venerdì 15 dicembre 2023

L'arcano significato di Puella Magi Madoka Magica



Nell'anno 2011 si era molto parlato di Mahou☆Shoujo Madoka Magica, una serie animata giapponese di quell'anno, anche nota col titolo internazionale in latino (!) classico (!!) di PUELLA MAGI MADOKA MAGICA (si pronuncia "puèlla màGHI màdoka màGHIca", con la fonetica restituta). Persino sulle varie board online nostrane vi era stata una certa frizione tra sostenitori e detrattori dell'anime, dove la critica più comune che veniva mossa verso l'opera di Shinbou Akiyuki e Urobuchi Gen era quella di un eccessivo, nauseante manierismo espressivo, ovverosia il suo replicare Sailor Moon, NarutaruBokurano, persino Pretty Cure, ma senza la verve del passato, quanto piuttosto e per contro applicandovi un'estetica loli-moe esasperata, compiaciuta e allucinata (allucinante?), frammista a sprazzi di scene e scenari che si sarebbero potuti definire post-dada, ecc. C'era inoltre chi paragonava la serie alla coeva Mawaru Pingdrum di Ikuhara Kunihiko, con cui in effetti non aveva e non ha nulla a che spartire, da cui ulteriore fraintendimenti di lettura. Detto tutto questo, è platealmente ovvio che Madoka Magica sia innanzitutto un'opera creata da otaku marci e rivolta e dedicata ad altri otaku marci, e quindi pienamente postmoderna e intimamente, strutturalmente autoreferenziale, decadente e degenerativa, oltreché pornograficamente violenta e voyeuristicamente lubrica. In pratica si tratta si qualcosa di realmente, e forse volutamente, disgustoso. Più che la tipica sospensione di incredulità di una narrazione fantastica, quest'opera parrebbe quasi voler instaurare nel pubblico una sorta di "sospensione di dignità", come a stipulare tra autori e fruitori un patto-non-detto di vittimistica e indulgente autocommiserazione dell'essere dei patetici reietti sociosentimentali. Tuttavia, come spesso accade con la finzione giapponese, anche dinanzi ai peggiori deragliamenti di depravazione, la serie ha comunque  un significato preciso, forte e chiaro, che chi scrive ritiene di valore. Credo sia per questo che, in passato (anche se con un usuale ritardo, perché sono tardo) mi sforzai, quasi mi violentai a guardare gli episodi fino all'ultimo, sorbendone l'amaro veleno sino a ingollarne sinanco l'aspro calice. Il significato vale più di tutto, il contenuto prima della foma, sempre, sempre. Eppure, scoprii con mio sommo sgomento, alla gran parte degli "appassionati" italiani sembra che il senso ultimo di questa serie sia tragicamente sfuggito, dunque in questo post – privo di qualsivoglia tempismo – cercheremo di enuclearlo così da metterlo in brillante luce. Perché non è mai troppo tardi per capire qualcosa, o il bene di non si sa chi, come sempre. Dacché ognuno so salva da sé.

domenica 3 dicembre 2023

Giulia Savarelli e la narrativa provinciale contemporanea



Avendo pubblicato con una piccola casa editrice in provincia di Bari, inevitabilmente sono incappato in tutta una letteratura di nicchia che prima mi era ignota. Il mio stesso editore, Giacovelli, è anche lui uno scrittore e nel suo ultimo libro, ad esempio, descrive tutto un mondo provinciale in cui ci sono famiglie supermega coese, i preti che danno consigli di vita, la fidanzatina della giovinezza che ti rimane accanto fino all'età adulta e altre cose che per il me stesso ragazzino figlio di divorziati e delle periferie torinesi, sono robe tipo che ne so, un film di Miyazaki. C'è tuttavia l'intrusione della postmodernità nel contesto provinciale: le prime esperienze con i social, il miraggio di Milano, l'amico che si drogava ecc. Definirei quindi questo tipo di romanzi brevi scritti da ragazzi o ragazze delle province del sud come "narrativa provinciale contemporanea". Contrariamente alla letteratura mainstream, non è un genere politicizzato (e grazie al cielo, aggiungerei), spesso è intimista e personale e comunque, modulo qualche esigenza riparativa derivante dalla perdita di qualche persona cara, presenta solitamente dei finali positivi e non sfocia mai nel nichilismo (addirittura, in uno dei due romanzi che saranno l'oggetto principale di questo post, con molta gentilezza l'autrice si "scusa" nella postfazione per aver messo un finale negativo, cosa che mi ha parecchio colpito). Questa mia riflessione sa molto di Rousseau: sono gli ambienti urbani, quelli più vicini alle industrie, a fomentare il nichilismo. Nelle province di un paese mediterraneo originariamente pastorale, il nichilismo postmoderno è una cosa di cui si sentono sì degli echi, ma poi il tutto si normalizzerà nella bellezza delle proprie cittadine, delle proprie radici e nel conforto dei propri cari (i ringraziamenti nei libri di narrativa provinciale si sprecano: grazie ai miei genitori, grazie a X, grazie a Y e così via, spesso per una pagina intera). 

domenica 26 novembre 2023

Sugli ultimi fatti di cronaca: Riflessioni personali

(Il cane sono io)


