sabato 31 gennaio 2015

Ginga Nagareboshi Gin: Recensione

Titolo originale: Ginga Nagareboshi Gin
Regia: Katsumata Tomoharu
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Yoshihiro Takahashi
Sceneggiatura: Kenji Terada
Character Design: Yanase Jouji
Musiche: Oumi Gorou
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 21 episodi
Anno di trasmissione: 1986


"Ginga Nagareboshi Gin" è un'anime decisamente intenso. Si tratta di uno shounen di formazione anni '80 duro e puro, nel quale i veri protagonisti sono i cani anziché gli uomini. La storia ha origine nelle ventose, fredde ed innevate alpi giapponesi, nelle quali gli orsi costituiscono una grave minaccia per la sopravvivenza dell'uomo. Gin è il cucciolo figlio di Riki, un carismatico cane da orso il quale, durante una caccia all'ultimo sangue, viene scaraventato nei meandri di un precipizio dalla sua monolitica, imponente e feroce preda. Da questo evento avrà inizio il viaggio di formazione che Gin intraprenderà al fine di vendicare il padre: egli dovrà uccidere Akakabuto, il temibile e sanguinario leader degli orsi bruni.

sabato 17 gennaio 2015

Giant Robot: Il giorno in cui la Terra si fermò: Recensione

 Titolo originale: Giant Robo The Animation - Chikyū ga Seishisuru Hi
Regia: Yasuhiro Imagawa
Soggetto: Yasuhiro Imagawa, ispirato alle opere di Mitseru Yokoyama
Sceneggiatura: Yasuhiro Imagawa, Yasuto Yamaki, Eiichi Matsuyama
Character Design: Toshiyuki Kubooka
Mechanical Design: Takashi Watabe
Musiche: Masamichi Amano
Studio: Mu Animation Studio
Formato: serie OVA di 7 episodi
Anni di uscita: 1992 - 1998


Gli Shizuma Drive sono delle capsule in grado di produrre energia illimitata senza danneggiare l'ecosistema, e costituiscono la fonte energetica primaria utilizzata dall'umanità. Dieci anni prima degli eventi narrati nella serie, un team di scienziati guidato dal professor Shizuma creò questo oggetto rivoluzionario; tuttavia, durante un esperimento assolutamente necessario alla realizzazione di una nuova rivoluzione energetica, avvenne una catastrofe che per poco non distrusse il pianeta: una vera e propria apocalisse nella quale vennero uccise milioni di persone innocenti. Nel presente, il misterioso Gruppo BF intende ricreare l'evento, utilizzando una potente arma sepolta nel sottosuolo a forma di bulbo oculare: toccherà al robot gigante alimentato ad energia nucleare comandato dal giovane Daisaku difendere la terra da tale minaccia. Chi si nasconde dietro al Gruppo BF? Perché esso vuole innescare nuovamente l'arcana tragedia? I legami tra i personaggi e i risvolti della trama saranno imprevedibili: che lo spettacolo abbia inizio!

venerdì 9 gennaio 2015

Now and Then, Here and There: Recensione

  Titolo originale: Ima, Soko ni Iru Boku
Regia: Akitaro Daichi
Soggetto: Akitaro Daichi
Sceneggiatura: Hideyuki Kurata
Character Design: Atsushi Ohizumi, Rie Nishino
Musiche: Taku Iwasaki
Studio: AIC, Geneon
Formato: serie televisiva di 13 episodi
Anni di uscita: 1999-2000


