sabato 2 aprile 2016

Aum Shinrikyo: considerazioni e spunti di riflessione


Quando la postmodernità arriva, lascia un grande vuoto nell'animo delle persone. C'è chi cerca di riempirlo sedandosi attraverso droghe, violenze gratuite e festini a luci rosse, oppure uccidendo - in modo premeditato e minuziosamente pianificato - una persona a martellate senza alcun motivo coerente, soltanto per provare l'emozione di torturare e di togliere la vita ad una persona innocente, come testimonia la nostra attuale cronaca giornaliera; c'è chi diventa un maniaco ossessivo-compulsivo dei social network, sempre in attesa di ricevere una notifica da parte di persone che manco conosce; c'è chi diventa un consumatore incallito che spende la maggiorparte del suo stipendio in oggetti inutili. Ma i casi più eclatatanti conseguenti alla morte delle ideologie - «gli ideali della piazza sono diventati gli ideali delle camere da letto, delle vogliuzze derivanti da passioni tristi», dice Galimberti -  non sono i suddetti casi da manuale, bensì gli attentati terroristici mossi nel cuore della civiltà "avanzata" da violente sette prodotte dal benessere e dalla mancanza di finalismo tipici della società postmoderna. Senza scomodare fatti di cronaca più recenti, mi preme approfondire il grande prototipo di questo tipo di organizzazioni, ovvero la setta otaku Aum Shinrikyo (alias "La suprema verità dell'Aum"), che nel 1995 terrorizzò il Giappone con l'epocale attentato alla metropolitana di Tokyo a base di gas Sarin. 

 L'attentato alla metropolitana di Tokyo del '95, primo intervento dei soccorsi.

Nel contesto sociologico giapponese, la psicologia dei fondatori dell'Aum è radicata nell'Expo di Osaka del 1970 e dai suoi grandi propositi idealistici nei confronti dell'umanità, che non troveranno mai compimento con l'avanzare della postmodernità - come sottolineato dal "The Adult Empire Strikes Back" di Hara e dal "20th Century Boys" di Urasawa. A questo dramma introspettivo di un'intera generazione, si aggiunge l'impossibilità del Giappone di prevaricare gli Stati Uniti: l'articolo 9 della costituzione giapponese impone una rinuncia totale alla guerra da parte della nazione, che non può in alcun modo ribellarsi edipicamente al suo ambivalente "grande padre putativo"; i giapponesi, di conseguenza, maturano una frustrazione senza eguali che viene riversata nella cultura anime e manga mediante rimandi apocalittici pornografici (la guerra rappresentata dagli otaku), realistici (la guerra e l'apocalisse raccontate dalla generazione che le ha realmente vissute) e allegorici (il conflitto mondiale e i deserti desolati del dopobomba trasposti metaforicamente da autori intellettuali come Tomino, Takahata e Oshii). Si potrebbe dire che il "terrorismo postmoderno" sia sempre, in qualche modo, correlato agli americani: se l'ISIS è stato un organo originariamente innescato dall'occupazione yankee - «se in Iraq non ci fossero state prigioni americane, oggi l’Isis non esisterebbe. Bucca è stata una fabbrica. Ci ha formati. Ha costruito la nostra ideologia», dice Abu Ahmed - e poi andato fuori controllo, il culto apocalittico dell'Aum - tra l'altro ispirato al manga "Genma Taisen" di Shotaro Ishinomori, in cui il tema centrale è, appunto, l'Harmageddon - ha le sue radici indirette nel trauma atomico di Hiroshima e Nagasaki, nonché in un complesso edipico verso il padre/invasore tanto potente quanto terribile: gli adepti della setta dell'Aum vengono infatti convinti attraverso il lavaggio del cervello che il terremoto di Kobe del 17 Gennaio 1995 sia invero un attacco condotto dagli Stati Uniti in combutta con ebrei e massoni, avvenuto grazie alla loro fantasmagorica tecnologia che un tempo aveva raso al suolo il Giappone. Inutile dire che lo scopo principale dell'Aum sia quello di scatenare un'apocalisse al fine di "resettare" la razza umana per poi guidarla verso una nuova era, un futuro utopico chiaramente preso in prestito dall'immaginario otaku (oltre a produrre grandi quantità di gas Sarin, la setta crea dei purificatori dell'aria che vengono battezzati Cosmo Cleaner, proprio come il dispositivo che in "Corazzata Spaziale Yamato" aveva il compito di purificare la terra morente rasa al suolo dalle bombe atomiche dei gamilonesi/americani).

