Titolo originale: Ginga Tetsudō Surī Nain
Regia: Nobutaka Nishizawa, Masayuki Akehi
Soggetto: Leiji Matsumoto
Regia: Nobutaka Nishizawa, Masayuki Akehi
Soggetto: Leiji Matsumoto
Sceneggiatura: Keisuke Fujikawa, Hiroyasu Yamamura, Leiji Matsumoto (non accreditato)
Character Design: Shingo Araki, Shigeru Kogawa
Musiche: Nozomi Aoki
Character Design: Shingo Araki, Shigeru Kogawa
Musiche: Nozomi Aoki
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 113 episodi
Anni di trasmissione: 1978 - 1981
Formato: serie televisiva di 113 episodi
Anni di trasmissione: 1978 - 1981
"Galaxy Express 999" è l'opera più significativa di Leiji Matsumoto, l'unica in cui la trasognata e malinconica poetica dell'autore trova la sua ideale dimensione. Si tratta di un anime fiabesco, dalle molteplici sfaccettature - poesia, melodramma, senso dell'assurdo e del macabro, parodia, fantascienza, critica sociale, western, psicologico -, che attinge direttamente dal vissuto e dall'ideologia del grande poeta delle immagini giapponese scandendo, senza celare un radicale rifiuto della logica, dello scientismo e delle autorità, un inno alle emozioni, alla vita, alla giovinezza e alla bellezza. Questo grande classico dell'animazione giapponese è un viaggio di formazione in cui un bambino, accompagnato da una misteriosa e bellissima donna, va alla scoperta di sé stesso e del grigio mondo degli adulti, a bordo di un treno a vapore che vola tra i multiformi e pericolosi pianeti dello spazio infinito.
«Ho cacciato
in Africa. In quel momento ho realizzato che non avrei mai potuto
essere un cacciatore. E' stato grazie a film americani come “Tarzan”
e “Le miniere di Re Salomone” che ho desiderato l'Africa e
l'esplorazione. Ma quando sparai ad un animale, una forte scossa mi
si ripercosse contro. Conclusi che non avrei mai potuto essere un
cacciatore... la ragione più schietta è che non ho alcun bisogno di
sparare ad un animale. Da quel momento in poi, ho sempre sparato a
bersagli di cartone.» [Leiji Matsumoto]
Tetsuro è un bambino di
dodici anni a cui gli uomini meccanici – i quali appartengono ad
una classe sociale privilegiata, che considera gli uomini in carne ed
ossa come bestie -, durante una spietata battuta di caccia, hanno
ucciso la madre per puro divertimento. In punto di morte, il
desiderio di quest'ultima è che suo figlio diventi un uomo
meccanico, scelta che gli garantirebbe di affrancarsi da una vita di
sottomissione e sofferenza. Ma lo sfortunato, essendo povero, non
possiede i soldi necessari ad acquistare un corpo meccanico: sarà l'incontro
con la bella Maetel (dal latino, “madre”) la svolta che gli
permetterà d'imbarcarsi sul Galaxy Express 999, un espresso
intergalattico il cui capolinea è Andromeda, il pianeta in cui
vengono elargiti corpi meccanici a quei pochi fortunati che sono
riusciti a sopravvivere alle innumerevoli insidie presenti nello spazio.
«Maetel è la
donna che viaggia assieme ai sogni di un adolescente. Ha viaggiato
con milioni, decine di milioni di ragazzi, tanto lontano.
Infatti, ci sono tante Maetel quanti ragazzi. Questo è anche il
motivo per cui lei può apparire in ogni storia. Tutti i ragazzi
hanno incontrato Maetel in circostanze differenti. Questo vale anche
per Antares, Emeraldas o Harlock. Sono tutte storie incrociate, ma
possono essere considerate autonome. Pertanto, se cambi prospettiva e
personaggi, puoi creare quante storie desideri. Shadow e Emeraldas,
che erano ragazze nella loro adolescenza, avevano incontrato qualcuno
chiamato Maetel nel cuore, direttamente dalla loro infanzia, o
durante un periodo in cui erano piene di sogni. E' un viaggio in
treno attraverso la mente di una persona [...]. E ogni individuo compie un viaggio differente...»
[Leiji Matsumoto]
L'ambigua Maetel si
rivela enigmatica e impenetrabile per tutta la durata della serie; il
suo sguardo è quello di una donna perennemente triste, che ispira un
passato pieno di misteri e segreti; il suo provare pietà per il
nemico, nonostante le atrocità che ha commesso, e le strane faccende
che compie all'insaputa di Tetsuro, contribuiscono a creare un
profondo alone di carisma e mistero attorno al personaggio, che a suo
modo incarna l'archetipo della strega. Quello degli archetipi è un
gioco tipico di Matsumoto, che contribuisce a imprimere nella mente
dello spettatore alcune immagini suggestive e ataviche (la strega, la
grande madre, l'aiutante misterioso, l'eroe assoluto, il vecchio
saggio, il folle) che si mescolano, come nel caso di "Galaxy
Express 999", ad un senso di pienezza, nostalgia e inquietudine.
