Regia: Miyazaki Hayao
Soggetto originale: Monkey Punch (personaggi), Maurice Leblanc
Sceneggiatura: Miyazaki Hayao, Yamazaki Haruya
Musiche: Oono Yuuji
Produzione: Tokyo Movie Shinsha
Formato: film cinematografico
Anno di uscita: 1979
La trama o canovaccio del film è un vero classico, e in questa sede ne riportiamo la sinossi originale (giapponese) contenuta nel VHS della Toho del '94 (traduzione di R. Bambini):
"Nell’antico Castello di Cagliostro, in Europa, si è protratta per
quattrocento anni una contesa familiare tra la casata degli
arciduchi e quella dei conti. Tuttavia, a causa di un incendio
avvenuto dieci anni fa, il conte di Cagliostro regna con potere
assoluto e mira a fare di Clarisse, l’ultima rimasta della casata
degli arciduchi, la sua sposa. Be’, a dirla tutta, la sua vera
intenzione… Quel mistero che ruota attorno agli stemmi del
caprone bianco e del caprone nero… La situazione si fa complicata,
e alla fine la Lupin family e il corpo d’armata di Cagliostro si
affrontano in uno scontro globale all’ultimo sangue. A breve, il
velo sulla gigantesca organizzazione falsaria che ha sconvolto il
mondo, rimasta nascosta per quattrocento anni, verrà squarciato."
Evidentemente, trattasi pertanto di una narrativa per l'infanzia più che canonica, sebbene in essa vi siano quei particolari e otaku come ad esempio i (superficiali) riferimenti alla massoneria.
A tal proposito, l'antagonista Cagliostro è uno dei pochi veri "cattivi" miyazakiani,
ossia "cattivi", "tecnocrati" e nulla più; nella sua "forzosa" cerimonia
nuziale con Clarisse si porterà tutta una schiera di uomini
incappucciati stile Neo Atlas a seguito (interessante la
precisione con la quale Miyazaki ricalca parte del rituale d'iniziazione
massonico). L'influenza del film sull'immaginario di Anno Hideaki è
evidente: basti pensare a quanto la Fujiko miyazakiana si ritrovi in
Katsuragi "Sailor Moon" Misato, o alla patina misterica/occulta che in
questa sede si vuole dare agli antagonisti, che sono al centro di un
complotto mondiale secolare. Nell'immaginario otaku, il male deve essere assoluto e simulacrizzato quasi quanto il bene: non saper discernere tra il bianco e il nero cogliendo le loro varie sfumature è cosa tipica dei bambini. Il Lupin miyazakiano è infatti bambinesco, quasi un principe azzurro delle fiabe immacolato, come notò altresì Monkey Punch, il creatore del manga originale di Lupin (traduzione di R. Bambini):
«Be’, ho detto che "Questo non è il mio Lupin". Che "Io non avrei
potuto disegnarlo, è pieno di gentilezza" [...] Il mio Lupin si potrebbe definire maligno, perché è un
personaggio che per raggiungere l’obiettivo non bada ai mezzi, è
cupido, ha in sé la bruttura degli esseri umani. Non avrei potuto
disegnarlo così gentile.»
cambiando il contesto della loli il feticismo non cambia.
