venerdì 19 maggio 2023

Sette consigli del tutto disinteressati

 Ulrico e Lena, by Diletta Pasquini

Ogni tanto capita che qualcuno mi scriva in privato per parlarmi di cose della sua vita e per chiedermi consigli, cosa che non mi stupisce affatto. È infatti ormai chiaro che io non faccio propriamente parte del "mondo nerd", né del giro degli "anime fan", ecc. La mia vita è stata troppo eterogenea per questo tipo di etichette. E d'altro canto anche questo spazio non è mai stato monotematico, a parte nella sua fase d'incertezza iniziale. A parer mio, l'atteggiamento monomaniacale verso una determinata cosa è il modo migliore per mettere sé stessi in moratoria e annoiare il prossimo, annullando le proprie possibilità di crescita. Il consumismo vuole proprio questo, così che la gente compri e non si faccia domande; lo spirito invece necessita di quanti più stimoli e impressioni possibili. Cosa intendo per spirito? Per spirito intendo la cristallizzazione del linguaggio che in qualche modo è sedimentato in noi. "In principio era il verbo" è una verità tanto iconica quanto scontata e di facile comprensione: il linguaggio è ciò che ci distingue dalle bestie. Leggere, scrivere, imparare a suonare uno strumento e a leggere la musica, imparare la matematica (che alla fin fine è un linguaggio), imparare una nuova lingua, imparare l'Arte, ecc. sono tutti modi di fornire cibo al proprio spirito. Non sorprende pertanto che il capitalismo contemporaneo stia facendo di tutto per far diventare la gente analfabeta e mentalmente pigra, facendo leva sulla parte più animale dell'uomo, che equivale appunto alla parte più analfabeta. Tutte le riforme politiche volte alla distruzione dello Stato, dell'istruzione, dell'Arte e della ricerca sono lapalissiane. Fatto salvo ciò, in questo post lascio alcuni appunti in merito ad alcune pratiche di vita che reputo salutari per l'uomo contemporaneo. Ovviamente nessuno è obbligato a seguirle dato che provengono dalla mia soggettività, che è diversa da quella di tutti gli altri. Il mio scopo è fornire spunti, non dettare leggi. 



1) Accettazione del mondo in cui si sta vivendo. 

Non è possibile per noi cambiare il mondo (di merda, chiaro) in cui stiamo vivendo. Il mondo postmoderno, solipsistico, solitario, autodistruttivo, inumano, frivolo ecc. del 2023. Possiamo tuttavia lottarci contro facendo nel nostro piccolo del bene verso noi stessi e gli altri, ognuno nei modi alla sua portata. Nel passato le grandi metanarrazioni come nazismo e comunismo avevano provato tramite i totalitarismi a bloccare i semi dell'attuale postmodernità (che sono ravvisabili nell'edonismo degli anni venti del novecento), ma hanno fallito rivelandosi pure loro delle mostruosità aberranti. Quindi se pensiamo nelle nostre fantasie di diventare dittatori stile Roger Waters nelle live di The Wall e di sistemare tutto da soli, stile Stalin (che comunque morì solo come un cane, abbandonato dai medici che avevano addirittura paura di curarlo),  di certo ci stiamo soltanto illudendo. Non bisogna avere troppe pretese dalla vita, in fin dei conti siamo polvere, anche se crediamo di essere così speciali o fondamentali per gli altri. 


Il muro di cui parla The Wall è il muro dell'alienazione, della solitudine postmoderna. In tale situazione la rabbia può portare a voler diventare dittatori apocalittici in grado di rimettere ordine nel mondo marcio, ma ciò è soltanto un'illusione. Il represso che vuole diventare Dio e resettare il mondo non è una novità, soprattutto se si analizza la mentalità dei terroristi.  


Bisogna anche capire che se uno sceglie di fare ad esempio l'avvocato, investendo in questo percorso tempo ed energie infiniti, ovviamente al giorno d'oggi non avrà il riscontro sociale (quindi soldi, donne, apprezzamento altrui) di un influencer, un fot(t)ografo o un tatuatore: ogni tempo ha le sue caratteristiche, e se uno vuole emergere nel proprio tempo deve per forza di cose seguire la corrente della propria società e non remare contro di essa basandosi su standard di prestigio sociale legati al passato (di solito quelli della mia generazione prendono come esempi di riferimento i nonni, e questo nel mondo "liquido" dell'oggidì è fuorviante). Poi io sono dell'idea che sia meglio remare contro rimanendo se stessi e seguendo le proprie passioni/inclinazioni, ma ognuno è libero di fare ciò che vuole e di vendersi come vuole. 



2) Introduzione di ordine nella propria testa.

