Titolo originale: Yuri Kuma Arashi
Regia: Kunihiko Ikuhara
Soggetto: Kunihiko Ikuhara, Takayo Ikami
Sceneggiatura: Kunihiko Ikuhara, Takayo Ikami, Kei Takahashi
Character Design: Etsuko Sumimoto
Musiche: Yukari Hashimoto
Studio: Silver Link
Studio: Silver Link
Formato: serie televisiva di 12 episodi
Anno di trasmissione: 2015
Con il ritorno in scena di Kunihiko Ikuhara - bizzarro regista il quale
potrebbe essere considerato come una sorta di "David Lynch"
dell'animazione giapponese - la deflagrazione dell'hype non ha
sorpreso più di tanto; orde di fans incalliti hanno difeso questo
novello "Yuri Kuma Arashi" dall'attacco dei detrattori senza alcun
indugio, vomitando in faccia ad essi varie teorie e speculazioni più o
meno veritiere, sovranalisi ed altri orpelli degni di quei circoli dei
lettori basati sull'etichetta in cui chiunque può giocare a far
l'intellettuale a tempo perso. Sebbene l'alone di hype fine a
sé stesso sia abbastanza irritante, c'è comunque da riconoscere che le
aspettative erano molto alte, sopratutto per chi, come il sottoscritto,
aveva aprezzato l'ottimo "Mawaru Penguindrum", il giusto compromesso tra
nonsense, ermetismo, fanservice, pseudo-filosofia, commedia e regia
d'autore. Senza scomodare con inutili paragoni mostri sacri che hanno
fatto la storia dell'animazione come "La Rivoluzione di Utena", bisogna
ammettere che era lecito chiedersi se il regista sarebbe stato in grado
di rinnovarsi, magari proponendo un anime in grado di rendersi
indipendente dai suoi illustri predecessori. Non è stato così, e gli
entusiasmi degli spettatori meno acritici si sono fin da subito
spezzati: "Yuri Kuma Arashi" non è niente di più che la solita brodaglia
pseudo-lynchiana sull'amore, sulla società e sulla sessualità, questa
volta diretta con svogliatezza, poca verve ed un'eccessiva ricerca del
compromesso con le tendenze modaiole e commerciali attualmente in voga.