lunedì 23 agosto 2021

La maledizione del pornobebè: Evangelion 3.0+1.0 ~ recen-sezione

 Titolo originale: シン・エヴァンゲリオン劇場版:||
Regia: Anno Hideaki
Progetto & Soggetto: Khara
Character Design: Anno Moyoco, Iseki Shuuichi, Koyama Shigeto, Matsubara Hidenori, Nishigori Atsushi
Musiche: Sagisu Shiro
Anno di trasmissione: 2021
Disponibilità: Amazon Prime

 

Premetto che un pornobebè, neologismo che adoro e che ho preso in prestito da Bello FiGo, è un quattordicenne in fase orale, ossia sempre col membro in mano, come lo stesso Anno Hideaki si era definito in passato (quando però non era più, almeno anagraficamente, adolescente). Un otaku/incel che fa un film sulle liceali che fanno enjoukosai, e che si intrattiene con loro (almeno prima di trovare moglie), corrisponde perfettamente a questo appellativo. Ci si chiede infatti cosa sarebbe stato Evangelion senza Asuka e Rei, ma questo è un altro paio di maniche. Ma andiamo per step. Ah, certo, i treni. E' bello vedere dei paesaggi della Val di Susa, che ricordano vagamente Bardonecchia e Avigliana, forse anche la stazione di Ventimiglia – Anno Hideaki era andato nei luoghi della mia giovinezza a fare location hunting, non l'avrei mai detto – in una cosa che porta il nome Evangelion. Ovviamente questo capitolo conclusivo del tanto discusso Rebuild non è che il solito manierismo di Anno: nulla che aggiunga effettivamente valore all'opera del '95, al film del '97 o quant'altro; la differenza però è che il nostro grande otaku/pornobebè è ormai felicemente sposato, e per di più invecchiato. 

Il film si fa carico di dosi spropositate di fanservice su Asuka (che hanno una reale motivazione e non sono casuali, ci rifletteremo in seguito), tette, culi, splatter e apocalissi cliché, con tanto di una Ayanami Rei gigante che sembra quasi il bebè solare dei Teletubbies (dire che è kitsch è riduttivo). Un film emozionale, certo: c'è di nuovo un po' di feeling bucolico à la Takahata (già durante la lavorazione del primo Evangelion Anno restò impressionato da Omohide PoroPoro, e da lì ad Akage no Anne, che anche questo Rebuild cita in qualche scena, tipo quella in cui Aida insegna a scuola, il passo era breve). Quindi sì, tette, culi, Asuka che gira nuda per casa di Aida; sempre lei, la "idol della serie" dichiarata, che si fa uscire una sorta di vibratore dall'occhio ferito per andare in bouso, ok. E poi Rei campagnola, Rei tipo che ne so, Clara che va in montagna per guarire dalla sua malattia psicosomatica. E poi puff, le esplode la testa. Un po' di splatter ci vuole sempre. Starà poi agli otaku o ai nerd in generale trovare tutti i pezzi del puzzle, tutte le tecnobubbole: e la teoria del loop, la continuity etc. (già tutti aritifici usati da Nagai Go per tenere appiccicati i fans alle sue opere: anche qui niente di originale). 


Per il resto tante corazzate Yamato roteanti, una SDF-1 che sembra un po' la balena spiaggiata di Fushigi no umi no Nadia, i soliti Eva che fanno le solite cose. A Gendo dopo che gli sparano (la scena ricorda un po' un'altra scena di Ideon, quella in cui alcune tizie della Solo Ship vogliono ammazzare Karala) gli cade un pezzo di cervello, lui lo raccoglie, se lo rimette in testa e con quella specie di occhio indemoniato sembra proprio un cattivo di Ultraman (ma anche un po' Gargoyle). Insomma, stupidaggini. La parte migliore è quella bucolica, quella in cui vedi Anno che prova  a fare Takahata, ma questa volta per bene, tuttavia fallendo. Touji è diventato padre, Misato è diventata madre, Aida si prende cura di Asuka, che in fin dei conti è una traumatizzata e ha bisogno di un adulto abbastanza maturo e sensibile da poterle dare l'affetto di cui abbisogna (lui non è più molto otaku: insegna e va a lavorare in mezzo ai boschi). Mari, quella con gli occhiali e le tette enormi, che struscia sempre su Shinji, è la palese incarnazione della moglie di Anno. 

