Con molto piacere pubblico la traduzione in italiano dell'intervista a Yasuyuki Ueda e Yoshitoshi ABe contenuta del dvd
americano dell'opera da me posseduto (appartenente alla collana
“Anime Classics” della Geneon Universal). Ho scelto di non integrare la recensione già presente nel blog con i retroscena contenuti in questa intervista per non disturbare il nostro etereo admin Onizuka90, e perché la reputo abbastanza significativa - e divertente - nella sua interezza. Buona lettura.
martedì 27 dicembre 2016
martedì 20 dicembre 2016
Texhnolyze: Recensione
Titolo originale: Texhnolyze
Regia: Hiroshi Hamasaki
Soggetto: Production 2nd (Yoshitoshi ABe, Yasuyuki Ueda)
Sceneggiatura: Chiaki J. Konaka
Character Design: Yoshitoshi ABe (originale), Shigeo Akahori
Musiche: Reiichi Nakaido
Studio: Madhouse
Formato: serie televisiva di 22 episodi
Anno di trasmissione: 2003
Regia: Hiroshi Hamasaki
Soggetto: Production 2nd (Yoshitoshi ABe, Yasuyuki Ueda)
Sceneggiatura: Chiaki J. Konaka
Character Design: Yoshitoshi ABe (originale), Shigeo Akahori
Musiche: Reiichi Nakaido
Studio: Madhouse
Formato: serie televisiva di 22 episodi
Anno di trasmissione: 2003
«Dentro ogni persona vive un mostro
che farebbe tremare dalla paura persino il suo ospite. Quelli che non
furono in grado di sopprimere il proprio mostro furono esiliati in un
purgatorio sotterraneo. Proprio lui nacque in quel purgatorio
sotterraneo creato dall'uomo. Più di chiunque altro, ha amato e
odiato il mostro dentro di lui. Assieme alla seconda madre, è giunto
nel mondo di coloro che hanno esiliato la sua gente. Una volta
arrivato lì, quel mondo e la sua gente stavano lentamente aspettando
la loro morte. Il mondo in superficie era il mondo dei morti. Il
genere umano, così come il mondo da lui creato, era ormai giunto al
crepuscolo.»
E' un'insieme di
sensazioni, “Texhnolyze”. Sensazioni dure, forti, viscerali. La
morte del mondo, la perdita dell'umanità, lo
smarrimento, la crescita e il ritrovamento di quanto perduto. Il nulla. Lo
spirito. La materia. La carne, le lacrime e il sangue, che si fondono
in un triste gioco di corrispondenze poetiche, malinconiche e allo
stesso tempo feroci. Lo sguardo fisso di Ran, spettrale ragazzina che
osserva impassibile il tutto, comunicando con la voce della città
sotterranea, Lux, l'ultima roccaforte del genere umano, l'ultimo
posto in cui l'umanità può ancora cercare un motivo per esistere, anche se
ormai, all'infuori del dolore e della perdita, nulla le è più concesso. L'alternativa è il mondo dei morti, quello in superficie,
in cui ogni cosa è sempre uguale a sé stessa, monotona, priva
d'iniziativa, passione e desiderio. E' il mondo asettico dell'oggidì,
con tutta la sua vuotezza spirituale? Oppure è l'estrema sintesi
dell'umana condizione, una farsa che trova la sua dignità soltanto
nell'elevarsi a tragedia?
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