Titolo originale: Sennen Joyuu
Titolo inglese: Millennium Actress
Regia: Satoshi Kon
Sceneggiatura: Satoshi Kon, Sadayuki Murai
Character Design: Takeshi Honda, Satoshi Kon
Musiche: Susumu Hirasawa
Produzione: Madhouse
Durata: 83 min.
2001, il visionario e ormai compianto regista del Sol Levante, Satoshi
Kon, dona al mondo della cinematografia il suo secondo lungometraggio:
Millennium Actress. La sceneggiatura è realizzata ancora una volta con
l'aiuto di Sadayuki Murai, mentre la bellissima colonna sonora è frutto
dell'estro di Susumu Hirasawa, che diventerà poi stretto collaboratore
di Kon intutte le sue opere future.
Nel partorire il suo secondogenito, il regista di Kushiro non tradisce
il proprio stile (già magistralmente sfoderato in occasione del
magnifico "Perfect Blue") tuttavia il modo in cui questo si manifesta
muta non poco, poiché il contesto si rivela completamente differente.
Rimane costante il concetto della vicendevole compenetrazione tra reale e
immaginario (leitmotiv di tutta la sua filmografia) ma Millennium
Actress devia dalla strada dello "psico- thriller" in cui Kon,
sfruttando la sua poetica dallo spiccato accento surreale, confonde lo
spettatore calandolo in un'atmosfera tesa e pregna di angoscia. Al
contrario, il film si connota per un regime assai meno criptico e
nettamente più "lineare", ciò che interessa all'autore questa volta è il
ricostruire, a modo suo, la vita e la storia dell'ormai
ultrasettantenne Chiyoko Fujiwara, attrice molto nota e famosa. Kon
adopera la vicenda di Chiyoko come trampolino per imbastire una
riflessione ampia e ricca di significato, sfruttando il suo brillante
tocco per intrecciare un corpus concettuale notevolmente articolato
nella sua caleidoscopica metanarrazione.
Una delle peculiarità di "Millennium Actress" consiste, per l'appunto,
nella bizzarra modalità con cui è narrato. Appare come una sorta di
"film dentro al film", che si articola in un'incessante sovrapposizione
di due piani apparentemente distinti: la rievocazione della realtà
storica così come ricordata dalla protagonista, e gli spaccati delle sue
interpretazioni, tramite le quali continua a rileggere e rivivere la
sua stessa vita, che quindi si riflette e racconta attraverso lo
specchio della sua carriera. Alla ricomposizione della vita di Chiyoko
si affianca poi la ricostruzione storica operata dall'autore attraverso i
film stessi, fondendo in questo modo i due piani in un tortuoso
percorso. Saltando dal dopoguerra all'epoca Meiji, dal periodo feudale
ad un fantascientifico futuro, il filo della narrazione continua a
subire dei violenti "strappi" di scena, muovendosi da un setting
all'altro senza soluzione di continuità e in modo sorprendente. Anche il
presente è risucchiato in tale flusso di coscienza, inglobando persino
il regista e il cameraman, al contempo sia spettatori sia partecipi di
questo suggestivo e colorato tragitto nelle memorie dell'anziana
attrice.
Il punto fondamentale delle vicende, che fa da pilastro dell'intero
film, è la storia d'amore di Chiyoko. I suoi sentimenti rappresentano il
motore del tutto, costituendo sia la ragione per cui la protagonista
decide di diventare un'attrice, sia il nucleo dello scorrere degli
avvenimenti, che si sostanziano in una continua corsa senza fine per
ritrovare l'amore ormai perduto. Tale ossessione non è frutto di un
capriccio, o di cocciutaggine, e nemmeno soltanto di una questione
relativa ad una non meglio definita " forza dell'amore e dei
sentimenti". Alla fin fine, se si guarda bene, la storia di Chiyoko non è
unicamente di Chiyoko: il rincorrere questo desiderio, questa meta che
brama raggiungere con tutta se stessa ma che le sfugge continuamente e
che non raggiungerà mai, è elemento co-essenziale della ricerca
esitenziale di ogni uomo nel tentare di comprendere il significato della
propria vita. Tale aspetto dona a Millennium Actress una veste
ulteriore, una sfumatura propria quasi del mito, un mito dolce e
contemporaneamente amaro, dotato di un'intramontabile modernità. Poiché
alla fine, quasi in una sorta di leopardiana illuminazione, Chiyoko si
rende conto che ciò che ha amato non è stata tanto la meta del suo
amore, quanto il cercare di raggiungerlo, la preminenza del viaggio
sulla meta, del percorso rispetto l'obiettivo, il che la rende una
figura fortemente metaforica.
In conclusione, Millennium Actress è un gioiellino da guardare
assolutamente, si tratta di un film per nulla intellettuale e
pretenzioso e che, anzi, è massimamente godibile da un pubblico
eterogeneo, sia per età che per gusti, visto che propone comunque più
livelli di lettura su cui lo spettatore può adagiarsi. L'aspetto tecnico
è molto curato, geniale nelle sue soluzioni visive e nelle scelte dei
colori, così come nel comparto registico, che a mio avviso offre il
meglio di sè proprio nella dimensione dinamica delle scelte dei cambi di
scena.
Davvero uno splendido film.. è da un po' che non lo riguardo.. devo rimediare! :p
RispondiEliminaAnche io sono nella tua stessa situazione, l'avrò visto tre anni fa. ;)
EliminaIo alla seconda visione l'ho apprezzato anche di più :)
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