Pertanto il film è completamente di Miyazaki Hayao, del Miyazaki di quegli
anni, e il fatto che dentro ci siano i personaggi di Lupin è puramente
incidentale. Infatti anche Zenigata andrà incontro ad una pesante
ristrutturazione, trasformandosi da cliché di vecchio impiegato incapace
a esempio di onesto poliziotto di vecchia scuola, capace e motivato,
ma tristemente impotente di fronte alla meschinità del potere
burocratico (Cagliostro influenza le decisioni dei politici e la stampa,
altra cosa che deve aver molto affascinato Anno Hideaki). L'alleanza di
Zenigata con Lupin avviene in modo estremamente naturale dato che in
gioco c'è la bella Clarisse da salvare, ossia la Kannon incorruttibile
che rimanda allo stato trascendente della propria giovinezza (la scena
del bicchiere d'acqua, nella quale, come la Nausicaä omerica aveva in
totale ingenuità e purezza soccorso Odisseo, Clarisse salva il vecchio
Lupin precedentemente ucciso a frecciate dal regista). Dico trascendente
in quanto per la cultura giapponese, il passaggio all'età adulta
rappresenta uno stacco molto netto rispetto alla libertà e ai privilegi
dell'infanzia/adolescenza, e l'essere otaku era un modo di forzare tale
Eden nella vita adulta – un po' come a delimitare un territorio sacro dell'infanzia, della giovinezza, dell'ingenuità perduta che è giardino del castello (e che rivedremo poi su scala globale in Laputa), da cui l'attaccamento fanatico e morboso degli otaku dell'epoca per
Clarisse, la idol delle idol che come una Nausicaä omerica persino bambina portava loro il bicchiere d'acqua come a Lupin, senza mai
tradirli né venir "corrotta" dalla crescita. Inutile dire che persino
il sudicio e burbero Jigen e il misogino, imperturbabile samurai Goemon vengono letteralmente incantati dalla
dolcezza di Clarisse, e così nel finale il qui imperturbabile Zenigata, proprio come lo stesso Miyazaki, che si "innamora" delle sue eroine. Ci sono infiniti pezzi di vita, sin alla scena dell'episodio primo di Mirai Shounen Conan, per cui il regista litigò con Ootsuka (il modo in cui Conan tratta/solleva
Lana è poco leggiadro, Miyasan voleva che lui la toccasse come un
uccellino, invece è rozzo con Ootsuka), oppure il fatto che poi Lana gli
sembrava poco kawaii (oggi diremmo moe?) e quindi fallimentare, sino alla scena dei baci subacquei nella quale Miyazaki ammise francamente di aver proiettato i suoi ideali romantici senza
darsi un freno. Ovviamente, se si è letto anche altro su Miyasan, questi
racconti fanno eco ad altri, molti altri, e ci sono pezzi che
combaciano perfettamente: il suo modo di essere è esemplare come esempio di mentalità puramente otaku, che alla fin fine è la narrazione escapistica per eccellenza: la loli è la Dea del lolitomane o che dir si voglia. Opportunamente posta (o incatenata?) sul suo aureo piedistallo la loli è d'altro canto relegata al suo statuario ruolo di venerata "bambolina moe(ru)" e pertanto ricondotta anch'ella alla stasi di una condizione di "moratoria indefinita dalla crescita", come ebbe a dire Ejisonta sull'otakuzoku nell'ultimo articolo della primigenia serie intitolata "Otaku" no Kenkyuu. Non per nulla, lo stesso Miyazaki Hayao racconta
candidamente: "da ragazzo volevo solo fare il mangaka ed andai
all'università per estendere il mio periodo di moratoria". Inoltre,
spesso egli dichiara che il suo scopo come animatore è quello di
sollevare forti emozioni "come quelle che provai quando da bambino lessi
il manga Sabaku no Maou (Il genio del deserto), di Fukushima Tetsuji". L'eredità di questo
manga si vedono chiaramente in tutte le prime cose di Miyasan: il manga
Sabaku no Tami (La tribù del deserto), le premesse di Nausicaä, la
storia illustrata Shuna no Tabi (Il viaggio di Shuna). Le prime cose
originali di Miyazaki Hayao sono sempre queste storie socio-fantasy,
tutte molto influenzate anche dal ciclo di Earthsea (Ursuka K. LeGuin), i
cui primi tre libri Miyazaki adorava al punto di "non sapere quante
volte li abbia letti", e sono tutte storie da emozione
adolescenziale/infantile. Sono proprio cose da otaku per otaku, cose da
"bambini fuori tempo massimo". Non c'è davvero da stupirsi se Nausicaä
fece poi il boom ai tempi dell'anime boom. E del resto, è anzi quasi superfluo rimarcare come proprio Clarisse col suo bicchiere d'acqua sarà poi
trasfigurata da Akai Takami nella bambina del DAICON-III Opening Anime,
agli albori del gruppo creativo che diventerà poi la GAiNAX. Ed era il 1981, due anni dopo Cagliostro, tre anni prima di Nausicaä al cinema.
