La postmodernità era ancora un luogo di narrazioni, piccole narrazioni, pseudo-tali o addirittura l'assenza di esse; delle narrazioni che in qualche modo, nonostante tutto, raccoglievano ancora in sé un chicco di significato, poiché la modernità, o in qualche modo i soliti archetipi dell'umano, rintoccavano pur sempre sul fondo del barile (tipo che ne so, Kirkegaard opportunamente citato in Evangelion; oppure Utena, che per significato non è poi così diverso dalla Recerche di Proust). La letteratura postmoderna era Pynchon, Cărtărescu e compagnia: un bel casino, certamente, ma si trattava pur sempre di letteratura. Un prompt generato automaticamente con ChatGPT rastrellando l'internet (tra l'altro violando il diritto d'autore) è pur sempre letteratura? È pur sempre umanità? Ha pur sempre un significato? Alcuni diranno che l'I.A. è uno strumento, così come una volta lo era il vocabolario online. Ma per me no, non è così. Questa intelligenza artificiale è un cambiamento radicale, una cosa che non può essere paragonata a nessun oggetto appartenente al passato.
Si dice che nel giro di vent'anni la maggiorparte dei lavori intellettuali verrano svolti da I.A. I giovani più poveri, o quantomeno non ancora succubi dei miraggi del carrierismo tech, sono inorriditi dalla cosa e sui social sbraiatano più che mai, pieni di una rabbia tanto intensa quanto impotente; i vecchi invece in generale mi sembrano quasi entusiasti di questa I.A., forse perché sono già arrivati, o perché ancora si nutrono del progressismo del loro tempo, senza essersi tuttavia accorti della Wasteland lasciata in eredità ai loro nipoti. Perché si sa, anche se in pochi se ne accorgono, che le leggi del mondo son crudeli, che i Saturni tendono a sbranare i loro figli, che il cannibalismo è difficile da debellare e tutt'ora soggiace nelle viscere di una civiltà che, con un certo autoinganno, ama definirsi progredita.
L'I.A., un'invenzione racchiusa nelle mani di pochi potentati economici che sembrano quasi elevarsi al di sopra dell'autorità degli Stati di diritto e della stessa vita, per me francamente è un qualcosa di terrorizzante. Nel suo libro, l'ebreo Antony Loewenstein dimostrava come venisse impiegata per controllare in modo serrato la vita dei palestinesi; ne Il Capitalismo della Sorveglianza, d'altro canto, la professoressa Shoshana Zuboff, con fatti, fonti e dati alla mano, dipinge una realtà quantomeno distopica. Quindi no, l'I.A. non è come il vocabolario online o come la grafica digitale dei tempi che furono, così come il Mivar degli anni ottanta non è come un iPhone a cui stare perennemente attaccati. L'I.A., oltre a essere l'ennesima trave in culo alla classe media sconfitta dalla globalizzazione, una classe media che in futuro si farà sempre più povera, sempre più depressa e malata, un potenziale esercito di schiavi inutili, è innanzitutto uno strumento di controllo.
Qualche anno fa dissi a un amico: "Arriverà il momento in cui si potranno comprare i bambini su Amazon, scegliendo il sesso, il colore degli occhi e quant'altro". Oggi apro il giornale e leggo che gli dèi multimiliardari del tech americano vogliono investire sui bambini geneticamente modificati. Una volta mi commuovevo di fronte al primo episodio di Galaxy Express 999, quello in cui il Conte Mecha si divertiva a fare safari di caccia sparando ai poveri, donne e bambini inclusi; oggi, non privo di una straniante indifferenza, leggo che i soldati dell'IDF hanno sparato alla testa e ai testicoli dei bambini palestinesi in fila per il cibo: quelli potenti, con i soldi, che trucidano i poveracci (un fatto non di certo nuovo nella Storia, per carità, si pensi alle battute di caccia di Sarajevo, ma è l'assuefazione, nonché la disumanità del dibattito che ne consegue – un marasma di non pensanti incapaci di comunicare che si schierano in fazioni insultandosi sui social – a farmi salire la nausea). Ho come la sensazione che nel caos ormai tutto sembri lecito, soprattutto nel modo meccanico e impersonale con cui viene narrato; ho come la sensazione che il vaso di Pandora, dopo numerosi strattoni, sia stato infine aperto. Chissà se gli inutili schiavi che verranno, una volta diventati soltanto un peso per i padroni, verranno pure loro trucidati.