Non è raro nella nostra breve esperienza di vita rimanere imprigionati in meccanismi che ci obbligano ad agire contro la nostra volontà, proibendoci di essere noi stessi, influenzandoci sino al punto di mutare la nostra visione del mondo. Perché, in fondo, anche noi uomini siamo un complesso meccanismo, allo stesso modo di tutto ciò che ci circonda. Il meccanismo di un orologio funziona in un modo molto preciso, ma non è dotato di coscienza: un orologio non sa di essere un orologio, e non si pone neanche il problema degli altri meccanismi presenti nel mondo. L'uomo è un meccanismo molto più complicato dell'orologio, siccome, almeno in teoria, dovrebbe possedere la coscienza di sé stesso e delle sue azioni. Ma nel momento in cui ci si dimentica di essere uomini, e si agisce come delle macchine, si diventa molto più pericolosi di un semplice orologio. La follia e la sete di potere prendono piede, e, nel peggiore dei casi, vengono legittimate e giustificate da determinate ideologie, eserciti e assetti sociali.
"Ima, Soko ni Iru Boku", alias "Now and Then, Here and There" per gli occidentali, è una rappresentazione fantasiosa, ma allo stesso tempo tremendamente realistica, del meccanismo più atroce mai sperimentato dall'uomo: la guerra. Atmosfere cupe e angosciose, condite da ambientazioni fantastiche e allo stesso tempo terribili, convergono in un dramma umano in cui un soffice tocco di poesia, congiunto alla crudezza della realtà più spaventevole, rapisce e incanta, sferrando un grande pugno nello stomaco allo spettatore, al fine di metterlo in guardia su determinati fatti che sono realmente accaduti e che accadono tutt'ora nel mondo (secondo il regista, l'anime è stato creato ispirandosi ai rapporti del genocidio ruandese, e il suo scopo è quello di denunciare l'utilizzo dei bambini negli eserciti dell'Africa Orientale).

giovedì 8 gennaio 2015

Area 88 (OAV): Recensione

 Titolo originale: Eria Hachi-Jū-Hachi
Regia: Hisayuki Toriumi
Soggetto: basato sull'omonimo manga di Kaoru Shintani
Sceneggiatura: Akiyoshi Sakai
Character Design: Toshiyasu Okada
Monster Design: Junichi Watanabe
Musiche: Ichiro Nitta
Studio: Studio Pierrot
 Formato: serie OVA di 3 episodi
Anni di uscita: 1985 - 1986


Shin Kazama è un giovane pilota di aerei di linea. Le sue prospettive per l'avvenire sono cariche di speranza: egli ama la splendida Ryoko Tsugomo, figlia del presidente della compagnia per cui lavora, la Yamato Airways, ed è da ella dolcemente ricambiato. Il matrimonio sembra imminente. Una sera, un collega ed amico d'infanzia di Shin, tale Satoru Kanzaki, per sbarazzarsi del rivale in amore decide di giocare sporco: per mezzo dell'inganno, egli fa firmare ad uno Shin completamente ubriaco un documento che lo obbliga ad arruolarsi nell'Area 88, una base aerea collocata nel deserto e coinvolta in un conflitto medio-orientale che si protrae ad oltranza da anni. L'inferno per Shin ha inizio. Addio amore, addio futuro, addio normalità. Egli viene trasformato in breve tempo in un assassino, uno dei migliori assassini sul mercato. E' impossibile disertare dall'Area 88, si viene istantaneamente uccisi. E' impossibile scorgere qualcosa di rassicurante in un posto che puzza di morte. Il quotidiano timore dell'imminente raid aereo, le lacrime, l'odore della polvere da sparo, la morte in agguato, la rabbia per l'inganno subito dal proprio migliore amico... questo è "Area 88": una realistica, cruda storia di guerra. La storia di un'uomo che viene privato della sua umanità in seguito ad una beffa del destino.

Area 88: Recensione

 Titolo originale: Eria Hachi-Jū-Hachi

 Titolo inglese: Area 88

Autore: Kaoru Shintani

 Tipologia: Shounen Manga 

 Edizione italiana: non disponibile

Volumi: 23

Anni di Pubblicazione: 1979-1986 



Il mio personale trascorso con "Area 88" è stato molto travagliato. In primis ero rimasto letteralmente folgorato dall'OAV tratto dal suddetto manga di Kaoru Shintani, celebre mangaka ed ex assistente di Leiji Matsumoto (una piccola curiosità: lo Yattaran di "Capitan Harlock" è una palese caricatura di Shintani. Egli era il costruttore dei modellini di plastica che Matsumoto utilizzava per realizzare i suoi disegni). Tuttavia, tale OAV era solamente un antipasto al lunghissimo ed articolato omonimo manga, ed il suo finale era un vero e proprio "coito interrotto": una conclusione sin troppo aperta e vaga. Constatato ciò, decisi di acquistare su internet, a buon prezzo, un blocco contenente l'edizione americana del manga: sin dai primi capitoli, avevo immediatamente compreso di trovarmi di fronte ad un'opera di grande caratura, che meritava pienamente la fama che tutt'ora ha in Giappone; ma la cattiva politica editoriale della Viz Media mi ha costretto ad andare incontro ad un secondo "coito interrotto": l'edizione americana di "Area 88" è stata sospesa al quarantaduesimo capitolo, proprio sul più bello. In preda ad un sincero sconforto, giacché le vicende ed i personaggi di questo dramma cartaceo mi avevano letteralmente conquistato, ho dovuto ricorrere alle raw giapponesi e ad internet per conoscerne il finale e la sorte dei vari - amati - personaggi. Infatti, molto stranamente, "Area 88" non è mai uscito in Italia, nonostante il suo status di "cult" in madrepatria.