In natura tutto tende al disordine: la legge della massima entropia non è mai stata contraddetta da alcun fenomeno, né mentale né fisico, quindi è ovvio che se non facciamo niente per noi stessi, se ci atteggiamo ad amebe umane, il nostro corpo e la nostra mente deperiscono. Il corpo ingrassa, s'incurva sotto il peso della gravità ecc.; la mente va per conto suo alimentando disordine nei pensieri, paura, dissociazione, difficoltà nel contestualizzare e capire le cose che ci circondano. In pratica la pigrizia, sia mentale che fisica, ci riporta indietro allo stato bestiale. Dato che è la testa a comandare il corpo, almeno per ciò che non riguarda i processi involontari del tutto meccanici che ci mantengono in vita, introiettare ordine nella propria mente con una certa disciplina equivale a fare altresì del bene al proprio corpo. Dato che - come osservavo nell'introduzione - l'anima si ciba di linguaggio, consiglio di leggere molto, di ascoltare musica, di esercitare una certa disciplina nell'uso dei social, che sono perlopiù distrazioni inutili ed entropiche (poi ovvio che alimentino invidia, senso di inadeguatezza rispetto al proprio corpo e all'immagine della vita degli altri ecc., ma questo l'ho già accennato in altri post). Per me l'intrattenimento visivo passivo, ossia quello somministrato su uno schermo e in cui la capacità di pensare/immaginare/ragionare dell'individuo ha soltanto una funzione marginale, è di serie B rispetto alla lettura, alla scrittura, al produrre o consumare Arte in prima persona. Giocare a "Guitar Hero" ovviamente non è come imparare a suonare una chitarra per davvero: per padroneggiare uno strumento ci vogliono anni di sforzi (nel caso della chitarra all'inizio sanguinano i polpastrelli delle dita: fa male, è doloroso...), bisogna conoscere bene la teoria musicale e quindi un linguaggio. L'apprendimento e il miglioramento della propria persona comportano fatica, non sono un gioco e il divertimento è uno stato di benessere transitorio: l'uomo dovrebbe godere dei frutti delle proprie fatiche, non nel perdere il proprio tempo dietro a cose facili, godibili e inutili (poi se ogni tanto uno vuole giocare a un giochino ben venga, ma la cosa deve essere del tutto marginale nel contesto della propria quotidianità). 


Scrivere, anche senza essere un genio della scrittura, aiuta molto nella propria autocomprensione e autorealizzazione individuale. Tenere un diario poi sarebbe l'ideale per prendere consapevolezza di sé stessi in relazione al proprio tempo vissuto. La scrittura a parer mio è l'attività umana più nobile, infatti non per nulla le religioni, i grandi sistemi di pensiero umani ecc. ci sono arrivati in forma scritta. La scrittura andrebbe esercitata ogni giorno, giorno dopo giorno e perseguita senza alcuna spinta al successo, anche perché ormai le masse sono talmente ignoranti e chiuse nel proprio solipsismo animalizzato che non leggono né scrivono più, quindi è inutile pensare di diventare un caso editoriale. Sarebbe anche un po' troppo narcisistico, no?  

Studiare fisica mi ha aiutato a introdurre ordine nella mia testa 
quando mi sentivo debole, rabbioso e confuso. 
Rimango comunque di base un umanista, non uno scientista. 


3) Rispettare il proprio corpo.

Il corpo, nonostante da esso esca la merda, il piscio, il sudore ecc., è una cosa nobile. Anche se non ci piacciamo o se non siamo conformi agli standard estetici imposti da social e capitalismo dell'immagine tutto, dobbiamo sforzarci di non sentirci a disagio nel nostro corpo. Anche il sesso è cosa nobile, e va rispettato nella sua intimità evitando di abusarne. Personalmente sono contrario all'autolesionismo in tutte le sue varie forme e derivazioni; per di più sono refrattario a terapie mediche troppo invasive e valuto sempre attentamente le diagnosi che vengono fatte a me o alle persone eventualmente sotto la mia responsabilità, sentendo più campane e usando il buon senso ("troppe medicine medico incapace" è una semplice verità che ho avuto modo di verificare in prima persona molte volte nella mia vita). La tendenza dell'attuale modello sociale è comunque quella della sedazione: appena c'è un problema si tempesta la persona o di antidolorifici o di psicofarmaci perché il dolore, che alla fin fine è un dono che ci elargiscono il corpo o la mente per aiutare la nostra coscienza a indagare la vera causa del nostro malessere, viene demonizzato. Il consumismo sopravvive infatti grazie alla comodità e all'incoscienza, e il dolore, che scatena una tendenza al miglioramento o alla comprensione del proprio male, per forza di cose va rimosso. Ovviamente l'esperienza del dolore fortifica e prepara meglio agli scossoni fisici o mentali che prima o poi arrivano nel corso del nostro cammino: chi non ha mai veramente sofferto viene subito spazzato via; chi invece è diventato coriaceo rimane lì fermo di fronte alla tempesta ed è più difficile da buttare giù. 


L'attività sportiva è fondamentale per il benessere psicofisico, e per "attività sportiva" non intendo riempirsi di steroidi e di sedute di pesi in palestra, né praticare gli esport, che con buona pace dei nerd non sono veri sport. La migliore attività fisica per me è il nuoto, siccome fa bene al cuore e permette di esercitarsi nella respirazione, cosa comune a molte forme di meditazione (il respiro è il ritmo della vita, ed è strettamente legato al nostro stato mentale: non per nulla gli ansiosi e i paurosi respirano molto affannosamente e pertanto sprecano energia mentale per niente). Il nuoto aiuta anche a darsi disciplina in tutti i campi della vita e incrementa la propria capacità polmonare, permettendoci nel frattempo di avere un buon fisico, sia a livello estetico che a livello di prestazioni. Grazie al nuoto si può anche fare sesso in modo più duraturo e soddisfacente sia per noi che per il/la partner. Anche la danza comunque non è da sottovalutare. 

La Danza della Vita, by Munch


4) Imparare l'onestà ed evitare la frivolezza. 

