boost di coscienza per risolversi (se ne avranno ovviamente le capacità). A questo punto quindi, dato che le pseudonarrazioni sono inflazionate in manga e anime, mi chiedo in realtà se una storia del genere possa esistere nel mondo reale, sopratutto nella nostra epoca. Passiamo quindi al prossimo paragrafo.

 

E la realtà?

Essendo la realtà dominata dalle leggi di natura, che sono meccaniche, tutto esiste in funzione di caso e necessità. E la necessità prima è la sopravvivenza, i.e. la preservazione del sé, dell'ego. La società umana può inoltre peggiorare le cose, dato che un assetto liberista di fatto sdogana ancor più le leggi di natura inibendo la compassione e la misericordia degli individui (questa è la società occidentale, quella giapponese è invece fortemente familistica ma pur sempre in via di disgregazione). Come faceva notare altresì Pasolini, non so con quale consapevolezza, il risultato di una società consumistica di massa è il gretto solipsismo individuale, che alla fin fine è una forma di fascismo (Il fascismo dell'amore e dell'illusione, volendo citare un libro di Murakami Ryuu). In un contesto del genere, una ragazza capace di dare amore incondizionato è molto improbabile. Yukino e Arima hanno entrambi le loro storture, e la stessa Yukino non è completamente angelica come la madre, ma sa essere manipolatrice e superficiale. Ciononostante, sa amare: questo è il suo vero talento, forse il più importante talento possibile per un essere umano. Dato il solito discorso sociologico sulla postmodernità, per quanto pseudonarrativa, nel Giappone degli anni novanta la storia di Arima e Yukino poteva anche avere un fondamento di realtà (la storia di Asaba invece, altro personaggio chiave del manga, è pseudonarrativa all'inverosimile, ma non mi interessa analizzarla). Al giorno d'oggi, nonostante la sua fattibilità, Karekano mi pare davvero fuori dal tempo. Era un'opera che poteva aver senso in quel Giappone anni novanta in cui la società non era ancora ridotta a cumuli di macerie (siamo tutti concordi a dire che il punto di demarcazione era arrivato all'inizio degli anni duemila, e in seguito alla crisi dei subprime, con l'avvento dei social e del porno su internet).

Come si sarebbe quindi comportata una Yukino del 2021? Sicuramente non avrebbe tardato a rinfacciare ad Arima i suoi errori, senza provare la minima compassione né comprensione per lui. Fargli pagare tutto con gli interessi in un mare di confusione individuale ed esistenziale, perché la grande carenza della nostra epoca è l'educazione, soprattutto quella sentimentale (famiglie disfunzionali, scuole prive di autorità e autorevolezza, metodi d'insegnamento fallaci). Amare richiede sforzo, comprensione, coraggio, talvolta abnegazione. L'amore vero è la cosa più distante possibile dai manga e dalle superficialità consumistiche tutte. A cosa può mai servire un/una partner che non riesce ad andare oltre alle sue paure e complessi? Al proprio solipsismo individuale?  Che ti sbatte in faccia la stessa spietatezza e irrazionalità di quella natura che l'uomo, costruendo case e inventando religioni, ha cercato di contrastare? A nulla. Me la vedo una Yukino incapace di comprendere Arima, che lo lascia alla minima difficoltà, che proietta su di lui tutto il suo nonsenso usandolo come capro espiatorio del proprio disagio depressivo e anomico, replicando le dinamiche dannose della sua famiglia di origine senza alcun tatto. Il tutto alternando ciò a momenti emozionali che paiono presi in prestito da qualche manga per fujoshi, termine che alla fin fine non  a caso vuol dire "ragazze marce". I due si distruggeranno a vicenda, senza fare alcun figlio. Una volta mi capitò di parlare con una di queste fujoshi su Internet, che si lamentava che il finale di Aku no Hana fosse positivo. Secondo lei i due protagonisti avrebbero dovuto continuare a farsi male a vicenda, e lui non avrebbe avuto il diritto di trovarsene un'altra meno pazza con cui rifarsi una vita ("quanto la odio, quanto è banale quella lì", quella "brava ragazza insopportabile"). Questa cosa la faceva molto arrabbiare, perché la "ragazza marcia" del manga, a suo dire, aveva tutto il diritto di rimanere irrisolta e soprattutto di far rimanere irrisolto lui. Un calvario eletto nel nome del melò e dell'intensità, cose che di per sé non vogliono dire nulla, e rimangono relegate ad una profonda immaturità di una società tutta.

