martedì 22 agosto 2023

Natsume Sōseki e i suoi libri: una specie di monografia


"L'ombra del bambù // spazza la scala // ma immobile rimane la polvere". 


In questo post parlerò di Natsume Sōseki e "recensirò" i suoi libri. Innanzitutto, chi è Natsume Sōseki? In Italia pochi lo sanno, dato che a scuola non viene insegnata la letteratura giapponese e comunque le elite intellettuali del belpaese capiscono poco o nulla dell'argomento (in Italia vigono le equazioni Giappone = Gardaland e letteratura giapponese = Murakami Haruki + Banana Yoshimoto, quindi è logico che il più grande scrittore giapponese moderno venga perlopiù ignorato o affrontato in modo superficiale). Ma come sono arrivato io, Francesco tal dei tali, a Sōseki? Ci sono arrivato a ritroso, partendo dalla riflessione di Anno Hideaki, il regista di Evangelion. Nella sua opera prima Anno parlava di solitudine nella postmodernità, della difficoltà a definire se stessi in assenza di punti di riferimento sociali e affettivi, nonché del vuoto interiore che da tutto ciò derivava. Scavando poi nel pensiero e nell'opera dell'autore, sono quindi pervenuto a Love & Pop, che altro non è che l'adattamento filmico di TopazII, un romanzo di Murakami Ryuu (da non confondere con Murakami Haruki, che fa libri giocattolo a mio avviso privi di spessore intellettuale, da qui forse la ragione della sua fama in occidente). Ciò premesso, Murakami Ryuu è lo scrittore preferito di Anno Hideaki e pertanto il suo intellettuale di riferimento: tutto ciò che c'è di sociologicamente o psicologicamente elevato in Evangelion c'è anche nelle opere di Murakami Ryuu, e infatti, non per nulla, l'apice registico di Anno è l'adattamento diretto di un suo libro. A Murakami Ryuu tra l'altro si deve anche parte del successo di Evangelion in patria: fu proprio lui a capire immediatamente le potenzialità dell'opera e a parlarne bene nei suoi editoriali, contribuendo così ad alimentarne il mito. Partendo dall'animazione e passando per il cinema, siamo quindi giunti nel campo della letteratura giapponese. Dotato di un talento fenomenale e di uno sguardo disilluso e onesto nei confronti della società della Baburu, nonché della crisi che era conseguita dallo scoppio di questa bolla finanziaria che arricchì a dismisura il Giappone degli anni ottanta, con il suo romanzo d'esordio, Blu quasi infinitamente trasparente, Murakami Ryuu vinse il premio letterario più prestigioso del Giappone, il premio Akutagawa, e si sa che le raccomandazioni e il politically correct lì non contavano (e tutt'ora non contano). Il romanzo infatti, allo stesso modo di Evangelion, creò un certo scandalo e spaccò in due l'opinione pubblica. Murakami Ryuu e Anno Hideaki avevano colpito nel segno, additando i problemi di una società piena di contraddizioni e quantomai succube di un'occidentalizzazione più subita che assimilata. In pratica fecero la stessa cosa che fece Sōseki a suo tempo. Siamo quindi partiti da Evangelion, opera pop abbastanza conosciuta (e ancora a suo modo attuale) e siamo arrivati all'origine della letteratura giapponese moderna, ossia al protagonista di questa specie di monografia. 

giovedì 17 agosto 2023

Le Sorelle Soffici: Recensione & Riflessioni



Premetto che questo libro è arrivato in semifinale al premio Calvino e che è stato osannato dalla critica alla sua uscita. L'autore inoltre ha vinto il concorso Neri Pozza con un omaggio al defunto Daniele Del Giudice (non me ne intendo di letteratura italiana quindi non so chi sia questo Del Giudice, ma pare sia stato uno importante). Alla luce di ciò, scrivendo che secondo me "Le Sorelle Soffici" è una boiata pazzesca, in qualche modo mi espongo; oppure, nondimeno, rischio di fare la figura del rosicone o quant'altro. Non è questa la mia intenzione: non m'interessa di critici, salotti letterari e premi altolocati vari (mi ricordo ad esempio che Andrea De Carlo, uno dei migliori scrittori italiani del suo tempo, scatenò una grande polemica dimettendosi dalla giuria di uno di questi ultimi). Fatto quindi salvo che ciò che scrivo sia soltanto frutto della mia serenissima opinione, il libro, narrato in prima persona dalla figlia malata di mente di un ipotetico industriale, un ricco così potente da avere legami diretti con la politica e da risentire di tangentopoli, sembra voler denunziare la cattiveria umana e l'egoismo eccetera eccetera, e rappresentare le "strategie di sopravvivenza" di questa giovane ragazza che si rifugia dalla fantasia per fuggire dalla realtà. L'idea di base penso che sia molto buona, il problema è come viene attuata; il finale nondimeno è pessimo. Il libro è molto breve e sembra quasi un abbozzo di un romanzo vero e proprio (scrivere "abbozzi" di romanzi è un problema comune alla maggiorparte della letteratura italiana contemporanea, ma di questa tendenza ne discuterò più avanti). Lo stile di scrittura è buono ma ricorda molto quello di altri libri tipo "La Solitudine dei Numeri Primi" o "L'Arminauta", ossia i libri editati (o ghost writati, non saprei) da Raffaella Lops, la moglie di Paolo Giordano. La Lops infatti viene citata molto calorosamente nella pagina dei ringraziamenti del libro. 

domenica 13 agosto 2023

Dogville: Recensione



Dogville è un film del 2003 diretto da Lars Von Trier, un regista di cui avevo già sentito parlare ma che non ho mai mai approcciato per puro disinteresse. Detto questo, di recente ho chiesto a un'amica esperta di cinema di consigliarmi un film, e  uno soltanto: considerando il suo bagaglio conoscitivo, tra un'infinità di titoli che ha visionato, ha scelto proprio questo. La sua scelta, dato che lo sto recensendo, direi che è stata azzeccata. Nonostante nel film appaiano attori americani e il regista nonché sceneggiatore e soggettista sia danese, di fatto Dogville è un film tedesco nella sostanza, tant'è che assomiglia a certe pièce teatrali di Bertolt Brecht. Non è un film breve (dura quasi tre ore) e lo sconsiglio alle anime belle a causa della sua "violenza filosofica" (e in ciò si avvicina molto ai manga di Mohiro Kitoh, che guardacaso è giapponese). In questo post ne stendo una breve analisi.