Essere onesti, sia con se stessi che con gli altri, è molto difficile. La disonestà sicuramente implica meno sforzo dell'onestà, che comunque è una virtù che si ottiene mediante la crescita e l'esperienza di vita. D'altro canto la frivolezza, che è un po' il leit motiv della società dell'oggidì, è sia l'anticamera della demenza (cit. Shitarello) che uno stato mentale che fa comodo al capitalismo contemporaneo. Il consumatore modello infatti non deve prendere la vita sul serio, deve rimanere un eterno ragazzino, un eterno ritardato. 

Ovviamente la vita in se stessa è antitetica alla frivolezza, e la frivolezza prima o poi viene punita dalle durezze del tempo. Molto probabilmente la razza umana tutta soccomberà proprio per via della sua superficialità e frivolezza. 

Dal canto mio ringrazio molto una professoressa di lettere che ebbi alle medie, Marina B., che ogni volta che mi beccava a fare cose stupide, mi ricordava con fare molto empatico e comprensivo (e quindi non punitivo) che non dovevo essere frivolo e superficiale, e che così facendo mancavo di rispetto sia a me stesso che agli altri. Ovviamente incitava in me e nei miei compagni la lettura/scrittura, stimolando in noi il senso critico. 

Con questo discorso sulla frivolezza non intendo comunque dire che uno debba diventare un monaco shaolin o un maestro di severità e pallosità: scherzare e divertirsi va bene, ci mancherebbe: la frivolezza e la superficialità di cui parlo sono semplicemente fenomeni imputabili alla mancanza di spirito e virtù, sono handicap puramente umani. Come sempre il bene è una cosa ad aggiungere, il male una cosa a sottrarre. 


5) Evitare il carrierismo e le prospettive di guadagno facili; se possibile, evitare i grandi centri abitati. 

Il controllo dei più forti sui più deboli una volta veniva esercitato tramite il bastone; poi qualcuno ha capito che il bastone pesava troppo e ha inventato le illusioni, che pesano molto di meno e rendono di più. Le persone affette da monomaniacalità lavorativa semplicemente stanno bruciando la loro vita per far arricchire gli altri: a loro spettano solo le briciole, e quegli "altri" che si stanno arricchendo alle loro spalle di solito sono lì per politica, per fortuna, per cooptazione sociale e soltanto raramente per via di un talento innato (il fatto che il talento venga sempre ripagato è un'illusione da cartone animato della Disney). L'umanità si è sempre suddivisa in privilegiati e non privilegiati, ed è molto difficile passare da una parte all'altra della barricata, dato che lo scopo del potere è autoalimentarsi e quindi non tollera interferenze/corruzioni derivanti dall'ingresso di agenti estranei. 

Con questo discorso non dico che uno debba non fare un cazzo tutto il giorno: lavorare va bene, fa bene e tiene impegnati corpo e mente, ma bisogna lavorare per vivere e non vivere per lavorare. Nondimeno bisogna essere disillusi in merito alle varie "narrazioni del successo" propinate dalla società, lavorare gli straordinari solo quando vengono pagati, e richiedere aumenti/passaggi di livello al fine di vivere meglio, non per mera vanità personale; ossia per poter pagare le bollette senza magari rinunciare ad una vacanzina, senza tuttavia farne una questione esistenziale. Inutile dire che nella vita ogni cosa si ottiene con lo sforzo, e che pertanto le prospettive di guadagno facili o sono truffe, o implicano il truffare gli altri. Non fare i furbetti in una società di ladri come quella italiana può essere comunque un buon esercizio di resistenza, una cosa fortificativa e virtuosa. 

Io vivo a Milano per lavoro; e dato che come tutti sappiamo il mercato del lavoro in Italia è un incubo, per me sarebbe complicato cambiarlo, dato che comunque il mio è un buon ambiente con orari di lavoro onesti e umani. Ma se potessi lasciare Milano, lo farei senza alcun ripensamento. Questo perché i posti troppo affollati sono inumani: l'uomo è un animale circoscritto, nel senso che il suo sistema psicofisico si è evoluto nel contesto del branco, del gruppo di pochi individui. Avere pertanto una densità critica di persone intorno a sé significa andare contro natura, e la cosa può causare disagio (mi vengono in mente le farfalle che diventano nere per adattarsi allo smog). Quando le persone sono troppe diventa anche più difficile legare e trovare il proprio posto, la sedia su cui sedersi al tavolo della vita; di certo se le sedie sono tutte occupate o se ci sono trecento persone che prima di te aspettano di sedersi sulla sedia che dovrebbe spettarti, il tutto può diventare molto complicato (la metropoli infatti incita comportamenti nevrotici, scorretti e prevaricatori). I rapporti con le persone in un contesto cittadino sono altresì molto più fugaci, vani e superficiali di quelli nati in contesti di provincia. Questo non è un caso ma una cosa nuovamente legata alla questione della "densità eccessiva di persone" di determinati ambienti. Basta infatti farsi un viaggio in meridione per vedere società più floride (da Milano a Cassino ad esempio la differenza è abissale: a Milano ci sono molte donne sole e col cane; a Cassino invece ho visto molte madri anche giovanissime, molta più voglia di vivere e pochissimi animali domestici, che sono un po' l'indice della solitudine umana e del ripiego affettivo che fa da preambolo alla disgregazione sociale). 