 In un episodio del celebre "Cowboy Bebop" (1998), Faye Valentine, protagonista femminile dell'anime, si unisce ad una setta che fa il lavaggio del cervello ai suoi adepti mediante fantasticherie new age e un bizzarro culto dell'apocalisse.

Nel 1974, gli otaku di prima generazione dell'Aum - come il lettore avrà dedotto autonomamente - si formavano con "Corazzata Spaziale Yamato", mentre nel 1973, la proiezione nei cinema giapponesi de l'"Esorcista" dava origine ad un boom dell'occulto in cui le Profezie di Nostradamus (l'omonimo libro di Ben Goto si era rivelato un best seller), lo spiritismo e il rigetto irrazionale dello scientismo filo-USA diventavano il pane quotidiano di una gioventù succube di un sistema educativo nozionistico e fine a sé stesso, che non insegna a contestualizzare le cose. Fioriscono pertanto sette religiose ufficializzate dallo stato e caratterizzate da insegnamenti new age quantomeno ridicoli, e la cultura otaku, della quale l'escapismo e l'autoreferenzialità egotica sono le colonne portanti, man mano si espande, tant'è che in piena bolla economica ottantina, dopo la proiezione di "Do you Remember Love?" al cinema, nasce un mercato OAV riservato appositamente a quest'avanguardia di consumatori ossessivi-compulsivi. E' proprio nel 1984, lo stesso anno di proiezione del film - che esce nelle sale assieme al miyazakiano "Nausicaa della Valle del Vento", in cui guardacaso una ragazza messianica si fa portavoce di un cambiamento radicale e utopico in un mondo corrotto -, che Shoko Asahara fonda l'Aum Shinrikyo. Il tutto parte dalla stanzetta di quest'ultimo - si parla proprio di ideali della camera da letto in questo caso, senza metafora alcuna -, che crea un insegnamento feticcio mescolando elementi presi di peso da anime e manga con lo Yoga Sutra di Patañjali, il buddhismo e l'esoterismo. La giovane borghesia giapponese - si parla di ragazzi provenienti da istituti prestigiosi figli della classe dirigente - si riunisce nel salotto del novello messia otaku, e l'Aum Shinrikyo si espande a vista d'occhio, sino a creare una fitta rete di legami con la politica. All'inizio, l'organizzazione era moderata e poco conosciuta, tuttavia, con la fine della guerra fredda e il conseguente inizio della libera circolazione internazionale di armi appartenenti agli ex sovietici, essa inizia ad armarsi: oltre a trentamila nuovi fedeli facilmente indottrinati grazie al vuoto ideologico lasciato dal termine del conflitto USA-CCCP, dalla Russia l'Aum acquisisce mitragliatori e manuali per costruire armi chimiche, e ai piedi del monte Fuji erige un'enorme, terrorizzante raffineria di gas Sarin. Dopo l'attentato del '95, durante uno dei raid della polizia nei suddetti depositi della morte, viene rinvenuto un inquietante piano d'azione nel quale è descritto minuziosamente un modo per avvelenare l'intera Tokyo esalando gas Sarin nell'atmosfera mediante l'utilizzo di elicotteri.

 Deposito di gas Sarin ai piedi del monte Fuji.

Allo stesso modo di Tsutomu Miyazaki, l'otaku serial killer di bambine che si era costruito nella sua stanza un regno di VHS a due dimensioni di cui era il Re incontrastato, Shoko Asahara attraverso l'Aum crea un suo piccolo impero personale, proprio come uno dei caricaturali dittatori cliché onnipresenti negli anime novantini - "Now and Then Here and There", "Saber Marionette J" ecc. -. La pulsione consistente nel proiettare le deformità animalizzate ed infantilizzate del proprio ego verso l'esterno, caratteristica tipica della psicologia dell'uomo postmoderno - la società postmoderna più spinta a parer mio si tratta di una vera e propria società otaku, come fa notare Karl Taro Greenfield -, quando non viene più trasferita e sublimata su degli oggetti/simulacro, ma va a colpire il mondo esterno e le persone reali, genera dei mostri spaventosi e terribili - questa speculazione non a caso è la chiave di volta del già citato "20th Century Boys" di Urasawa, in cui la setta dell'Amico è una palese parodia dell'Aum. Shoko Asahara e Tsutomu Miyazaki pertanto sono i sovrani assoluti del loro mondo immaginario: senza seguire l'esempio di "Evangelion", che consigliava agli otaku di lavorare su loro stessi accettando un mondo impossibile da cambiare, i due assassini intendono piegare la realtà alle loro pulsioni egotiche, rendendola compatibile con il loro immaginario distorto mediante la violenza e la prevaricazione. E moltissime persone innocenti pagheranno con la vita questa scelta. 

