Titolo originale: Hantā x Hantā
Titolo inglese: Hunter x Hunter
Autore: Yoshihiro Togashi
Tipologia: Shounen Manga
Edizione italiana: Planet Manga
Volumi: 32 (in corso)
Anni di Pubblicazione: 1998
"Hunter x Huter" è uno shounen decisamente atipico; una di quelle
letture le quali inizialmente ingannano, ma che in seguito si rivelano
formidabili, imprevedibili, talvolta geniali. Già, perché
nell'approcciarsi al primo numero del manga sembra di esser capitati di
fronte al ben collaudato viaggio di formazione del solito ragazzino
prodigio dai capelli sparati in cerca del padre; tutto sembra banale,
ordinario, senza molte cose da dire rispetto a quanto non sia già stato
detto nel contesto degli shounen moderni. Ma non è così. La mano
estremamente autorale di Yoshihiro Togashi prende i classici cliché del
genere e li plasma rendendoli più eterogenei attraverso insane
commistioni con i generi più disparati, arrivando talvolta a
decostruirli; egli possiede una follia bizzarra, avvenente, nella quale
c'è ancora spazio per una sottile e ricercata logica. "Hunter x Hunter"
si tratta infatti di un connubio tra follia e ragione quanto mai denso
di spunti creativi e risvolti memorabili; un manga in cui viene
rappresentato un mondo di fantasia in cui si muovono degli individui
altrettanto particolari e imprevedibili; ma il tutto, a suo modo,
possiede una certa carica di "realismo" e di coerenza strutturale, come
"Le bizzarre avventure di JoJo" insegnano. I combattimenti, ad esempio -
come nel manga sopracitato - si basano sulla strategia, sulla
psicologia e sul ragionamento; la forza bruta spesso si rivela inutile:
si tratta di scontri tra personalità, ognuna con i suoi dubbi, il suo
background, le sue ragioni di vita e il suo credo. Nell'opera compaiono
decine e decine di personaggi tutti differenti tra loro, ma
caratterizzati in modo impeccabile, dotati di una caratterizzazione
psicologica "verosimile" e di degli obbiettivi personali messi
perfettamente in relazione con il mondo fittizio che li circonda -
anch'esso curato nei minimi dettagli.
«Animali mostruosi e specie esotiche... favolosi tesori nascosti...
un mondo di demoni e terre inesplorate... la parola mistero sembra
magica... e gli uomini che vengono attratti da questa forza... vengono
chiamati "Hunter"!»
Nell'universo ideato da Togashi la figura del cacciatore
ricopre uno dei gradini più alti della società; si tratta di un
superindividuo dotato di poteri legati alla propria aura (il cosiddetto
nen), il cui scopo primario è dare la caccia a qualcosa, ovvero a criminali, animali rarissimi, reperti archeologici di antiche civiltà passate, tesori e così via. Quella del cacciatore
è una figura in bilico tra la natura in sé e il mondo degli uomini,
nonché l'archetipo dell'avventuriero assoluto, colui il quale prova
un'irrefrenabile desiderio di scoprire nuovi mondi mai esplorati
dall'uomo, superando i limiti e le barriere che gli impediscono di
giungere alla sua meta.
La saga dell'esame di Cacciatore
E' in questo frangente che s'incontreranno tra loro molti dei personaggi
principali del manga. L'istintivo e ingenuo Gon farà conoscenza
dell'assassino Killua Zaoldyeck, il quale diventerà in breve tempo il
suo migliore amico; quest'ultimo fa parte di una temibile famiglia di
sicari dotata di una grande autorità, ed è travagliato dal rapporto col
fratello Illumi, che gli ha impiantato un ago in testa col potere di
indurre nella sua psiche un complesso di inferiorità atto a preservarlo,
nonché a tenerlo legato al suo inquietante nucleo famigliare. Il
legame tra Killua e la sua famiglia - tipicamente giapponese in tutto e
per tutto, dalla tradizione inflessibile e rigidissima al culto
dell'autorità paterna e dei legami di sangue - tornerà anche nelle saghe
successive, e avrà un ruolo di primaria importanza nella crescita del
personaggio (anch'egli, allo stesso modo di Gon, andrà incontro a un
graduale processo di autorealizzazione). Oltre a Killua, diventeranno
amici di Gon Kurapika, un personaggio molto colto e raffinato in cerca
di vendetta - il suo clan, i cui membri sono dotati di occhi che
diventano cremisi in reazione ad una intenso carico emotivo, è stato
sterminato dalla cosiddetta "Brigata Fantasma" proprio a causa di tali
occhi, i quali sono l'oggetto di un macabro, ma redditizio,
collezionismo - e Leorio, un simpatico studente di medicina con una
triste vicenda alle spalle.