Ciò detto, nel nostro ipotetico Karekano dell'oggidì Yukino sarebbe poi andata a tatuarsi, avrebbe aperto Onlyfans e lì raccattato qualche sfigato a caso giusto per bisogno di autocompiacimento/conferme; lui invece sarebbe diventato un incel hikikomori depresso, imbottito di psicofarmaci, magari con un canale su Twitch seguito da altri incel/doomer tagliati fuori da ogni cosa come lui. Il tutto con il beneplacito dello psicologo, e del suo mantra che stare soli va bene, chiamando indipendenza ciò che realmente trattasi di solitudine. Perché la psicologia moderna è l'ennesima metastasi del consumismo, e questa cosa la faceva notare lo stesso Fromm quando era ancora in vita.

Ma qual è, in conclusione, il motivo di vera invidia nei confronti di una come Yukino? E' che ella cresce, senza alcun trauma pregresso o assuefazione nei confronti di qualcosa. Senza alcuna latenza o asincronia, cose molto comuni di un'epoca in cui si arriva ad avere un corpo molto più vecchio del proprio spirito. Yukino non ha blocchi, e fiorisce nonostante il suo fidanzato sia una persona problematica. E quindi lo cura e redime. Yukino passa dall'essere estremamente superficiale a persona reale, anzi alla migliore versione possibile di una ragazza matura e responsabile. Ha un progetto di vita, la vita per lei ha senso. Nessuna cazzata per la testa. Non è né Ayukawa Madoka né Souryuu Asuka Langley, né Tomoe Hotaru. Pseudonarrazione? Passato? Un fiore può crescere in mezzo a macerie tossiche? Alla vita in sé stessa, trascendendo qualsiasi forma di intrattenimento pseudonarrativo, l'ardua sentenza.

47 commenti:

  1. Concordo con tutto. Andando a lavoro spesso non so quanto il mondo reale sia meglio della stanza del doomer.

    Ovvio e meglio, perche l'uomo non e fatto per vivere dietro uno schermo. Ma la situazione e avvilente.


    A me fece sempre impressione il personaggio della tipa di twin peaks, quella che poi e bendata ad un occhio e che si veste da scolaretta anche da vecchia ...
    Tipo da brividi nella schiena.

    E il motivo per cui penso che stare accanto ad una ragazza accompagnandola nella disfunzionalita e senza forzare la mano sia la cosa peggiore.
    Non si da a Lei la chance di crescere in tempo (chissa forse ce l'avrebbe fatta), ci si riduce a fare il baby sitter di una isterica.

    Credo molte ragazze oggi scelgano ragazzi deboli (socialmente, economicamente, come stato di salute finanche, oltre che di personalita soprattutto) perche vogliono qualcuno che alla fine volente o nolente si pieghi ad accompagnarle nella loro fuga dal se.

    Si spera sempre che qualcuna si salvera.

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    1. Sì, il mondo di fuori non è molto diverso da quello della stanza del doomer perché la nostra società è basata ormai su stereotipi incel. Lo stesso Facebook nasce come atrezzo creato da un ex sfigato secchione per spiare le fighette della classe.

      La pazza di Twin Peaks è il solito simbolismo di una società che non sa più invecchiare, che rimane adolescente ad oltranza. Una società in cui come facevo notare, è molto difficile crescere veramente. Infatti poi ti becchi delle megere tutte rifatte che si mettono minigonna e autoreggenti come i cosplay.

      Per quanto riguarda il discorso del forzare la mano, semplicemente non si può fare. Verrà rinfacciato dopo e rimarrà comunque inutile. Questo perché anche chi forza la mano non è abbastanza maturo o risolto per poterlo fare veramente.

      Le ragazze di oggi scelgono le metanarrazioni, e quando queste metanarrazioni cadono, vanno in frantumi come il vetro. Accettare il principio di realtà richiede una certa dose di solidità e coscienza.

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  2. Curioso dire che chi forza genericamente la mano non e risolto lui stesso. Si dovrebbe misurare il benessere che si consegue, per quanto tempo. In medicina c'e un indice che si chiama QALY per cose del genere se non sbaglio.

    Non sono cose astratte eh....

    Un dermatologo ad esempio ti direbbe che si possono valutare finanche dalla bellezza e dalla salubrità della pelle, che e specchio interiore.

    Uno psichiatria dal sapere affrontare situazioni avverse in modo equilibrato, forse. Ma anche dalla regolarità dei rapporti etc.

    Quindi non so se inutile... Si può fare il conto .

    Non so cosa volesse rappresentare david lynch - e non lo dico con il tono di oh my God l'imperscrutabile pensiero di David lynch - ricordo che nella serie originale però ha pure lei il suo uomo accanto che le regge il gioco. Con scorno di entrambi. La prima serie era in un certo qual modo ottimistica, c'e un bel finale anche per quella mini storia infatti... .

    Io credo che tra l'invecchiare in modo salubre o da pazza isterica ci sia il saper affrontare i propri limiti e fantasmi.