Le letture che ho fatto da ragazzino mi hanno insegnato a impegnarmi al massimo nelle cose, nel prestare attenzione, nel potenziare me stesso tramite la consapevolezza. Provando a scimmiottare questi insegnamenti sono comunque riuscito, partendo da basi sociali, familiari e mentali molto malferme, a finire per un certo periodo all'IHES, la Princeton francese, in cui pranzavo e discutevo con gente che si era portata a casa la medaglia Fields per la matematica. Un essere umano quindi ha un grande potenziale se si impegna in ciò che fa, o quantomeno se riesce ad adoperarsi nell'esercizio della coscienza, dell'empatia e dell'attenzione. Ma quali coscienza, empatia ed attenzione si potranno mai sviluppare se l'I.A., e quindi il potere, ragionerà al posto nostro? Non serve Freud per capire che la sovrainformazione e la sovratecnologizzazione della vita impediscono un reale sviluppo degli individui, delle loro capacità e della consapevolezza umana in generale. Com'è possibile che un padre di famiglia, dico neanche un hikikomori o un disadattato tagliato fuori dalle meccaniche della vita, si metta a flirtare con l'I.A., trattandola allo stesso modo di un'amante? (La cosa è realmente accaduta, ed è sempre più frequente tra le persone). Nella postmodernità il consumatore animalizzato si nutriva di dati; nella postumanità il consumatore animalizzato è un qualcosa di inutile, di idiotistico, di talmente piatto, vuoto e innocuo da essere facilmente cancellabile. Qualcuno mi ha parlato di transumanesimo, dei cyborg che verranno, del chip nel cervello che un futuro Elon Musk vorrà far impiantare nelle teste della gente: ma la tecnologia in fondo è (e rimarrà) in mano a pochi padroni, che la utilizzeranno per controllare i loro sottoposti (come già viene fatto, sicché è l'algoritmo che decide cosa mostrarti, con chi farti accoppiare ecc.). Il superuomo potenziato grazie alle I.A. e alle ultime scoperte della genetica me lo vedo più come un super soldato che come un essere libero, romantico e positivamente sovrumano (tipo che ne so, i commoventi transumani dell'ultimo capitolo del romanzo Infinito di Stapledon). D'altro canto in ogni dove si parla di guerre, di conflitti, di fazioni, di stermini di innocenti. Ed è risaputo che il presente sia la cosa più vicina al futuro, sicché ogni cosa è meccanica, e le cose brutte, se lasciate libere di propagarsi, s'ingrossano sempre più, come una palla di neve che nel suo rotolare dopo un po' non tarda a farsi valanga.
Si riuscirà mai a rimanere umani in questo mondo sempre più disumanizzante e spersonalizzante? Questo forse è l'unico interrogativo sensato da porsi nel mondo dei truci ed insensibili Conti Meccanici di oggi e dei tempi che verranno.

Concordo con molto.
RispondiEliminaL'IA fa davvero paura, sembra esseri giunti alla fine dell'umanità in cui l'unico lavoro che resterà all uomo sarà l'intrattenimento, che poi spazio dagli spettacoli circensi/sportivi ai clown alla sessualità sempre più bassa.
Denudato dalla dignità l'arte buona non avrà più pubblico.
Quindi si concordo con tutto e ne ho paura ogni giorno.
D'altro canto credo ci sia ancora spazio per costruirsi un oasi di pace lontano dalla civiltà.
Io mi sarei concentrato su quello piuttosto che sul diventare un membro integrato della società. E anche scrivere un libro nella speranza che qualcuno lo legga e lo capisci, mi sembra una via per la frustrazione continua.
Tanto il libro sarà anche carino ma verrà schifato mentre glorificheranno la merda e sara normale restarci male- prima o poi leggero anche antropofagia, mi blocca che rifiuto mentalmente di comprare libri a prezzo pieno (st estate però ho comprato oltraggio al pudore di Riccardo schicchi dopo aver visto il film diva futura con castellitto e l'ho trovato molto interessante per esserci alcune riflessioni condivise in una persona che ha avuto una vita così diversa dalla mia, leggilo ci ritroverai un sacco di cose che ti stupiamo. Pare il re del porno fosse una sorta di otaku con tanto di disturbo di accumulo, e alla fine lo hanno reso ricco le donne).