Ciò premesso, essenzialmente per Matsumoto la bella strega bionda e malinconica incarna lo spirito della giovinezza in tutte le sue
contraddizioni, quella grande madre di ogni uomo che vive nei recessi
più profondi dell'anima, ma che allo stesso tempo è il riflesso di
ogni amante reale, la figura materna che conduce l'adolescente
all'adultità viaggiando con lui a bordo del treno della
giovinezza, il cui capolinea è l'ingresso in quella rigida società giapponese nella quale gli uomini devono trasformarsi in automi per poter integrarsi
ed essere accettati. Il tradimento di Maetel verso Tetsuro è lo
stesso della grande madre che tenta di castrare l'eroe assoluto,
cercando di privarlo della sua individualità; ed ecco che agli
archetipi junghiani Matsumoto sovrappone una feroce critica autorale
verso l'umanità tutta, verso le sue guerre, la sua ottusità, le sue
discriminazioni, il suo vano mito dell'immortalità - è meglio una
vita breve, ma intensa, oppure un'apatia infinita, un'interminabile
esistenza monotona e meccanica? E' meglio vivere da outsider
accogliendo la solitudine e il rischio di fallire o integrarsi nella
società rinunciando alla propria individualità in cambio di
comodità e certezze? Che valore ha la vita nel momento in cui si
rinuncia ai propri sogni per adeguarsi ai dettami del gruppo? Si può
scegliere una volta soltanto se diventare dei cinici uomini
meccanici senza interessi, senza emozioni, assuefatti dal grigiore
del quotidiano, dal lavoro e dall'illusione di poter sconfiggere la
morte; l'alternativa è l'accettazione dell'impermanenza e della
caducità delle cose, la rinuncia alle illusioni, il vivere ai
margini come un Harlock o una Emeraldas, pirati dello spazio in una
società ipocrita che si fa beffe di loro; dopotutto, questa è la
via scelta dallo stesso Matsumoto una volta diventato adulto (la
bandana col teschio dei pirati che l'autore indossa in ogni dove
parla da sé).
«Quando ero
bambino, ho vissuto lungo i binari ferroviari per la maggiorparte del
tempo. Era sempre stato il mio sogno andare nei posti che desideravo
col treno... ascoltavo sempre i binari del treno suonare o immaginavo
il treno passare di fronte a me, per poi volare via nello spazio. E
poi, quando sono diventato un creatore, ho preso veramente quel treno
e mi sono recato a Tokyo, quando ancora era in voga la locomotiva a
vapore. Pertanto queste due esperienze, combinate assieme, nel
momento in cui dovetti disegnare un treno volante mi spinsero a non
crearlo come lo Shinkansen: doveva essere un treno a vapore. Questo è
il motivo per cui [quello di “Galaxy Express 999”] è un treno
fatto a questo modo. Con un treno, puoi comprare un biglietto e
andare ovunque. La storia di “Galaxy Express 999” ha luogo in un
tempo in cui non c'è bisogno di passare attraverso qualifiche o
lavori d'ufficio per viaggiare nello spazio. Hai soltanto bisogno di
comprare il biglietto, e il treno ti porta nello spazio. Questo è
quello che desideravo, e pertanto l'ho realizzato.» [Leiji
Matsumoto]
Spesso “Galaxy Express
999” viene erroneamente associato al “Ginga Tetsudou no Yoru”
di Miyazawa, che in teoria ne rappresenterebbe la principale fonte
d'ispirazione; a tal proposito, sebbene Matsumoto abbia visto una
trasposizione del capolavoro letterario per il kamishibai
quando era bambino, egli giustamente fa notare che la sua storia sia
basata sulla giovinezza e sulle sue infinite possibilità, mentre
invece la triste vicenda di Giovanni e Campanella sul dolore della
perdita e sulle anime dei morti vaganti nell'aldilà. Per Matsumoto –
come per chi scrive -, tra “Galaxy Express 999” e “Ginga
Tetsudou no Yoru” vi è una divergenza fondamentale, il cui ovvio
punto in comune è il treno volante, ma nulla di più. Infatti, la
magnum opus di Matsumoto in gran parte attinge e rielabora i suoi
trascorsi giovanili e il suo pensiero sulle cose del mondo, a partire
dal conflitto di classe tra ricchi e poveri (divario che, molto
realisticamente, nel corso della serie non viene mai abbattuto: in
fondo Matsumoto ben si distanzia dall'etica socialista, puntando
verso un suo personalissimo “anarchismo destrorso” in cui
l'individuo intelligente e sensibile prevale sulla collettività)
sino ad arrivare alla riflessione ben più totalizzante
sull'ambiguità della vita, un dono il quale, nonostante la sua
bellezza, è perennemente soggetto alla legge del più forte (il
biglietto del metaforico "treno della vita" può essere rubato,
estorto e quant'altro, senza che ciò interessi minimamente alla
compagnia ferroviaria, la quale, allo stesso modo della Natura, non
si cura dei più deboli e inadatti a sopravvivere –
nel manga, addirittura, il controllore getta direttamente fuori dal
finestrino i passeggeri indesiderati).