Sebbene nonostante la narrazione passata dai media gli omicidi di donne nel contesto di un rapporto di genere siano in calo (almeno stando a quanto dice il prefetto di Padova qui), i femminicidi diventati casi di cronoca sono efferati, tremendi, quasi sempre accompagnati da preventive manifestazioni di insanità mentale da parte dell'assassino, sintomi che vengono del tutto trascurati dai genitori e/o dalle rispettive cerchie sociali dell'omicida (la società italiana non è assolutamente in grado di comprendere il disagio psicologico, ma sa soltanto buttare le cose in ciaciara e politicizzarle a posteriori, prendendo provvedimenti inutili). In particolare, nell'ultimo caso, sembrerebbe che l'assassino, prima di ammazzare la fidanzata, abbia confidato sia a lei che ai genitori di volersi suicidare, dimostrando altresì altre sintomatologie del disturbo borderline di personalità (che ben conosco, avendo amato abbastanza profondamente una persona con tale "patologia"). Ciò premesso, l'opinione che mi è arrivata da tutto lo strombazzamento social-mediatico in merito a questo ennesimo orrore è che la colpa sia del "patriarcato" (spoiler: c'è stata una cosa chiamata '68), in particolar modo del maschio bianco etero di classe media, ossia mia e di quelli come me (ho come l'impressione che per i più ricchi, nel nostro paese, si tenda quasi sempre a usare il guanto di velluto: in fondo siamo un popolo di provinciali, di inservienti, di servi nati). Peccato che io, avendo avuto tra le tante sfighe anche un padre violento come cattivo esempio da non seguire, non abbia mai storto un capello a una ragazza (anzi, a Bologna, nel 2020, ho anche rischiato di essere accoltellato per salvarne una da una rapina). Ma va bene, ormai sono abituato a sentire di tutto, poco importa. Sinceramente, di mio, da maschio bianco etero appartenente alla classe media, mi sento invero molto debole in questa società: il dottorato non mi ha dato uno status sociale consono al titolo; il mio lavoro mi permette di arrivare a fine mese in autonomia ma non è che mi stia rendendo ricco; non sono così attrattivo presso le femmine, che di base preferiscono altri con più soldi e/o appeal sui social rispetto al sottoscritto. Spesso poi le persone tendono a proiettare su di me le loro stesse nevrosi, quindi ho quasi sempre la sensazione di rimanere bloccato in uno spazio vuoto in cui mi è impossibile comunicare realmente con il prossimo. 

giovedì 16 novembre 2023

Annuncio importante: Antropofagia, il mio libro, è infine uscito.


Il punto culminante della mia carriera di blogger/scrittore è infine arrivato: la pubblicazione di un libro. Stufo delle solite lagne contemporanee piene di vittimismo, in cui chi sta male trova quasi sempre consolazioni di vario tipo, in cui gli autori sembrano avere paura di non spingersi troppo in là in quello che scrivono impauriti dal non vendere abbastanza, ho deciso di fare le cose a modo mio. Infatti, non per nulla, ci è voluto più di un anno per trovare un piccolo editore con il coraggio di pubblicare un libro del genere. Ciò premesso, ecco qui una nuova presentazione (l'avevo già un pochino presentato in quest'altro post): 

domenica 12 novembre 2023

Doveva essere il nostro momento: Recensione


"Sarebbero dovuti essere speciali, l'anello di congiunzione tra il vecchio e  il nuovo millennio, tra l'analogico e il digitale, e invece non erano niente. Non erano stati destinati a  niente. Non avevano lasciato alcuna traccia, se non battute ironiche sotto infinite discussioni inutili".  


Ed eccolo qui, il miglior libro della Caruso, molto probabilmente il romanzo contemporaneo più bello che abbia mai letto. L'autrice, ormai giunta alla maturità artistica, abbandona quasi completamente i cliché narrativi da fanfiction per scrivere un'opera adulta, riflessiva, che in un mondo editoriale dominato dai boomer fa un po' da bandiera/contraltare di un'intera generazione di esclusi. "Doveva essere il nostro momento" narra dei Millenial, ossia i nati tra l'85 e il 95, quelli con una gamba fissata nel mondo pre-crisi e l'altra (mutilata) nella Wasteland post-crisi. Noi trentenni siamo molto particolari: i nostri genitori sono stati la generazione più viziata e inetta alla vita di tutte, gli X; i noi stessi bambini, spesso cresciuti con i valori della Silent Generation, ossia quelli dei nonni, hanno vissuto nella bambagia degli albori di internet, dei cartoni animati su MTV, di tutta una serie di frivolezze e certezze sociali che poi, con l'avvenire della crisi dei subprime a inizio anni duemila, sono tranquillamente andate a farsi fottere. Noi Millennial siamo così attaccati ai feticci della nostra infanzia perché, in fondo, non abbiamo mai accettato il "mondo che è venuto dopo", quel capitalismo gretto, meschino e antropofago dell'oggidì. D'altro canto, in confronto agli Zoomer (i nati negli anni duemila) siamo stati dei privilegiati, e il privilegio, inutile dirlo, genera pretese eccessive. A tutto ciò si aggiunge l'educazione ricevuta dai nonni, che, al giorno d'oggi, in un'epoca completamente priva di valori e di senso, si rivela più un handicap che un vanto. Il Millennial che ha fatto "carriera" al vecchio modo, infatti, è quasi sempre un depresso o un compulsivo, perché sa benissimo di aver fatto valangate di sacrifici per niente o, ancora peggio, per farsi svalutare e sbranare dall'onnipresente, carnivoro dio Saturno globalizzato. Ciò premesso, inquadrato il contesto, passiamo al libro in sé.  

venerdì 10 novembre 2023

Le mie vacanze 2023: "Quelli che si salvano sono gli invisibili"