Ora per dire io con il mio lavoro mi ci pago una bella vita, mi voglio fare qualche altra.villa di livello in posti di villeggiatura così da evitare anche alberghi etc.
Questo mi da soddisfazione... vengo pagato meno di un calciatore ma posso permettermi un paio di macchine di lusso, comprare almeno 1 o 2 altre ville, avere un buon tenore di vita.
Se facendo le stesse identiche cose prendevo chesso 3000euro al mese a Milano come mi sarei sentito.
Il ritorno economico permette di creare la propria piccola oasi, per questo scrivere un libro mi sembrava quasi un idea autolesionista perché erano sforzi che avrebbero condotto a frustrazione.
"prima o poi leggero anche antropofagia"
EliminaNo, non leggerlo, è una cavolata. Dovresti leggere il secondo che ho scritto, sempre se verrà pubblicato (ne dubito). Per il resto, scrivere mi fa stare meglio, non potrei più farne a meno.
Una cosa su cui invece non concordo, ed è una narrazione stupida, è quella di una classe ricca e dominante che tira le fila.
RispondiEliminaSaranno ricchi e dominanti, ma c'è una grande differenza... gli schiavi del passato vivevano in un mondo culturale diverso dai loro padroni.
Attualmente la cultura dei ricchi e dei poveri, intesa come cultura quotidiana non del passato, è pressoché la stessa.
È un discorso che forse già feci qui. Se schiavizzi il 90% del mondo, il 99% , ti ci fai il safari con uccisioni e stupri a piacimento, e salvi l'1% ha senso.
Ma quando quell'1% vive degi stessi film e programmi di intrattenimento del restante 99% è come se lasci tuo figlio in mezzo ad un epidemia per la quale non ha vaccinazione che lo protegge.
Ed investirà tutto. Ed essendo il capitale umano il valore realmente più prezioso è un gioco in cui vanno tutti a perdere, perché il degrado sociale, culturale ed infine anche umano della plebe ha un vaso comunicante, che è quello della produzione "culturale" odierna, con la classe dominante tramite cui la depressione e l'apatia indotte in una plebe che non si ribella si trasferiranno ai ricchi. In grado minore ma comunque.
Mi pare che la figlia di De Niro abbia cambiato sesso, quella di Musk anche da cui il suo shift politico se ho inteso bene. L'uomo più ricco del mondo, guarda come è vittima impotente della dinamica che ti descrivo.
Trump è sposato con una prostituta di infimo livello quando Kennedy aveva la Monroe come amante, che si dica quel.che si pare era realmente bella.
Bezos una rifattona con 3 figli.
Totti il re di Roma la moglie di un altro disgraziato.
Quelli che conosco nella vita reale, casomai anche professori universitari e motlo benestanti, stanno in situazioni analoghe.
Se devo dire quelli che se la passano meglio sono, tra i miei conoscenti, persone anche con cultura modesta che lavorano poco e si sono ritagliati una loro oasi a parte
Di sicuro non vedo dei ricchi che dominano, ma piuttosto dei dominanti vittime loro stessi del.degrado sociale che hanno innescato.
Volendo è anche più triste ma ti toglie quel vittimismo da povero.
Spesso ognuno è vittima solo delle sue scelte dissennate. Io per esempio non sono mai stato a mangiare con uno che ha vinto la medaglia Fields, forse hai sfruttato/sfrutti male le opportunità che la vita ti ha offerto/offre.
"ma piuttosto dei dominanti vittime loro stessi del.degrado sociale che hanno innescato"
EliminaNon credo che i proprietari dei grandi fondi di investimento americani siano vittime del degrado che hanno innescato. Stai guardando soltanto la facciata.
"forse hai sfruttato/sfrutti male le opportunità che la vita ti ha offerto/offre"
Io sono un corpo estraneo alla vita, non mi sono mai identificato né sentito veramente parte di nulla.
Non hai capito il discorso. Infatti volevo inserire un commento tipo nota a pie di pagina a spiegare.
