Titolo originale: Hotarubi no mori e
Titolo inglese: Into the Forest of Fireflies' Light
Regia: Takahiro Oomori
Soggetto originale:Yuki Midorikawa
Sceneggiatura: Takahiro Oomori
Character Design: Akira Takada
Musiche: Makoto Yoshimori
Studio: Brian's Base
Formato: Film
Anno di uscita: 2011
Formato: Film
Anno di uscita: 2011
L'atmosfera calda ed elegiaca di un paesino di campagna in piena estate,
una misteriosa e sovrannaturale foresta ai piedi di un monte in cui il
mito e la leggenda vogliono vi dimori una antica divinità; la diafana e
impalpabile linea tra sogno e realtà si assottiglia, caldeggiata da una
soave atmosfera di bucolica tranquillità che permea l'ambiente
circostante, conferendogli un sapore trasognato.
Una bambina in lacrime
che ha perduto la strada e il suo fortuito incontro con un bizzarro
compagno, uno spirito gentile che le mostra la via del ritorno: così
esordisce "Hotarubi no Mori", quarantacinque minuti di poesia, una
poesia dolce ma contraddistinta da un retrogusto amaro. L'elemento
centrale, focus su cui si sofferma la narrazione, è il legame che si
viene a creare tra i due, un legame al contempo instabile ma forte,
intermittente, costantemente messo a repentaglio da un'ombra pronta a
portarlo alla dissoluzione, ma che con lo scorrere del tempo diventa
sempre più intenso; bizzarra dicotomia che tuttavia costituisce
a mio avviso un fondamentale spunto per apprezzare
l'opera.
Un breve racconto che sottende un'esile metafora, ma che non si lascia
sopraffare da chimere o sentimentalismi, all'opposto, in abbandono di
qualsiasi futile e stentoreo idealismo posticcio, si fa strada qualcosa
di insospettabilmente concreto, in lapalissiana antitesi e conflitto con
l'atmosfera idilliaca che avvolge gli avvenimenti. Una maschera che
cela la verità, la consapevolezza della fugace ma intensa bellezza di
ciò che è effimero, la consapevolezza dell'illusorietà dell'eterno e
della felicità, una cosa tanto fragile quanto un fiocco di neve che,
adagiandosi al suolo, ineluttabilmente si scioglie: nel momento stesso
in cui la cogli appieno, essa ti ha già abbandonato, sottratta da un
fato crudele. I legami per noi importanti, ahimè, non sono duraturi, non
sono eterni, il loro valore e il loro delicato calore è affidato in
custodia al ricordo, la memoria è l'indelebile freccia del tempo che
testimonia quello che è stato, epigrafe di ciò che non si vuole e non si
può dimenticare. Bellezza e felicità che durano un solo,
incommensurabile, istante per poi inevitabilmente morire, d'altronde
anche il fiore più bello, dopo essere sbocciato, sfiorisce, e alla fine
dell'illusione una spietata contingenza ci impone di guardare avanti, di
continuare a vivere. L'unica cosa che rimane è la flebile speranza di
una consolante e preziosa sensazione, che si radica e sprofonda
nell'intenso tepore dei ricordi, una conclusione forse un po' ingenua,
romantica se vogliamo, ma per una volta estremamente efficace.
"Hotarubi no Mori e" è una pellicola semplice, ma semplice non sempre
significa superficiale, afferendo tale attributo, in questo caso, più
alla sua accezione di genuino, sincero. Non vi si può rintracciare né
malizia ne un abuso o enfasi di sentimenti, nessuna strizzata d'occhio a
spettatori dalla lacrima facile in cerca del solito, arido, mattatoio
di emozioni; si palesa invece, semplicemente, per quello che è: il
tentativo di narrare, tout court, una storia dolce e malinconica come si
deve.
Buona visione!
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