Quindi, gli umani fuggono e si rifugiano nei sogni.
Guardano film di intrattenimento.
L'animazione, come modo per godersi tutta la purezza di un mondo fasullo, è la realizzazione di un sogno tutto intrecciato in un film.
In breve, si tratta di un ambito dove persino le coincidenze sono predisposte e ogni cosa che si giudichi cinematograficamente irrilevante può essere omessa.
I sentimenti negativi del mondo reale non fanno eccezione.
Se il regista lo desiderasse, persino la malizia verso il prossimo potrebbe essere introdotta schiettamente nel film.
Credo che questa sia una delle attrattive degli anime.
Tramutare le tribolazioni del mondo in sogni, e trasmetterli alla gente... è questo il nostro lavoro?
Per il bene delle persone che dimenticano la realtà finché quella non gli presenta il conto, che vogliono dedicarsi a lieti inganni.
Credo che questo sia il nostro lavoro nel campo dell'intrattenimento e dei servizi.
Uno dei tratti distintivi delle opere dello Studio Ghibli è che, anche se ci sono componenti ossessive, ci sono tratti che sembrano non aver tradito il loro obiettivo.
Tradire il proprio obiettivo conduce alla disperazione, una malattia che può dimostrarsi fatale.
Chissà se Miyasan e il suo staff hanno familiarità con il sentimento della disperazione.
Forse non vogliono mostrare quell'angoscia al mondo.
Credo che loro specificatamente non vogliano mostrare al prossimo le negatività chiamate "disprezzo del sé" e "complessi".
Ecco perché le opere dello Studio Ghibli non possono mostrare che superficiale felicità e una riproduzione della realtà purgata da ogni bruttura. Una narrativa che imita la realtà, ma non è nulla più di un singolo sogno.
Suppongo che questo sia il governo dell'intrattenimento.
E credo sia questo il motivo per cui le opere dello Studio Ghibli siamo creazioni di marca sicure alla visione.
Non ho intenzione di negarlo.
Tutte le opere dello Studio Ghibli sono creazioni di eccellente livello.
Però, non posso evitare di sentire che manca qualcosa.
Questo perché, nonostante la tecnica ci sia tutta, non riesco più a sentirne il "sangue", il "sangue" che di certo scorre all'interno di ciascuno.
Ma quando è successo?
Le opere dello Studio Ghibli sono diventate, per me, cose che non hanno più l'immagine degli "anime", quanto piuttosto del cosiddetto "cinema giapponese", in altre parole quei film giapponesi che hanno ormai perso la loro energia.
Questa potrebbe essere la ragione per cui sento che manca qualcosa.»
Dopo aver visto "Machi" e "Present"
Machi (1981) 3 min. 15 sec, 8mm, colore, animazione a carte colorate
Storia: una ragazza raccoglie un cane da un bidone della spazzatura in una strada circondata da freddi palazzi di uffici. Sta facendo amicizia col cane dandole del pane, quando appare un grosso robot meccanico dalla forma di granchio. Allungando le sue zampe e strappando il cane alla ragazza, il robot se lo butta nell'apertura che gli fa da bocca. E quindi sputa fuori il pupazzo di pezza di un cane. Una volta che il robot se n'è andato, la ragazza in lacrime abbraccia l'animale di pezza e scaglia sulla strada il resto del pane.
