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mercoledì 27 aprile 2016

Taiyou no Ouji - Hols no Daibouken: Recensione

 Titolo originale: Taiyo no ouji - Hols no Daiboken
Regia: Isao Takahata
Soggetto & sceneggiatura: Kazuo Fukuzawa
Character Design: Yoichi Kotabe
Musiche: Michio Mamiya
Studio: Toei Animation
Formato: film cinematografico
Anno di uscita: 1968


"Taiyou no Ouji - Hols no Daibouken" ("Il Principe del Sole - La grande avventura di Hols"), il primo film diretto da Isao Takahata, è uno dei lavori fondamentali della storia dell'animazione. Siamo nel lontano 1968, nell'epoca delle rivolte studentesche, della guerra del Vietnam, delle agitazioni sociali, dell'occupazione americana in Giappone. L'animazione nel paese del Sol Levante è ancora allo stato embrionale: sono passati soltanto cinque anni da quel fatidico 1963 in cui Osamu Tezuka creava "Tetsuwan Atom", la prima serie televisiva giapponese animata della storia. Per emulare il successo dell'opera, la colossale Toei animation produceva anime per bambini utilizzando le tecniche di animazione low budget ideate da Tezuka - "bank system" in primis - e imponendo agli sceneggiatori trame e soggetti alquanto banali, generando nel frattempo il malcontento degli animatori - sfruttati e sottopagati - tra i quali vi erano non pochi giovani volenterosi pieni di idee, che avevano visto i loro sogni stroncati sul nascere da ritmi di lavoro frenetici e dalla più completa mancanza di libertà di espressione. In questo contesto, nascevano i primi sindacati degli animatori, e gli ideali socialisti prendevano piede anche negli studi Toei; Takahata e Miyazaki - all'epoca ancora giovanissimi - si conoscono proprio perché Miyazaki, animatore di base (praticamente l'ultima ruota del carro nella catena di produzione) impegnato nella lotta proletaria come segretario del sindacato degli animatori, ha l'opportunità, grazie al suo incarico politico, di intrattenere rapporti con gli inavvicinabili senpai della Toei. I due fanno amicizia grazie alla loro comune passione per Grimault e il cinema sovietico, in particolare Lev Atamanov ("La Regina delle Nevi" è un'opera che li ha visceralmente colpiti, proprio come il modo di fare cinema di Grimault, che consisteva nella trasposizione fiabesca delle idee populiste di Prévert e compagni - il socialismo come condizione necessaria e sufficiente di convivenza armonica tra gli uomini).

domenica 13 settembre 2015

Millennium Actress: Recensione

Titolo originale: Sennen Joyuu
Titolo inglese: Millennium Actress
Regia: Satoshi Kon
Sceneggiatura: Satoshi Kon, Sadayuki Murai
Character Design: Takeshi Honda, Satoshi Kon
Musiche: Susumu Hirasawa
Produzione: Madhouse
Durata: 83 min.
Anno: 2001


2001, il visionario e ormai compianto regista del Sol Levante, Satoshi Kon, dona al mondo della cinematografia il suo secondo lungometraggio: Millennium Actress. La sceneggiatura è realizzata ancora una volta con l'aiuto di Sadayuki Murai, mentre la bellissima colonna sonora è frutto dell'estro di Susumu Hirasawa, che diventerà poi stretto collaboratore di Kon intutte le sue opere future.

sabato 4 aprile 2015

Perrine Monogatari (Peline Story): Recensione

  Titolo originale: Perrine Monogatari
Regia: Satou Hiroshi, Koshi Shigeo
Soggetto: basato sul romanzo "In Famiglia" di Hector Malot
Sceneggiatura: Satou Hiroshi 
Character Design: Seki Shuuichi
Musiche: Watanabe Takeo
Studio: Nippon Animation
Formato: serie televisiva di 53 episodi
Anno di trasmissione: 1978


Dalla lontana Bosnia ha inizio il lungo viaggio di Perrine Paindavoine e della sua dolce madre indiana, a bordo di un misero carretto trainato da un asino; esse sono alla ricerca dell'ultimo parente rimasto al mondo dopo la tragedia, quel ricco nonno paterno che ripudiò l'amata di suo figlio, da quest'ultimo conosciuta durante un viaggio d'affari in India: ivi Edmond Paindavoine trovò oltre all'amore anche la morte, lasciando moglie e figlia sole, soltanto con la speranza di poter arrivare un giorno a Maroucourt, in Francia. Ma con la certezza di essere accolte freddamente da un parente distante, irraggiungibile; quel nonno che tanto detestava l'indiana che aveva portato via suo figlio, soltanto per via del colore della pelle e di un freddo, ferito orgoglio. 