Il viaggio di Maetel e
Tetsuro tra i multiformi e suggestivi pianeti delle vastità siderali
è pregno di un malinconico e poetico mood d'autore fatto di
silenzi, addii, suicidi, personaggi soli e affranti che diventano
aggressivi perché non si sentono accettati dal prossimo (la
vicenda della strega in grado di manipolare il tempo); città d'oro in
cui vale soltanto la legge dell'apparenza e chi persegue la sostanza
delle cose viene bandito; laghi di ghiaccio pieni di corpi senza vita
disposti uno accanto all'altro; ragazze bellissime che invecchiano
precocemente a causa della durezza del lavoro e delle costrizioni
sociali; pianeti a forma di fiore e pianeti che si spaccano in due
pezzi senza esplodere; pianeti in cui alcune persone tentano di
svincolarsi dalla loro condizione d'inferiorità rimanendo tuttavia
uccise; pianeti vivi che l'uomo non rispetta e pianeti in cui ogni
cosa è senza forma e ogni punto di riferimento fisso è andato
perduto.
Gli episodi della serie
sono per la maggiorparte autoconclusivi, e possono essere vincolati
tra loro da storie costituite al massimo da tre episodi
successivi (come accade ad esempio nel capitolo "Il Castello del
Tempo", poetico western fantascientifico in cui compare Capitan
Harlock come cameo). In essi non esiste alcun compromesso formale e
contenutistico: a tal proposito non posso non citare "Il Pianeta
dei Funerali", non-luogo decisamente horrorifico e
claustrofobico in cui gli abitanti meccanizzati si divertono ad
uccidere le persone in carne ed ossa esclusivamente per celebrarne il
funerale, rimanendo appagati dal catartico rituale in sé stesso
(palese critica al formalismo religioso e alla paura della morte che
lo legittima), oppure “Fermata El Alamein” e “Cavie da
Combattimento”, puntate nelle quali la famosa battaglia tra
Impero Britannico e forze italo-tedesche della WWII viene riprodotta
realisticamente e protratta a oltranza per divertire i turisti, con
tanto di soldati/schiavi/giullari che perdono donna, vita e amici
soltanto per intrattenere delle persone apatiche e annoiate (inutile
far notare che l'episodio sia una feroce invettiva contro la
spettacolarizzazione della guerra, della quale Matsumoto ha
un'esperienza diretta). Completamente insensato l'episodio più weird
in assoluto dell'anime, "Il Pianeta Curiosità", in cui
un satellite-sentinella dotato di un inquietante occhio rosso intende
squartare Maetel per vedere cosa c'è dentro al suo corpo (!). Alla
luce di questo bizzarro andirivieni di situazioni al limite
dell'assurdo – ma quasi sempre coadiuvate da ricorrenti metafore e
moniti -, le sfumature del mastodontico "Galaxy Express 999"
sono innumerevoli, e vanno dal western alla fantascienza con alcuni
vagiti di cyberpunk, tutte stratificazioni che contribuiscono a
conferire all'opera una sorta di aura “totalizzante” carica di suggestione.
Come era norma negli anni
settanta, le animazioni di “Galaxy Express 999” non sono molto
pregevoli e le imprecisioni grafiche abbondano, venendo tuttavia
compensate dalle struggenti melodie di Nozomi Aoki, che in gran
parte contribuiscono a marcare quel senso di poesia - zuccheroso e
allo stesso tempo opprimente - caratteristico di tutta l'opera, che
si snoda in ben centotredici episodi nei quali la ripetizione svogliata
di alcuni schematismi ben rodati è inevitabile – innumerevoli le
puntate basate sui vari canovacci del biglietto rubato, del tentato
stupro a danno di Maetel, dello scambio di corpo ecc. Fatto salvo
ciò, allo stesso modo di “Corazzata Spaziale Yamato”, “Galaxy
Express 999” è uno dei titoli fondamentali della storia del suo
media (nonché uno dei migliori Matsumoto animati di sempre assieme a “Capitan Harlock” e “Queen Millennia”), e pertanto si tratta di una
visione obbligatoria per ogni appassionato d'animazione nipponica
che si ritenga veramente tale. Per i giapponesi, la storia di Maetel
e Tetsuro è un classico ormai istituzionalizzato e consacrato: in
Giappone, “Galaxy Express 999” possiede lo stesso valore iconico
che può avere un “Le Petit Prince” in Francia; non è infatti
raro imbattersi in statue di Tetsuro, Maetel e del loro treno volante
per le strade di alcune delle principali città giapponesi.
