sabato 15 novembre 2014

Anatolia Story: Recensione

 Titolo originale: Sora wa akai kawa no hotori

 Titolo inglese: Anatolia Story 

Autore: Chie Shinohara

 Tipologia: Shoujo Manga 

 Edizione italiana: Star Comics

Volumi: 28

Anno di uscita: 1995 

 

Yuri è una ragazza giapponese come tante altre, che, un giorno come un altro, viene trasportata indietro nel tempo a Hottusa, la capitale dell'antico impero Ittita. La quindicenne è stata invocata attraverso un incantesimo dalla regina Nakia, la spietata vedova imperiale, che la vuole utilizzare come sacrificio umano: il sangue di Yuri è infatti l'elemento chiave di cui la regina ha bisogno per lanciare una maledizione contro i principi Ittiti, in modo da far salire al trono il suo prediletto figlio Giuda. La storia del manga progredisce attraverso un percorso di crescita personale della giovane Yuri, la quale, oltre ad avere una difficile storia d'amore con principe Kail Mursili, dovrà allo stesso tempo sfuggire ai molteplici tranelli e intrighi di corte orditi dalla vedova imperiale. Nelle selvagge e arcaiche terre del fiume rosso il bagaglio culturale della protagonista, derivante dalla sua precedente esistenza nel mondo moderno, sarà fondamentale, e contribuirà, unito alle sue doti militari e al suo innegabile buonsenso, alla sua ascesa verso lo status di incarnazione vivente della dea Isthar presso il popolo Ittita.


"Anatolia Story", il cui titolo originale è letteralmente "Il cielo è sulle rive del fiume rosso", è uno shojo manga storico a tinte epiche creato da Chie Shinoara, un'autrice prevalentemente conosciuta per i suoi manga horror. Si tratta di un'opera figlia dello stile di Ryoko Ikeda ("Versailles no Bara", "Caro Fratello"), che tuttavia rinuncia al melodramma da shojo anni '70 a favore una struttura più affine al thriller soprannaturale. Infatti, sebbene le ricostruzioni storiche dei costumi, delle grandi battaglie epocali e delle usanze che caratterizzarono il popolo Ittita del passato siano molto curate - abiti, gioielli, nomi degli imperatori e molti altri particolari sono stati ricostruiti con precisione maniacale -, in "Anatolia Story" la magia e la suspense dominano incontrastate: il realismo è subordinato ad una trama molto romanzata, che presenta numerosi colpi di scena, intrighi al limite dell'impossibile, cliffhanger che spesso si risolvono in modo assurdo (personalmente ho dovuto fare molte volte i conti con la mia soglia di sospensione dell'incredulità).


Il tratto della Shinoara è molto retrò, fine, ricercato; indubbiamente il grande pregio di "Anatolia Story" sono i suoi disegni: personaggi aggraziati si muovono in fondali suggestivi e ambientazioni dettagliate; il loro design è in grado di comunicare una forte carica di sensualità, a prescindere dal fatto che essi siano stati inseriti in una scena di sesso esplicito oppure no. L'autrice evidentemente ha capito che la sensualità viene stimolata più da quello che non si vede che da quello che si vede: ad esempio, nonostante si veda poco o nulla, gli amplessi tra i protagonisti sono carichi di eros, in quanto il tutto è stato posto in una dimensione altresì romantica e idealizzata.


Il vero punto debole del manga è la sceneggiatura: essa si dilunga eccessivamente ripetendo il solito canovaccio della cospirazione della vedova imperiale di turno a danno di Kail e Yuri, meccanismo narrativo a tratti forzato e inconsistente atto a creare più tensione/risoluzione possibile per far interessare il lettore. Le situazioni più paradossali verranno spesso risolte con il Deus ex machina della magia, oppure attraverso forzature della già spropositata fortuna della protagonista. Le numerose coincidenze improbabili, invece, non mi sento di criticarle eccessivamente, dato che l'autrice ha strizzato l'occhio in modo molto evidente al romanzesco fin dall'inizio della storia.


I protagonisti sono affascinanti e ben caratterizzati, ciascuno con un passato credibile, delle motivazioni plausibili a monte delle loro scelte, allo stesso modo degli antagonisti, Nakia e Nefertiti in primis, donne che in passato hanno subito dei traumi che le hanno fatte diventare quello che sono. Come vuole la tradizione dello shojo manga, tra i due protagonisti innamorati c'è pure un terzo incomodo, il cosiddetto "spaccacoppia", in questo caso incarnato dal tamarrissimo Ramses, l'unico rivale degno di Kail, un playboy maledetto ovviamente innamorato seriamente di Yuri. Ho apprezzato molto come l'autrice abbia sottolineato la promiscuità sessuale degli antichi egizi, raffigurando incesti, harem, vestiti femminili a seno scoperto e quant'altro.
Nonostante "Anatolia Story" sia un vero e proprio viaggio di formazione della protagonista, che da adolescente diventa adulta, questo passaggio avviene in modo molto virile, come in fondo lo è anche l'amore tra quest'ultima e Kail, del tutto privo delle varie turbe sentimentali tipiche dell'età. La stessa Yuri, per quanto sia piccola di statura e dal fare molto femminile, si trasformerà al momento opportuno in un comandante autoritario e calcolatore, in grado di gestire al meglio l'esercito ittita nelle sanguinarie battaglie che lo vedranno coinvolto. Battaglie descritte dall'autrice in modo abbastanza verosimile, con tanto di carneficine e pseudo-strategie di guerra che potrebbero fare la gioia dell'eventuale lettore di sesso maschile.


Una nota di merito va al bellissimo finale e all'epilogo: per quanto questi ultimi siano abbastanza prevedibili, ho apprezzato moltissimo le riflessioni dell'autrice sulla storia in sé, sull'eterno ciclo degli imperi che nascono, prosperano e poi decadono - esattamente come il sole, che prima sorge, si erge imponente nel cielo e poi tramonta. Con questa consapevolezza, non resta che affidarsi al sole che sorge, vivendo i propri giorni senza temere l'inevitabile tramonto della vita. 




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