martedì 28 luglio 2015

The Big O: Recensione

Titolo originale: The Big O
Regia: Kazuyoshi Katayama
Soggetto: Kazuyoshi Katayama, Keiichi Sato
Sceneggiatura: Chiaki J. Konaka
Character Design: Keiichi Sato
Mechanical Design: Keiichi Sato
Musiche: Toshihiko Sahashi
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anni di trasmissione: 1999 - 2003


Nella città di Paradigm City tutte le persone hanno perso la memoria, e non ricordano cosa accadde quarant'anni prima, quando ci fu un misterioso cataclisma dalle origini sconosciute. Al di fuori della città vi sono dei domini ignoti, mai esplorati dagli ordinari cittadini senza passato. Ma ad un certo punto, l'apparizione di dei robot giganti turba la quiete della città dell'amnesia: e se tali macchine realizzate con una tecnologia sconosciuta risalissero all'epoca precedente alla catastrofe? E se esse fossero la chiave per risolvere il mistero della perdita collettiva della memoria? La ricerca della verità sul mistero di Paradigm City è nelle mani del negoziatore Roger Smith e del suo mecha, il potentissimo Big O. Big O, showtime!

sabato 18 luglio 2015

Vivere: Recensione

  Titolo originale: Ikiru
Regia: Akira Kurosawa
Soggetto: Akira Kurosawa
Sceneggiatura: Akira Kurosawa, Hideo Oguni, Shinobu Hashimoto
Musiche: Fumio Hayasaka
Casa di produzione: Toho
Formato: film cinematografico
Anno di uscita: 1952
 

Le giornate scorrono tutte uguali per l'impiegato Watanabe. Circondato da centinaia di migliaia di fogli giallastri, se ne sta curvo su sé stesso, con il volto inespressivo, a timbrare documenti su documenti. Timbrare e timbrare. Tutta la vita. Per più di trent'anni, in un ufficio comunale come tanti altri, nel caotico Giappone in fase di industrializzazione, Watanabe ripete continuamente lo stesso gesto. Timbrare e timbrare. Tutti i giorni. Al di là di quel movimento meccanico, grigio, degno d'un orologio rotto, c'è l'indifferenza del figlio e dei colleghi di lavoro. C'è il nulla. Tuttavia, un giorno come tanti altri, arriva l'incombenza della morte. A causa di una malattia incurabile, a Watanabe restano sei mesi di vita. Cosa farà adesso, dato che solamente ora si è reso conto di non aver mai vissuto? Come potrà dare in soli sei mesi un senso alla sua non-vita?

sabato 11 luglio 2015

Dennou Coil: Recensione

 Titolo originale: Dennō Coil 
Regia: Mitsuo Iso
Soggetto: Mitsuo Iso
Sceneggiatura: Toshiki Inoue, Mitsuo Iso
Character Design: Takeshi Honda
Musiche: Tsuneyoshi Saito
Studio: Madhouse
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anno di trasmissione: 2007


Nella città di Daikoku, realtà virtuale e materiale si sovrappongono, lasciando spazio ad un nuovo modo di intendere la percezione delle cose. Mediante l'impiego di particolari occhiali dotati di una tecnologia all'avanguardia, è possibile connettersi permanentemente al cyberspazio, il quale si presenta vivido, tangibile, ma allo stesso tempo sfuggente e denso di enigmi. In questo mondo in bilico tra reale ed irreale - ma poi, che cos'è effettivamente la realtà? -, dei bambini delle elementari si avventureranno in domini sconosciuti, inizialmente per fini ludici e successivamente per scoprire la verità inerente l'altra parte, un luogo fatto di ombre e di frammenti di ricordi nel quale sono sopiti atavici misteri in attesa di essere svelati.

sabato 4 luglio 2015

Cowboy Bebop: Recensione

 Titolo originale: Cowboy Bebop
Regia: Shinichiro Watanabe
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Keiko Nobumoto
Character Design: Toshihiro Kawamoto
Mechanical Design: Kimitoshi Yamane
Musiche: Yoko Kanno
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anni di trasmissione: 1998 - 1999


L'anime di cui mi accingo a scrivere è una space opera postmoderna, in cui gli spunti creativi di base mutuati dall'illustre "Space Adventure Cobra" di Osamu Dezaki vengono coadiuvati da molteplici incursioni in generi differenti - commedia, hard boiled, noir, action, psicologico, senza disdegnare sfumature cyberpunk - e amplificati dal notevole bagaglio culturale degli autori, una vera e propria enciclopedia del cinema e della musica occidentale. Nasce così un mosaico citazionistico di grande successo e carisma, nonché una delle opere cardine dell'animazione giapponese degli anni novanta: il celeberrimo "Cowboy Bebop".
E' molto interessante osservare che esiste una ricorrenza comune nella grande architettura dalle molteplici sfaccettature che costituisce il lavoro della vita di Shinichiro Watanabe, giacché nel profondo attinge direttamente dal folklore giapponese; infatti, tolti i vari strati di citazionismo e postmodernismo, in "Cowboy Bebop" si osservano delle marcate analogie tra le storie e le psicologie dei vari personaggi e l'affascinante mito di "Urashima Tarou", il quale - seguendo l'esempio di molti registi precedenti a Watanabe - viene utilizzato come metafora della fenomenologia della postmodernità.