 L'anno scorso ero andato in Giordania con WeRoad: l'esperienza offerta da questa "agenzia di viaggi" è stata una specie di ritorno alle scuole superiori in cui sono praticamente andato "in gita" con degli sconosciuti suppergiù della mia stessa età. Devo ammettere che è stata una bella vacanza - volevo semplicemente fotografare il Mar Morto, rivivere le atmosfere del Clarel di Melville -, che mi ha permesso di conoscere della persone con cui, stranamente, mi son trovato molto bene nonostante la mia misantropia. Ovviamente, poi, finita la vacanza, i rapporti si sono diradati, sicché ognuno è tornato a farsi i casi suoi, cosa legittima nel mondo incasinato di oggi. Quest'anno, invece, dovendo lavorare al libro e volendo risparmiare qualche soldo, non ho fatto alcun viaggio. C'era comunque un lettore molto interessato a conoscermi: io facevo il pigro, non avevo voglia di incontrarlo, ma lui insisteva. L'ho quindi accontentato: sono andato ai Navigli ed eccolo lì il biondo, con la sua maglietta dei Joy Division. Mapo è uno studente di filosofia, ha una decina di anni in meno di me ed è convinto che io sia un supermega intellettuale, uno che potrebbe scalare il mondo ma è troppo coglione e quindi si sminuisce e si mette in disparte, senza rendere gli altri partecipi di tutte le cose che sa. Parliamo per ore di fisica e filosofia, mentre nel frattempo bevo un cuba libre e fumo due sigarette. Gli offro addirittura da bere. Paragona il mio pensiero, che ha conosciuto spulciandosi tutti gli articoli di questo antro infinitesimale della rete (di cui non ho neanche voglia di rinnovare la grafica), a quello di  Feyerabend, un filosofo che manco conoscevo. Mapo per di più è un darkettone, ma non di quelli volgari: è diciamo uno decadente, un "tizio postpunk" che si mangia i My Bloody Valentine a colazione. Abbiamo anche lo stesso gusto per i meme e il trollaggio trashissimo. Siamo amici, è fatta. 

domenica 29 ottobre 2023

Io, il mio Nemico: Retrospettiva & Riflessioni personali


Dato quello che sta succedendo in giro per il mondo, ho deciso di rispolverare una vecchia lettura sconosciuta ai più, ma ben nota a mia madre, che da giovane, un po' come me, era un'avida lettrice con una discreta sensibilità verso il sociale. Quindi, per ovvi motivi, lessi "Io, il mio nemico" da ragazzino, anche se all'epoca non avevo ancora la maturità necessaria per poterlo veramente capire, nonostante comunque, in qualche modo, lo avessi visceralmente assorbito e fatto mio (mi sembra di ricordare una fase della mia vita in cui volevo fare il militare e il giornalista). Fatte queste premesse, l'opera è appunto un capolavoro di giornalismo, quando il giornalismo ancora esisteva e non era perlopiù fake news o l'emblema dello sputtanamento e del partito preso come oggi. In sostanza, l'autore è un giornalista ebreo con un passato nell'esercito israeliano (paracadutisti, antiterrorismo), che nel 1986, di comune accordo con il suo giornale, decide di sfruttare il suo aspetto fisico e la sua profonda conoscenza della lingua e della cultura araba per fingersi palestinese. 

venerdì 27 ottobre 2023

"Invidio la tua libertà": Riflessioni su una crisi tutta occidentale, identitaria e non solo


L'altro giorno è venuto a farmi visita un mio conoscente di lunga data che non vedevo più da molto tempo. Mi ha contattato privatamente sui social con l'intenzione di vedermi e siamo usciti a cena insieme, a Milano. Per questioni di privacy, lo chiamerò X. 

X ha su per giù la mia stessa età, forse è più vecchio di me di qualche anno. E' fidanzato da anni con una ragazza di status sociale elevato ed è manager in qualche azienda finanziaria. I soldi e lo status, volendo anche la compagnia femminile, di certo non gli mancano. Dato che so che è diventato manager, l'ho portato in un posto abbastanza chic, per non offenderlo. Lui ha apprezzato la cosa e mi ha offerto addirittura la cena. Perché quindi scrivere un post su un'esperienza di vita così banale? Perché ormai, dopo questa ennesima esperienza di persona apparentemente "arrivata" che mi confida un grande disagio esistenziale, sentimentale e psicologico, avverto come una sensazione di "capolinea della società", di "fine dell'umanesimo occidentale", se così si può dire. Ho come il sentore che il mito del successo solitario che noi italiani, figli di una società provinciale e pastorale, abbiamo (forzatamente) importato dagli yankee - successo che poi, insieme all'invidia, è l'ultima roccaforte su cui si basa il nostro sistema di valori post-religioso e post-ideologico -, sia ormai diventato insostenibile, grottesco, e ovviamente perseguibile soltanto mediante l'auto-sedazione (i.e. la dipendenza da sostanze o dal sesso) o surrogati di amore (i.e. il cane, lo psicologo). 

sabato 14 ottobre 2023

Antropofagia uscirà a breve: cosa dovrò dire nelle presentazioni?



Quando uno capisce la diversità delle persone, è diventato veramente adulto. [Shito]

Ho voluto riscrivere una mia versione de Le Voyage au Boit de la Nuit di Céline. Ma siamo nel post pandemia a Milano, non c'è la guerra, e io non sono francese. C'è comunque il termine della notte, quello è inevitabile. [Io] 

Ulrico mi piace come protagonista per la sua non convenzionalità nelle reazioni, per il suo essere sempre un po' in balìa di tutto, perché non veste i panni falsi di un eroe, ma anzi... [F.A., scrittrice] 

La storia di Ulrico Niemand, un "Nessuno" di nome e di fatto, delle sue relazioni e della sua crescita in un mondo scomodo e apparentemente fuori misura. È difficile trovare il proprio posto e spesso i rapporti si attorcigliano per poi dispiegare. Una trama fitta: misteri, colpi di scena, debolezze, vendette. Gli ingredienti ci sono tutti, dosati con sapienza. Ottimo lo stile narrativo. [Valutatore Anonimo] 

