giovedì 28 marzo 2024

Shiki Jitsu (Giorno di Cerimonia): un film di Anno Hideaki



 

Shiki Jitsu viene subito dopo Love & Pop ed è il secondo film con attori in carne e ossa di Anno Hideaki, il regista di Evangelion. L'attrice protagonista, Fujitani Ayako, è la figlia di Steven Seagal e il film, almeno sulla carta, è un adattamento di un suo racconto breve, Touhimu. Preso atto di queste formalità, Shiki Jitsu è invero una creatura tutta di Anno Hideaki, e in particolar modo sembra la conclusione di una ipotetica trilogia concettuale costituita altresì dall'End of Eva e dal succitato Love & Pop. In pratica, "Io, regista alienato che vive in un mondo di finzione per proteggermi dalla vita, incontro la vita in sé stessa, ossia una giovane ragazza col disturbo borderline. La sua sofferenza mi scuote, mi impressiona, mi fa cambiare. Ci creo un personaggio fittizio sopra: Sooryuu Asuka Langley (per intenderci la "rossa" di Evangelion). Mi innamoro del mio personaggio perché non sono in grado di gestire la persona reale. E mi odio per questo". Nell'End of Eva infatti avevamo la messa in scena dell'ossessione onanistica per l'archetipo della broken girl: Shinji che si masturbava su Asuka in coma; Gendo che infilava la mano in una Rei completamente nuda, un po' come un vecchio puttaniere ebefilo; l'altro tizio di cui non ricordo il nome che durante il trapasso veniva perseguitato da un esercito di Rei assatanate e ghignanti.  E così via. In Love & Pop, d'altro canto, si entra a tutto tondo nel fenomeno dell'enjo kosai, ma in una dimensione più sociologica e meno intimista (in fondo è un adattamento di Topaz II di Murakami Ryuu, un idealista che ha passato la vita a scrivere del vuoto interiore e della decadenza del consumismo nippo-americanizzato). 

martedì 12 marzo 2024

Stacy, una Graphic Novel di Gipi



 

Gipi, almeno per me, è uno ai livelli di Pazienza, se non il suo erede spirituale. Anche se di suo non mi è piaciuto proprio *tutto*. La Terra dei Figli, ad esempio, mi aveva fatto a dir poco addormentare. Ciò premesso, Gipi sembra una persona fragile: lo si vede a sentirlo parlare nelle interviste, lo si percepisce dalle sue movenze incerte. La sua probabilmente è una psicologia post traumatica, della serie che c'è qualcosa che deve averlo scosso per davvero quando era piccolo. E ciò che in lui è sopravvissuto a tale "breaking point" interiore ora come ora deve convivere col senso di colpa dovuto al privilegio (il senso di colpa è una cosa che Gipi ha in comune con Zerocalcare). Perché sì, accedere dal nulla agli ambienti altolocati della cultura italiana e poter quindi campare della propria arte è appannaggio di pochi, e l'autore sembra risentirne. Detto questo, a un certo punto, non ricordo in che anno di preciso, questa persona fragile posta una vignetta su Instagram (una stronzata, sì, ma chissenefrega: su Magnus & Bunker c'era di peggio; sullo stesso Pazienza c'è molto di peggio, soltanto che a quei tempi non c'era la cancel culture). Da qui inizia il putiferio: l'artista viene linciato da femministe, politicamente corretti vari, leoni da tastiera e per finire dai suoi stessi amichetti di merende della sinistra radical chic italiana. Ergo Gipi si toglie definitivamente dai social, che già in precedenza gli provocavano disagio (e ci mancherebbe, sono stati creati apposta per friggere le teste delle persone!), e scrive Barbarone sul pianeta delle scimmie erotomani, un fumetto comico denso di riflessioni sul baratro del solipsismo animalizzato contemporaneo (l'astronave/specchio con la stessa forma di uno dei personaggi; le scimmie che vogliono inculare l'alter ego Gipiano).