L'esame per diventare "cacciatori" è una prova estremamente crudele, in
cui vale la legge del più forte, senza che vi sia alcun freno inibitore
in grado di bloccare una competizione esasperata per un titolo più che
prestigioso. Si passa da un'iniziale corsa chilometrica in grado di
abbattere i migliori maratoneti a una vera e propria caccia all'uomo su
un'isola sperduta, passando per tetri labirinti, scontri contro
assassini pluriomicidi in grado di strappare la carne e spezzare le ossa
a mani nude, una bizzarra prova di cucina in cui viene chiesto a
persone di nazionalità differenti di preparare il sushi (!) et similia.
Ovviamente tra i participanti sono presenti formidabili guerrieri,
imbroglioni che ripetono l'esame all'infinito e che vi partecipano
soltanto per godere delle disfatte altrui, vere e proprie macchine di
morte che si divertono ad uccidere i partecipanti per divertimento (il
temibile e sessualmente ambiguo Hisoka, un bugiardo e freddo Joker senza legge e senza codice morale il cui unico obbiettivo nella vita è sfidare gli avversari che ritiene alla sua altezza).
L'estremo darwinismo della prova è un terreno acerbo in cui nascono
calorosi rapporti umani che verranno utleriormente sviluppati e
approfonditi nelle saghe successive, ed è pregno dello stile
particolarissimo di Togashi: ogni prova, per quanto folle, serve a
verificare una determinata capacità degli esaminandi, e spesso deve
essere risolta collaborando e pianificando strategie in base
all'ambiente in cui essa ha luogo.
Appare per la prima volta anche Netero, il presidente dell'associazione
dei cacciatori, uno dei più potenti guerrieri al mondo, il quale avrà un
ruolo fondamentale nella successiva saga delle formichimere.
La saga della Brigata Fantasma
Uno dei picchi più alti del manga è indubbiamente la tetra vicenda
urbana di York Shin City. In quello che inizialmente sembrava uno
shounen più eccentrico del solito entrano in gioco mafia, uomini
d'affari, mercatini dell'antiquariato, misteriose aste in cui vengono
venduti gli oggetti più strambi e disparati.
Il perno delle vicende è l'asta sotterranea di York Shin, in cui sono
stati messi in vendita gli occhi cremisi della tribù di Kurapika,
protagonista indiscusso - assieme al suo odiato nemico, la Brigata
Fantasma - di questa inaspettata incursione nel noir. Nella cupa
metropoli si respira infatti l'aria tipica dei film hard boiled, con
tanto di femme fatale (la complessa e affascinante Pakunoda,
uno dei personaggi chiave della vicenda), scontri di potere tra
malavitosi, carneficine e inquietanti drammi notturni. In particolare,
si osserva come Kurapika sia ossessionato dalla vendetta al punto tale
da arrivare a imporsi delle fortissime limitazioni col nen, le quali
sono il prezzo da pagare per ottenere un potere spropositato, creato ad
hoc per uccidere i membri della brigata. Come nel resto del manga, il
confine tra bene e male è praticamente inesistente, e spesso i "cattivi"
si rivelano molto più profondi e significativi dei "buoni". A fare da
contrappunto alla cieca rabbia di Kurapika ci sono degli individui
temibili, degli assassini ricercati dalle autorità i quali, tuttavia,
seguono un preciso e rigoroso codice "morale" decretato dal loro capo,
il carismatico e intelligente Kuroro Lucifer. Durante l'adrenalinica
lotta contro tutti della brigata, si prova quasi empatia per la coesione
di tale gruppo di superindividui, e per il fatto ch'esso, alla fin
fine, abbia delle "regole" e dei "valori", a differenza dei mafiosi a
cui intende rubare i beni messi all'asta. I compagni di Kuroro Lucifer
sono legati visceralemente l'uno all'altro a causa di dei trascorsi
alquanto tetri e di un passato fatto di emarginazione e di difficoltà;
la saga della Brigata Fantasma non è quindi la storia della vendetta
fine a sé stessa di Kurapika, ma è la catartica sventura a cui va
incontro un gruppo di "outsiders" che ha deciso di ribellarsi al mondo
intero.
La saga di Greed Island
Killua e Gon questa volta entreranno - letteralmente - in Greed Island,
un videogioco per cacciatori ideato dal misterioso Jin, il padre di Gon.