Dato che un piccolo editore della provincia di Bari ha deciso di pubblicarmi il libro, un libro che uscirà a breve e che ha assorbito gli ultimi due anni della mia vita, e di pubblicarlo proprio a me, emerito Signor Nessuno della società italiana (ah, esiste veramente una "società italiana"? Forse mi sbaglio), ora mi chiedo: cosa dovrò dire della mia opera nelle presentazioni che sarò tenuto a fare? Il libro di punta della casa editrice, quello che ha venduto di più, che sta in alto nelle classifiche di Amazon eccetera eccetera, è quello di una ragazza borderline che racconta le sue sofferenze e le sofferenze che ha inflitto agli altri. Un'autobiografia molto sincera e onesta, ben scritta, tant'è che la ragazza in questione è finita pure in TV e ha avviato sui social un'attività parallela alla scrittura. Il mio libro, pur non essendo autobiografico, parla anch'esso di disturbi mentali e disagi sociali (e da qui credo sia nato l'interesse dell'editore), anche se, salendo sul predellino, non posso di certo dire "oh, raga, è la storia della mia vita di merda". E tutti: "poveraccio, ci fai quasi pena, mo' te lo compriamo". Questo perché Antropofogia, questo il titolo, è un'opera di narrativa, una cosa che vorrei avesse vita propria e, soprattutto, fosse slegata dalla figura del suo autore, cioè io. Ciò premesso, trattasi della storia di tre personaggi che hanno avuto gravi latenze genitoriali, che si ritrovano a lottare per sopravvivere in un mondo in cui le battaglie non avvengono mai ad armi pari, e in cui dietro a una facciata di buonismo, ottimismo e parvenza di benessere giace quel vecchio istinto antropofago che ha sempre caratterizzato la razza umana: una razza umana la quale, stordita dalle sue stesse nevrosi, dalla tecnologia e da falsi miti del progresso, è incapace di prendere coscienza della sua inevitabile autoconsunzione. 

martedì 22 agosto 2023

Natsume Sōseki e i suoi libri: una specie di monografia


"L'ombra del bambù // spazza la scala // ma immobile rimane la polvere". 


In questo post parlerò di Natsume Sōseki e "recensirò" i suoi libri. Innanzitutto, chi è Natsume Sōseki? In Italia pochi lo sanno, dato che a scuola non viene insegnata la letteratura giapponese e comunque le elite intellettuali del belpaese capiscono poco o nulla dell'argomento (in Italia vigono le equazioni Giappone = Gardaland e letteratura giapponese = Murakami Haruki + Banana Yoshimoto, quindi è logico che il più grande scrittore giapponese moderno venga perlopiù ignorato o affrontato in modo superficiale). Ma come sono arrivato io, Francesco tal dei tali, a Sōseki? Ci sono arrivato a ritroso, partendo dalla riflessione di Anno Hideaki, il regista di Evangelion. Nella sua opera prima Anno parlava di solitudine nella postmodernità, della difficoltà a definire se stessi in assenza di punti di riferimento sociali e affettivi, nonché del vuoto interiore che da tutto ciò derivava. Scavando poi nel pensiero e nell'opera dell'autore, sono quindi pervenuto a Love & Pop, che reputo il suo vero capolavoro insieme a Nadia nel mare delle meraviglie. Love & Pop altro non è che l'adattamento filmico di TopazII, un romanzo di Murakami Ryuu (da non confondere con Murakami Haruki, che fa libri giocattolo privi di spessore intellettuale e infatti è famoso e osannato in occidente). Ciò premesso, Murakami Ryuu è lo scrittore preferito di Anno Hideaki e pertanto il suo intellettuale di riferimento: tutto ciò che c'è di sociologicamente o psicologicamente elevato in Evangelion c'è anche nelle opere di Murakami Ryuu, e infatti, non per nulla, l'apice registico di Anno è l'adattamento diretto di un suo libro. A Murakami Ryuu tra l'altro si deve anche parte del successo di Evangelion in patria: fu proprio lui a capire immediatamente le potenzialità dell'opera e a parlarne bene nei suoi editoriali, contribuendo così ad alimentarne il mito. Partendo dall'animazione e passando per il cinema, siamo quindi giunti nel campo della letteratura giapponese. Dotato di un talento fenomenale e di uno sguardo disilluso e onesto nei confronti della società della Baburu, nonché della crisi che era conseguita dallo scoppio di questa bolla finanziaria che arricchì a dismisura il Giappone degli anni ottanta, con il suo romanzo d'esordio, Blu quasi infinitamente trasparente, Murakami Ryuu vinse il premio letterario più prestigioso del Giappone, il premio Akutagawa, e si sa che le raccomandazioni e il politically correct lì non contavano (e tutt'ora non contano). Il romanzo infatti, allo stesso modo di Evangelion, creò un certo scandalo e spaccò in due l'opinione pubblica. Murakami Ryuu e Anno Hideaki avevano colpito nel segno, additando i problemi di una società piena di contraddizioni e più che mai succube di un'occidentalizzazione più subita che assimilata. In pratica, fecero la stessa cosa che fece Sōseki al suo tempo. Siamo quindi partiti da Evangelion, una cosa abbastanza conosciuta (e ancora a suo modo attuale) e siamo arrivati all'origine della letteratura giapponese moderna, ossia al protagonista di questa specie di monografia. 