Present (1982) 4 min. 22 sec, 8mm, colore, animazione a carte colorate
Storia: una città col cielo riempito di aerei. Un soldato si intrufola nella stanza di una ragazza e le lascia un libro illustrato vicino al cuscino. Col libro illustrato in mano, la ragazza scende in strada dove vanno e vengono i soldati. Un uccellino mette un fiore in mano alla ragazza. Quando lei cade e spacca il fiore, l'uccellino vola via nel campo dove sbocciano i fiori. Lì il paesaggio è lo stesso che sul libro illustrato. L'uccellino dà un secondo fiore alla ragazza che lo appunta sul petto di uno dei soldati in strada.
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Non intendo criticare "Machi" e "Present" dal punto di
vista né di un regista di animazione né di un adulto oltre i quarant'anni
d'età. Quando avevo la stessa età degli autori di questi film, io non avevo né
la forza né il coraggio che loro hanno dimostrato. Sono immensamente
impressionato già solo dal fatto che abbiano realizzato questi film.
Allo stesso tempo, mi sento come se queste opere stessero forzando su di me un
certo tipo di onestà. Questo perché i desideri e i sentimenti al cuore di
questi due film sono esattamente ciò che provavo quando avevo la stessa età dei
loro registi - e di quei sentimenti non sono ancora riuscito a liberarmi
completamente.
In un certo periodo della vita - quel tempo sbilanciato di trasformazione dall'infanzia alla giovinezza - giovani maschi con una certa tendenza iniziano a vedere un simbolismo sacrale nelle storie di ragazze. Non intendo analizzare la ragione di ciò. Tutto quello che so è che, per il meglio o per il peggio, queste giovinezze si ripropongono anno dopo anno. I loro sentimenti repressi sono troppo profondi per essere liquidati insistendo che hanno semplicemente un lolicon, o che risolverli in dei videogiochi di ruolo è del tutto sufficiente. Questo tipo di giovane inizia a nutrire la ragazza che è dentro di lui. La ragazza è parte di lui, ed è una proiezione di sé stesso. Lei è qualcuno dell'altro sesso che offre a lui una benevolenza incondizionata. Per di più, non è come sua madre, che lo ingloba nel suo ventre e lo priva di tutte le sue forze. Invece, lui è in grado di intraprendere azioni e mostrare le sue forze per il bene di questa ragazza. Qualcuno la chiama una ragazza idealizzata, ma non sono d'accordo. L'ideale è universale, mentre in questo caso si tratta di qualcuno dell'altro sesso che esiste solo per lui come individuo.
Le donne che combattono per la loro indipendenza disprezzano queste ragazze. Sentono che questo ideale è un attacco unilaterale da parte degli uomini che cercando di infilare le donne in uno stampo. Ma noi non siamo davvero così; noi gridiamo che anche gli uomini stanno a dimenarsi per terra contorcendosi. Le donne che fingono di essere carine hanno due cose che alimentano la loro rabbia: sono spinte dagli uomini a comportasi in un certo modo e sono masochisticamente incapaci di ignorare l'atteggiamento degli uomini verso le donne.
Le ragazze che compaiono nelle due opere "Machi" e "Present" sono ragazze nella mente degli autori. Sebbene i disegni delle due opere differiscano in qualche modo, loro sono indubbiamente la stessa ragazza. Su strade che hanno perduto la loro umanità, in mezzo a folle di persone i cui genitori sono stati mandati in guerra, solo queste ragazze mantengono la loro gentilezza e la loro inclinazione verso la bellezza, perché loro ricercano un genuino contatto emotivo umano. Da un certo punto di vista, queste storie potrebbero essere prese come critiche della civilizzazione. Ma vorrei azzardare che non fosse questa la vera intenzione degli autori. La strada mi appare come la proiezione del mondo esterno - il mondo vuoto, immane e ruvido dell'ignoto - in cui i registi dovranno entrare dopo aver concluso la loro moratoria dei giorni da studenti. La strada offre l'immaginario sia dell'ansia che dell'aspirazione. È un luogo inorganico e, intendendo che un giovane non lo conosce ancora né l'ha provato - è un mondo di pagine bianche allineate. In contrasto, la ragazza è l'attaccamento che i registi sentono tra il loro sé giovanile e quello infantile che devono lasciarsi alle spalle. Lei è la proiezione della protezione, un simbolo di diritti che che loro non si rendevano conto di avere e che dovranno ora abbandonare con la crescita. Queste ragazze esprimono la nostalgia per un sé che era libero dai detriti della vita. La ragazza non vive al di fuori del giovane; lei è il il suo medesimo sé che lui ha alimentato interiormente.