MEGALOPOLIS, GE999, ep 1


6) Trovare e avere un/una partner e trattarlo/a umanamente; evitare l'affetto incondizionato o l'affetto a pagamento

In questa sezione parlerò dei rapporti eterosessuali essendo io stesso eterosessuale: non essendo omosessuale ovviamente non posso parlare per gli omosessuali. Essendo anche un maschio, il mio è ovviamente un punto di vista maschile. Certo, sono cose scontate, ma al giorno d'oggi tutti parlano per tutti e io vorrei evitare questa tendenza, che non mi pare onesta.

A proposito di tendenze animalizzanti, di mio vedo che comunque molta gente resta attaccata alla madre anche intorno ai trenta/quarant'anni: di solito, parlo per esperienza, gli esemplari maschili dei "mammoni" sono masturbatori seriali, narcisisti o pervertiti. Qualche sociologo non per nulla aveva scritto "mother is commodity"; qualche psicologo del passato, forse Jung o qualche suo allievo, "la madre è castrante". La madre infatti è una fonte di amore e validazione incondizionati, delle cose che vanno bene fino a quando si è ragazzini: la madre è come un involucro protettivo che impedisce una vera crescita personale. Non per nulla Fromm attribuiva al consumismo connotati materni: consumare per lui era come "suggere il latte dalle mammelle materne". Per questo consiglio di staccarsi al più presto dalla madre, di emanciparsi dall'alveolo familiare di provenienza e di cercarsi una compagna/un compagno con cui fare esperienza (perché sì, stare insieme a una persona non è facile e richiede sforzi, minimizzazione degli errori, comprensione, consapevolezza, capacità di mettersi in gioco e di rischiare, risparmiare e imparare a gestire i soldi ecc. L'amore del partner per di più - e per fortuna - non è incondizionato come quello della madre, e pertanto richiede una certa proattività e capacità di automiglioramento).  

Da tutta questa disamina sulla figura materna, che è paragonabile a una figura divina - non a caso nel passato remoto dell'umanità avevamo le religioni matriarcali - si intuisce senza ombra di dubbio che per natura il sesso forte è quello femminile: è la donna a mandare avanti la vita, la società, la famiglia, a stimolare la competizione tra gli uomini e quindi la loro crescita. Inoltre è anche la donna a scegliersi il partner. Quindi è inutile per un uomo approcciare donne a caso così tanto per fare: un uomo deve essere in grado di cogliere i segnali che lancia la donna e POI provarci. Nel frattempo deve FARE: alla fin fine l'uomo è ciò che fa, e viene perlopiù apprezzato per questo. 

Se per l'uomo la madre è castrante, per la donna la madre è come una parte di lei, quindi un cattivo rapporto con la madre porta ad una mancata accettazione del proprio corpo, che culmina nell'autolesionismo. D'altro canto il cattivo rapporto di una donna con il padre la porta a diventare una crocerossina per compensare la mancanza di apprezzamento maschile ricevuto: una femmina che si sceglie solo casi umani da accudire è pertanto un red flag, e se la trovate di certo non farà la mammina pancina per voi ma per compensare le sue nevrosi genitoriali. 

Ogni donna per natura vuole essere l'unica per l'uomo che ama, quindi tradire una donna, anche se fa sentire tanto fighi o virili gli uomini che lo fanno, oltre a essere una mancanza di rispetto è anche un danno feroce che si fa alla propria compagna. Consiglio pertanto di mettersi con una donna soltanto se la si ama veramente e non per ripiego; anzi, sconsiglio in generale le relazioni nate come ripieghi e atte soltanto a colmare la solitudine. Trovo molto più onesto accordarsi per fare del sesso e basta, interrompendo la cosa quando si intuisce che ci si può ferire a vicenda (la maturità di una persona la si misura anche in base alla sua capacità di dire di no alla sofferenza: quando non si dà più il potere agli altri o alle cose della vita di farci soffrire, abbiamo compiuto un passo reale verso il benessere interiore). 

Purtroppo nessuno insegna l'educazione sentimentale e si impara sempre troppo tardi ad amare le persone (a tal proposito mi viene in mente l'iconica frasetta de Le Petit Prince ). Consiglio comunque di parlarsi molto, di essere onesti e di cercare di capire le sofferenze del partner. Consiglio anche di non aver paura: la paura, soprattutto la paura della perdita, è la più grande nemica della vita, e infatti la paura va  a braccetto con la debolezza e la pigrizia. La misura dell'amore è il tempo, il tempo che si dedica all'altra persona: paradossalmente si vorrebbe che i momenti nel tempo con la persona amata si cristallizzassero; in realtà invece sono proprio gli infiniti momenti che si dedicano al/alla partner che costruiscono via via il legame. Chi pensa di dover ricevere amore o di amare senza alcun investimento temporale ovviamente è sulla cattiva strada: le persone non sono dei Tamagochi che schiacci un bottone ed è fatta, né dei cani. 

Mais j'étais trop jeune pour savoir l'aimer...


Alle donne consiglio semplicemente di selezionare accuratamente il proprio partner senza farsi sviare eccessivamente dalla pressione sociale, ossia di non darsi ai maschi tossici portati in auge dai social media ma a persone magari meno fisicamente o socialmente accattivanti, ma più reliabili e capaci di amare. I maschi si sono rincoglioniti e sembrano tutti bimbetti in cerca di sesso, certo, ma qualcuno di valido in giro c'è sempre. 