Nell'aereporto di Kitakyushu, addirittura, un robot parlante con le sembianze di Maetel è adibito a fare da guida turistica ai
passeggeri.
In conclusione, è
impossibile da parte mia non mettere al corrente il lettore di come
nel finale della serie, uno dei più belli della storia
dell'animazione tutta, la carica poetica, melodrammatica e metaforica
tipica di Matsumoto converga mirabilmente in un simbolico passaggio
all'età adulta che colpisce direttamente al cuore, rievocando
l'esperienza di ogni singola persona in un archetipo vasto e
totalizzante in cui il dolore dell'addio e le aspettative per il
futuro si fondono in un triste, acerbo eppur gioioso commiato, in cui
l'amore si fa perdita e la perdita si fa amore; e i fragili trascorsi
della giovinezza, nonostante il dolore e le cicatrici che lasciarono
in noi, in quel momento simbolico diventano la forza che ci permette
di fare un passo in avanti, di diventare noi stessi veramente, di
diventare adulti, indipendenti e vogliosi di proseguire quel
pericoloso viaggio in cui la morte è dietro l'angolo e la verità è
l'unico vero traguardo da raggiungere, l'unico vero capolinea della
vita.
Note
I
frammenti dell'intervista a Leiji Matsumoto da me riportati nella
recensione sono stati tradotti da “Anime
Interviews: The First Five Years of Animerica, Anime & Manga
Monthly (1992-97)” curato da Trish Ledoux, pag 152-158.
Il doppiaggio italiano di “Galaxy Express 999”, oltre a non avere delle voci fedeli a quelle originali, a circa metà serie viene cambiato radicalmente, e diviene pressoché inascoltabile, con una cattiva (se non orripilante) recitazione e pochi doppiatori che si spartiscono tutti i personaggi. A questo inconveniente non ha di certo rimediato Yamato Video, che nella pessima edizione dvd da lei rilasciata (nella quale la qualità video è praticamente quella di un VHS e le sigle originali vengono rovinate da orribili credits di cui si poteva tranquillamente fare a meno) non ha effettuato alcun ridoppiaggio e non ha nemmeno inserito i sottotitoli fedeli all'originale (una cosa la quale, data l'importanza del titolo nel contesto della storia dell'animazione giapponese, lascia abbastanza l'amaro in bocca).
Il doppiaggio italiano di “Galaxy Express 999”, oltre a non avere delle voci fedeli a quelle originali, a circa metà serie viene cambiato radicalmente, e diviene pressoché inascoltabile, con una cattiva (se non orripilante) recitazione e pochi doppiatori che si spartiscono tutti i personaggi. A questo inconveniente non ha di certo rimediato Yamato Video, che nella pessima edizione dvd da lei rilasciata (nella quale la qualità video è praticamente quella di un VHS e le sigle originali vengono rovinate da orribili credits di cui si poteva tranquillamente fare a meno) non ha effettuato alcun ridoppiaggio e non ha nemmeno inserito i sottotitoli fedeli all'originale (una cosa la quale, data l'importanza del titolo nel contesto della storia dell'animazione giapponese, lascia abbastanza l'amaro in bocca).
Complimenti per la recensione. E' la migliore che abbia letto sul 999 e, più in generale su L. Matsumoto. Bello anche il riferimento a Nozomi Aoki.
RispondiEliminaGrazie mille, questa è la versione definitiva del mio scritto (la recensione che avevo postato su Animeclick è ormai obsoleta).
RispondiEliminasalve, vedevo il cartone da bambino e adesso voglio farlo vedere ai miei figli, purtroppo sono i cartoni da vedere sono tantissimi e le puntate di Galaxy sono tantissime, quali sono gli episodi salienti per capirne la trama? Vorrei vedere gli episodi migliori e quelli che seguono la storia principale eliminando gli episodi riempitivi autoconclusivi
RispondiEliminaSalve, sconsiglierei di fare una cernita degli episodi dell'anime che mandano avanti la "trama", dato che per questo c'è il film. Detto questo,penso che sia meglio vedere tutti gli episodi pian pianotto che vedere il film.
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