giovedì 17 agosto 2023

Le Sorelle Soffici: Recensione & Riflessioni



Premetto che questo libro è arrivato in semifinale al premio Calvino e che è stato osannato dalla critica alla sua uscita. L'autore inoltre ha vinto il concorso Neri Pozza con un omaggio al defunto Daniele Del Giudice (non me ne intendo di letteratura italiana quindi non so chi sia questo Del Giudice, ma pare sia stato uno importante). Alla luce di ciò, scrivendo che secondo me "Le Sorelle Soffici" è una boiata pazzesca, in qualche modo mi espongo; oppure, nondimeno, rischio di fare la figura del rosicone o quant'altro. Non è questa la mia intenzione: non m'interessa di critici, salotti letterari e premi altolocati vari (mi ricordo ad esempio che Andrea De Carlo, uno dei migliori scrittori italiani del suo tempo, scatenò una grande polemica dimettendosi dalla giuria di uno di questi ultimi). Fatto quindi salvo che ciò che scrivo sia soltanto frutto della mia serenissima opinione, il libro, narrato in prima persona dalla figlia malata di mente di un ipotetico industriale, un ricco così potente da avere legami diretti con la politica e da risentire di tangentopoli, sembra voler denunziare la cattiveria umana e l'egoismo eccetera eccetera, e rappresentare le "strategie di sopravvivenza" di questa giovane ragazza che si rifugia dalla fantasia per fuggire dalla realtà. L'idea di base penso che sia molto buona, il problema è come viene attuata; il finale nondimeno è pessimo. Il libro è molto breve e sembra quasi un abbozzo di un romanzo vero e proprio (scrivere "abbozzi" di romanzi è un problema comune alla maggiorparte della letteratura italiana contemporanea, ma di questa tendenza ne discuterò più avanti). Lo stile di scrittura è buono ma ricorda molto quello di altri libri tipo "La Solitudine dei Numeri Primi" o "L'Arminauta", ossia i libri editati (o ghost writati, non saprei) da Raffaella Lops, la moglie di Paolo Giordano. La Lops infatti viene citata molto calorosamente nella pagina dei ringraziamenti del libro. 

domenica 13 agosto 2023

Dogville: Recensione



Dogville è un film del 2003 diretto da Lars Von Trier, un regista di cui avevo già sentito parlare ma che non ho mai mai approcciato per puro disinteresse. Detto questo, di recente ho chiesto a un'amica esperta di cinema di consigliarmi un film, e  uno soltanto: considerando il suo bagaglio conoscitivo, tra un'infinità di titoli che ha visionato, ha scelto proprio questo. La sua scelta, dato che lo sto recensendo, direi che è stata azzeccata. Nonostante nel film appaiano attori americani e il regista nonché sceneggiatore e soggettista sia danese, di fatto Dogville è un film tedesco nella sostanza, tant'è che assomiglia a certe pièce teatrali di Bertolt Brecht. Non è un film breve (dura quasi tre ore) e lo sconsiglio alle anime belle a causa della sua "violenza filosofica" (e in ciò si avvicina molto ai manga di Mohiro Kitoh, che guardacaso è giapponese). In questo post ne stendo una breve analisi. 

sabato 15 luglio 2023

Das Boot: Recensione




Un amico mi ha consigliato di vedere questo film. All'inizio ero scettico, dato che non mi piacciono i film sulla guerra, ma poi mi sono ricreduto. Das Boot, oltre a essere uno dei migliori film tedeschi mai girati, è in primis un'opera sugli esseri umani, un qualcosa di involontariamente filosofico. Tratto da una storia vera, Das Boot narra le vicende di un equipaggio di sommergibilisti della Kriegsmarine nazista mandato in missione dai potenti di Berlino in quel frangente della WW2 in cui gli inglesi avevano sviluppato il sonar e decifrato il codice enigma (la codifica criptata che i tedeschi utilizzavano per comunicare la posizione degli U-boot). Ben lungi dai soliti cliché Hollywoodiani, in cui i nazisti sono sempre cattivi e sadici perché sì, in Das Boot vediamo semplicemente ragazzini strappati alle loro madri e padri di famiglia mandati al macello in un Atlantico pieno zeppo di cacciatorpediniere e pattugliato dalla RAF. La parola d'ordine del film è "realismo", sia psicologico che visivo: il set è una riproduzione esatta dell'U-boot 96, le scene sono state girate con la consulenza di veterani di guerra della Kriegsmarine. Nonostante la sceneggiatura serrata che fa rimanere incollati allo schermo dall'inizio alla fine, Das Boot è la negazione dell'intrattenimento: non è stato girato per divertire o far passare il tempo, ma per far riflettere su cosa veramente sia la guerra. 

venerdì 7 luglio 2023

Principesse Disney e paladine di Onlyfans: l'origine della dissociazione



Mi è capitato recentemente di leggere il diario di una modella con disturbo borderline di personalità, ossia uno stato dissociativo della psiche abbastanza comune nelle femmine dell'oggidì. La ragazza, che chiamerò F. per brevità, nel libro (ovviamente pubblicato da una casa editrice minore e non da una big) parla di tutte le sue sofferenze, da un trauma a lei causato dall'amante della madre in tenera età all'incompetenza degli psicologi e psichiatri fino alla secondo lei "guarigione", ossia alla scoperta di una consapevolezza interiore, di un modo di convivere con il proprio disturbo ecc. In altre parole crescita, è ovvio: l'accettazione di ciò che si è e della merda di società in cui si vive, nonché la banale scoperta dell'effettiva esistenza dell'altro, nel nostro caso di quei fidanzati/bambolotti dapprima maltrattati, manipolati e trattati come oggetti e soltanto in seguito, una volta presa coscienza, visti come persone che a loro modo soffrivano o potevano soffrire (wow, gli uomini possono anche piangere e soffrire! Di nuovo wow, sensazionale, non pensavo fosse così!). Il libro comunque mi ha dato molto da riflettere, e mi ha fatto unire alcuni puntini che se ne stavano ancora lì sospesi nella mia mente. 

