lunedì 24 novembre 2014

Simoun: Recensione

Titolo originale: Simoun
Regia: Junji Nishimura
Soggetto: Fūkyōshi Oyamada
Character Design: Asako Nishida
Musiche: Toshihiko Sahashi
Studio: Studio Deen
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anno di trasmissione: 2006


Incredibile come certe opere d'animazione possano passare del tutto inosservate al grande pubblico, senza che venga loro dato un minimo di attenzione o di interesse nonostante il pregio di cui si possono fregiare. Simoun è di certo un esempio eclatante di questo fenomeno che, ingiustamente, lo ha reso quasi sconosciuto ai più. In effetti difficile è immaginare il target di pubblico a cui sia ipoteticamente destinata una tale opera, data la pesantezza e difficoltà dei temi trattati ci si rende conto che abbiamo di fronte una serie estremamente di nicchia.

Uno dei tratti caratterizzanti di Simoun è l'ambientazione. In un mondo chiamato Daikuriku, terra del cielo, vi è una civiltà depositaria di una scienza sofisticatissima, eredità di un'epoca lontana. Essendo i fondamenti di questa tecnologia ormai persi nei meandri del tempo, la popolazione l'ha resa centro di un culto religioso, circondandola con un'aura di sacertà e mistero ancora più grandi.
Tra questi prodigi, reliquie di un tempo ormai perduto, vi sono i simoun, una sorta di navi con due motori circolari ad elica e due postazioni di comando, chiamate rispettivamente auriga e saggitta, considerati i "carri di Dio". Essi vengono utilizzati da delle sacerdotesse chiamate "sibylla" per pregare la divinità, danzando nel cielo ed intessendo dei sofisticati ed eleganti ricami con le scie dei motori, i majon. Questi majon possono avere i più svariati effetti ed essere utilizzati addirittura come potentissime armi di distruzione in un conflitto. La guerra infatti dilaga nel mondo: le popolazioni vicine agognano di impossessarsi di questa tecnologia così avanzata, in modo da poter uscire dalla loro condizione di povertà e arretratezza e di sopravvivere in una realtà ingiusta e crudele, dove soltanto pochi possono godere dei benefici della cultura. Per questo motivo cercano in ogni modo di appropriarsi dei simoun, con soventi attacchi armati ed ingenti dispiegamenti di forze.


Un'altra particolarità dell'ambientazione consiste nel fatto che gli individui nascono tutti femmina. All'età di diciannove anni potranno poi scegliere il loro sesso ed entrare nell'età adulta, per farlo dovranno recarsi ad una sacra fonte in cui saranno chiamati a compiere la fatidica scelta che cambierà le loro vite, perdendo la purezza delle fanciulle per diventare adulti. Solo le fanciulle che non si sono recate alla fonte e che mantengono questa loro purezza possono diventare sacerdotesse ed utilizzare i simoun e, per questo motivo, possono rimandare la data in cui saranno costrette a recarsi alla fonte, continuando il loro compito di pregare la divinità e di proteggere il popolo in caso di guerra.

Le protagoniste di questa serie sono appunto un gruppo di dodici sybilla, di nome Choir Tempest, chiamato a dover combattere nell'imminente guerra con i paesi confinanti. Il conflitto viene però descritto dal punto di vista delle sacerdotesse, dimodoché non ne vengano approfonditi i dettagli e dinamiche precise, palesandone quindi l'importanza secondaria rispetto al tema principale, ovvero l'approfondimento della psicologia delle protagoniste. La narrazione si concentra nel descrivere le vicende umane delle dodici fanciulle, i loro rapporti personali, le loro speranze, i loro desideri, la loro sofferenza, delineandone una caratterizzazione complessa ma credibile.
Questa analisi dei personaggi fornisce quindi il materiale per poter sviscerare diverse tematiche, la più importante delle quali è la paura di crescere, di diventare adulti, di abbandonare il proprio mondo per entrare in uno nuovo e sconosciuto. La paura dell'ignoto, del futuro, il senso di incertezza, la sfiducia di sé e la sfiducia nel prossimo sono solo alcuni elementi che caratterizzano la psicologia delle sibylla e le mille sfaccettature della loro personalità.
Un altro tema facilmente individuabile è quello dell'amore, della coppia, sottolineato dal forte simbolismo del dualismo: le sibylla devono essere in coppia - o "pair" - per far volare i simoun, il simbolo religioso del loro dio è costituito da due ali perfettamente simmetriche. Questo aspetto sensuale è esaltato anche da altri fattori quali la danza, i vestiti, e anche i rituali religiosi, come per esempio il bacio che si devono scambiare le sacerdotesse prima di apprestarsi per il volo, o anche il fatto che, più il rapporto tra le due sibylla è forte, più sarà potente il majon da loro eseguito.


Tematica secondaria ma non per questo trascurata è quella del rapporto tra guerra e religione. L'incubo della guerra impernia l'atmosfera, la morte è sempre vicina a coloro che rischiano la vita per proteggere la propria gente, i propri cari, ma anche i propri valori. La religione viene perciò in contrasto con la realtà della guerra, e ciò rende ancora più difficile accettare che le sacerdotesse e gli strumenti divini, quali i simoun, possano essere utilizzati come meri strumenti di morte e violenza.
La triste realtà vince sulla superstizione, l'aura di sacralità attorno alle sybille è destinata ad incrinarsi e il loro ruolo ad essere quello di guerriere, più che di religiose; le loro preghiere si trasformano in canti di guerra.

Dal punto di vista tecnico simoun ci offre degli sfondi completamente disegnati a mano, con toni simili ad acquerello quasi estinti ed eterei. Le strutture degli edifici sono elegantissime e questa eleganza si rintraccia anche negli arredamenti, nelle vesti, negli stessi simoun dalla forma e movenze aggraziate. L'animazione non è delle migliori, come del resto la CG utilizzata per le animazioni dei velivoli, la quale contrasta fortemente con i disegni. Le musiche sono stupende, realizzate interamente da un'orchestra, forse tra le più belle che abbia mai ascoltato. Il chara è molto curato e particolare, piacevole alla vista, le sibylle sono una più affascinante dell'altra, difficile non invaghirsi di una di loro, se non di tutte.


La trama è estremamente complessa e vi sono alcuni punti oscuri che vengono lasciati insoluti. Nonostante ciò, la fine non lascia quel vuoto e senso di incompletezza che solitamente si sente di fronte ad una storia lasciata in sospeso, questo probabilmente perché il messaggio di fondo riesce ad arrivare lo stesso, e ad essere completo ed esaustivo malgrado i buchi tramistici. Il messaggio di trovare la forza per accettare la propria sorte, di crescere e di diventare adulti, senza rimpiangere quello che siamo stati, per cercare con le nostre forze un nuovo mondo dove poter vivere, se non in questo in un altro ma senza abbandonarsi allo sconforto e alla disperazione per il nostro cambiamento, d'altronde ci sarà sempre chi ci ricorderà che, in passato, siamo state fanciulle anche noi.


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