    Chi non lo fa rimane ancorato in dei loop mentali poco aderente alla realtà, e presto o tardi si ritrova a mal partito per quelle che erano le sue possibilità.

    Credo che in una certa misura valga anche per i maschi ma che per le ragazze sia molto peggio.

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    1. "Io credo che tra l'invecchiare in modo salubre o da pazza isterica ci sia il saper affrontare i propri limiti e fantasmi."

      Su questo concordo, poi per le donne questa cosa è più difficile, perché, almeno dalla mia esperienza, non sono capaci di mettersi in discussione. Poi per carità, va bene così, ma poi i risultati di ciò si vedono sul lungo periodo.

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  3. Quindi si piu o meno concordo con il tuo articolo al 100%.

    La mia idea e solo nel dubbio forzare la mano. Tanto peggio di cosi non puo andare...
    Bella anche la parte sulla psicanalisi Moderna...

    Allora hanno imbottito un mio amico di psicofarmaci... Appena ci vediamo ovviamente lo prendo fisicamente a calci, poi ha anche pagato il coglione che gli ha prescritto i farmaci. Li poteva dare a me I soldi. Anche se per dormire la sera lo avrei messo a tagliare le piante a casa che di lavoro ce ne e da fare r fa anche bene al fisico.

    Vabbe fatto sta che poi per accertamenti non mentali va da un altro medico, che appena legge l'anamnesi e vede tutti quei farmaci e colpito e soffre anche lui e non puo esimersi dal dare un consiglio paterno

    Fatti due ragazze e vedi che non ti serve piu.


    Qualche altro casomai avrebbe consigliato solitudine, che tanto le donne facili sono solo mantenute, psicofarmaci e chiesto anche soldi in prestito con una scusa random a mettere la ciliegina sulla torta.

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    1. La società moderna è priva di persone capaci di amare, e questa latenza profonda gli psichiatri la sedano con le droghe, perché questo sono gli psicofarmaci. Già Fromm diceva ciò ed era avanti per il suo tempo. Ma per essere come lui occorre un livello di intelligenza che non è alla portata di tutti. Tempi diversi anche, si credeva ancora nel socialismo o quantomeno in un briciolo di dignità umana (il socialismo almeno voleva rendere le persone persone, seppur fallendo, mentre il consumismo rende le persone animali o oggetti).


      Ma come mai tutto questo successo di psicologi e guru? Perché forniscono una forma di amore surrogato. Allo stesso modo dei cani, ti danno l'illusione di amarti per ciò che sei, di essere sempre comprensivi. Questo perché, di nuovo, la nostra è una società priva di amore, priva di spirito. E qui ripetiamo di nuovo Fromm.

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    2. "Ma come mai tutto questo successo di psicologi e guru? Perché forniscono una forma di amore surrogato. Allo stesso modo dei cani, ti danno l'illusione di amarti per ciò che sei, di essere sempre comprensivi. Questo perché, di nuovo, la nostra è una società priva di amore, priva di spirito. E qui ripetiamo di nuovo Fromm."

      Un po' come le Waifu/ ma a differenza dei cani o essere umani non disturbano,stanno in silenzio e possono essere consumate in tutta tranquillità.Nonostante sia triste e disagiante, l'"amore" per un oggetto è più adatto e coerente al giorno d'oggi.

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    3. E poi hai lo spettacolo avvilente di ragazze che si trasformano in oggetti per essere amate. Tipo le idol, i cosplay e quella roba lì. In tutte queste metanarrazioni vedo tanta mancanza di amore vero.

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    4. Sicuramente è un "amore" artificioso e fatto su misura per essere consumato/essere cambiato a proprio piacimento.Una "soluzione" sicuramente comoda,ma che porta con sè, altri aspetti negativi come la solitudine e il rintanamento nelle proprie fantasie/passioni.
      Noto(dal mio punto di vista e per me) che la maggiorparte degli anime/Visual Novel non m'impressionano,perchè mancano di un "senso" e di qualcosa di "più grande" che permetta il consumo della storia e della/e waifu.Manca una specie di "disegno",di senso dove poter collocare i personaggi,la storia e l'opera(ma questo è un problema mio XD).

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    5. La mia VN preferita era Tsukihime del Nasu, perché era sì un porno, ma un porno malinconico e sofferto. Poi a livello di amore per il genere mi ero fermato lì, con il me stesso di 7/8 anni fa. Forse quella come KnK avevano ancora un "senso" perché erano figlie dei soliti anni 90 di cui anche Karekano ecc.

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    6. Le mie 3 VN preferite sono Kara no Shoujo,The house in Fata Morgana e Steins Gate.
      Soprattutto Kara no Shoujo è quello che mi ha colpito di più:sarà l'impossibilità di salvare le vittime degli omicidi,sarà che di finali positivi non vi è traccia,sarà la sofferenza che il protagonista/lettore vive, ma mi piacerebbe vedere più opere dove la sofferenza dei personaggi "distruggesse","scuotesse" il lettore/spettatore(soprattutto per quanto riguarda gli Anime/Vn).