Ai maschi sconsiglio di usare le donne come sborratoi: sentirsi fighi perché si scopano tante donne è una cosa frivola, ridicola, e tradisce una certa sterilità, una certa incapacità di amare e di costruire un qualcosa di solido nella propria vita. La nevrosi del seduttore alla fin fine è una forma di monomaniacalità masturbativa, ossia una modalità dell'essere "otaku", in altre parole dell'essere bambinoni/ritardati. E ovviamente si vanno a danneggiare le donne, che il più delle volte ve la danno per farsi del male e non perché siete tanto fighi. E' inutile aggiungere che danneggiare le donne significa danneggiare la società, in ultima istanza la vita. Le app che favoriscono tali dinamiche, come ad esempio Tinder, le sconsiglio fortemente (e 'sti cazzi se vi vengono a dire che laggente si è sposata grazie a Tinder: sempre meglio conoscersi su un canale tematico, tipo un gruppo Telegram, che su una app che svilisce le persone rendendole paragonabili a prodotti di consumo cestinabili e ghostabili con un click. Almeno nel gruppo tematico ci si parla e non si viene messi sullo scaffale del supermercato, con il prezzo dettato dal numero dei propri follower di Instagram). 

Riferimento letterario del tutto casuale. 


Laggente sembra essere sempre più reticente ad amare perché non ha più il coraggio di farlo. D'altro canto la società sembra quasi lottare contro l'unione tra le persone (il consumatore/lavoratore solitario dislocato rende di più di quello ammogliato e stabilizzato), e questa mancanza di coraggio ed amore viene sedata mediante l'ascesa di figure quali psicologi o prostitute da "girlfriend experience". In pratica la gente paga per avere surrogati di amore e comprensione. Dato che comunque il denaro è il valore fondante del sistema, venendo pagato lo psicologo fornisce amore e validazione percepiti come più qualitatevoli rispetto a quelli del proprio partner o del proprio amico fidato. Ad esempio, una volta un mio conoscente mi aveva confidato di essere depresso a causa del lavoro. Io gli ho detto "cambia lavoro e cerca di non sfogarti sulla tua compagna, che è una persona già di per sé ferita e quindi bisognosa di amore e comprensione". Lui mi ha ignorato ed è andato dallo psicologo, che alla fin fine gli ha detto la stessa cosa. 

Gli psicologi, poverini, non possono comunque cambiare la società: devono fare in modo che il paziente si adatti ad essa. Eccoli quindi a propinare narrazioni del successo solitario (che alla fin fine sono frattaglie sessantottine di stampo prettamente politico: la psicologia in fin dei conti, oltre a essere un placebo alla solitudine e alla mancanza di amore moderni, è mera politica), a dire che le persone possono farcela da sole, a promulgare un'esistenza solitaria etichettando i rapporti di reciproca interdipendenza come tossici (le persone non essendo animali sociali di natura, non essendo simili alle formiche ma ai virus (i.e. Huxley), riescono a creare legami profondi solamente mediante una qualche forma di interdipendenza: in altre parole se non c'è un qualcosa di forte a legare le persone, le persone si mandano naturalmente affanculo). Detto questo, la principale fonte di disagio mentale per l'uomo è la solitudine: la solitudine conduce al disordine mentale, al solipsismo, impedisce la crescita: in ultima istanza conduce al narcisismo, sicché il narcisismo è l'ego puro, incosciente e abbandonato a se stesso; l'ego anarchico ed entropico. Il paradosso è che gli psicologi promulgano la solitudine condannando allo stesso tempo il narcisismo, che altro non è che la sua diretta conseguenza. Non mi sono infatti stupito quando ho visto una psicologa consigliare a una persona di infilarsi in un giro di vendite multilivello: le vendite multilivello sono la quintessenza dell'individualismo più cattivo e delle narrative del successo più stupide, grottesche e illusorie possibili. In esse c'è tutto il cannibalismo animale del capitalismo contemporaneo: illudere gli altri con il love bombing per poi incularli, distruggere le proprie amicizie e rapporti personali in favore del denaro (che la maggiorparte delle volte non arriva neanche) e della solitudine più autoreferenziale. Ah, ovviamente non è un caso che una di queste company si chiami esattamente "La via all'Americana". 



There really is nothing nice about USA
You go to the hospital you have to pay
The dollar is the language that they all speak
They don't really bother about the radiation leak
Fuck the USA
They keep their secrets undercover
The rich don't bother about those that suffer
This ain't the land of milk and honey
Cause all they want is money money money
Fuck the USA
Nuclear bombs are fuck all new
You'd better start running when they drop on you
Run into a shelter, play hide and seek
Cause when you die your body reeks
Fuck the USA

Se una persona sta male per via della disumanità del consumismo animalizzato, o dovrà essere sedata, o in qualche modo riconvertita e riplasmata: non ci sono altre vie, a meno che questa persona abbia una grande forza d'animo. Un'altra tendenza che vedo negli psicologi è quella dello spingere le persone impegnate a lasciarsi, per poi mandarle al macello su Tinder et similia. Anche sputtanare i partner dei pazienti senza conoscerli è una cosa abbastanza frequente, o comunque in generale dare giudizi teorici sulle persone senza alcun contesto conoscitivo reale. Non per nulla molti pazienti passano dallo psicologo al cane, sicché il cane non va pagato e, soprattutto, non giudica. Oppure dallo psicologo al santone/mistico/satanista con annesse sette: sempre lo stesso discorso, necessità di validazione e mancanza di vero calore umano (il love bombing delle sette poi, almeno inizialmente, è gratuito). Detto ciò, se due persone sono fidanzate e una delle due va dallo psicologo, il rapporto di fatto è una cosa a tre e quasi sicuramente non durerà molto, come tutti i ménage à trois. I panni sporchi si lavano in casa propria, come dice mia nonna. Il vero problema è che i panni sporchi non sono più accetti perché lo sporco fa troppa paura. 