EliminaHo googlato per vedere se era corretta la notizia del figlio di musk che aveva cambiato sesso, ed in effetti lo è. Curioso che poi lui si esprima nei miei stessi termini, contagiato dal virus woke.
La mia idea però non veniva da aver letto quell intervista ma dall'idea che da Ernesto De Martino delle religioni politeista antropomorfe in Furore, Simbolo, Valore letto intorno al 2020 sotto covid e fu illuminante.
Praticamente lui dice che tali miti antropomorfe avevano per l'uomo un interesse per cosi dire normativi. Indicavano come comportarsi, per imitazione, nei momenti topici dell'esistenza.
E qui io aggiungo...d'altronde scimmia vede scimmia fa. Apprendiamo per lo più in quel modo. Avere comprato anni dopo un gatto persiano di razza ed alta genealogia, che è più educato di me, mangia con compostezza, usa perfettamente una lettiera autopulente e passa ogni giorno 2-3ore a lavarsi, si che è sempre.profumato, oltre a non graffiare mai i vari divani in pelle sparsi per casa mi ha insegnato un altra.cosa... l'educazione si prende per imitazioni
Infatti il gatto era allevato in un mega appartamento ei 200-300mq con divani in pelle che lui sapeva di non dover graffiare avendo appreso dalla madre.
Ora arriviamo al punto nostro. A mio avviso il ruolo normativo del politeismo antropomorfo è stato in parte rimpiazzato da religioni normative (il corano i dieci comandamenti, etc) ma in parte anche da un ruolo della cultura che svolge quella funzione scimmia vede scimmia fa che forse è connaturata nell'uomo, e vedendo come si educano i gatti non solo nell'uomo, come modo essenziale dell apprendimento animale.
Come dire quella funziona che prima era svolta dai miti antropomorfe, che infatti erano base per molte opere letterarie e teatrali del mondo greco romano, poi l ha svolta la letteratura, infine cinema, animazione e ora telefilm e serie netflix.
E qua casca l'asino... telefilm e serie netflix le danno per la plebe, ma le guardano anche i proprietari dei grandi fondi di investimento e chi cazzo ti pare a te.
Perché la cultura odierna ha sempre uno scarto di vitalità in più.
Io per scelta mi fermo agli anni 70,ma i rari casi in cui leggo/vedo qualcosa di moderno lo sento che mi parla con una voce che sento più mia (vedi Enea e I predatori di e con Castellitto di cui ho letto anche l unico libro, poi diva futura e un paio di libri collegati etc).
Io però ho fatto la scelt estrema di fruire praticamente solo di opere di intrattenimento che, tranne poche eccezioni, non vadano mai oltre l era moderna.
Secondo te i proprietari dei fondi americani etc hanno fatto una scelta così radicale tutti quanti?
O soggiacciano alle dinamiche scimmia vede scimmia fa quando si nutrono degli stessi prodotti culturali dei rider di justeat?
Tu non hai ben chiari i meccanismi proiettivi e solipsistici del potere. Tipo che ne so, sentirsi un'elite inviolabile e considerare tutti gli altri come subumani. Cosa fattuale, a giudicare da cosa sta succedendo nel mondo.
EliminaMi spiego meglio perché lo scritto è davvero ai limiti dell'intelliggibilita.
RispondiEliminaIn particolare un punto. Prodotti culturali postmoderni e prodotti culturali contemporanei all'epoca del fruitore.
Ritengo che tutto ciò che sia contemporaneo a sé parli con forza maggiore, quindi per dire una serie netflix scema mi sarà cmq più vicina, farà sentire in me la sua voce con maggiore forza che il rosso e il nero di Stendhal, scritto in epoca napoleonica
Un film del 2025 più di un film anni 60.
Qui parliamo della forza della sua voce, al di la del messaggio. Un messaggio che al di la del suo contenuto nel fruitore a lui contemporaneo risuona più forte, perché il mondo comunque cambia e alcuni tratti esperienziali ed esistenziali sono diversi nelle epoche.
Questo è il grande scacco che non permette di fruire realmente in modo sano/corretto di prodotti culturali che non siano per lo più coevi al fruitore.
E questo è lo scacco odierno.