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    7. Non le conosco, e di SG ho visto soltanto l'anime (carino). Kara no Shoujo sembra molto alla Nasu come stile, da quel che vedo googlando.

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  4. Mi hai messo la curiosita di leggere Fromm.

    Questo mio amico ha una famiglia molto amorevole ed unita, e anche un bel gruppo di amici, credo sia caduto andando a lavorare all'estero. Quindi si concordo del tutto con te.

    Lo psichiatria, ne tantomeno lo psicologo, sono infstti professioni che non avrei mai svolto per quello che e l'andazzo odierno della medicina nonostsnte forsr avrei potuto spiccare piu li che in altri campi.

    Chi frequento con me ricorda ancora le umiliazioni che infliggevo al prof di psichiatria a lezione.... Per fare l'esame aspettai due anni e fui fortunato che quel giorno non c'era. 28 e a casa, senza studiare.

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    1. L'esterofilia universitaria è raccapricciante e infatti ho visto ricercatrici andare avanti di psicofarmaci e posti precari. Infatti ho lasciato la carriera accademica e me ne sono rimasto in Italia. Vivo da solo e non ho nessuno di cui prendermi cura, ma sempre meglio che stare soli all'estero.

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  5. Ora io non so nel tuo campo come funziona ma se trovi un posto all'estero molto ben pagato, a meno che non vivi a un tiro di schioppo dalla tua famiglia e ci tieni, io andrei.

    Le ragazze sono tutto quel che vuoi, ma se ti sai muovere vengono. Casomai ti tocca cambiarlr spesso, e questo e triste. Ma e l'unica soluzione spesso.

    Un italiano, sempre questi italiani, scrisse un libro. Fosca.
    Prendersene una di rara bruttezza e disagio mentale e un modo per essere sicuri o quasi di non essere mollati.conto due amici che hanno fatto cosi. Ma non so se sia la soluzione.

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    1. Sono interessato a relazioni serie e durature, e francamente ho sempre odiato l'ambiente universatario. Quindi va bene così.

      Fosca? E' un romanzo scapigliato, filosofico, da depressi. Lui sceglie la morte (quella brutta) per suicidarsi praticamente, quando poteva scegliere quella normale. E' la storia di una nevrosi e non la liquiderei così banalmente. Lui non la sceglie per non essere mollato, questa è una tua proiezione.

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    2. Mah chissa, anche dire che sceglie la morte r azzardato...

      Ma mica carriera universitaria... Li credo si faccia la fame ovunque piu o meno. E cmq un curriculum prestigioso quello che hai :)

      Quelli dei miei amici che puntavano a relazioni serie e durature stanno prendendo dei Pali che non hai idea. O delle zoccole in faccia che volevano il buon matrimonio e si sono fatte mettere incinte in meno di un anno. Sic.
      Questa e la societa di oggi :/

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    3. Sì certo, hai ragione. Infatti non vado a ingravidare chi mi capita a tiro. Ho dei miei "ideali", che tuttavia al giorno d'oggi forse sono metanarrativi quanto Karekano.

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  6. Mentre in italia scrivevano Fosca, in quegli anni piu o meno in Francia scrivevano Bruges la morta.

    A ognuno il suo.

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  7. (PARTE 1)
    Leggendo questi post mi sembra sempre di vedere sotto qualche contraddizione, qualche collegamento strano o qualche uso lessicale approssimativo che però non saprei formalizzare. (Ovviamente dovrei pensare: queste "obiezioni" sono di tipo logico o psicologico o entrambi? Va be', tralasciamo.) Ad esempio, ho avuto pesanti dubbi lessicali sul termine "metanarrazione" nel post che viene linkato almeno quattro volte (perché? :-D), nonché in questo post sul legame tra "solipsismo" e "fascismo" - che cosa vorrebbe dire "fascismo" nel contesto e nel romanzo citato? Forse una specie di "manicheismo"?


    (PARTE 2 - le suggestioni)
    Leggendo la prima volta poi mi è sembrato di notare un contrasto tra l'argomento del post (nelle ragazze "d'oggidì" (!) esistono solo i traumi, le incapacità, la vacuità ecc.) e la risposta al commento: "Le ragazze scelgono le metanarrazioni e vanno in frantumi quando cadono". Mi si dirà: ci credono da bambine/ragazzine, poi le abbandonano perché la vita è così. Ma se io leggo "scelgono", mi viene in mente un concetto diverso da quest'ultima frase: immagino piuttosto un'adesione abbastanza conscia che, se accettiamo il principio "una persona infantile non abbandona realmente nulla", rimane in sottofondo costantemente. (Mi viene da dire "magari questa metanarrazione si rompe e si ispessice di nuovo ciclicamente". Vado a inginocchiarmi sui ceci per l'analogia terribile.)
    È possibile che anche la "ragazza modello" (...) qui sopra veda una "metanarrazione" di stabilità dentro rapporti carichi di complessi da entrambe le parti?
    Probabilmente non c'è un grosso contrasto in questo.

