"Quando metto a confronto Dio e il Diavolo, mi schiero dalla parte di quest'ultimo. Quando penso a Dio, penso a quello del film La Bibbia: è un Dio terribile che si comporta come un uomo di potere, un dittatore. Odio le persone che esercitano potere, per questo mi schiero col Diavolo che combatte Dio" [Go Nagai].
Jacopo è un amico: uno di quelli veri, uno di quei pochi che mi porto dietro da una vita. Ci siamo quindi visti crescere a vicenda, sia come persone che come "scrittori", senza tuttavia mai risparmiarci vicendevoli critiche e taglienti osservazioni sul nostro reciproco operato (ne avevo tirati di bestemmioni a editare Yoshiyuki Tomino e Gundam, ad esempio, così come lui ne aveva tirati a leggere il mio primo romanzo, Antropofagia, che tra l'altro, se lo sfoglio con gli occhi di oggi, devo ammettere che mi pare abbastanza una stronzata). Anni e anni fa, nell'epoca dei forum e dei tempi d'oro di Animeclick, Jacopo era "quello dei real robot", mentre io ero un "nichilista", ossia uno dei disagiati appartenenti a un gruppetto di elitisti dell'animazione che qualche utente, non di certo privo di senso dell'umorismo, aveva battezzato "il club dei piccoli cinici". Jacopo, infatti, contrariamente a me, era ed è un vero e proprio entusiasta e appassionato dell'intrattenimento visivo, l'uomo dei real robot, sì, ma anche un grande estimatore e conoscitore del cinema horror di tutti i tempi, oltre che uno studioso di Storia, scienze politiche e quant'altro. Fatto salvo ciò, a mio parere, con questo libro su Devilman, Jacopo è riuscito a riunificare in qualche modo tutte le sue "anime", distaccandosi dalla sua solita etichetta di esperto di gAndam. Inutile dire che Devilman sia uno dei miei manga preferiti, nonché uno dei grandi capolavori di sempre del media, e che di mio abbia molto apprezzato (data la mia natura, tsk) il nichilismo spietato di una roba esagerata come Violence Jack, o il nonsense narrativo di un tanto malato quanto a suo modo elegante Devillady. Perché di Go Nagai amo l'anima anarchica, sovversiva, truce e viscerale, la mancanza di fronzoli per andare dritti al punto nelle cose, anche le più turpi e sgradevoli, un po' come faceva in letteratura quall'altro matto di Dazai Osamu. Pertanto, quando ho aperto Devilman: La saga demoniaca e mi sono trovato i riassunti di tutti i vari manga, anime e spinoff del cult nagaiano, con tanto di corposi retroscena e addirittura una linea temporale della saga che aiuta a fare i vari collegamenti tra le tappe dello scontro tra il Diavolo e Dio tanto caro all'autore, non ho potuto fare a meno di immergermi nella lettura, finendo il libro in un solo giorno.
A furia di scrivere si scrive meglio: la scrittura alla fin fine, come tutte le cose, è una questione di ritmo, pulsazioni, allenamento; e in ciò questo libro (duecento pagine circa) eccelle, trasudando tutto l'entusiasmo del suo autore, che ha parer mio ha ulteriormente evoluto il suo stile. Ottime l'impaginazione e la scelta delle immagini, nonché la copertina, realizzata dal fumettista DC Comics Manuel Preitano. Il libro è suddiviso in vari blocchi, in modo tale da agevolarne la consultazione, ed è possibile saltare i riassunti e/o le analisi delle opere che non interessano o che si intende prima leggere o visionare evitando gli spoiler. Ovviamente il tutto è affrontato con la solita maniacalità del Mistè: vengono citati e messi in continuity tutti i vari spinoff della saga, c'è un corposo elenco delle fonti consultate, ci sono le solite schede tecniche e, cosa importantissima, alle opere non viene affibbiata alcuna sovranalisi (una moda molto comune in Italia, dato che siamo un popolo di poeti, come fece scrivere qualcuno sulla pietra). Non manca inoltre un capitolo dedicato all'adattamento a fumetti della Divina Commedia di Dante Alighieri, nonché un'analisi approfondita con retroscena di Devilman Crybaby di Yuasa Masaki, un'opera che nonostante la sua freschezza viene all'unanimità considerata come il miglior adattamento televisivo del manga originale di Devilman. Considerato tutto ciò, direi che questa nuova, certosina opera del Mistè vale decisamente quel che costa (una ventina di euro circa).

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