venerdì 16 giugno 2023

Questo mondo non mi renderà cattivo: la poetica del senso di colpa




La seconda serie di Calcare è decisamente migliore della prima: costituisce un passo in avanti sia a livello di narrazione che di contenuto. Il generale qualunquismo degli italiani l'ha tuttavia inquadrata come una serie prettamente politica - "Oh, minchia, le zecche vs i fasci cattivi se li poteva risparmiare"; "roba troppo politica per me, spiace"; "troppo pesanteh", "troppo impegnata" ecc. In realtà Calcare non è mai stato un autore superficiale, fin da quando pensava in francese in mezzo alle cumpe coatte della sua periferia romana. Anzi, proprio da questa sua diversità nasce la poetica Calcariana, il dialogo con l'Armadillo/coscienza: l'ammissione e conseguente esplorazione di un profondo senso di colpa nei confronti di chi, contrariamente a lui, non ce l'ha fatta, o quantomeno non aveva la sua fortuna (i.e. l'istruzione, l'intelligenza, le origini medio-borghesi). "Questo mondo non mi renderà cattivo", come tutte le altre opere dell'autore, è infatti un distillato di senso di colpa e inadeguatezza, una cosa della serie "so di essere sempre stato un privilegiato, ora sono diventato addirittura un socialista da poltrona, ma voi, compagni miei delle strade e dei centri sociali, continuate a soffrire. E ciò secondo me è ingiusto". 

venerdì 19 maggio 2023

Sette consigli del tutto disinteressati

 Ulrico e Lena, by Diletta Pasquini

Ogni tanto capita che qualcuno mi scriva in privato per parlarmi di cose della sua vita e per chiedermi consigli, cosa che non mi stupisce affatto. È infatti ormai chiaro che io non faccio propriamente parte del "mondo nerd", né del giro degli "anime fan", ecc. La mia vita è stata troppo eterogenea per questo tipo di etichette. E d'altro canto anche questo spazio non è mai stato monotematico, a parte nella sua fase d'incertezza iniziale. A parer mio, l'atteggiamento monomaniacale verso una determinata cosa è il modo migliore per mettere sé stessi in moratoria e annoiare il prossimo, annullando le proprie possibilità di crescita. Il consumismo vuole proprio questo, così che la gente compri e non si faccia domande; lo spirito invece necessita di quanti più stimoli e impressioni possibili. Cosa intendo per spirito? Per spirito intendo la cristallizzazione del linguaggio che in qualche modo è sedimentato in noi. "In principio era il verbo" è una verità tanto iconica quanto scontata e di facile comprensione: il linguaggio è ciò che ci distingue dalle bestie. Leggere, scrivere, imparare a suonare uno strumento e a leggere la musica, imparare la matematica (che alla fin fine è un linguaggio), imparare una nuova lingua, imparare l'Arte, ecc. sono tutti modi di fornire cibo al proprio spirito. Non sorprende pertanto che il capitalismo contemporaneo stia facendo di tutto per far diventare la gente analfabeta e mentalmente pigra, facendo leva sulla parte più animale dell'uomo, che equivale appunto alla parte più analfabeta. Tutte le riforme politiche volte alla distruzione dello Stato, dell'istruzione, dell'Arte e della ricerca sono lapalissiane. Fatto salvo ciò, in questo post lascio alcuni appunti in merito ad alcune pratiche di vita che reputo salutari per l'uomo contemporaneo. Ovviamente nessuno è obbligato a seguirle dato che provengono dalla mia soggettività, che è diversa da quella di tutti gli altri. Il mio scopo è fornire spunti, non dettare leggi. 

mercoledì 17 maggio 2023

Il Cielo sopra Berlino: Recensione

 

Mi sono interessato a questo film per via del carisma dell'immagine di copertina, l'angelo triste che osserva la Berlino degli anni ottanta dall'alto. Penso che sia un film abbastanza noioso, ma tutto sommato ha un suo significato ben preciso, che penso sia sfuggito alla maggiorparte della critica specializzata, che lo inquadra come un semplice film storico e politico. Il cielo sopra Berlino è in primis un film tedesco, tedesco nei suoi strati più reconditi, sia nella sua malinconia romantica che nel suo significato umanistico. Non per nulla l'ho visto in lingua originale e con i sottotitoli. La storia è semplice: un angelo si innamora di una trapezista, di una femmina umana, e decide di rinunziare alla propria immortalità per farla sua. Rinunzierà quindi alla sua rappresentazione onnisciente del mondo per entrare nel dominio della vita per la vita, il dominio del tempo e dell'impermanenza delle cose. Già qui c'è un po' di Schopenauer, più precisamente Die Welt als Wille und Vorstellung : l'angelo, l'elemento maschile (tutti gli angeli del film sono maschi) è la rappresentazione del mondo, la femmina umana, la trapezista del circo della vita, la voglia di vivere. 

mercoledì 3 maggio 2023

Il vero significato de "La Storia Infinita" di M. Ende


Sono poco avvezzo alla letteratura fantasy, dico da adulto, trentatré anni compiuti a Gennaio (sono del Capricorno ovviamente). Da ragazzino ho letto Tolkien molte volte, ma da adulto ho poi capito che ne ero così ossessionato perché il mondo reale in fin dei conti mi ripugnava e preferivo rifugiarmi in universi fantastici. Mi colpì particolarmente una dedica presente su una copia del Signore degli Anelli all'epoca regalata a una mia parente dal suo fidanzato: "Qui potremmo essere  sempre insieme, al riparo dalle cose brutte". Forse le parole non erano esattamente queste, ma siamo sempre lì. Secondo me scrivere un romanzo, anche se realistico, è il tentativo di fuga per eccellenza: ci si rifugia nel proprio mondo, anche se questo mondo è fatto di rielaborazioni soggettive di ricordi/persone/traumi personali. L'arte, tutta l'arte reale (non quella delle I.A. o le puttanate nerd commerciali che vengono spacciate dai più per arte), è un mero tentativo di riparazione. In pratica, l'autore di un'opera d'arte o letteraria reale sta semplicemente cercando di salvarsi tramite di essa. "Ci si salva da soli e si muore da soli", in fondo (queste parole non vengono da me, ma da una giovane artista che conobbi circa due anni fa: sempre per rimanere in tema fantasy, mi sono rimaste scolpite dentro come se fossero state scritture runiche). 