 A sx, Shoko Asahara si fa riprendere mentre levita; a dx, l'Amico di "20th Century Boys" segue il suo esempio, ingannando i suoi adepti.

Molto peculiare il comportamento dei membri più anziani dell'Aum, che si atteggiano a guerrieri dell'apocalisse indossando particolari divise colorate che ne suddividono i ruoli gerarchici, gestiscono fabbriche di computer ad Akihabara, fanno realizzare anime di propaganda (in uno di questi Asahara e i suoi scagnozzi compaiono vestiti come l'equipaggio della Yamato), fanno sparire persone scomode (nel 1989 un avvocato che aveva incominciato ad indagare sulla setta scompare assieme a tutta la sua famiglia, e nel suo appartemento viene ritrovato un distintivo dell'Aum). Quest'ultima particolarità contribuisce alla formazione della cattiva reputazione della setta, che nel 1990, a causa della costruzione di alcune sue succursali in un paesino del Kyushu, scatena una rivolta delle comunità locali. Già a questo punto, prima ancora dell'attentato terroristico del '95, l'Aum ha preso una piega omicida, paranoica e i media incominciano ad etichettare gli otaku come i "figli del demonio", spingendo gli esponenti della comunità di Akihabara innocenti ed estranei al terrorismo ad alzare ancora di più le barriere dell'animo nei confronti delle altre persone, a chiudersi in casa assieme alla propria confortevole collezione senza curarsi del caotico ed orrendo mondo esterno, consumando anime creati da altri autori otaku che vivono la loro stessa crisi e cercano di sublimarla, realizzando un gran numero di opere dai contenuti cupi e angosciosi che descrivono il dramma degli anni novanta.  

 Manifestazione anti-Aum.

L'attacco alla metropolitana del '95 viene condotto dopo che Asahara e i suoi gerarchi vengono a conoscenza del fatto che la polizia intende eseguire in data 22 marzo un raid del quartier generale della loro organizzazione: di fatto, l'attentato viene eseguito il 20 marzo con lo scopo di dirottare l'attenzione della polizia. Ovviamente questa mossa si rivela inutile e le forze dell'ordine risalgono ai mandanti dell'attentato, arrestando Asahara (condannato a morte) e tutti i suoi lacché (l'ultimo sospetto coinvolto nell'attentato verrà arrestato nel 2012). Detto ciò, è bene notare che le autorità e gli impiegati della metropolitana si dimostrano molto negligenti nella gestione del pericolo: subito dopo il rilascio del gas Sarin, i passeggeri dei convogli incominciano a star male e a morire, eppure i treni della morte continuano il loro tragitto come se niente fosse (il rilascio del gas avviene alle 8 di mattina, e l'emergenza scatta alle 9 e mezza, ovvero più di un'ora dopo: alcuni passeggeri notano strani fluidi sui pavimenti delle carrozze, ma gli impiegati della metropolitana fanno finta di niente e gli suggeriscono di pulire con dei giornali quanto hanno visto). Ci vorranno due ore (10 di mattina) prima che la polizia e i soccorsi identifichino l'attentato e il veleno utilizzato per metterlo in atto, ma la decisione delle alte sfere è di non rivelare nulla alle numerose organizzazioni di soccorso presenti nel territorio per evitare il caos (in Giappone, la priorità delle autorità è di mantenere l'ordine pubblico, e lo sconvolgimento di quest'ultimo comporta una politica della serie "nascondiamo le briciole sotto il tappeto" a dir poco dannosa per la tutela del singolo cittadino). A causa di questo atteggiamento, prima che arrivino dei soccorsi veramente in grado di tener testa all'attentato, passano parecchie ore. Eppure l'inferno non è ancora finito - «l'inferno sono gli altri», diceva Sartre. Nulla di più vero. Alcuni ospedali si rifiutano di curare le vittime perché non vogliono macchiare la loro brillante reputazione; molti medici non sanno cosa fare per contrastare il gas Sarin; i passanti fotografano e filmano i corpi agonizzanti di uomini, donne e bambini, ma esitano quando si tratta di condurli al pronto soccorso... insomma, l'atteggiamento indifferente tipico della società del paese del sol levante - paradossalmente - crea ancora più vittime dell'attacco terroristico mosso dall'Aum. E questo la dice lunga sull'alienazione della società postmoderna, di cui quella giapponese è l'avanguardia assoluta (basta pensare che l'attentato dell'Aum ha fatto scuola: dal 1995 in poi, le metropolitane diventeranno un obbiettivo prediletto dai fondamentalisti islamici).