Il fatto che l'otaku abbia bisogno di questa moglie salvifica, che è un po' madre e sorella maggiore, dopo che molti personaggi storici son diventati bravi genitori, viene ribadito nella lunga sequenza finale con Gendo, in cui la figura del padre di Shinji sembra quasi Anno che capisce quanto profondamente ami la sua consorte. Se in Magokoro no kimi ni, 1997, Gendo toccava una Rei nuda proprio come uno sporco vecchio avrebbe fatto con una baby prostituta (infatti poco tempo dopo Anno girava Love & Pop, in cui affrontava la questione ispirandosi al suo scrittore preferito, Murakami Ryuu), nel 2021 egli simbolicamente si focalizza sulla moglie e non sul suo surrogato. Le scene sono pure dolci: Gendo e Yui a letto insieme, Gendo e Yui si abbracciano, Yui tiene in mano il bambino ecc. In questi frame e nella scena finale, nella quale Shinji/Anno viene "liberato" dalla moglie, c'è in realtà il significato di tutto il film (Evangelion è nato come opera introspettiva/riflessiva di una singola persona, Anno Hideaki, e si conclude allo stesso modo, questa volta con una persona "esterna" che lo salva da sé stesso). Non c'è molto altro da dire, a parte il fatto che ho trovato il film abbastanza mediocre e trascurabile, a tratti troppo banale (tuttavia è il migliore tra i vari capitoli del Rebuild ). Dal punto di vista registico, si salverà una mezz'ora di pellicola; il resto è tutto manierismo infarcito di fanservice e di una CG che fa davvero rimpiangere il mood e le animazioni tradizionali della serie storica.


Fatto presente tutto questo, rimane tuttavia lo spettro di Asuka, il sogno erotico principe del pornobebè: quella su cui Ikari Shinji/Anno/l'otaku incel si masturba sopra come nella famosa scena in EoE (il film conclusivo del '97), mentre Rei, simulacro di figura materna, viene santificata (è quasi una madonna celeste). Sacro e profano tutto insieme. Perché diciamocelo: un otaku come Anno o come molti altri, un po' grassottello, con la barbetta, che magari non si lava, non può ambire ad una specie di modella come Asuka. Sarà un belloccio come Kaji a poterselo permettere. Ecco perché tutto questo fanservice sulla rossa mozzafiato, con la quale la telecamera sembra voler fare sesso (una su tutte: la scena finale in cui lei è sdraiata con la tutina aderente fatta a pezzi, e le forme perfette in primo piano). Ecco, però non ce n'è. Non ce n'è nel senso che Anno, ormai, diventato più vecchio e si spera più saggio, ha capito che non è più il tempo di perdere la testa dietro alle baby idol. Serve prendersi cura di sua moglie, Moyoco, che tra l'altro era rotta pure lei e, poverina, stando con un otaku perso molto probabilmente si sarà dovuta risolvere da sola e fargli nel frattempo da madre. Asuka può sempre destare qualche prurito al suo creatore, ma ahimè tempus fugit e il vero amore è tutt'altro, è quella donna che ti è stata sempre appresso nonostante le tue pesanti limitazioni. Perché la scena finale dell'opera è una vera e propria dichiarazione di amore a quel martire che è la consorte di Anno Hideaki.

 In conclusione, è da notare che, a livello contenutistico (beyond le varie introspezioni personali di Anno, che possono essere colte soltanto da chi conosce profondamente l'autore), c'era già tutto in Fushigi no umi no Nadia: allo stesso modo di Asuka con Aida, la traumatizzata e problematica Nadia veniva salvata dall'otaku di buon cuore Jean, che cresceva per lei e la sposava rendendola madre. Suo padre, Nemo, le aveva gridato "Ikirou!", ossia "Vivi!", che poi è il messaggio di tutta la poetica di Takahata Isao, al quale Anno, modulo le sue latenze, si è sempre voluto concettualmente rifare. Ciò detto, dato che comunque Anno è ricco e camperà di diritti, serviva davvero inscenare la liberazione dal collare della "non-crescita" à la Battle Royale nel 2021? Solo il regista lo sa, sperando per lui che questa sia la sua definitiva liberazione dalla maledizione del pornobebè infarcita da una mancata accettazione del sé, un disagio che ormai è tipico di una società tutta. E che può essere curato soltanto dagli affetti, in questo caso una compagna matura che ti accetta per quello che sei e passa sopra alle tue storture. La prigionia del collare, volendo la "maledizione degli Eva", è invero l'attaccamento morboso alle proprie cose otaku, che proiettano in quella eterna estate dell'adolescenza immobile di cui UruseiYatsura. Con questo film, Anno fa capire di essere uscito dal suo loop (gli Eva vengono distrutti come il Gundam di Tominiana memoria, con conseguente simbolico passaggio di Amuro all'età adulta).  Ed è davvero tutto qui, con buona pace di Kaworu, sul quale si è tanto speculato ma che alla fin fine è il solito deus ex machina narrativo in stile Nagai Go.