martedì 6 gennaio 2015

The Vision of Escaflowne: Recensione

Titolo originale: Tenku no Escaflowne
Regia: Kazuki Akane
Soggetto: Hajime Yatate, Shoji Kawamori
Sceneggiatura: Akihiko Inari, Hiroaki Kitajima, Ryota Yamaguchi
Character Design: Nobuteru Yuki
Mechanical Design: Kimitoshi Yamane
Musiche: Yoko Kanno, Hajime Mizoguchi
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 26 episodi
Anno di trasmissione: 1996

 
E' risaputo che negli anni '90 la MTV anime night fosse stata un'evento epocale per tutti gli appassionati di animazione giapponese del belpaese. Titoli come "Evangelion", "Cowboy Bebop", "Trigun", "Escaflowne" e compagnia andavano in onda regolarmente, facendo appassionare le nuove generazioni alla cultura nipponica. Questo status mitologico dell'evento ha fatto sì che spesso si commettesse l'errore di associare a quasi tutte le opere andate in onda all'epoca lo status di capolavoro assoluto/pietra miliare dell'animazione, in quanto il fansub e la cultura anime su internet non erano ancora sviluppati a sufficienza. Questo è quello che a mio avviso è successo con "Escaflowne", un anime pienamente nella media, stereotipato al massimo, dalle notevoli lacune di sceneggiatura; ma, tuttavia, dipinto dai più come mostro sacro dell'animazione, a causa del fatto che sia uscito al posto giusto e nel momento giusto, quando l'animazione giapponese di tipo mecha in Italia non era ancora un fenomeno di larga portata - in precedenza, comunque, erano stati trasmessi dalle televisioni regionali un gran numero di robotici anni '70 (martoriati da dialoghi inventati e doppiaggi casarecci), ma non i robotici anni '80, quelli più affini alle opere mandate in onda su MTV. Vorrei inoltre osservare che spesso questo fatto accade anche con "Evangelion", che pur essendo un ottimo prodotto, in Italia viene quasi all'unanimità ritenuto un "mostro sacro" prima del quale non c'era assolutamente nulla, nonostante i suoi debiti nei confronti dell'opera di Tomino ed il suo palese citazionismo robotico anni '70/'80, tuttavia innovativamente aggiornato con filosofia esistenzialista, postmodernismo e introspezione psicologica, a discapito della trama. "Escaflowne", nonostante goda anch'esso tra i più dello status di capolavoro intoccabile, è un caso diverso da "Evangelion": non ha praticamente innovato nulla, neanche il modo di raccontare il "drama" robotico: si tratta del classico anime ad alto budget costruito a tavolino per avere successo di pubblico, senza alcun merito effettivo a parte il vile denaro sborsato dai produttori, che fa sì che la grafica sia così bella e le animazioni così fluide da rendere il prodotto comunque appetibile al consumatore. Anche le musiche di Yoko Kanno sono un punto di forza dell'opera, anche se non sono al livello delle OST di "Cowboy Bebop" e "Turn A Gundam", a mio avviso i suoi vertici massimi.

giovedì 1 gennaio 2015

Golgo 13: The Professional: Recensione

 Titolo originale: Gorugo 13
Regia: Osamu Dezaki
Soggetto: basato dall'omonimo manga di Takao Saito
Sceneggiatura: Shûkei Nagasaka
Character Design: Akio Sugino
Musiche: Toshiyuki Omori
Studio: Tokyo Movie Shinsha
Formato: film cinematografico
Anno di uscita: 1983


"Golgo 13: The Professional" è il primo adattamento cinematografico del celebre manga hard-boiled di Takao Saito, ed è diretto dall'illustre Osamu Dezaki, uno dei più grandi registi dell'animazione giapponese di tutti i tempi. Il film traspone attraverso uno stile estremamente autorale una vicenda autoconclusiva incentrata sulla figura del freddo sicario Duke Togo, il quale si ritroverà coinvolto in una spirale di violenza indotta da una diatriba interna alla mafia.