Al fine di indottrinare al meglio la gioventù nipponica, l'Aum produceva anime di propaganda. In questo, ad esempio, Shoko Asahara si fa veicolo dell'amore, una parola spesso abusata da estremisti, religiosi, adescatori e fanatici. Il cosiddetto "love bombing" si tratta infatti di una delle strategie più efficaci per fare il lavaggio del cervello alle persone, sfruttando le loro carenze affettive e debolezze psicologiche.  

L'evento chiave del '95 si rivela una bomba mediatica: tutti i telegiornali parlano 24 ore su 24 di Asahara e della sua setta, e l'evento col tempo si imprime a forza nel subconscio collettivo dei giapponesi. Proprio come accade spesso in Italia con molti delinquenti e assassini, i membri più famosi dell'Aum diventano dei veri e propri vip maledetti dietro ai quali le ragazzine vanno in visibilio e i giornalisti di riviste alla moda scrivono fior fiore di articoli, svelando tutti i retroscena personali di ognuno dei membri più cool della setta ad un pubblico di casalinghe insoddisfatte dai noiosi e assenti mariti salaryman. In particolare, Yoshinobu Aoyama, l'avvocato dell'Aum, e Fumihiro Joyu, il carismatico portavoce ufficiale dell'organizzazione, diventano dei veri e propri tormentoni da "Novella 2000", e nei Comiket fioriscono addirittura doujinshi yaoi di cui loro due sono gli indiscussi protagonisti (!). Fatto salvo ciò, nonostante la società che discrimina gli otaku si dimostri animalizzata e accumulatrice di dati decontestualizzati allo stesso modo dei suddetti, la sofferenza degli "escapisti egotici" si fa sempre più grande, e in data 15 luglio 1995 Miyazaki crea "On your Mark", un cortometraggio in cui compare un'organizzazione terroristica religiosa (palese rimando all'Aum) che viene sterminata da uno squadrone di militari con un truce attacco dal realismo assai insolito per l'autore, che ricorda molto l'assalto eseguito dalle forze armate a danno del quartier generale della Nerv nell'End of Evangelion (che uscira' nelle sale il 19 luglio 1997). "On your Mark" sancisce la maturazione di Miyazaki -  il 12 luglio 1997 nei cinema verrà proiettato "Mononoke Hime", il film più adulto del maestro -, il quale, ricevuto un duro colpo anti-ideologico da parte dei recenti avvenimenti di cronaca, rappresenta suo malgrado la fine del "sogno otaku" e dell'idealistico candore materno dell'infanzia, mediante una figura angelica che vola via lasciando a sé stesso il raccapricciante mondo in cui è avvenuto il raid alla pseudo-Aum. La realtà non si può cambiare, messaggio che verrà ribadito da Hideaki Anno nell'"End of Evangelion" con esplicite citazioni al cortometraggio del suo illustre mentore (anche nel film di Anno una figura femminile/materna/angelica scomparirà nel nulla, lasciando il protagonista otaku alle prese con sé stesso e la società del suo tempo - rappresentata da Asuka - in un avvilente e nichilista mondo reale scarno, vuoto e post-apocalittico). Il sogno otaku di prima generazione inaugurato dai "Daicon Film" all'inizio degli anni ottanta pertanto si è definitivamente concluso: proprio come accade in una scena de "La rivoluzione di Utena" (1998), l'UFO utopico dell'idealita' si è schiantato contro l'invalicabile torre della realtà.
 
 Shoko Asahara si fa immortalare nelle vesti di Re del suo impero, e i suoi adepti indossano la sua maschera. L'Aum di fatto si tratta di un culto della personalità del suo leader, un vero e proprio coronamento del suo narcisismo infantile e malato.