Come dichiaravo all'inizio, sono anch'io uno di questi registi e non ho intenzione né qualifiche per discutere se questo genere di film sia buono o cattivo. Potrebbe essere che ancora adesso, quando vedo donne che vivono nella realtà, io stia ancora cercando di trovare la mia stessa proiezione piuttosto che cercare di capire la reale essenza delle donne. Non voglio liquidare "Machi" e "Present" come soggetti di analisi e critica.
Che c'è di buono nell'analizzare, negare e sopprimere i desideri e i sentimenti che esistono come distinte forme dentro di me? Il lavoro di creare un film dovrebbe essere diverso da questo. Come verrebbe fuori il film se la ragazza in "Machi" inseguisse e combattesse il robot per reclamare il suo cucciolo? Cosa se, invece che semplicemente scagliare il pane, lei tentasse di dare da mangiare il pane al cucciolo mentre lui è intrappolato nel granchio robot? Cosa se la ragazza in "Present" avesse provato a trovare nella fila di persone l'uomo senza volto che le aveva dato il libro illustrato?
I film potrebbero finire per diventare troppo lunghi. Le storie potrebbero diventare troppo divaganti per essere adatte alla forma di film. Le ragazze pure potrebbero non essere in grado di restare pure. Ma in questo non dovrebbe esserci rischio.
Mi viene in mente che questa è la differenza tra fare un film e creare un film – un problema che mi si continua a presentare.
-- Miyazaki Hayao
Bibliografia & approfondimento
"Fragile come un castello di carte", tesi di laurea in Cultura e letteratura giapponese di Riccardo Bambini.
ShuppatsuTen ("Punto di partenza") e OrikaeshiTen ("punto di svolta"), due libri che raccolgono molto materiale su Miyazaki Hayao.
Prima o poi commenterò tutti i tuoi interessanti post appena avrò un po' di tempo da dedicargli.
RispondiElimina"il vecchio Lupin precedentemente ucciso a frecciate dal regista" qui mi trovi totalmente d'accordo, da fan duro e puro di Lupin trovo questa versione veramente pessima, e quella scena emblematica del rispetto di Miya per il personaggio, che già nella prima serie aveva cominciato a mitigarne gli aspetti più crudi di Lupin e soci (che adorava come un calcio nelle parti basse).
Eh sì, Monkey Punch non era un bambinone lolicon come Miyazaki.
EliminaLong John: è esattamente come tu dici. Tant'è che altrove Monkey Punch diceva "questa versione di Lupin piace a tutti, ma è al 100% di Miyazaki, io non posso riconoscerlo come il mio personaggio". Tutto il film trasforma la "Lupin gang", nata per essere in qualche modo realmente adulta e anche volgare, in una banda di "bravi bambini", ognuno a suo modo. Diventano tutti personaggi con una propria alta idea morale, volti al sacrificio in nome di quella. L'estrema rinuncia di Lupin, che lascia la loli Clarisse che gli si vorrebbe dare e dedicare alla sua vita da vivere, è il gran rifiuto che Odisseo farà di Nausicaä, del resto, tornando dalla sua Penelope finalmente cresciuto (una crescita maschile che ha comportato un lungo giro, un lungo viaggio, molte morti... ma certo al principino andò ancora peggio). Essenzialmente, l'idealizzazione dell'età adulta che ha un bambino.
RispondiEliminaOttimo articolo, concordo con il vostro giudizio su Il castello di Cagliostro. Ammetto che si è trattato di uno dei film di Miyazaki meno entusiasmanti, parecchio "innocuo". Ho apprezzato molto di più altre incarnazioni animate di Lupin e compagnia, tra i più recenti la serie "La donna chiamata Fujiko Hime". Credo che storie e tematiche adulte meglio si addicano ai personaggi di Monkey Punch.