Siamo di fronte ad una vera e propria saga di formazione dei due
protagonisti, i quali non mancheranno di incontrare un maestro di
combattimento - in questo caso la simpaticissima cacciatrice Biscuit
Krueger, la quale nasconde il suo reale - e alquanto raccapricciante -
aspetto dietro alle sembianze di una bambina di dodici anni. Esclusi i
classici tòpos del genere, quello che fa la differenza è la meticolosità
con cui Togashi crea il suo mondo fittizio nel mondo fittizio:
Greed Island è studiato nei minimi dettagli, con tanto di spiegoni
inerenti le varie strategie di gioco, minuziosi elenchi di carte in
stile "Magic: the Gathering" (attraverso le suddette i giocatori possono
lanciare vari incantesimi ed ottenere determinati effetti; ovviamente
il gioco viene completato da chi riesce ad ottenere tutte le carte).
Nella saga non sono presenti nuovi antagonisti carismatici e ben
studiati dal punto di vista psicologico; tuttavia, a compensare ciò,
ritorna in scena l'ambiguo Hisoka, che si unirà a Gon, Killua e Biscuit
per giocare ad una partita di palla avvelenata potenziata (!) contro uno
degli admin del gioco, Razer, un ex-criminale che aveva conosciuto il
padre di Gon di persona, e che era stato da lui incaricato di mettere
alla prova le capacità del figlio.
La saga delle formichimere
Dopo un capitolo decisamente nella norma, la suddetta a mio avviso
costituisce, assieme a quella della "Brigata Fantasma", la migliore saga
del manga; essa è anche la più longeva, e si svilupperà attraverso
numerosi combattimenti e colpi di scena. La struttura utilizzata
dall'autore in questo caso è quella tipica del suo battle shounen
preferito - i rimandi a "Dragonball" sono molto evidenti, a partire
dall'incipit, che ricorda molto la saga di Cell di "Dragonball Z";
tuttavia, nella sostanza, messe da parte le numerose e proverbiali
mazzate (questa volta alquanto distanti dal modus operandi di "Le
bizzarre avventure di JoJo", ovvero molto meno ragionate), si assiste ad
un dramma molto coinvolgente, il cui punto culminante è il finale, nel
quale il tutto viene spostato in una dimensione più riflessiva e
introspettiva. Particolarmente affascinante è la figura del Re delle
formichimere, l'antagonista principale della saga, novello Cell
ed essere definitivo creato dalla madre natura di Togashi e dalle sue
leggi evolutive; inizialmente, nella sua forma più primitiva, egli, allo
stesso modo delle altre formichimere, è un mangiatore di uomini allo
stadio primordiale: un predatore che ha raggiunto il gradino più alto
nella gerarchia naturale. Ciononostante, nutrendosi di esseri umani,
egli - sempre allo stesso modo dei suoi simili - svilupperà una propria
personalità ed autocoscienza, arrivando a provare un sentimento molto
vicino all'amore per l'unico essere umano in grado - almeno
intellettualmente - di tenergli testa, Komugi, una buffa ragazza cieca
di umili origini, nonché genio del Gungi, un gioco da tavolo
dalle strategie molto complesse assai popolare nel mondo fittizio del
manga. Le partite con Komugi per il Re diventeranno indispensabili, e si
assisterà alla sua completa umanizzazione, coronata da un eclatante
colpo di scena. Nell'epico scontro di fine saga contro Netero, il
presidente dell'associazione degli Hunter, il Re si dimostrerà molto più
saggio, corretto e in armonia con la natura degli esseri umani: ma allo
stesso tempo oltremodo più ingenuo, dacché non è stato in grado di
prevedere la loro follia egoistica e distruttrice, che non tarderà a
riversarsi su di lui. Gli scienziati del mondo di "Hunter x Hunter",
esattamente come quelli del mondo reale, grazie al progresso della
tecnica sono arrivati a costruire armi temibili come la Rosa in Miniatura,
un palese riferimento alla bomba atomica; il suddetto ribaltamento di
ruoli con finale tragico, volendo coadiuvato da una - seppur minima -
denuncia sociale impegnaticcia - Netero è stato inviato dai freddi e
cinici burocrati che nel suo mondo detengono il potere, ed è un mero
lacchè degli irremovibili interessi altrui, mentre invece il Re si è
dimostrato scevro di pregiudizi e aperto al dialogo col nemico - mi ha
vagamente ricordato alcuni shounen degli anni settanta.