mercoledì 26 aprile 2023

Il fenomeno del ghosting e la vera funzione dei social media

Ultimamente mi capita spesso che alcuni miei conoscenti, telematici o meno, lettori di questo blog o meno, si lamentino del fenomeno del ghosting, e queste lamentele sono sempre più frequenti. Innanzitutto: cos'è il ghosting? E' quando una persona con cui chatti, talvolta anche con un certo trasporto da ambo le parti, sparisce nel nulla. La persona che ghosta può essere stata approcciata sia di persona che sui social, non c'è differenza. La conversazione invece avviene quasi sempre per via telematica. In pratica di punto in bianco il rapporto, da abbastanza confidenziale, volendo carico di un sentore di interesse reciproco, svanisce nel nulla. Talvolta capita anche che qualcuno venga bloccato senza alcun preavviso, anche senza che sia stato particolarmente molesto. Lungi da me voler avere una qualche forma di aspettativa nei confronti dei rapporti umani, penso che questo fenomeno sia del tutto figlio della società mediatica dell'oggidì, in cui i social media definiscono quasi totalmente i rapporti tra persone (distruggendoli) e dal canto loro le persone sono troppo immature e autoreferenziali per potersi liberare da questo giogo. 

giovedì 6 aprile 2023

La vera origine del complottismo


Ho tenuto la "conferenza" su Gurdjieff  un po' controvoglia, se devo essere sincero. Fatto sta che l'ho comunque tenuta. La sostanza di ciò che ho detto era più o meno la seguente: 1) questo tipo di insegnamenti non sono roba per tutti, è necessario essere abbastanza feriti dalla vita per riuscire a introiettarli; 2) siamo bestie, ma possiamo essere qualcosa di più esercitando la nostra coscienza e tenendo sotto controllo il corpo; 3) la società in cui viviamo privilegia soltanto la bestia che è in noi sminuendo del tutto lo spirito, quindi il lavoro da fare è difficile e bisogna andare controcorrente. 

martedì 21 marzo 2023

Viaggio al Termine della Notte: Retrospettiva

Louis Ferdinand Céline me lo aveva fatto conoscere il poeta Sergio Bertolino durante i miei anni universitari, in cui suonavo con lui in un gruppo prog rock caratterizzato dalla voce potente e melodica della talentuosa Gemma Conforti, la sua fidanzata di allora (che oggigiorno ha inciso un disco solista e vanta un meritato seguito). Prima di conoscere Sergio (una delle tante figure di passaggio della mia vita) per me l'esistenzialismo era soltanto Moby Dick, e nient'altro (e no, gli anime, anche i migliori, non possono competere con la letteratura). Grazie a lui poi ho conosciuto quello francese: il maniaco pedofilo Sartre, a me indigesto; l'asciutto Camus e infine colui il quale ho amato di più, a cui voglio dedicare questo post. Per me Voyage au bout de la nuit è un capolavoro, giusto un gradino sotto Moby Dick. Nel corso degli anni l'ho riletto tre volte, due intorno ai vent'anni, la terza qualche mese fa. Ai tempi delle prime due letture l'avevo fatto leggere anche ad alcuni ex-amici delle strade, che contrariamente a me non avevano un'istruzione. Lo amarono e lo finirono in poco tempo, discutendone animosamente tra di loro e con me. Perché? Perché è un romanzo onesto, grezzo, schietto: dice che l'uomo è merda, e merda rimarrà sempre, anche se sotto sotto l'autore, essendo francese, vorrebbe che fosse qualcosa di più (un po' come me, in fin dei conti: sono piemontese e la mia terra natale non dista molto dalla Francia). Da qui la sua delusione, in cui mi ci sono sempre ritrovato. Céline non è tipo un Akutagawa, che è nichilista al 100% e tutta la sua letteratura è permeata da un sincero alone di morte (e infatti lo scrittore giapponese è ricordato più che altro per il suo suicidio). Contrariamente a lui Céline è nichilista, sì, ma pieno di vita e di amore per la vita. Un idealista tradito insomma, tant'è che prima di essere uno scrittore era un medico per i poveri (e il più delle volte non si faceva neanche pagare le visite). 

mercoledì 1 marzo 2023

Due appuntamenti dal vivo con AkiraSakura


Questo post fa parte delle mere "comunicazioni di servizio". Trattasi della segnalazione di due conferenze/talk che terrò in persona al Nemiex Club di Via Pitteri 8 a Milano sotto richiesta del capo dell'associazione (sono un povero bradipo nichilista, la maggiorparte delle volte agisco solamente grazie a spinte/richieste esterne). 

martedì 28 febbraio 2023

オカエリナサイ ~ C H A Я LY

Mentre scrivevo il mio secondo adattamento di Shinseiki Evangelion, poiché quella seconda volta dovetti infine, e finalmente, scrivere anche l'adattamento dell'originale conclusione cinematografica della serie televisiva, recuperai anche la versione giapponese di CHAЯLY, che si intitola まごころを君に. Dunque per qualcuno sarà ora evidente perché dovessi recuperarlo. Ma quando ancora non avevo capito che quello era il titolo giapponese del film, non del racconto né del libro originali (entrambi intitolati Flowers for Algernon, in giapponese アルジャーノンに花束を), ancora mi chiedevo il senso del titolo cinematografico inventato dai distributori giapponesi. Poi vedendo il film (originale, in americano) lo capii, quel senso.


