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domenica 7 gennaio 2018

Capitan Harlock, il pirata dello spazio: Recensione

Titolo originale: Uchuu Kaizoku Captain Harlock
Regia: Rintaro
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Leiji Matsumoto
Sceneggiatura: Haruya Yamazaki, Shozo Uehara
Character Design: Kazuo Komatsubara
Musiche: Seiji Yokoyama
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 42 episodi
Anni di trasmissione: 1978 - 1980


«Se ti va, sali a bordo di questa nave.
Soltanto qui i sogni che avevi perduto tanto tempo fa tornano a vivere.
Dov'è andato quel bel fiore?
Dov'è finito quell'animo gentile?
Sali a bordo di questa nave, se hai bisogno di una ragione per cui vivere.
Soltanto qui i sogni che avevi perduto tanto tempo fa tornano a vivere.
»

Già nelle strofe della poetica sigla di chiusura di Uchuu Kaizoku Captain Herlock, la malinconica Warera no Tabidachi, si assaporava la necessità di Leiji Matsumoto (classe 1938) di un rifugio carico di atavica idealità mediante il quale "fuggire" dall'americazzazione imperante e dall'apatia portate dal boom economico settantino. L'umanità del 2977, quella in cui si muove il più celebre pirata dell'animazione giapponese, vive nel più bieco benessere, priva di valori e memoria storica, ipnotizzata dai media e da tutti quei numerosissimi vizietti  consumistici che, oggi più che mai, drogano l'uomo rendondolo ottuso, infantile e insensibile. I politici della Terra, all'alba dell'invasione delle Mazoniane, preferiscono ignorare la realtà, giocando a golf e assistendo alle corse dei cavalli. Dal canto suo, Harlock, il guerriero Matsumotiano per eccellenza (guardacaso creato dall'autore fin dal principio,  durante la sua infanzia), schifato dai suoi simili, si ritrova a vagare per lo spazio con un pugno di pirati, rinnegato dalla sua gente e destinato purtuttavia a difenderla dall'attacco alieno che mira a conquistarne il pianeta natale, spinto soltanto dalla promessa fatta al suo migliore amico e dagli ideali di cavalleria del passato. 

giovedì 17 agosto 2017

Queen Millennia (La regina dei mille anni): Recensione

 Titolo originale: Shin taketori monogatari: sennen joō
Regia: Nobutaka Nishizawa
Soggetto: Leiji Matsumoto
Sceneggiatura: Toyohiro Andou, Hiroyasu Yamaura
Character Design: Yoshinori Kanemori
Musiche: Ryuudou Uzaki
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 42 episodi
Anno di trasmissione:1981


Nel millenovecentottantuno, quando la Fuji TV trasmetteva per la prima volta in televisione l'adattamento animato dell'omonimo manga di Leiji Matsumoto uscito un anno prima, Shin taketori monogatari: sennen joō, in italiano La nuova storia di un tagliabambù: la regina dai mille anni, il terrore atomico e le atmosfere tipiche della guerra fredda avevano già raggiunto il paese del Sol Levante. Ad un anno di distanza, i cinema proponevano il truce, misticheggiante capolavoro cinematografico di Yoshiyuki Tomino, The Ideon: Be Envoked, e il versante fantascientifico dell'animazione giapponese, grazie alla deflagrazione indotta dai film Space Cruiser Yamato e Star Wars, era al suo apice. Il pubblico adulto iniziava a interessarsi ad un media rivolto prevalentemente al pubblico infantile, e pertanto in alcuni anime gli episodi autoconclusivi iniziavano a lasciare spazio a complesse trame caratterizzate da una serrata continuity. Shin taketori monogatari: sennen joō - come è lecito aspettarsi dal suo contesto - era una storia apocalittica, in cui l'umanità aveva i minuti contati a causa dell'imminente collisione tra la Terra e l'immaginario pianeta Lamethal (e qui si notava nuovamente, dopo Space Cruiser Yamato, il debito della narrativa Matsumotiana nei confronti della fantascienza statunitense, in particolare di Edmond Hamilton, che non disdegnava collisioni catastrofiche tra corpi celesti in grado di annichilire la razza umana). Per essere più precisi, proprio come Space Cruiser Yamato, che alla fine di ogni episodio aggiornava lo spettatore sui giorni, le ore e i minuti che mancavano alla fine dell'umanità, Shin taketori monogatari: sennen joō faceva suo il mantra, ripetuto ossessivamente nel corso della serie, che la razza umana si sarebbe estinta il giorno nove settembre del millenovecentonovantanove, alle nove e nove minuti e nove secondi. L'atmosfera con ciò era tesissima, e lasciava trasbordare soltanto in parte i toni fiabeschi e poetici Matsumotiani, preferendo i connotati di uno straripante thriller fantascientifico d'autore (buone per l'epoca le animazioni e la regia) caratterizzato da immancabili cliffhanger di fine episodio. 

sabato 30 gennaio 2016

Corazzata Spaziale Yamato: Recensione

Titolo originale: Uchū Senkan Yamato
Regia: Noboru Ishiguro
Soggetto: Studio Nue, Yoshinobu Nishizaki
Sceneggiatura: Leiji Matsumoto
Character Design originale: Leiji Matsumoto
Mechanical Design: Studio Nue
Musiche: Hiroshi Miyagawa
Studio: Academy Productions
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anni di trasmissione: 1974 - 1975


"Corazzata Spaziale Yamato" è uno dei grandi pilastri dell'animazione giapponese tutta, il classico dei classici il quale, molto coraggiosamente, nel 1974 defini' l'animazione fantascientifica a seguire, nobilitando un media dapprima ritenuto di serie B a vera e propria opera d'arte impegnata. Per tutti gli appassionati, "Corazzata Spaziale Yamato" è un titolo imprescindibile, da vedere e rivedere, nonché contestualizzare e comprendere in tutti i suoi aspetti storici e sociologici. 

lunedì 21 aprile 2014

Galaxy Express 999: Recensione

Titolo originale: Ginga Tetsudō Surī Nain
Regia: Nobutaka Nishizawa, Masayuki Akehi
Soggetto: Leiji Matsumoto
Sceneggiatura: Keisuke Fujikawa, Hiroyasu Yamamura, Leiji Matsumoto (non accreditato)
Character Design: Shingo Araki, Shigeru Kogawa
Musiche: Nozomi Aoki
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 113 episodi
Anni di trasmissione: 1978 - 1981 


"Galaxy Express 999" è l'opera più significativa di Leiji Matsumoto, l'unica in cui la trasognata e malinconica poetica dell'autore trova la sua ideale dimensione. Si tratta di un anime fiabesco, dalle molteplici sfaccettature - poesia, melodramma, senso dell'assurdo e del macabro, parodia, fantascienza, critica sociale, western, psicologico -, che attinge direttamente dal vissuto e dall'ideologia del grande poeta delle immagini giapponese scandendo, senza celare un radicale rifiuto della logica, dello scientismo e delle autorità, un inno alle emozioni, alla vita, alla giovinezza e alla bellezza. Questo grande classico dell'animazione giapponese è un viaggio di formazione in cui un bambino, accompagnato da una misteriosa e bellissima donna, va alla scoperta di sé stesso e del grigio mondo degli adulti, a bordo di un treno a vapore che vola tra i multiformi e pericolosi pianeti dello spazio infinito.