martedì 17 febbraio 2015

Barefoot Gen (Gen di Hiroshima): Recensione

  Titolo originale: Hadashi no Gen
Regia: Mori Masaki
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Keiji Nakazawa
Sceneggiatura: Keiji Nakazawa
Character Design: Kazuo Tomisawa
Musiche: Kentarou Aneda
Studio: Madhouse
Formato: film cinematografico
Anno di uscita: 1983 


Anche se spesso guardando anime recenti ho la vaga impressione che i giapponesi l'abbiano dimenticato, la tragedia di Hiroshima e Nagasaki è stata una delle più grandi ferite ricevute dal loro popolo. Tale nefasto evento è stato ricordato nella maggiorparte degli anime e manga che vanno dagli anni '60 fino agli inizi del ventunesimo secolo - tra i più recenti mi torna subito in mente l'apocalittico e validissimo "Saikano" -. Sopratutto durante il periodo della guerra fredda, in cui la minaccia atomica era temuta in tutto il mondo, nell'animazione giapponese fiorivano molte opere apocalittiche e impegnate sull'argomento. "Barefoot Gen"si colloca perfettamente in questo tipo di opere (non a caso è uscito nel 1983, lo stesso anno di "Dunbine", l'anime di Tomino in cui è presente uno dei più grandi moniti autorali nei confronti della guerra e delle armi nucleari). Siamo di fronte ad un lungometraggio tratto dall'omonimo manga autobiografico di Keiji Nakazawa. Autobiografico, è questa la parola che sconvolge: quello che vedremo in "Barefoot Gen" è la vera e propria testimonianza di un bambino riuscito a sopravvivere alla tragedia nucleare di Hiroshima.

lunedì 8 dicembre 2014

Remì Senza Famiglia - Recensione


  Titolo originale: Ie Naki Ko
Regia: Osamu Dezaki
Soggetto: basato sul romanzo "Senza Famiglia" di Hector Malot
Sceneggiatura: Haruya Yamazaki, Tsunehisa Ito
Character Design: Akio Sugino
Musiche: Takeo Watanabe
Studio: Tokyo Movie Shinsha
Formato: serie televisiva di 51 episodi
Anni di trasmissione: 1977-1978


«Remì, ti senti felice o infelice in questo momento? Pensaci, voglio una risposta precisa.» 
«Non... non lo so proprio.» 
«E' una risposta giusta. Purtroppo non possiamo mai saperlo. Se tu pensi alla tua felicità di una volta, allora ti capita di sentirti infelice adesso. E se invece ti senti felice adesso e pensi di essere stato infelice in passato, questo vorrebbe dire che non sai cosa sia la felicità. Sai ragazzo, da questo villaggio è uscito un uomo che un giorno diventò Re. Non voleva essere povero, e così si mise a lavorare sodo, e combatté, e uccise molti nemici, e alla fine diventò il Re di Napoli. Ma quell'uomo una volta mi disse che rimpiangeva i giorni in cui era un semplice ragazzo di paese. Non mi disse il perché, ma io lo sapevo benissimo.
Non possiamo cambiare il destino di una persona, né il suo passato né il suo presente, e non sappiamo se è felice o no.
» [Vitalis si rivolge a Remì]

sabato 29 novembre 2014

Princess Sarah (Lovely Sara): Recensione

  Titolo originale: Shoukoujo Sara
Regia: Fumio Kurokawa
Soggetto: Hidemi Kamata, Ryûzô Nakanishi, Keiko Mukuroji, basato sul romanzo "La Piccola Principessa" di Frances Hodgson Burnett
Sceneggiatura: Ryuuzou Nakanishi
Character Design: Shunji Saida
Musiche: Yasuo Higuchi
Studio: Nippon Animation
Formato: serie televisiva di 46 episodi
Anno di trasmissione: 1985


Le vicende di "Princess Sarah" avvengono nella tetra Londra vittoriana. Sarah Crewe è la figlia di una ricca famiglia Inglese residente in India, e da poco si è trasferita in Inghilterra, presso il rinomato collegio femminile di Miss Minchin. All'intelligente Sarah, orfana di madre, rimane sono più il padre, il quale, una volta portata la figlia al collegio, è costretto a tornare in India per lavoro. In seguito ad una disgrazia, avrà inizio la triste e drammatica avventura di Sarah, la quale diventerà poverissima; una vera e propria schiava, maltrattata e derisa dai suoi ipocriti, invidiosi e spietati aguzzini: Miss Minchin, Miss Lavinia e i loro rispettivi lacché. Le crudeltà che dovrà subire la piccola la porteranno addirittura ad un passo dalla morte...

sabato 15 novembre 2014

Anatolia Story: Recensione

 Titolo originale: Sora wa akai kawa no hotori

 Titolo inglese: Anatolia Story 

Autore: Chie Shinohara

 Tipologia: Shoujo Manga 

 Edizione italiana: Star Comics

Volumi: 28

Anno di uscita: 1995 

 