Spoiler: una persona la si ama veramente quando si ama anche la sua merda, quando si sa chi è veramente, sia nel bene che nel male, e si riesce comunque a provare un grande affetto per lei. Per di più amare implica responsabilità e crescita, e proprio per questo non è una cosa facilmente praticabile dai giovani o dagli adulti con mentalità infantile. In una società di bambini deresponsabilizzati per forza di cose amare ed essere amati è cosa difficile. Il bambino vuole tutto per sé, vuole essere amato senza ricambiare. "Io voglio amore, amore soltanto... Io, Io, Io". Ovvio che persone che dicono cose del genere non siano in grado di assistere un partner in crisi e/o sofferente, e che le coppie solitamente si spezzino alla prima difficoltà. L'amore viene realmente fuori nei momenti duri e ad essi sopravvive. 


7) Sforzarsi di comprendere le altrui sofferenze; droganti e drogati; non ci saranno più redentori

Questo è il consiglio più difficile da attuare, dato che il passato e le sensazioni provate dalle persone intorno a noi, a meno di conoscerle da una vita, ci sono perlopiù ignote. E' quindi necessario riuscire a comprendere gli indizi che le persone ci danno, le parole non dette, e mettere da parte le proprie impellenze e il proprio ego al fine di captare il sottotesto della sofferenza altrui, che spesso non è neanche consapevole (chi conosce le ragioni della sua sofferenza sicuramente patisce di meno di uno che soffre ciecamente, senza consapevolezza). Le persone inoltre vanno aiutate, se possibile, indicando loro quello che si pensa siano le ragioni delle loro sofferenze, senza vendere loro illusioni o sedazioni. Se una persona ovviamente è troppo debole per poter vedere la verità, bisogna cercare di calibrare ciò che si dice evitando di farle del male: chi al suo fianco ha qualcuno in grado di fare una cosa del genere, inutile dirlo, è una persona fortunata. D'altro canto in una società del solipsismo consumistico di massa, l'altro viene considerato come un oggetto consumabile e non come un essere vivente, e quindi in qualche modo sofferente (la vita è semplicemente un continuo accumulare traumi, e la quantità e gravità di traumi accumulati è inversamente proporzionale alla propria fortuna, l'unico vero talento umano). 


I'll be your mirror
Reflect what you are, in case you don't know
I'll be the wind, the rain and the sunset
The light on your door to show that you're home
When you think the night has seen your mind
That inside you're twisted and unkind
Let me stand to show that you are blind
Please put down your hands
'Cause I see you
I find it hard to believe you don't know
The beauty you are
But if you don't, let me be your eyes
A hand to your darkness so you won't be afraid
When you think the night has seen your mind
That inside you're twisted and unkind
Let me stand to show that you are blind
Please put down your hands
'Cause I see you
I'll be your mirror (reflect what you are)


Nel corso della mia esistenza ho avuto a che fare sia con persone estremamente privilegiate che con persone estremamente sfortunate. La tendenza tipica delle persone privilegiate è quella di crogiolarsi nel proprio privilegio, nella propria bolla di comfort, ignorando completamente la sofferenza altrui, e di ficcare la testa sotto la sabbia di fronte al brutto della vita, che viene inconsciamente rimosso dato che non è affine alla propria zona altolocata (questa cosa la si può benissimo notare nel linguaggio indiretto e artefatto dei ricchi, nelle loro buone maniere, nelle loro opinioni ingenue, che sono tutti filtri atti a proteggerli dalle impurità della vita). L'umanità ha sempre avuto il problema di classi dirigenti troppo privilegiate e altolocate per capire la sofferenza dei poveri, e infatti Platone nella Repubblica scriveva che i governanti dovevano avere origini umili. Al giorno d'oggi, dato che la vera classe dirigente mondiale sono i nerd americani, il discorso ha valenza ancora maggiore, dato che il nerd per sua natura è monomaniacale e predisposto all'alienazione dalla realtà. Siddharta, che nasce come principe e in seguito esce dal suo castello scoprendo la sofferenza altrui, è un altro esempio molto calzante. Questa cosa che fa Siddharta, ossia capire la sofferenza dell'altro dall'altezza del suo privilegio, è così difficile perché gli esseri umani tendono per loro natura al solipsismo, come avevo scritto qui

Quando Gesù Cristo diceva che "gli ultimi saranno i primi" intendeva forse dire che è necessario passare dalla parte brutta della vita per capire veramente se stessi e gli altri. "E' più facile che una fune passi dalla cruna di un ago che un ricco vada in paradiso" non è infatti retorica protocomunista, ma una semplice verità umana. 