Tra una battaglia all'ultimo sangue e l'altra si ha modo di assistere ad
una piccola incursione della Brigata Fantasma la quale, tuttavia, dopo
uno scontro non particolarmente significativo viene lasciata per strada
dall'autore, senza alcuno sviluppo successivo nella trama. Detto ciò,
ritorna in scena Kaito, il "mentore" di Gon che compare nel primo
capitolo del manga; inoltre, tra i personaggi secondari, compaiono
figure carismatiche degne di nota, tra le quali Neferpitou, la
formichimera "kawaii" con le orecchie da gatto che si rivelerà - creando
un netto contrasto col suo aspetto - truce, temibile e spietata, ma
allo stesso tempo fedele al suo Re e beffata/o dal destino; la gotica e
psicolabile Palm Siberia, la quale soffre di numerosi disturbi nervosi
legati ad improbabili carenze affettive (ella si rivelerà un personaggio
allo stesso tempo dolce, esilarante e ricco di fascino); Morau
McCarnathy, cacciatore esperto dall'aspetto reminescente dei rockers
anni settanta, con tanto di capelli lunghi e occhiali da sole, armato di
una pipa gigante con la quale crea soldati di fumo animati col nen (!).
La saga dell'elezione
Questa breve saga è molto divertente e vi compaiono dei personaggi più
bizzarri e strampalati del solito; la chiave di volta della vicenda è
l'elezione del nuovo presidente degli Hunter, e la riunione della
maggiorparte dei cacciatori di tutto il mondo permetterà a Gon di
incontrare, finalmente, la misteriosa persona che ha sempre cercato.
Personalmente non ho affatto gradito il Deus ex Machina utilizzato
dall'autore per riabilitare un personaggio principale ridotto in fin di
vita (con tanto di poteri nen sigillati ad aeternum) nella saga
precedente - a tal fine viene forzatamente introdotto un parente
nascosto di Killua in grado di esaudire qualsiasi desiderio, che non era
mai comparso in precedenza nel manga; rimanendo in tema, inoltre, viene
fatto resuscitare un personaggio che in altri lidi aveva trovato la
morte, con tanto di spassose derive pseudo-misticheggianti inerenti la
reincarnazione e la natura del Buddhi atte a giustificare
l'avvenimento. Ciò premesso, la pecca maggiore della saga a mio avviso è
che si sarebbe potuto concludere il manga in questa sede, senza
introdurre alcun altro mondo fittizio nel mondo fittizio da
esplorare; perché, in fondo, l'incontro di Gon con la persona che lo ha
spinto a diventare Hunter è stato il "punto d'unione" nel quale le varie
linee narrative precedenti si sono "intersecate", trovando compimento.
Molto probabilmente la scelta di non far finire il manga nel
trentaduesimo volume è stata dettata dal vile Dio Denaro e dalla
pigrizia; ciononostante, è sempre possibile considerare gli avvenimenti
di questa saga come l'effettiva conclusione dell'opera, dacché a parer
mio l'autore ha già detto tutto quello che doveva dire, e un'ulteriore
saga - molto probabilmente realizzata controvoglia - non potrebbe far
altro che danneggiare la resa del prodotto finale.
L'indolenza di Togashi
Come asserivo in precedenza, Yoshihiro Togashi, per quanto dotato di un
indiscusso talento, non ha avuto una condotta esemplare come lavoratore;
siamo ben lontani dallo stacanovismo tezukiano tipico dei mangaka più
prolifici: la pubblicazione di "Hunter x Hunter" ha subito innumerevoli
ritardi, anche di anni interi, con grande frustrazione dei fan
dell'opera. A parer mio tutta questa indolenza è imputabile al
fortunato matrimonio di Togashi con Naoko Takeuchi, l'autrice del
celebre "Sailor Moon", che indubbiamente sarà stato molto più
remunerativo del grezzo, sublime sbattimento lavorativo; sbattimento che
viene a mancare, talvolta, anche nella resa grafica del manga:
sopratutto nella saga delle formichimere si osserva una generale perdita
di dettagli nei disegni e negli sfondi (i quali spesso diventano
prevalentemente bianchi), nonché dei personaggi, che si rivelano
stilizzati e mal disegnati, parendo più delle bozze che un prodotto
compiuto. In conclusione, se l'autore avesse lavorato con più impegno,
"Hunter x Hunter" sarebbe stato per chi scrive uno dei grandi capolavori
dello shounen moderno, e non soltanto un'ottimo manga d'autore.
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