Yuri è una ragazza giapponese come tante altre, che, un giorno come un altro, viene trasportata indietro nel tempo a Hottusa, la capitale dell'antico impero Ittita. La quindicenne è stata invocata attraverso un incantesimo dalla regina Nakia, la spietata vedova imperiale, che la vuole utilizzare come sacrificio umano: il sangue di Yuri è infatti l'elemento chiave di cui la regina ha bisogno per lanciare una maledizione contro i principi Ittiti, in modo da far salire al trono il suo prediletto figlio Giuda. La storia del manga progredisce attraverso un percorso di crescita personale della giovane Yuri, la quale, oltre ad avere una difficile storia d'amore con principe Kail Mursili, dovrà allo stesso tempo sfuggire ai molteplici tranelli e intrighi di corte orditi dalla vedova imperiale. Nelle selvagge e arcaiche terre del fiume rosso il bagaglio culturale della protagonista, derivante dalla sua precedente esistenza nel mondo moderno, sarà fondamentale, e contribuirà, unito alle sue doti militari e al suo innegabile buonsenso, alla sua ascesa verso lo status di incarnazione vivente della dea Isthar presso il popolo Ittita.

giovedì 28 agosto 2014

La Fenice: Recensione

 Titolo originale: Hi no Tori

 Titolo inglese: Phoenix 

Autore: Osamu Tezuka

 Tipologia: Shonen Manga 

 Edizione italiana: Hazard Edizioni

Volumi: 16

Anno di uscita: 1967


 

La summa della poetica tezukiana, un'opera cosmica la quale racchiude le riflessioni dell'autore sulla vita e sull'esistenza. Uno dei grandi evergreen della storia del fumetto.

domenica 24 agosto 2014

Legend of the Galactic Heroes: Recensione

Titolo originale: Ginga Eiyū Densetsu
Regia: Noboru Ishiguro
Soggetto: (basato sui romanzi originali di Yoshiki Tanaka)
Sceneggiatura: Shimao Kawanaka
Character Design: Matsuri Okuda
Mechanical Design: Naoyuki Kato
Musiche: Shin Kawabe
Studio: Artland, Magic Bus
Formato: serie OVA di 110 episodi
Anni di uscita: 1988 - 1997

 
Ci sono pochi casi, rarissime eccezioni, nelle quali un semplice mezzo d'intrattenimento diventa vera e propria arte, nonché veicolo di profonde argomentazioni - in qusto caso filosofia politica, storia, natura umana, etica - rendendole accessibili ai più in modo genuino, avvincente, senza alcuna mistificazione ed ambiguità di sorta. "Ginga eiyū densetsu" - "Legend of the Galactic Heroes", alias "LOGH" per noi occidentali - è una di queste rare opere, un vero e proprio capolavoro riconosciuto all'unaminità in tutto il mondo per la sua indubbia caratura artistica. Questa mastodontica serie di OAV, tratta dai romanzi fantascientifici di Yoshiki Tanaka, è il punto d'arrivo finale della space opera epica giapponese, filone inaugurato dall'epocale "Corazzata Spaziale Yamato", altro capolavoro indimenticabile con il quale "Ginga eiyū densetsu" condivide il regista, Noboru Ishiguro, il maggiore direttore di space opera del Sol Levante.

sabato 12 luglio 2014

Gasaraki: Recensione

 Titolo originale: Gasaraki
Regia: Ryousuke Takahashi, Goro Taniguchi
Soggetto: Hajime Yatate, Ryousuke Takahashi
Sceneggiatura: Toru Nozaki, Chiaki J. Konaka
Character Design: Shukou Murase
Mechanical Design: Yutaka Izubuchi, Shinji Aramaki
Musiche: Kuniaki Haishima
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 25 episodi
Anni di trasmissione: 1998 - 1999 


Yushiro Gowa è un ragazzo giapponese introverso e taciturno, il quale viene inviato in medio oriente come pilota di un prototipo di robot militare sviluppato in grande segreto dalla sua famiglia. Qui incontrerà, durante un'attacco statunitense alla capitale del Belgistan (nome fittizio per indicare l'Iraq), Miharu, anche lei pilota di un mezzo bellico umanoide. Nonostante siano avversari divisi dal colore della divisa, Yushiro e Miharu percepiscono un forte legame spirituale, il quale sembra legarli da precedenti incarnazioni. Nel setting militare della guerra del Golfo si svilupperà la loro stoica storia d'amore, come se essi fossero allo stesso tempo attori di un poema epico legato al folklore giapponese e soldati impegnati in un conflitto non molto lontano dai giorni nostri.