    (continua, spezzo per leggibilità)

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    1. Ciao lui. Ti rispondo per punti.


      “Ad esempio, ho avuto pesanti dubbi lessicali sul termine "metanarrazione" nel post che viene linkato almeno quattro volte (perché? :-D)”

      In realtà recentemente ho scoperto che il termine in storiografia ha lo stesso significato più o meno che gli do io.

      https://it.wikipedia.org/wiki/Metanarrazione_(storiografia)

      Prendi questa definizione, e anzi di “grande narrazione” intendi “piccola narrazione”. Il tutto quadra.


      “egame tra "solipsismo" e "fascismo"”


      Hai presente Excel Saga? Quando il Palazzo va fuori di testa e il suo lato oscuro gli dice “conquista! Conquista!”? Il legame tra ego solipsistico e fascismo è evidente. Nessuno infatti ha mai provato a contraddire un dittatore. De Mello poi parlava del “piccolo Hitler” che è in ognuno di noi. Mi sa che essendo tu matematico, hai un’intuizione un po’ limitata. Occhio alla logica, è una trappola.

      “Le ragazze scelgono le metanarrazioni e vanno in frantumi quando cadono". Mi si dirà: ci credono da bambine/ragazzine, poi le abbandonano perché la vita è così. Ma se io leggo "scelgono", mi viene in mente un concetto diverso da quest'ultima frase: immagino piuttosto un'adesione abbastanza conscia che, se accettiamo il principio "una persona infantile non abbandona realmente nulla", rimane in sottofondo costantemente.”

      Si rimane semplicemente bambini/bambine nell’età adulta. Con tutte le metanarrazioni del caso.


      “È possibile che anche la "ragazza modello" (...) qui sopra veda una "metanarrazione" di stabilità dentro rapporti carichi di complessi da entrambe le parti?”

      Intendi la sindrome della crocerossina? Può essere. La maggiorparte delle volte comunque si aiuta per aiutarsi. Cristo infatti diceva che la mano destra non deve guardare la sinistra quando si fa la carità. Ciò che rimane comunque sono metanarrazioni. Si è cresciuti a pane e intrattenimento, quindi le cose per forza, chi più chi meno, arriveranno da lì. Quante crocerossine ci sono negli shoujo manga!

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  8. (PARTE 2bis - altra suggestione)

    O è possibile rendere una metanarrazione proprio la situazione di precarietà, di mancanza di riferimenti?
    Dico questo perché mi viene di fare un salto verso la "visione maschile delle cose" (se accettiamo che esista) e in particolare verso uno dei motivi per cui mi sono incuriosito a certa trap.
    Vale a dire, mi sembra che di vedere espressa, sotto i tipici stilemmi, un'affermazione del genere:
    "Io so di venire da un contesto degradato economicamente/socialmente. Io sento di appartenere a questo contesto, alle esperienze che esso mi fa vivere, alla cultura che ne deriva. Io nella mia vita voglio abbracciare questa cultura, avendo con le altre il rapporto minimo indispensabile (o nessun rapporto, se possibile), e secondo i suoi principi crescere". Attenzione: leggete il termine "crescere" sia nel senso di "diventare famoso, avere i soldi e le bitch" sia nel senso di "crescere umanamente".
    (Ovviamente è possibilissimo che quanto sopra si senta inconsciamente e non sia possibile esprimerlo. E difatti non sono convinto di averlo espresso bene io, da cui le ripetizioni.)
    Questa è una metanarrazione possibile? È qualcosa che ci vedo solo io, da persona che vive in un contesto molto diverso?
    Pensateci anche voi, il sottoscritto fatica ad andare oltre questo livello. :-)

    (fine)

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    1. “O è possibile rendere una metanarrazione proprio la situazione di precarietà, di mancanza di riferimenti?”

      La mancanza di riferimenti dovuta alla nostra epoca fa sì che l’intrattenimento faccia imprinting sulle persone, infondendo in loro metanarrazioni. Per me le metanarrazioni sono “narrazioni simulacro”. Poi alla fin fine queste metanarrazioni nella storia dell’umanità sono sempre esistite (vedi la definizione storiografica di metanarrazione), ma non arrivavano dalla finzione, ma dalla religione, dallo Stato o dalla filosofia e quelle cose lì. Ho usato infatti il suffisso “meta” anzi di “piccola” narrazione, proprio per rendere l’idea di “narrazione nel medium fittizio”. Ossia la televisione, i cartoni animati, i manga, i social e tutta la roba sulla quale ormai la gente si imprinta.