Allo stesso modo dell'ISIS, l'Aum utilizzava internet per fare propaganda e reclutare nuovi adepti. 

 Alcune vittime dell'attentato vengono soccorse, e un passante indifferente assiste allo spettacolo.

L'attentato del '95 è rimasto molto impresso nella psicologia della generazione otaku a cui appartiene Kuniko Ikuhara, infatti è l'evento cardine del suo psicologico, filosofico e simbolico "Mawaru Penguindrum".

 Militari all'opera nella metropolitana di Tokyo. 

Anche alcuni anime più recenti non si dimenticano della strage del '95: questa scena, nella quale dei terroristi stanno per depositare alcuni sacchi contenenti gas Sarin nella metropolitana, proviene da "Zankyō no terror" (2014). Il terrorismo postmoderno, oltre ad aver traumatizzato i paesi più avanzati, è ancora attualissimo.


Bibliografia e materiale correlato

Fonti consultate:  Francesco Prandoni, "Anime al Cinema", capitolo finale.
Takashi Murakami, "Little Boy: The Arts of Japan's Exploding Subculture", pag 121, 132, 133, 175, 176, 179, 191, 192, 193, 204.

La frase  di Abu Ahmed citata nello scritto è stata ricavata dal seguente articolo: http://www.tpi.it/mondo/iraq/isis-iraq-vera-storia

I dettagli da me descritti inerenti l'attentato sono contenuti a pag 224, 225 e 226 del libro "A New Understanding of Terrorism: Case Studies, Trajectories and Lessons Learned" di M.R. Haberfeld.

L'analisi contestualizzata di Gualtiero "Shito" Cannarsi del corto "On your Mark" è reperibile all'indirizzo http://www.pluschan.com/index.php?/topic/5407-little-boys-and-fat-manmen/

Per chi volesse approfondire, esiste un libro in inglese denominato "Destroying the World to Save It: Aum Shinrikyo, Apocalyptic Violence, and the New Global Terrorism", scritto dallo psichiatra Robert Jay Lifton, contenente retroscena addizionali a quelli da me esposti. 

Dedico il mio scritto a Gualtiero "Shito" Cannarsi e Francesco Prandoni.

4 commenti:

  1. Il comportamento umano dinanzi alle vittime dell'intossicazione da sarin nell'attacco ricorda in modo inquietante la guerra di "uomini contro uomini" innescata ad arte da Satana in DevilMan. In ogni caso, la nausea da scientismo che faceva fiorire rigoglioso il misticismo tradizionale nella finzione mi fa pensare anche a tutto quel filone di "sotto alle metropoli di oggi ci sono i segni degli onmyouji di ieri" di cui Teitou Monogatari, Youjuu Toshi e persino la coppia Tokyo Babylon e X. SI arriverà, molto più avanti, all'archetipo della fanciulla ignara ma onnipotente che passando dal suo microcosmo femminile al macrocosmo reale riorganizza tutta la realtà come divinità distruttrice e creatrice del tipico finale apocalittico,e qui gli esempi sono ormai innumerevoli, credo. Alla fine credo che il sentimento giapponese sia ancora sbandato per aver decapitato il loro vero dio: la natura - come ci raccontavano in La Principessa Spettro. E infatti non si può vincere contro gli stupidi.

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    1. Più che nausea da scientismo direi nausea da non-storia, non-finalità. La scienza occidentale inizialmente aveva sedotto quella generazione di otaku (pensa a Jean vs Nadia, la contraddizione in Anno). L'apocalisse di Genma Wars diventerà l'apocalisse di Hotaru Tomoe. Perché se non esiste storia e non esiste società, tutto va ripulito dal proprio ego, che si manifesta nelle figure più consone al suo immaginario. L'apocalisse invero è adolescenziale (cit.) Ma ho deciso di scriverci qualcosa. Fra un po' pubblicherò un nuovo post.

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  2. Credo che una traduzione più corretta sarebbe forse "l'apocalisse è l'adolescenza", sai? Che cretino, ci sono arrivato solo adesso, proprio ora, ma era ovvio: "Adolescence Mokushiroku" -> "Apocalisse adolescenza". Un legame appositivo, non aggettivo. L'adolescenza essa stessa vista come un'apocalisse. Forse. Magari. Chissà.

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    1. In effetti "Apocalisse adolescenza" sembra quadrare di più con tutto il contesto.

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