sabato 19 dicembre 2015

Aku no Hana (manga): Recensione

Titolo Originale: Aku no Hana
Autore: Shuzo Oshimi
Tipologia: Shounen manga
Edizione Italiana: Planet Manga
Volumi: 11
 Data di uscita: 2009


E' meglio omologarsi ai modelli imposti dalla società, oppure assumersi l'onere di pecora nera, andando contro tutto e tutti, alla ricerca del mondo dall'altra parte, ovvero di una dimensione in cui è possibile essere sé stessi senza alcun compromesso?
“Aku no Hana” si approccia a tale interrogativo molte volte, imbastendo una poetica dell'adolescenza e del suo superamento carica di frustrazioni represse, rabbia giovanile, tormento esistenziale che sfocia in ludibria e violenza.

«Dedico questo manga a tutti i ragazzi e a tutte le ragazze che stanno subendo ora la pubertà e le sue torture, e a tutti coloro che ne sono stati vittime in passato.» [Shuzo Oshimi]

Combattuto tra due compagne di classe della sua stessa età, Takao Kasuga, un ragazzo introverso con una passione - apparente, in quanto soltanto superficiale e indotta più che altro dalla sua necessità di sentirsi diverso dagli altri - per la poesia di Baudelaire, si ritrova ad indossare i panni del pervertito, dello squalificato, dell'escluso dalla società. L'attrazione viscerale che prova per Sawa Nakamura, vera e propria femme fatale odiata e disprezzata da tutti a causa della sua diversità, lo porterà ad interrogarsi sulla natura della sua stessa esistenza, e a iniziare un percorso di crescita alquanto doloroso, nel quale è inevitabile venir spogliati della propria maschera e delle umane convenzioni; un cammino dall'adolescenza all'adultità la cui meta dovrebbe condurre in quel mondo dall'altra parte in cui Nakamura desidera fuggire, lontana dalla società che la soffoca, costituita da quegli insetti di merda dalle belle facce pulite e tirate a lucido dietro alle quali si nascondono degli orripilanti mostri privi d'umanità. Ci si chiede pertanto chi siano i veri pervertiti: Takao, la cui sessualità repressa dalle contingenze esterne e dalla sua chiusura al mondo ha fatto sì ch'egli rubasse la tuta di Nanako, la ragazza più popolare della classe, per praticare la masturbazione? Nakamura, con il suo temperamento aggressivo e provocatore che in sostanza non è nient'altro che una reazione violenta alla pressione che esecitano su di lei la solitudine, l'incomprensione e l'emarginazione? La stessa Nanako, combattuta tra la sua apparenza di ragazza-angelo e la sua sostanza di persona debole e priva di spessore, nonché perennemente soffocata dal carisma e dalla sensualità innata di Nakamura, nel contesto del "triangolo amoroso" il cui epicentro è Takao?


“Aku no Hana” parla del vuoto interiore di un modello sociale fatto di capricci, cliché, comodità, malafede e discomunicazione, che ha azzerato l'identità dei più giovani, i quali, allo stesso modo dei due protagonisti del manga, s'interrogano su cosa effettivamente venga dopo il tramonto; il tramonto dei valori, degli ideali e degli affetti, dopo al quale si erge una notte buia che è impossibile reggere in tutto il suo disarmente silenzio, che ti svuota di ogni cosa mettendoti a nudo, obbligandoti ad erigere un muro attorno a te stesso, in modo tale di metterti al riparo da ogni cosa, perché ogni cosa è vuota, manchevole di finalità, e il suo peso è impossibile da reggere, sopratutto nella pubertà.