      Per il resto, il tuo ragionamento credo si avvicini a ciò che ho inteso in questa mia risposta. :)

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  9. {Spero di non aver mandato il commento due volte, se sì lascia solo questa.}



    Grazie per le tue risposte - e per la rassicurazione (?) che la mia "intellettualità" corrisponde alle mie scelte. :-D Perché io chiamo "suggestione" quello che per te è puramente logica? Mi confonderò io. :-D

    Sull'ultimo punto vorrei aggiungere che appunto la "metanarrazione della ricerca del lusso dopo vita di strada" mi dà l'impressione di presentarsi come espressione di un segmento sociale e quindi culturale più definito di altri (in qualche senso), di essere la metanarrazione più "primitiva" a partire dal contatto con una certa realtà e di poter rappresentare al suo interno cose come il disagio mentale, delle specie di sensibilità, delle specie di teorie artistiche... Insomma, qualcosa di banale e totalizzante (certe storture ne seguono necessariamente) ma paradossalmente duttile e a portata di originalità. Più dei chad/incel/doomer forse...
    Questa sì che si chiama "suggestione", e infatti non riuscirei a fare esempi precisi. :-)

    [C'è poi l'indispensabile discorso commerciale, che però è più vasto della trap e si lega ad apparente cambio nella generazione dei venti-trentenni dagli anni 2000 a oggi e che a volte sembra persino per il meglio. Tralasciamo.]

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    1. Sì, in un certo senso è giusto chiamare quel tipo di rivalsa metanarrazione perché alla fin fine si vuole diventare consumatori. Invece una roba tipo Ashita no Joe, ad esempio, con il suo spettro di rivalsa più socialista che sociale, è una piccola narrazione. Joe non vuole la macchina o la figa ma simboleggia il riscatto degli orfani del Giappone del dopoguerra. Non c’è alcuna narrazione consumistica di mezzo.

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  10. Sulla musica trap e sul falso lusso.

    A me viene da pensare ad abiti ed oggetti firmati, e costosi, di ovvio cattivo gusto. Musica trap mai ascoltata, so a ma la pena cosa sia.

    Il punto e che per ritmi lavorativi e contesto sociale la societa fino a fasce medio alte si e proletarizzata.

    Non conoscono le amanti ma le bitches. Nkn conoscono le cose belle ma quelle costose.

    Io gli ultraricchi poi non li conosco, quindi non so come vivano. In teoria dovrebbe essere in parte immuni da ste cose.

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    1. E di fatto concordo.
      Ma quello che ho scritto sopra si riduce forse al fatto che vedo più capacità di capire la propria condizione in chi è nato in un contesto scadente *e lo sente come proprio* (credo passaggio importante) e ha poi contatti con un contesto (economicamente) migliore, rispetto a chi ha esperienza soltanto di uno dei due. E se si parte in un certo ambiente, certi "schemi mentali" sono forse semplicemente naturali, benché di certo non inevitabili.

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    2. Gli ultraricchi boomer prima o poi creperanno tutti, e rimarranno i nuovi ultraricchi, tipo Bezos o Musk, che sono ex nerd incel, e pertanto perseguono metanarrazioni. Infatti stanno con tizie improponibili e mandano razzi nello spazio manco fossimo nel '68.

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  11. Mah non so... La ricchezza si tramanda. Piuttosto credo il punto debole sia che si sorbiscono tutti la stessa merda.

    Ovvero quello che tu chiama metanarrazioni, io le chiamerei non metanarrazioni chesso inventa un neologismo... Tipo small-narrations, che si sorbiscono sono le stesso che danno alla plebe e qualcuno meno rapace di altri ci rimane sotto.

    I figli di papa del commento precedente invece erano rapaci assai, da cui una certa simpatia a primo impatto.

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    1. "Small narrations" è lo stesso termine di Lyotard che volevo evitare, perché lui non era cresciuto appunto con ciò che intendo io per metanarrazioni. Manca un filosofo che faccia il passo successivo, ma ormai i nuovi intellettuali sono troppo nerd per capire. Sempre se esistano ancora intellettuali.

      Seele94 comunque aveva provato a trovare un neologismo ma ha fallito.

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    2. Ci ho pensato un po', sarebbe curioso.
      Tanto per, propongo "mantonarrazioni" (manto sulla realtà; man.to. come abbreviazione di "manichee totalizzanti" :-)) - non sono bravo con le radici greche, come si vede.

      Giocando con quelle, mi piacerebbe ad esempio includere parole come "adattamento" (che Google mi traduce in greco con "prosarmogí"), vedendo la metanarrazione come adattamento della realtà a un proprio schema. "Prosarmitazione" includendo "mythos"? "racconto di adattamento [alla realtà]?

