Titolo originale: Bokurano
Regia: Hiroyuki Morita
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Mohiro Kitoh
Regia: Hiroyuki Morita
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Mohiro Kitoh
Character Design: Kenichi Konishi
Mechanical Design: Shingo Natsume
Musiche: Yuuji Nomi
Studio: GONZO
Formato: serie televisiva di 24 episodi
Anno di trasmissione: 2007
Mechanical Design: Shingo Natsume
Musiche: Yuuji Nomi
Studio: GONZO
Formato: serie televisiva di 24 episodi
Anno di trasmissione: 2007
Premetto che Mohiro Kitoh è un mangaka decisamente controverso. Le sue
opere più note, tali "Narutaru" e "Bokurano", contengono un'innata
carica di cattiveria pura e di cinismo; senza parlare poi dell'elevato
numero di stupri su minori, di eventi raccapriccianti e di stermìni di
massa che potrebbero far torcere le budella ai lettori più sensibili. Ma
il peggio è che questa "cattiveria malata" del mangaka non è gratuita,
ma ontologica: essa si fonda su un coerente pensiero nichilistico di
fondo, sull'elevamento a postulato del principio "homo homini lupus" di
Hobbes, sulla critica alla selettiva società giapponese e ai suoi
eccessi, sull'odio viscerale verso gli americani. E' chiaro che adattare
dei manga del genere a degli anime da mandare in onda sia una cosa ben
difficile, sopratutto quando si tratta di estetizzazione della violenza,
anche verso minorenni, e di "coltellate" autorali supportate da
strane e affascinanti commistioni tra macabro e misticismo orientale. Ci
avevano provato con "Narutaru", ma si sono dovuti ricredere: la serie
infatti fu troncata alla tredicesima puntata, prima del (devastante)
finale del manga. Con "Bokurano" ci hanno riprovato ancora, ma ahimé il
regista odiava il manga originale: odiava la sua ferocia, la sua
crudeltà, il suo finale narrativamente perfetto, con tutta la sua
filosofia pessimista - e senza speranza - degna di un Schopenauer in piena
crisi depressiva. Inutile dire che per me il manga di "Bokurano" sia un
capolavoro, formalmente coerente fino alla fine, con il suo truce
messaggio e la sua matematica freddezza.
Il punto è: cosa può venire fuori da un adattamento, già problematico a
priori, di un manga odiato dal regista responsabile dell'omonimo anime?
Ovviamente verrà fuori una cosa diversa, molto meno autorale e più
"normale", in cui l'umanità potrà ancora redimersi, in cui ci sarà
ancora un cattivo da distruggere per potersi salvare dall'oblio,
scaricando su di lui la colpa di tutti i mali del mondo. Infatti nei manga di Kitoh il vero cattivo è l'uomo stesso, la "natura" stessa: non
ci sono esseri nascosti da qualche parte dell'universo da cui liberarsi.
La libertà non è contemplata dal copione dei suoi manga: guardacaso i
suoi personaggi assomigliano tutti a delle bambole di legno mosse da dei
fili invisibili.
Ma dove voglio arrivare con tutte queste considerazioni? E' semplice:
l'anime di "Bokurano" è abbastanza fedele al manga (con tutte le
opportune censure da messa in onda) fino alla quattordicesima puntata,
poi diventa tutt'altro: un'opera infarcita di politica, con addirittura
vicende legate alla mafia, che pare essere composta interamente da buoni
samaritani (infatti si fa una figura migliore della pubblica
amministrazione giapponese). La fredda critica alla società del manga si
trasforma in un'invettiva contro i politici e la classe dirigente; ci
sono strane cospirazioni e misteri, alcuni dei quali lasciati
addirittura in sospeso dal finale. Il mostricciatolo cinico e
calcolatore, tale Dung Beetle, è diventato un cattivo tout court da
sconfiggere, non ha più quelle sfaccettature e quell'ambivalenza che
aveva nella storia originale (si potrebbe dire che il vero protagonista
del manga sia proprio lui). Inoltre si vede che il regista ha fatto di
tutto per cambiare il finale originale, introducendo degli spunti e
delle circostanze che risultano ridondanti e leggermente fuori luogo. La
sceneggiatura della seconda parte risente abbastanza di tali modifiche,
risultando molto più prolissa della prima parte, che rimane abbastanza
fedele al cartaceo.
Volendo per un'attimo dimenticare il manga, ammetto che comunque
"Bokurano" è un buon anime: è serio, drammatico e basato sulle relazioni
tra personaggi, senza molti eccessi e con un'insolito ottimismo di
fondo. In esso c'è un'atmosfera dolce/amara, c'è l'amore (cosa assente
nelle opere di Kitoh), ci sono tanti dialoghi e una trama da tipico
anime robotico moderno, se si esclude la morte dei protagonisti dopo
ciascuno scontro: dalla quattordicesima puntata in poi comparirà nel
plot addirittura un "centro di ricerca robotico-cognitivo" (!), mentre il
manga, essendo una decostruzione del genere, di robotico non ha
praticamente nulla, a parte il gigante nero.
Tecnicamente quando si parla di Gonzo si parla anche di rozza computer
grafica da playstation anni '90: il robottone è veramente orripilante,
nemici compresi: il divario tra 2D e 3D salta subito agli occhi e
potrebbe far inorridire i puristi degli aspetti visuali. Meno male che
gli scontri durano pochissimo, e che lo spazio è lasciato quasi tutto ai
protagonisti - e alle invettive del regista contro la classe politica.
Le animazioni in 2D fanno il loro mestiere, si tratta comunque di
un'anime basato su personaggi e dialoghi. Il character design è
abbastanza fedele a quello originale di Kitoh, mentre il mecha è
nettamente inferiore e privo di dettagli. Buono il lavoro di
ombreggiature e di riflessi di luce sulle facce dei personaggi.
In conclusione, ho voluto focalizzare la mia recensione sulle numerose
differenze tra "Bokurano" anime e "Bokurano" manga. Esse sono talmente
marcate che chi non aprezza Kitoh potrebbe adorare l'anime di "Bokurano"
e viceversa. Tutto sommato questa è una serie nella media, con uno
script un po' incasinato, e a tratti incoerente, nella seconda parte
(ovviamente quella diversa dal manga). I personaggi sono molto
realistici e ben caratterizzati, e incarnano perfettamente gli
stereotipi dell'adolescente giapponese moderno. Molto belle le sigle di
apertura e chiusura, tra cui spicca l'evocativa "Uninstall", che apre
degnamente questo viaggio a base di dimensioni parallele, di drammi
familiari, di critiche poco costruttive alla politica giapponese e di
misteriosi esseri che tramano chissà-che-cosa negli angoli più sperduti
dell'universo.
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