RispondiEliminaInteressante pure tutta la parte dell'articolo dedicata al pensiero del primo Miyazaki, non si tratta di brani che si trovano facilmente in giro.
Però vorrei solo fare un appunto, proprio a proposito del Miyazaki di Nausicaa. Ho letto il manga molto tempo fa (quasi 20 anni), ma non ricordo che permeasse quella stessa ingenuità presente nei primi film dell'autore. Anzi, mi ricordo un finale maturo e disilluso, la protagonista costretta a molti sacrifici per ottenere un risultato ambiguo, dei risvolti non proprio "loli". Ricordo pure che rifiutasse le avance di alcuni personaggi. Il manga ha terminato la sua pubblicazione in concomitanza con l'uscita del film.
Credo che già agli inizi degli anni 80 Miyazaki avesse già le stesse idee non troppo ingenue su ambientalismo e uomini. Probabilmente i primi film Ghibli non hanno permesso lo stesso coraggio nel rappresentare personaggi e storie più mature come i film più recenti dello stesso studio e regista.
Caro TizioTimidio, grazie per avere vinto la tua shyness ad avere commentato! :-)
RispondiEliminaDici tutto il giusto tranne una sa: no, il manga di Nausicaä non termina la sua pubblicazione con l'uscita del film. Era appena all'inizio. Il manga di Nausicaä inizia nel 1983, termina nel 1995, ben 12 (dodici) anni dopo - quando Miyazaki Hayao stava creando Mononoke Hime, ed era una persona molto diversa di quella degli esordi del manga. Dici però bene. il manga è molto diverso dai suoi film. Come autore di animazione, Miyazaki si considera e si dichiara un autore di prodotti per bambini. Come autore di manga no: Nausicaä (il manga) è la classica opera finto-aldulta, drammatica e melodrammatica, che i neonani "otaku" bramavano nei primi Ottanta. Uccisioni violente, crudeltà, e un pseudo-loli (ma anche assassina!) comunque salvifica per grandi e piccini. Un'apocalisse fatta come si deve. Non a caso l'opera preferita di Anno Hideaki. I conti, come vedi, tornano certosinamente.
Hai ragione! Avevo letto male la data di pubblicazione su Wikipedia. Allora si, gli ultimi volumi del manga sono stati realizzati durante la fase più matura di Miyazaki, a ridosso di Mononoke Hime.
EliminaAllo stesso tempo, non ricordo di aver percepito il manga come un'opera finto-adulta, mi sembrava più profondo di tanti altri fumetti che ho lettodurante lo stesso periodo anni fa. Forse dovrei riprenderlo adesso con una visione del mondo più matura e tante altre letture in più nel mio bagaglio delle esperienze.
Ma hai di nuovo ragione anche tu. Per "finto-adulta" io non intendo frivola, o sciocca, o stupida, o "una bambinata", no. Il manga di Nausicaä è una storia complessa, articolata e anche molto intellettuale. Ma intendo anche dire che è comunque una storia gloriosa piena di grandi ideali e massimi sistemi. Non è in questo "realmente matura" nel senso che non ha quella mediocrità anche schifosa che è la verità dell'uomo che ha abbondano i dolci ideali dell'infanzia per crescere davvero nella sua vita reale. Queste cose le troviamo semmai in Lupin, il manga, come dicevamo. Sto dicendo insomma che Nausicaä è un bellissimo manga, e lo adoro, ma non è Ozu e non è Kurosawa, ecco. Non che dovrebbe esserlo, secondo me. Va splendidamente bene così com'è. ;-)
RispondiEliminaGrazie a entrambi per questo scambio di riflessioni su Nausicaa. L'avevo venduto in un periodo di "crisi esistenziale pseudotaku" ma molto probabilmente lo ricomprerò per rileggerlo. :)
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