Non c'è un modo sano di vivere in un mondo costruito su misura per la seduzione.
Lo scacco maggiore a mio avviso poi lo vive il ricco, mica il poveraccio Quello cmq a mal partito sarebbe stato condannato
Io questa vita beata dei padroni dei fondi di investimento non la vedo 😂
Perché sono anche loro comparse in una società altamente disfunzionali, casomai con la beffa di aver contribuito a costruirla per accumulare una ricchezza del tutto superflua
L'orizzonte culturale in cui vivono è cmq quello di netflix, delle app di dating e del rifiuto del contatto umano.
Ripensavo in questi giorni, non so perché, al film Shane di George Stevens e anche al bellissimo finale del Diario di Anne Frank sempre di George Stevens... all intensità dello sguardo dei protagonisti innamorati all irruzione dei nazisti, che poi è l irruzione delle intemperie delle vita.
È anche il regista di Un posto al sole, il gigante ove c e la migliore interpretazione di James Dean (molto il rosso e il nero) e di l ultimo gioco in città.
Spero che sia come dici tu.
EliminaIn realtà sarebbe meglio che non sia come dico io, ma che almeno un chessò 0,001% dell'umanità sia effettivamente inviolabile già solo per la classe sociale. Non solo si senta tale.
EliminaIn effetti è stato così per millenni, e la cultura era quella dell élite dominante. Il bello storico-artistico che oggi abbiamo sono le vestigia di quello di cui loro hanno goduto.
Temo che sia come dico io invece, almeno in parte
Interessante l'articolo e forse più i commenti, anche se nessuno dei due è del tutto nuovo per questo spazio :) Diciamo che mi convince maggiormente l'argomentazione sulla tendenziale convergenza culturale tra le "élite" e la maggioranza, se non altro per analogia con quanto storicamente è avvenuto tra classe borghese e (sotto)proletariato. Credo che questi movimenti di convergenza non siano stati e non saranno a senso unico; si tende a trovarsi tutti più colti in un certo senso e... "più ampi di vedute" nel senso che lo spazio delle possibilità sembra sempre più grande ma anche più monotono.
RispondiEliminaSemmai può stare meglio chi risponde emotivamente in modo efficace agli "insight" (non so se esistano altre parole tanto stimolanti per etimologia e pallose a sentirle utilizzare!) automatizzati; grazie all'IA poi questi diventano abbastanza vari da dare talvolta sinceramente qualche stimolo e così si ha l'idea dell'"IA come strumento", psicologo ecc.
(continua)
(continua dal mio precedente)
RispondiEliminaSul discorso delle prospettive distopiche, che senza dubbio vale la pena fare, sarò estremamente sedato (termine di cui devo ringraziare questo blog :D ) nonché lento di comprendonio io, ma fatico realmente a empatizzarvi, a vederne i pericoli come i giovani consapevoli di cui nel post. Io devo ancora comprendere gli anni 2010, altro che la fase che si apre ora!
E idem per la letteratura, tanto per divagare. Da poco ho letto l'appena edito "Rifiuto" del quarantenne thailandese-americano Tony Talathimutte -- superando lo scetticismo suscitato dalla nota biografica "costui è ossessionato da Evangelion" -- e forse finalmente qualcuno ha dato un'immagine sensata delle paranoie e delle latenze (condite da discrete capacità intellettuali) degli USA di "questa epoca". Senonché, quando sono sulla via di convincermi di aver compreso qualcosa, l'ottimo traduttore (uno che sa cosa non va adattato e cosa va reso tranquillamente con il gergo paninaro d'antan in modo da ottenere la perfetta efficacia, fedeltà e comunicatività, quindi degno del massimo rispetto) giunge meritoriamente a spiegare nella postfazione che "questa epoca" è già finita. Grazie :D
****Commento generato dal modello linguistico "Anonimo(*lui*)" di un'IA abbastanza avanzata****
Dopo 1984 c'è BNW. Dopo BNW c'è Kappa. Dopo Kappa c'è Gerico. Poi non so, ma il futuro prossimo si lggere nel remoto ritroso.
RispondiEliminaBeh, sì, kappa di Akutagawa rispecchia perfettamente cosa avevo in mente quando ho buttato giù questo post.
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