D'altro canto i poveri hanno ormai perso la loro identità e capacità di coesione sociale; ebbri di protagonismo e individualismo, vogliono a tutti i costi apparire come se fossero ricchi: è sempre il solito discorso delle illusioni che sono meglio dei bastoni. Pertanto si indebitano, finiscono in giri criminali, fanno i furbetti e alimentano a loro volta l'antropofagia umana, spesso per puro sfizio e passatempo e neanche per vera necessità di sopravvivenza. Ho avuto modo di conoscere reali casi di disperazione suburbana quando ero ragazzino, durante la crisi dei subprime: alcuni miei amici erano diventati delinquenti perché non avevano da mangiare, perché avevano genitori alcoolizzati e/o disabili e/o oltremodo maneschi, e non di certo per flexare la cosa su Instagram. Le interminabili distese di siringhe buttate per terra nel Parco del Valentino nella Torino di inizio anni duemila erano lì a suggerire la solita cosa delle illusioni, soltanto che all'epoca non c'era ancora la "normalizzazione" delle droghe e dell'essere drogati che c'è ora: i tossici venivano considerati come elementi anomali della società, come alieni; ora invece più o meno tutti si drogano: specialmente a Milano, parlando con persone che sembrano essere normali, anche giovanissime, viene fuori che si sono fatti almeno una volta di cocaina o ecstasy. Questa cosa è dovuta all'incremento del benessere generale, infatti la cocaina quando ero ragazzino era considerata la droga dei ricchi, e i poveri si bucavano di eroina. Un esercito di drogati comunque fa sempre bene al potere: se non sono droghe sono psicofarmaci regolarmente prescritti, il discorso è sempre lo stesso: l'importante è che i poveri non abbiano una coscienza di classe e non si ribellino al potere costituito. Anche i redditi di cittadinanza/sussistenza molto probabilmente sono ben visti dal potere: un drogatino a cui do Netflix, i videoggiochi (con due g) e la paghetta per farsi ogni tanto di roba buona di certo non rappresenta un problema per i grandi gruppi di potere internazionali. In conclusione abbiamo quindi un'umanità in cui dei padroni alienati comandano con l'inganno legioni di drogati. Sarà sempre più difficile vivere in un contesto del genere (e lo è già, modulo isole felici di umanità provinciale che non si sa per quanto ancora resisteranno al peso del mercato). Nel passato dell'umanità ogni tanto apparivano degli "avatara" in grado di far svegliare le persone dal loro torpore e di lasciare degli insegnamenti scritti il cui scopo era aiutare in qualche modo, giusto o sbagliato che fosse, a far evolvere l'umanità. Tuttavia queste figure esistevano perché esisteva la Storia, e la tecnica e lo scientismo non erano ancora i livelli spaventosi di oggi (infatti la Storia è finita, come scriveva Fukuyama). Ve lo immaginate un Gesù Cristo su Instagram o un Buddha che parla in un talk show come ospite di Barbara d'Urso? Un Lao Tze che viene ospitato e criticato dai Twitcher perché non gli piace l'ultimo gioco di ruolo online alla moda? Gandhi Balenciaga fashion style? Forse è la frivolezza ad aver ucciso la Storia, nemmeno la tecnica né la democrazia. Chissà, magari anche Fukuyama ormai ha fatto il suo tempo. 

Il Palazzo di Cristallo, Milano. La Wasteland, le macerie di cui sono il figlio. 


E questo è tutto: non avevo voglia di pubblicare questo post ma il mio amico Shitarello ha insistito, quindi eccovelo qui: spero di esservi stato in qualche modo utile. Un abbraccione a tutti quelli che mi leggono; un abbraccione anche a  Ulrico e Lena, i miei due figli nonché compagni di sventura che l'artista Diletta "Dileflex" Pasquini ha gentilmente disegnato senza alcun intento flexatorio ("flexare" ormai è diventato il mio neologismo preferito). 

8 commenti:

  1. "Ogni tanto capita che qualcuno mi scriva in privato per parlarmi di cose della sua vita e per chiedermi consigli." Perché non ci ho pensato? :P ... Avrei troppa sensazione di infastidire il prossimo, immagino, e talvolta ho perfino la stupefacente fortuna di parlare esistenzialmente (poco) con qualcuno di persona. Comunque è davvero raro aver voglia e capacità di far da consulente a ignoti, tanto più se si evita che si abbandonino a complottismi, ossessioni incel ecc., specie se lo si fa dopo un lavoro a tempo pieno!

    Grazie per il post: diciamo che ne condivido una buona parte. (Nessuno ti ha criticato per la svalutazione dei pesi in palestra, visto che pare una forma più che soddisfacente di esercizio fisico? :D) Forse, tanto per dire qualcosa, se la metropoli ha le sue nevrosi, pure le province hanno le loro, e ho l'impressione che queste restino più nascoste, il che è un po' inquietante. Le macerie in vista perlomeno sono esplicite e non nascoste o travestite di "buon senso", abitudini ecc. e si ha l'impressione (magari infondata) che sia più facile capirle.
    (Dato un'occhiata allo "Sputacchiera" che ti avevo consigliato un tempo?)

    Saluti da una persona alquanto privilegiata e ingenua di un oggettivamente buon ambiente di provincia!

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    1. "Comunque è davvero raro aver voglia e capacità di far da consulente a ignoti"

      In realtà dopo un po' mi stufo e taglio i ponti. Di solito continuo a sentire persone che reputo in grado di migliorarsi e mi allontano da persone stagnanti nelle proprie nevrosi.