      [
      Una narrazione cresce in una persona tanto da impedirle ogni funzione complessa? È diventata un "narratoma"! (Sì, è stupidamente patologizzante.)
      ]

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  12. In realta secondo me quello che impedisce la crescita e il rifiuto nell'affrontare cose in qualche maniera spiacevole.

    Le metanarrazioni nel senso che gli da Francesco credo che o siano momenti infantile (e non sarebbe drammatico) o dei succedanei alla grande narrazione che si e rifiutata per codardia, ed e drammatico.

    Nella vita ci si innamora, ci si ammala, muoiono i propri cari, si hanno amicizie importanti.

    Secondo me le grandi narrazioni capitano naturalmente nella misura di eventi e storie significative. Che poi si ammazza per nkn voler affrontare cose spiacevoli.

    Dato che nessuno vuole fare la fine di Giuda, poi si tira avanti nella risata sguaiata, i meme, etc.

    Sto convertendo mia madre... Ha notato che tutte le sue colleghe piu brillanti efomentate sul lavoro sono divorziate.

    Qualche mese fa mi ha confessato se ne e uscito con una: sei bravissima, ma io ho anche altre cose da fare e nkn mi posso dedicate cosi.


    Dedicarsi molto al lavoro, fino alla propria consumazione, credo sia infatti segno di latenze in altri campi. In una donna poi e tremendo...

    Provai a farlo capire per mesi ad un amico ma insisteva che ero un pazzo e che sia il destino naturale di *ogni* ragazza di oggi.

    Una mia collega si e sposata a 24anni ^^ credo sia piu giovane della ragazza della mia amica. Mi dice che andrei molto d'accordo con suo marito.

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  13. Il commento precedente era per dire che non credo che narratoma sia il termine di paragone giusto. [il suffisso - oma piu il nome del tessuto si usa in genere per tumori benigni che pero danno un notevole effetto massa, e dunque candidati a chirurgia. I maligni sono carcinomi / sarcomi per lo piu senza troppo sbizzarirsi in nomi ]

    Volendo fare un paragone medico parlerei di sindrome paraneoplastica, ove la neoplasia alla base e il, gia detto piu volte da tutti, rifiuto dell'affrontare cose spiacevoli.

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  14. Narratoma drei che ci sta come termine. Il fatto è che comunque si è talmente assorbiti in questi narratomi che non sembrano neanche più patologici. Se in storiografia comunque il termine metanarrazione per identificare le grandi narrazioni è corretto, si potrebbe parlare di passaggio da metanarrazioni a narratomi. Però questo presuppone implicitamente che le ideologie/grandi narrazioni del passato non siano nocive, che siano in qualche modo salutari. La realtà è che l'umanità ha sempre avuto bisogno di illusioni per vivere (vedi Utena) e questi narratomi non sono altro che le illusioni derivanti dall'intrattenimento, che è l'unica forma di realtà alla quale ormai siamo sottoposti. Poi col Corona questa cosa si è pure accentuata.

    Magari scriverò un nuovo post sulle mie metanarrazioni comunque, molta gente si è sentita toccata dal primo che avevo scritto, a sentire i miei lettori.

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    1. Da parte mia userei con molta cautela i termini patologizzanti per descrivere situazioni meno estreme, in specie per le "metanarrazioni" storiche che personalmente vedo come utili: mi pare accettabile il passaggio che proponi alla terza frase.

      (... ho già capito di aver creato un mostro con un minimo di intuito. :-D )

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    2. Sì, in sostanza la definizione ci sta ma in un certo senso è estrema, dato che l'intrattenimento e le sue correlate alienazioni sono ormai la normalità.

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    3. Io personalmente mi sono appassionato a "prosarmitazione" [="racconto di adattamento"], di cui preciso il significato in "una narrazione che ci si crea per adattarsi alla realtà, che in casi estremi sembra addirittura adattare la realtà a proprio modo".
      E questo sarebbe un termine più neutro. Avrei bisogno di confronto sulla "bellezza" del conio.