 
 

 

14 commenti:

  1. Love&Pop vale come libro di Murakami Ryuu (TopazII), e per una delle illustrazioni più belle mai realizzate da Sadamoto Yoshiyuki, che mostra la sua arte in uno stile "non anime", con panneggi degni del Ghirlandaio (le volumetrie fatte col cangiante e l'ombra, che riprese Michelangelo!) e un tratto figurativo mozzafiato. E la capigliatura. Incredibile. Maestria, maestria.

    https://pbs.twimg.com/media/DGYfv2JW0AAnA97.jpg

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Molto probabilmente hai fatto logout senza ri-loggarti prima di commentare.

      Elimina
  2. La cosa triste è come i fan tentano di giustificare questa ossessività registica verso tette e culi con presunti significati celati da parte dell'autore. Che ci potrebbe anche stare, però non prendiamoci in giro. Sono pur sempre tette e culi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo, sono tette e culi perché al regista piacciono le ragazzine (in particolare Asuka, di cui si era innamorato). Non credo sia neanche più una necessità commerciale come nella prima serie. Ora Anno è pieno di soldi.

      Elimina
    2. "La cosa triste è come i fan tentano di giustificare questa ossessività registica verso tette e culi con presunti significati celati da parte dell'autore. Che ci potrebbe anche stare, però non prendiamoci in giro. Sono pur sempre tette e culi." La stessa cosa si può dire per la Monogatari Series e il suo fanservice ossessivo

      Elimina
    3. Dei pornobebè faranno sempre fatica ad ammettere di essere tali, e troveranno sempre delle pseudonarrazioni funzionali per giustificarsi o nobilitarsi. Anno sotto questo aspetto, contrariamente ai suoi fans o ai fans di molti altri anime, è perfettamente onesto con sé stesso.

      Elimina
    4. "Dei pornobebè faranno sempre fatica ad ammettere di essere tali, e troveranno sempre delle pseudonarrazioni funzionali per giustificarsi o nobilitarsi. Anno sotto questo aspetto, contrariamente ai suoi fans o ai fans di molti altri anime, è perfettamente onesto con sé stesso."
      Cioè l'incapacità di autocritica/o accettazione di quello che si è??

      Elimina
    5. Non so se Anno si è accettato. Parlavo della consapevolezza di esserlo, tant'è che lui ai tempi del primo Eva aveva dichiarato di essere un quattordicenne in fase orale. Contrariamente a lui, i fans in generale credono di essere degli dei e non hanno questo tipo di lucidità. Prova a parlare male di un anime moe in qualche gruppo Facebook. Tutto ti risulterà lapalissiano.

      Elimina
  3. Giusto. Anche se un regista come Anno Hideaki si racconta con la sua narrazione, è importante astrarre i ruoli e le circostanze dalle persone reali. Altrimenti l'interesse da approfondito diventerebbe morboso.

    RispondiElimina
  4. Complimenti. Quando mi avevano "spoilerato" come si conclude la vicenda per Shinji avevo pensato qualcosa come: "Anno si è così concentrato sulla propria autoterapia (o autodafé) e sull'uscita dallo squallore dell'essere otaku da avere forse trascurato quell'altro orrore che è diventare parte dell'ingranaggio di una società come quella giapponese (e occidentale). Non sarà diventato una specie di Hosoda?". Invece questa recensione mi ha convinto che in effetti è sempre tutto "molto Anno".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh sì, difficile per Anno andare oltre a sé stesso. :)

      Hosoda penso sia una persona molto diversa.

      Elimina
    2. Caro Marco, tra le righe traggo la sensazione che tu abbia una sottile quanto efficace percezione dei registi d'animazione contemporanei. :-)

      Elimina
  5. Non ho mai riconosciuto in Moyoco una figura fragile,almeno non è quello che se ne potrebbe desumere leggendo alcune delle sue opere. Ne ho colto invece,in più occasioni, una spiccata autoironia e una certa vena sarcastica, vedasi il suo personale racconto della relazione con Anno in "Insufficient Direction", per cui sarebbe interessante confrontare le fonti che ti spingono ad affermarlo(le quali sono probabilmente frutto di un lavoro di ricostruizione quantomeno variegato e portato avanti nel tempo).
    Lascio uno spunto di riflessione sulla vera età di Anno.

    https://i1.wp.com/www.comicsbeat.com/wp-content/uploads/2014/03/2014030415181.jpg?resize=500%2C707

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, Anno ha dichiarato/parlato del fatto che nella moglie aveva trovato "qualcuno di cui prendersi cura". Se lo dice lui la cosa pesa il doppio. In manga come ad esempio "Questo non è il mio corpo" un certo disagio traspare, a prescindere dalle dichiarazioni di Anno.

      Insufficient direction lo avevo seguito. Ma di base ci vedo lui che fa il bebè e la moglie che in qualche modo racconta di questo bebè (che lei ha cresciuto non senza difficoltà imho).

      Elimina