      Sì, anch'io ho vissuto in provincia e confermo che ci siano lati oscuri anche lì. Detto questo, sia la grande città che il paesino dove tutti si conoscono possono dare problemi. Molto probabilmente la virtù sta nel mezzo, ossia cittadina media (preferibilmente universitaria così c'è una certa presenza femminile).

      "Dato un'occhiata allo "Sputacchiera" che ti avevo consigliato un tempo?"

      Non ancora, il mio hobby principale ora come ora è fare infinite revisioni maniacali del mio book insieme alla mia socia DP. Dammi tempo.

      Ciauz

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  2. Avendo fatto parte della prima categoria, di persone citate anche se non credo di essere stato troppo ossessivo, ho trovato estremamente utile questo post.
    Anche se, come ti avevo già accennato, credo che più che evitare i grandi centri bisognerebbe evitare i piccoli centri che tendono a soffocare la creatività e l'unicità delle persone, specie i piccoli paesi italiani dove perbenismo e cattolicesimo dettano legge

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    1. Lieto che tu l'abbia trovato utile. Alla fin fine è una concentrazione del mio pensiero, quindi in esso ci sono già molte risposte.

      Io mi sono tolto il battesimo a 18 anni ma crescendo e facendo esperienza di vita in un contesto individualistico e capitalistico ho capito che le religioni di massa in realtà servono a "forzare" la coesione sociale nell'uomo. Perché l'uomo come ho scritto non è un animale sociale ma una specie di virus tendente al solipsismo e all'egoismo. Le religioni di massa, chiamiamole anche metanarrazioni religiose, erano gli anticorpi che preservavano l'umanità dalla sua autodistruzione. Quindi non me la sento di condannarle. E te lo dico da sbattezzato agnostico ecc. Il provincialismo all'italiana può vertere sia sui soldi che sulla religione: penso che sia molto più deplorevole quando verte sui soldi.

      Ciauz

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    2. Salve a tutti, sono la socia flexatrice (erano anni che non usavo blogspot, mammamia, dovrei aggiornare almeno l'avatar).

      Vorrei rispondere a Nausi che ha colto in pieno l'altro estremo della socialità italiana, la bigotteria e chiusura mentale dei piccolissimi centri di campagna , contesto che conosco bene perchè vi provengo e vi sono tornata dopo un lungo peregrinare. Il mio bellissimo borgo del centro Italia conta ben 5000 abitanti che non hanno mai fatto mancare il senso di inadeguatezza sociale e di diversità a me e ad altri creativi che sono scappati alla prima opportunità nelle grandi città del Nord (uno di loro si è affermato come stilista di scarpe di lusso a Lugano; un altro so che fa il giornalista a Milano; il terzo, insegnante di moda omosessuale per un famosa scuola a Firenze, è rimasto a farsi schiacciare dall'ambiente familiare e si è suicidato giovanissimo). Quando poi sono tornata per necessità al nido, dopo anni a studiare lavorare e amare in città, ho ritrovato i miei coetanei che si erano fatti a immagine e somiglianza dei propri genitori, soddisfatti del loro lavoro "normale" e delle loro famiglie "normali", in un eterno ritorno dell'umile mentalità contadina. Nonostante l'esperienza , la maturità e le skill sociali apprese durante il mio allontanamento continuo a sentirmi la pecora nera del mio paesello e non è tra i miei piani restarci. Non è (un) paese per artisti.

      Saluto e ringrazio pure Shito per aver costretto Fra a pubblicare uno dei suoi migliori articoli, destinati a diventare di tendenza sul blog, e di cui sottoscrivo molti punti se non tutti :)


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    3. Ciao Dilé, lieto che tu sia passata di qui.

      L'esempio che ho fatto è Cassino, città universitaria di medie dimensioni, come può anche essere una Padova. Ovvio che nel paesino di 5000 cristi si sia irrilevanti, sebbene in modo diverso, quanto lo si è nella città di 5000000 di cristi: sono gli estremi opposti e gli estremi spesso si toccano. La grande città comunque non risolve tutti i problemi della vita ma ne crea di nuovi. Detto questo, nel titolo della sezione è anche contenuta la discriminante "se possibile", ovvio che uno si debba adattare al suolo in cui trova da mangiare. E' la legge della sopravvivenza.

      La cosa pericolosa secondo me è quando qualcuno (solitamente privilegiato, tipo i prof universitari, che cmq nascono ricchi al 90% delle volte) prova a convincere la gente che lavare i piatti a Berlino sia più figo di lavarli che ne so, a Firenze, fornendo loro narrazioni del successo del "lavapiattismo" (sto trollando, ma in trolling veritas). Sempre i piatti vai a lavare. Arrivare al successo poi è come trovare l'amore della vita su Tinder, una questione di fortuna, la discovery dell'ago nel pagliaio. Il vero successo in realtà non prescinde dal "cosa si fa" ma da "quel che si è", e il "quel che si è" spesso è la base del "ciò che si fa". Se uno realmente è, se ha voglia di crescere e migliorarsi, in qualsiasi luogo si trovi, allora fa.

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  3. Stalin, mori da solo e abbandonato dai suoi dottori. poiché Krusciov impedi ai dottori di visitare Stalin durante il periodo in cui lui stava male.

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    1. Ciao questo retroscena non lo sapevo, ma cmq resta il fatto che Stalin, come tutti i dittatori, avesse fatto terra bruciata intorno a sé, rimanendo ontologicamente solo.

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