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    4. Gira e rigira mi sa che usare semplicemente "metanarrazione" è corretto :D

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  15. Riflessioni dolorose e che condivido. Credo che il "punto di demarcazione" dei primi anni duemila abbia trovato un terreno la cui preparazione era iniziata molto prima, in anni in cui chi si ritrova qui era troppo piccolo (io) o non ancora nato (presumo la maggioranza) per avere contezza di quanto accadeva. Pensiamo alla fine degli anni settanta/inizio degli anni ottanta, il periodo in cui alcune istanze di riforma del vivere deluse e profughe del periodo sessantottino confluirono in quel coacervo di filosofie e spiritualità orientali importate ed imbastardite nel cosiddetto fenomeno "new age". Quelle che sembravano nuove opportunità di comprensione divennero quasi tutte discipline rivolte al "miglioramento del sé", in cui "sé" costituisce il termine chiave. L'alba delle persone che, in un narcisismo di illusoria emancipazione, non sono in grado abbracciare dell'altro quando richiede faticosa comprensione delle proprie problematicità. Mantra ancora ricorrenti come "riconosci i vampiri energetici", "allontana le persone negative", a volte anche contenenti nuclei di assoluta verità come "ama te stesso se vuoi amare gli altri", diventano una guida per schivare agevolmente qualsiasi rapporto che possa essere un minimo dialettico, rifugiarsi nel sé e sentirsi "fighi" nel farlo.

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    1. Grazie, concordo su tutto e devo dire che ti sei espresso con grande lucidità e chiarezza.

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    2. Solo per dire che il commento di Marco Armellino è perfetto.

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  16. Credo ad ognuno il suo. Con la fortuna delle possibilita che ha avuto e che ha.

    Volendo buttare tutto al vento per smania di conformismo, perche oggi fanno tutti cosi (ma tutti chi poi? Tutti i disperati che non potevano scegliere altrimenti) sia proprio il peggio.

    Ad ognuno giocarsi le proprie carte. Vedendo quel che e la realta.

    Non ti consiglio proprio un amico che nel momenti di debolezza, per aderenza alle sue idee filosofiche, ti fa una narrazione del reale che poi si rivela del tutto fallace in piu punti, privati e sociali.

    Con il prezzo di scelte incomprensibili fatte nel mentre. Fortuna ho rimesso la Barra diritto alla grande. Non era scontato.

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    1. Io le cose sul palazzo del pornobebè le dicevo anche prima di entrare in contatto con la persona a cui stai alludendo.

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  17. In buona sostanza, ho la sensazione che si giri sempre intorno alla critica che Takahata fece della narrativa fantastica ovvero idealista, di cui l'acclamato Mononoke Hime era il non-plus-ultra. Diceva Takahata che la narrativa idealistica sedimenta nella psiche del pubblico non più infantile delle attese eccessive nei riguardi della realtà, che quindi deluderà i soggetti in questione, che quindi la rifiuteranno, andando a indurirsi, isolarsi e poi spezzarsi.

    Di mio credo che avesse semplicemente ragione.

    Il problema della reinfantilizzazione postmoderna è che le persone "crescono" (ovvero: non crescocono) restando aggrappati alle favole, ovvero idealismi metanarrativi. Tutto qui.

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    1. Il problema è che il mondo in cui viviamo si nutre di metanarrazioni. Toglierle ai più sarebbe come togliere la siringa di eroina dal tavolo del tossico: causerebbe una violenta crisi di astinenza. Isteria di massa.

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  18. Io ribadisco che le attese eccessive sono secondo me reattive ad una realta che non va.

    I punti ovviamente sono due:

    - modificazione della realta se si puo.


    - per chi e cmq troppo mal messo, beh e andata. Mi viene da pensare ad una ragazza brutta, e brutta. Non ci puo fare niente. Ad un ragazzo che non ha potete economico per fare quello che gli pare entro discreti limiti. Non ci puo far niente, basta.


    E sempre stato cosi eh, l'illusione di oggi e che ci sara felicita per tutti.
    Lo dicevo a cena con miei amici qualche giorno fa.

    Se divento paralitico e finisco solo su una sedia a rotelle ovviamente mi incarogniro.

    Piu della persona, e delle sue attese, conta la realta fattuale che quello andra a vivere.


    La narrativa idealistica/fantastica credo che all: opposto porti ad una supervalutazione del mondo interiore contro quello esteriore e reale.

    Ovvero dei propri sentimenti del momento contro le catene di quel che si e (che vuol dire se stessi e tutto quel che si e vissuto prima).

    Spezzarsi credo sia prerogativa di chi non affronta la banalita del reale. Ovvero fa le cose non per quello che e la realta, ma per come vorrebbe che sia.
    Ovviamente cio porta a inanellare una serie di decisioni tutte sbagliate che poi conducono a pazzia. Ma per fortuna sono pochi quelli cosi.

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    1. La realtà va accettata per quello che è. Questa è la cosa più difficile per un animale dotato di coscienza quale è l'uomo. Per di più se indebolito da un assetto sociale che non reputo corretto, ma alienante di per sé.

      Uno può anche stare sulla sedia a rotelle ed essere un uomo felice, senza carogna alcuna. Dipende tutto da noi più che dalla realtà. Non per nulla non ho mai sentito nessun saggio dire che la realtà sia sbagliata. La realtà è semplicemente ciò che è, ed è totalizzante. E' il nostro ego a darci l'illusione del conflitto.

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