La versione cartacea dell'opera - contrariamente al controverso adattamento animato, il quale è rimasto incompleto a causa degli scarsi ascolti -, si suddivide in due archi narrativi: il primo racconta dell'adolescenza lacrime e sangue dei protagonisti Sawa e Takao, sino al gesto estremo e drammatico che vi porrà bruscamente fine; il secondo, invece, si sofferma sul percorso d'integrazione di Takao, il quale, ormai studente liceale, farà la conoscenza di Aya Tokiwa, una ragazza appassionata di letteratura che in qualche modo gli ricorda l'amata Nakamura. Il rapporto tra Aya e Takao, nelle modalità del suo sviluppo, si sofferma nuovamente sulle tematiche care al mangaka, sebbene sia meno estremo e più maturo di quello adolescenziale, in cui il ruolo di Aya veniva recitato dalla truce femme fatale dell'opera. Nonostante la nuova musa ispiratrice del protagonista sia a tutti gli effetti una diversa, ella si rifiuta di esternare la sua passione per la letteratura al suo gruppo di amici, in quanto sa che ciò la farebbe passare per eccentrica, strana, indecifrabile, ovvero pervertita. Il fidanzato di Aya, il classico bellimbusto amato e apprezzato da tutti, si rivela soltanto un pretesto di lei per conformarsi alla società/branco, sebbene non sia meritevole né di vero amore, né di vera affezione. Pertanto, ella preferisce non pagare il prezzo della sua diversità, adeguandosi agli standard imposti dai più rinunciando tuttavia alla sua passione e al suo talento di scrittrice. Soltanto l'evolversi del rapporto con Takao farà sì ch'ella capisca che, nonostante il prezzo della diversità sia molto caro, va comunque pagato, altrimenti è impossibile vivere veramente e amare veramente, coronando i propri sogni. E un bel giorno, Aya e Takao, nel momento in cui riusciranno a costruirsi la loro ristretta nicchia carica di candore in un mondo disumano e sostanzialmente falso, decideranno d'incontrare per l'ultima volta la scomparsa Nakamura, la quale ormai è diventata adulta, e di buttarsi per terra assieme a lei, azzufandosi ridendo sulla sabbia bagnata da un mare pacifico ed accomodante, incuranti di tutto e di tutti, con un gesto che simboleggia lo svincolamento sereno e giocoso dalle maschere e dalle convenzioni imposte dalla società.


In parte ispirato - a detta dell'autore - al film "Mais ne nous délivrez pas du mal" di Joël Séria, per chi scrive "Aku no Hana" è veramente un piccolo capolavoro nel suo genere, sotto tutti gli aspetti  - il tratto di Shuzo Oshimi, per quanto semplicistico, è fresco ed espressivo; gli ambienti urbani sono stati disegnati sulla base di fotografie scattate dallo stesso mangaka; la regia delle tavole, caratterizzata da intensi primi piani dei volti dei personaggi, contribuisce ad accrescere la carica emotiva dell'opera, la quale è coadiuvata da una sceneggiatura che scorre come un fiume cristallino, con alcuni momenti di piena ed altri di minacciosa quiete, nei quali non mancano intense incursioni nel surrealismo atte a rendere al meglio le emozioni dei personaggi.


La natura prevalentemente autobiografica delle vicende narrate contribuisce ad accrescerne il realismo, e ciò rende "Aku no Hana" una poesia del quotidiano talvolta amara ed indigesta, che nondimeno si risolve in modo assai commovente, con la frase finale di Nakamura che osserva il sole che tramonta per poi risorgere, la quale racchiude in estrema sintesi tutto il percorso avvenuto in precedenza; il percorso della difficile crescita in un mondo animalesco e freddo, nel quale tuttavia c'è ancora spazio per essere sé stessi, per risorgere dalle proprie ceneri purificandosi con l'immediatezza e la purezza dell'attimo fugace, quel momento nel quale il passato viene accantonato a favore della serenità e della quiete dell'animo.






6 commenti:

  1. Come sempre un'ottima recensione, per una delle serie manga che più ho apprezzato quest'anno ^_^

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  2. Grazie mille per l'apprezzamento.:)
    Questo è indubbiamente uno dei miei manga moderni preferiti, siccome mi sono alquanto rispecchiato nei protagonisti, nelle vicende e nelle tematiche trattate.

    E poi diciamolo, è pura arte. ;)

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  3. Ottima recensione, Aki! L'analisi è ottima e approfondita, come sempre riesci a scandagliare le opere in tutte le loro varie sfumature.
    Il manga in questione ancora mi manca, anche se ho visto (e amato) la serie anime; tuttavia penso che per completezza recupererò presto anche il fumetto - anche perché mi sono stufato di aspettare la seconda stagione. XD

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  4. Grazie! Ti consiglio di reperire la serie completa della Planet in un mercatino dell'usato online a buon prezzo, a parer mio l'edizione è ottima.

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  5. Un manga che piacerebbe al Galimba ;)

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  6. Così ti sei deciso a leggere la recensione che mi avevi espressamente richiesto! :)

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