"They say to love is to let go" – era lo slogan originale della pellicola in questione, che rispetto al testo letterario da cui è derivata sposta molto il fuoco della narrazione sul rapporto relazionale, interpersonale e sentimentale dei due protagonisti (no, non il topo). Mi mancava ancora di reperire il film in giapponese, però. Per completare il quadro. Beh, poi l'ho trovato e studiato. In fondo, nel suo anno – a parte la vittoria di un a mio dire meritato Oscar – quel film era stato in lizza anche per il premio Hugo, poi vinto a mani basse da 2001 ASO – ma che sincronie, eh? Era il 1968, e poi venne il '69, l'anno dello sbarco dell'uomo sulla Luna, opinabilmente reale (c'è chi dice che il regista di quest'altro film fu lo stesso di quello, però). Un anno dopo ancora ci fu Osaka70, con le rocce lunari nel padiglione americano, e le file interminabili di bimbi giapponesi per vederle. Sappiamo che in fila c'erano anche certi volti poi divenuti noti in età un po' più adulta...

Bellezza: Recensione


Bellezza è un fumetto scritto da Hubert Boulard e illustrato dai Kerascoët (pseudonimo della coppia di disegnatori Sébastien Cosset e Marie Pommepuy). E' costituito da un unico volume di pregio edito da Bao Publishing. In soldoni trattasi di una fiabesca, volendo Shakesperiana riflessione sulla condizione femminile in generale. La protagonista, Baccalà, viene sfottuta da tutti nel suo paesello, in quanto brutta e puzzolente come un pesce. Un giorno, una sua lacrima di compassione nei confronti di un rospo brutto come lei le permette di rompere l'incantesimo che imprigiona la fata Mab, che per ricambiarla le offre, tramite un sortilegio, il potere di apparire bellissima agli occhi altrui. Baccalà si ribattezza quindi Bellezza e compie l'agognata, vendicativa scalata sociale, riuscendo infine a conquistare il principe del regno. Ma non andrà tutto come previsto, sicché gli uomini, accecati dalla passione per la bellezza illusoria della protagonista, si comporteranno in modo completamente irrazionale... 

sabato 18 febbraio 2023

Esce il secondo libro di Jacopo Mistè: Yoshiyuki Tomino e Gundam


Il primo libro del Mistè, Guida ai Super e Real Robot, non aveva avuto il mio editing diretto, non ci avevo mai messo mano sopra, ma l'avevo comunque recensito qui. All'epoca Cristian Giorgi aka Garion-oh era ancora in vita, e grazie al suo contributo quel saggio sui robottoni si è rivelato un successo per gli standard editoriali odierni (tant'è che prossimamente ne uscirà una riedizione aggiornata).  Il qui presente libro invece, interamente dedicato a Gundam ed edito da Nippon Shock Edizioni (che non ha niente da invidiare a Odoya come distribuzione), penso che sia il migliore dell'autore, dato che il Mistè, prima di essere un esperto di robottoni, è un esperto di Gundam. Soltanto lui infatti poteva realizzare un libro del genere, una Bibbia totale riguardante il Mobile Suit bianco. Anche qui, come nell'opera d'esordio, c'è sempre la mano invisibile di Garion, purtroppo deceduto durante la stesura (il libro è dedicato a lui). Il suo posto come traduttore dal giapponese delle fonti è stato poi preso da Dario "Kotaro" Rotelli, che ha dimostrato grande disponibilità e pazienza venendo incontro alla maniacalità "cercafonti e retroscena" del Mistè. Dal mio canto, ho pazientemente editato questo libro tre volte consecutive nel periodo di pre-pubblicazione, dando anche consigli all'autore ecc. E' quindi un libro "nostro", i.e. degli ormai vetusti robotto-cazzeggiatori millennial di vecchie board online perlopiù estinte, venuto fuori questa volta in piena autonomia grazie soprattutto alla disponibilità e alla fiducia dell'editore Adriano Forgione. 

domenica 22 gennaio 2023

La morte e la finzione: Riflessioni randomiche



L'altro giorno, parlando al telefono con una persona, questa persona mi ha detto qualcosa del tipo "eh, il mio ex suocero con la sua avarizia ha imprintato bene il mio ex fidanzato: quando ci vivevo insieme, con duemilaquattrocento euro di stipendio al mese lato suo, più i miei soldi e casa di proprietà, dovevamo addirittura razionare l'acqua per risparmiare". Le avevo risposto "forse questa gente non ha mai avuto l'esperienza della morte: sai, quando sei cosciente del fatto che prima o poi devi crepare non pensi tanto ad accumulare cose terrene".  Ed ecco il punto critico: "no Fra, al mio ex suocero era morta la madre, ma in quel momento comunque pensava solo all'eredità". Mi sono quindi chiesto come mai l'esperienza della morte non avesse funzionato, come mai alcune persone non si fossero "svegliate" dopo averne avuto la dimostrazione (perché il saper di dover morire è cosa diversa dal veder morire e di seguito maturare una certa consapevolezza della propria condizione precaria nel mondo). Pensiamoci un attimo. 

mercoledì 11 gennaio 2023

Spatriati: Recensione informale, forse un po' trollina

Dopo aver letto per l'ennesima volta Kokoro di Natsume Soseki, capolavoro immortale della letteratura di ogni tempo, ho deciso di scendere in basso tra i comuni mortali e di prendermi un libro di un autore contemporaneo. Sono andato in una libreria e ho visto quest'opera di Desiati (che non so chi sia), avvolta dalla fascetta con su scritto "vincitore Premio Strega, cazzi e mazzi". Lo prendo, anche se del premio non me ne frega niente (lo ha vinto addirittura quella piangina banalotta del libro d'esordio di Paolo Giordano, quindi di che cosa stiamo parlando). Di Spatriati mi piace la copertina e a pelle non mi sembra la solita cosa politicamente corretta fine a se stessa, ma un romanzo che parla di cose sociali, cose serie, tipo che ne so, i giovani italiani che se ne scappano all'estero dato che l'Italia è un paese a misura di vecchio. Ok, ecco i venti euro, lo compro.